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Nino D’Ascola : « Potenziare i trasporti per il rilancio del Mezzogiorno»

ROMA – Il presidente della Commissione Giustizia del Senato Nico D’Ascola condivide la nota inviata dal deputato Vincenzo Garofalo sull’aeroporto di Reggio Calabria e si dichiara disponibile mettendosi al servizio delle esigenze di Reggio Calabria e Messina per il mantenimento dell’aeroporto dello Stretto. «Egregio Ministro, Le scrivo per chiedere un intervento in merito alla situazione nella quale versa l’aeroporto di Reggio Calabria. Mi associo alle preoccupazioni espresse dal presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e dal sindaco Giuseppe Falcomatà e, rispetto a queste, le segnalo altresì che l’aeroporto di Reggio Calabria rappresenta un punto di riferimento non solo per la città che lo ospita ma anche per la città di Messina. E’ necessario un Suo intervento presso Alitalia volto a comprendere le ragioni per le quali vuole dismettere i collegamenti, nonostante abbia risultati in linea con le aspettative e, tra l’altro senza tenere in conto il fatto che opera in situazione di monopolio e che, dunque la sua decisione di dismettere equivale a una condanna alla chiusura per l’aeroporto. Mi associo alla richiesta di costituzione di un tavolo tecnico per affrontare e risolvere senza ritardo le criticità che Le ho segnalato sottolineando che per il rilancio del Mezzogiorno non può prescindersi, non solo dal mantenimento, ma soprattutto dal potenziamento di tutti i sistemi di trasporto. Le preannuncio che sottoporrò alla Commissione trasporti tale questione al fine di individuare un’ azione a supporto della difesa di un diritto, quello alla mobilità, che va tutelato con tutti i mezzi disponibili».

Nino D’Ascola:«Grazie al ponte sullo stretto, il meridione sarebbe protagonista nei rapporti commerciali»

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REGGIO CALABRIA – «Il Mediterraneo ha un ruolo di centralità geopolitica, per questo è necessario investire nella logistica. La realizzazione del ponte sullo stretto comporterebbe oltre che un miglioramento nei trasporti, una modificazione nei collegamenti, con un cambiamento culturale che renderebbe il Meridione protagonista nei rapporti commerciali a livello mondiale». Lo dichiara il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Nico D’Ascola. «In questo contesto, il ponte sullo stretto costituisce la precondizione per la realizzazione di altrettante opere importanti e necessarie per lo sviluppo del territorio  e per l’ intera economia del Mezzogiorno, come l’alta velocità, l’alta capacità, il potenziamento della rete ferroviaria e stradale e soprattutto, la crescita del porto di Gioia Tauro. Ragionare all’ inverso significa eludere il vero ordine di priorità nella disposizione gerarchica e temporale di realizzazione delle diverse infrastrutture essenziali per il sud ad ulteriore  e dolorosa  dimostrazione della minorata tutela degli interessi nazionali, particolarmente quando concernono il meridione.  Lo scalo portuale calabrese costituisce la questione meridionale per eccellenza. Un porto i cui interessi sono stati resi secondari rispetto agli scali tedeschi e olandesi.  Gioia Tauro è uno scalo che potrebbe diventare un punto di riferimento per l’Italia se si attuassero quelle politiche di investimento indispensabili al potenziamento dello stesso e quindi trasformandolo in un vero e proprio porto commerciale. Con ciò anche tenendo conto delle straordinarie opportunità conseguenti all’allargamento del Canale di Suez.  Meridionalismo oggi significa ponte sullo stretto ma anche porto di Gioia Tauro e di Augusta, per un’ effettiva crescita dell’economia meridionale, nell’ ottica della riattivazione del corridoio Berlino, Malta e Africa e dei traffici commerciali che provengono dall’ Oriente attraverso Suez.  Ciò – conclude il presidente – per chi comprende che lo sviluppo economico nazionale passa attraverso la crescita economica del mezzogiorno, unica area del paese rispetto alla quale abbia senso parlare di espansione economica, dato il drammatico stato di sottosviluppo nel quale essa  si trova».

Nino D’Ascola: “il disegno di legge del furto in abitazione punta ad affrontare un problema molto sentito soprattutto in determinate regioni”

GIUNTA PER LE ELEZIONIA dichiarare che “il disegno di legge del furto in abitazione oltre ad aumentare complessivamente la cornice edittale e prevedere un più articolato sistema di circostanze aggravanti, punta ad affrontare un problema molto sentito soprattutto in determinate regioni” è stato il senatore Nico D’Ascola, responsabile giustizia Area Popolare, intervistato nel programma Coffee break su La7. “Un problema che determina un clima di insicurezza generalizzata nella popolazione. Il disegno di legge che ho proposto è estremamente articolato sul punto e mira a creare anche un controllo nelle forme delle misure di prevenzione e sulle ricchezze accumulate da coloro i quali compiono furti in appartamenti”. Sulla situazione in Calabria il senatore ha aggiunto: “La regione vede un panorama sconfortante. La Calabria ha bisogno di programmazione, di serietà, di onestà, di una classe politica superiore”.

Nico D’Ascola (Area Popolare): “Schifani gestirà momento con saggezza”.

ROMA – Il senatore Nino D’Ascola ha affermato in una nota, la sua piena soddisfazione per l’elezione del nuovo presidente del gruppo di Area Popolare al Senato, Renato Schifani. Queste le parole del senatore:

“Esprimo soddisfazione per l’elezione di Renato Schifani a presidente del gruppo di Area Popolare al Senato. La sua capacità e intelligenza politica  consentiranno di condurci con attenzione e saggezza nella gestione di questo momento delicato, contraddistinto dal percorso di riforme istituzionali. Siamo certi che potrà sviluppare  un confronto aperto e condiviso con il governo. Ringrazio Maurizio Sacconi per aver guidato il gruppo con dedizione e senso di responsabilità, in una fase delicata  per la politica. Altrettanto compiacimento esprimo nei confronti del vicario Luigi Marino. Il processo avviato è la dimostrazione della volontà di dar vita ad un nuovo soggetto politico che sta prendendo corpo e con il quale vogliamo avere un ruolo sempre più importante nel panorama politico nazionale.”

Nino D’Ascola: contrasto e repressione dei crimini di guerra

ROMA – Il senatore Nico D’Ascola, nel corso dell’odierna seduta del Senato sul ddl n. 54 si espresso in merito al reato di negazionismo in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra:

“Intervengo sui temi più tecnici connessi a questa materia, perché attraverso questi è forse possibile comprendere meglio le questioni maggiormente rilevanti che sono emerse nell’ambito delle Commissioni preposte alla formazione di un testo legislativo accettabile, ma soprattutto capire quali erano i problemi connessi alla stesura di un testo che rivendico al Gruppo di Area Popolare, al quale mi onoro di appartenere. Il testo originariamente proposto era assolutamente inammissibile, in quanto trascurava di considerare non soltanto il dibattito storico e culturale che è giusto, normale e doveroso che si sviluppi intorno a fatti che riguardano vicende così drammatiche per la collettività internazionale, ma addirittura trascurava di considerare quello che rappresenta un dato storico nella formazione delle norme penali incriminartrici che riguardano i cosiddetti reati di opinione, ossia allorquando il legislatore penale finisce per sanzionare la manifestazione di un’opinione che potrebbe avere non soltanto contenuti di natura politica, ma anche interessi di natura culturale e storiografica. In particolare, mi permetto di sottolineare l’importanza di avere inciso intanto sulla scelta della collocazione: non abbiamo più un reato autonomo, ma una circostanza aggravante che presuppone un fatto illecito che risale alla legge n. 654 del 1975, una norma collaudata. Questa aggravante, quindi, non si inserisce in un contesto ambiguo e sconosciuto all’uso giurisprudenziale, ma interviene su un testo collaudato. Siamo intervenuti su quella che era una carenza manifesta del vecchio testo legislativo, in cui erano punite le condotte istigatrici che avvenissero non pubblicamente, sicché era proibito anche il dibattito familiare, il dibattito interno, ossia  gli ambiti ove determinate opinioni non avrebbero potuto incidere su beni giuridici fondamentali proprio per l’impossibilità che, in un certo senso, tali opinioni si diffondessero a contesti in grado di recepire fatti eversivi di incitamento alla violazione della legge penale con conseguenze dannose per l’ordine pubblico. Oggi, finalmente, si afferma che l’importanza di questi fatti, della manifestazione di un pensiero sia pure proibito, è di rilevanza penale se avviene in pubblico e che, soprattutto, si debbano compiere condotte di incitamento e di istigazione all’odio, a fatti di sovversione, ossia categorie che il nostro diritto penale conosce. Non è assolutamente vero, infatti, che si tratta di categorie sconosciute, perché i delitti contro la personalità dello Stato come contro l’ordine pubblico sono ricche di elementi di questo genere. Sui  temi caldi che riguardano la libertà di valutazione, la coscienza e soprattutto la libera manifestazione del pensiero inevitabilmente si reclama che in taluni contesti potrebbe rivelarsi la necessità che determinate ipotesi, determinate verità storiche possano anche essere riviste alla luce di emergenze certo non collocabili all’interno delle categorie criminose della istigazione a delinquere e dell’incitamento all’odio razziale, ovvero ad altre forme criminose di questo genere”.