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Precipita in un pozzo artesiano, i vigili lo salvano

MIRTO-CROSIA (CS) – Un uomo di 51 anni, R.P., è precipitato accidentalmente a Mirto Crosia in un pozzo artesiano asciutto profondo circa 12 metri. L’uomo, che nel momento della caduta stava pascolando un gregge, é stato salvato dai vigili del fuoco, giunti sul posto insieme ai carabinieri.

vigili del fuoco
vigili del fu

 La vittima dell’incidente è stata tratta in salvo da un vigile che si è calato nel pozzo per recuperarlo. L’uomo ha riportato una serie di ferite e fratture per le quali stato necessario il ricovero con prognosi riservata dell’ospedale Annunziata di Cosenza.

Presi gli assassini di Carmine Avato

Eugenio FacciollaCORIGLIANO (CS) – Sono giunte ad una svolta le indagini per l’omicidio di Carmine Avato, il muratore incensurato di 52 anni, ucciso a colpi di pistola nella notte tra il 14 e il 15 novembre scorsi mentre era davanti casa, a San Cosmo Albanese. Nel corso della notte, in esecuzione di due provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, guidata da Eugenio Facciolla, ed eseguiti stamani dai carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro, una persona è stata arrestata ed un’altra è stata sottoposta a fermo di polizia giudiziaria. Si tratta di un cittadino romeno, Cristian Dulan, 30 anni, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio, e del cognato della vittima, Salvatore Buffone (31), indicato come il mandante. L’omicidio, ha riferito il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, è maturato per “contrasti molto forti in ambito familiare”. Secondo quanto riferito dagli investigatori, due giorni dopo essere stato ucciso Avato avrebbe dovuto partecipare a un’udienza in tribunale con la moglie per la procedura di separazione coniugale. Avato è stato ucciso con quattro colpi di pistola 7.65 sparati a tarda notte, davanti all’abitazione della vittima, in una strada non molto distante dall’aperta campagna. La svolta nelle indagini è giunta stamani, quando i carabinieri della Compagnia di Corigliano, insieme a Facciolla e al pm che ha coordinato le indagini, hanno compiuto una perquisizione a casa di Dulan dove è stata trovata una pistola calibro 7.65 – lo stesso dell’arma usata per il delitto – e 22 proiettili dello stesso calibro. L’uomo ha tentato di disfarsi dell’arma gettandola dalla finestra ma è stato visto dai militari dell’arma che hanno recuperato la pistola. Dulan – arrestato in flagranza per il possesso dell’arma – avrebbe quindi fatto delle ammissioni che hanno portato al suo fermo e a quello di Buffone per l’omicidio di Avato. Il legame tra i due fermati, ha spiegato il comandante della Compagnia carabinieri di Corigliano, capitano Francesco Barone, è emerso nel corso delle intercettazioni telefoniche effettuate in queste settimane. L’operazione di stamani, ha detto Facciolla, “è frutto del lavoro encomiabile svolto dall’ufficio di Procura di Castrovillari con i carabinieri di Corigliano che ha portato a raccogliere elementi tali da arrivare a un punto nevralgico dell’inchiesta”. Le indagini, comunque, proseguono per accertare eventuali responsabilità anche a carico di altre persone.

Minacce di morte per due giornalisti e un avvocato. Tutti i messaggi di solidarietà

Proiettile minacceVIBO VALENTIA Come regalo di Natale hanno trovato tre buste contenenti esplicite minacce di morte e altrettanti proiettili calibro 7.65. Si tratta di Pietro Comito, direttore responsabile della testata giornalistica LaC News 24, di Francesco Mobilio, giornalista della redazione vibonese de Il Quotidiano del Sud e di Marco Talarico, avvocato, già presidente del consiglio comunale di Vibo Valentia. Le tre missive sono state recapitate ai rispettivi indirizzi e, nel caso dei due giornalisti, alla sede delle redazioni d’appartenenza. Le buste, del tipo imbottite per la spedizione di cd, identiche nell’aspetto e nel formato, avevano anche il medesimo contenuto. In tutti e tre i casi, infatti, all’interno delle buste è stato rinvenuto lo stesso ritaglio di un titolo del Quotidiano del Sud del primo dicembre scorso, inerente la demolizione del cosiddetto “Palazzo della vergogna” a Vibo Valentia,; un proiettile calibro 7.65, un foglietto dattiloscritto in dialetto contenente minacce di morte e firmato “i frati 7.65”. Nel testo di legge: «Pi mo u iettasti… A scordata… i frati 7,65… Mu ti guardi sempre».

Il fatto è stato prontamente denunciato ai carabinieri e sull’episodio è alta l’attenzione del prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, il quale se ne occuperà lunedì al rientro in sede in un apposito Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Un analogo episodio, nel 2009, aveva visto oggetto di minacce gli stessi Mobilio e Talarico e Giuseppe Baglivo, allora giornalista di Calabria Ora. Anche in quell’occasione il riferimento esplicito era alla demolizione del Palazzo della vergogna.

Ai colleghi Comito e Mobilio e all’avvocato Talarico la solidarietà della redazione di ottoetrenta.it

ALTRE REAZIONI

CARLO PARISI, segretario generale aggiunto della Fnsi: “Esprimere piena e convinta solidarietà ai colleghi Pietro Comito e Francesco Mobilio ed alle redazioni de LaC e del Quotidiano del Sud, oltre naturalmente all’ex presidente del Consiglio Comunale di Vibo Valentia, Marco Talarico, è un atto scontato e doveroso, ma non basta più. Il ripetersi della medesima intimidazione a distanza di sei anni ripropone, in tutta la sua drammaticità, il fenomeno dell’impunità di coloro che, a vario titolo e nelle più svariate forme, attentano alla libertà personale di quanti sono quotidianamente impegnati ad affermare e diffondere la cultura della legalità soprattutto in territori, come quello vibonese, particolarmente influenzati dal condizionamento mafioso. Territori nei quali c’è ancora chi pensa che basti spedire un proiettile in una busta per tappare la bocca o spezzare la penna ai giornalisti seri e impegnati a svolgere semplicemente il proprio mestiere. Episodi come questo devono indurre seriamente a riflettere giornali e giornalisti sul valore della professione che non può e non deve essere gestita con superficialità, né tantomeno affidata a giovani ed inesperti cronisti mal pagati o non pagati affatto a fronte del rischio della vita o, nella migliore delle ipotesi, del far vivere nella paura le proprie famiglie. Non è possibile, non è accettabile che dopo sei anni il responsabile o i responsabili di un episodio circostanziato come questo non abbiano ancora un nome. La Prefettura di Vibo Valentia, sempre sensibile ai problemi dei giornalisti, stimoli, quindi, forze dell’ordine e magistratura a fare piena luce sull’episodio e ad assicurare i responsabili alla giustizia. Non è, inoltre, possibile che validi e stimati giornalisti siano costretti a chiedersi se valga veramente la pena rischiare la vita senza la certezza di uno stipendio a fine mese. E quanto sia giusto dover combattere con un altro ‘nemico’ che non impugna la pistola, ma ti toglie comunque il sonno e la dignità: l’editore che ti paga a singhiozzo o non ti paga affatto mentre continui, con serietà, professionalità e coraggio, a tenere alta la bandiera della qualità dell’informazione e della libertà di stampa”.

MARIO OLIVERIO – Presidente della Giunta Regionale della Calabria: “Sono certo che anche questo tentativo di intimorire uomini che amano la verità e il proprio lavoro, sarà respinto e rispedito al mittente. La Calabria che vuole tenere alta la testa e la schiena dritta, le istituzioni democratiche ed i cittadini perbene, che in questa regione sono la maggioranza e non vogliono cedere alla paura, sono profondamente vicini e solidali a quanti come Mobilio, Comito e Talarico si oppongono ai soprusi e ad ogni tipo di prevaricazione mafiosa. La nostra regione ha bisogno di liberarsi definitivamente dalla piaga della criminalità e diventare, finalmente, una regione ‘normale’, una terra libera da paure e minacce. Mi auguro che i responsabili di questo ennesimo, vile atto intimidatorio siano individuati al più presto e consegnati alle autorità competenti”.

GIORNALISTI D’AZIONE: “Dopo le vili minacce ai due giornalisti Pietro Comito, direttore di LaC News 24, e Francesco Mobilio, della redazione vibonese de Il Quotidiano del Sud, il movimento “Giornalisti d’Azione” esprime disprezzo per la parte «malata» della Calabria, quella della ‘ndrangheta, del malaffare, delle minacce a chi svolge il proprio lavoro e piena solidarietà ai colleghi. “Giornalisti d’Azione” esprime, dunque, rabbia per questi gesti vili che soffocano la democrazia, la libertà,i progetti e i sogni di chi lavora per costruire una Calabria nuova, diversa. Pertanto, il movimento si augura che i fautori di questo gesto vengano assicurati alla giustizia e, soprattutto, auspica che questo episodio possa finalmente essere occasione di mettere in atto una operazione di pulizia anche della cosiddetta «zona grigia», capace, cioè, di isolare coloro i quali pur non avendo la «patente» di mafiosi, e dunque pur non usando fucile e pistola, condizionano le persone in ogni ambito sociale, soffocando, nei fatti, ogni tentativo di cambiamento reale”.

SEBASTIANO BARBANTI – Deputato: “I giornalisti che hanno subito il grave atto intimidatorio hanno bisogno soprattutto delle istituzioni, non solo della solidarietà. Siamo alle solite: due giornalisti fanno il loro lavoro nell’amara terra di Calabria e le cosche, non appena hanno il sentore che siano emarginati dalle istituzioni, colpiscono. In questi casi è giusto che le istituzioni diano solidarietà a chi subisce questi atti meschini, ma ritengo che sia necessario soprattutto far sentire la presenza delle istituzioni con atti concreti, magari con la copertura politico-istituzionale delle indagini giornalistiche che hanno punto sul vivo le cosche. Detto questo sono disponibile nel supportare le loro future indagini giornalistiche e quelle in corso ed auspico che la politica tutta faccia seguire alla solidarietà azioni concrete affinché queste azioni deprecabili non abbiano più niente a che fare con la nostra terra e la nostra cultura”.

DORINA BIANCHI (deputato e componente della Commissione Parlamentare Antimafia): “Qualcuno avrebbe voluto rovinare il loro natale, ma non c’è riuscito perché la forza delle idee e della verità è più forte di qualsiasi minaccia ed intimidazione. Piena solidarietà ai due giornalisti Pietro Comito, direttore responsabile dell’emittente televisiva La C, e Francesco Mobilio, del Quotidiano del Sud per il grave atto intimidatorio perpetrato nei loro confronti. Un atto di violenza che ferisce la coscienza democratica della città e di tutti coloro che credono nei valori e nei principi della democrazia, della convivenza civile e della verità”. Auspichiamo dunque che, anche alla luce di quest’ultimo episodio di intimidazione di chiara matrice ndranghetista, le indagini della magistratura e delle forze di polizia possano imprimere quella svolta necessaria per assicurare alla giustizia i responsabili delle organizzazioni malavitose e della criminalità in Provincia di Vibo Valentia”.

 

Cassano Jonio, ignoti si introducono nel Municipio

Comune cassano allo JonioCASSANO ALLO JONIO (CS) – Ignoti si sono introdotti all’interno del palazzo municipale di Cassano allo Jonio,  dopo avere infranto il vetro di un finestrone. Hanno forzato e danneggiato un distributore automatico di bevande e caffè situato al terzo piano per impossessarsi delle monete. Dai primi accertamenti della polizia municipale, i ladri non avrebbero compiuto altri danni né si sono introdotti nelle altre stanze, tutte chiuse a chiave. Indagano i carabinieri.

Soverato, carabinieri salvano due donne da incendio

Spari a distributore di benzina, gambizzato il gestoreSOVERATO (CZ) – Solo paura a Soverato, ma nessuna conseguenza per una vedova di 86 anni e per la donna che l’assiste, di 57, tratte in salvo dopo che in casa dell’anziana, una stufa elettrica ha preso fuoco per un corto circuito. Il fumo generato dal rogo ha saturato gli ambienti e le due donne, in preda al panico, sono rimaste bloccate per lo spavento. A salvarle l’intervento di due carabinieri che allertati dai vicini hanno sfondato la porta e le hanno soccorse.

Crotone, panico per l’incendio di un’autovettura

vigili del fuoco pompieri 2CROTONE – L’incendio di un’automobile, sulle cui cause sono in corso accertamenti, ha minacciato di propagarsi ad un’abitazione, creando il panico tra i residenti di una strada di Isola Capo Rizzuto. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Crotone che sono riusciti a domare le fiamme facendo rientrare l’allarme. In precedenza, i vigili erano intervenuti per spegnere anche un altro rogo che aveva interessato una vettura in un’altra via della cittadina. Non è escluso che i due episodi possano essere collegati.

A Cosenza un arresto per spaccio

COSENZA – Continua l’intensa attività di controllo nel territorio cosentino da parte della Polizia. Ieri sera personale della Polizia di Stato ha tratto in arresto, in flagranza di reato, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti Marco Tornelli, di anni  23.

Secondo i particolari forniti dalla polizia, nel tardo pomeriggio di ieri,  personale dell’UPGSP e del Reparto Prevenzione Crimine  sorprendevano il Tornelli mentre cedeva della sostanza stupefacente ad un tossicodipendente noto agli operatori.

Nel corso del controllo effettuato, infatti,   si accertava che oggetto della cessione era della sostanza stupefacente del tipo eroina per un  ammontare di gr. 0,26.

Nella successiva perquisizione effettuata presso l’abitazione di Tornelli, venivano rinvenuti e sequestrati ulteriori gr. 23,61 di sostanza stupefacente del tipo eroina,  un bilancino di precisione,  numerosi involucri di cellophane utili al confezionamento dello stupefacente.

Rapinato negozio a Cosenza

COSENZA – Nella serata di ieri sera, la Polizia di Stato ha arrestato, in flagranza di reato, un rapinatore con precedenti specifici. Si tratta Cesare D’Elia, 31 anni.

Questi i fatti illustrati nel corso di una conferenza stampa: nel tardo pomeriggio,  due persone, uno dei quali con una pistola in pugno e travisate con sciarpa e caschi semi integrali, entravano all’interno dell’esercizio commerciale denominato Splendidi e Splendenti, sito in via Montegrappa, intimando alle dipendenti di dare loro i soldi della cassa. Dopo aver prelevato il contenuto della cassa si davano alla fuga a bordo di una Fiat Bravo di colore bianco condotta da un terzo complice che li attendeva ad un centinaio di metri dal luogo del delitto.

D’Elia veniva quindi sorpreso subito dopo la rapina dall’equipaggio della Squadra Mobile intervenuto subito dopo  e coadiuvato dal dispositivo posto in campo e composto da personale dell’UPGSP e del Reparto Prevenzione Crimine Calabria. D’Elia veniva fermato dagli investigatori poco dopo nei pressi della propria abitazione, ubicata poco distante dall’esercizio commerciale oggetto della rapina. Lo stesso veniva trovato in possesso di banconote di piccolo taglio e numerosissime monete custodite nelle tasche.

Inoltre sotto l’abitazione dello stesso D’Elia veniva trovato, nella cuccia di un cane, il casco di colore bianco lucido con sfumature laterali di colore verdi e rosso, in precedenza calzato dal rapinatore e riconosciuto con certezza dalla responsabile del negozio.

Sono in corso ulteriori indagini,  a cura della Squadra Mobile, finalizzate all’identificazione dei complici. I dettagli dell’operazione verranno illustrati alla stampa durante una conferenza fissata per le 11.30. Seguiranno quindi eventuali aggiornamenti.

Lamezia, provvoca incidente sotto effetto di cocaina

LAMEZIA TERME (CZ) – Un giovane di 20 anni è stato denunciato a Lamezia Terme dai vigili urbani con l’accusa di avere provocato un incidente mentre era alla guida della propria auto dopo avere assunto cocaina. Il giovane é risultato sotto effetto della cocaina in base alle analisi di laboratorio eseguite dal Dipartimento di tossicologia dell’Asp di Catanzaro.vigili urbani

La denuncia del giovane rientra nell’ambito di un’attività straordinaria di controllo del territorio effettuata dalla polizia locale.

Arrestato sacerdote. Adescava minorenni in chat

PedofiliaREGGIO CALABRIA – Prostituzione minorile, sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico ed adescamento di minorenni. Con queste accuse, la squadra mobile di Reggio Calabria ha tratto in arresto un sacerdote di 44 anni della Piana di Gioia Tauro. Secondo quanto si è appreso le indagini hanno preso avvio nel marzo scorso quando i poliziotti hanno sorpreso casualmente il sacerdote, a bordo della sua automobile, in compagnia di un ragazzo minorenne con il quale aveva consumato un rapporto sessuale pagando la somma di venti euro. Il minore ha riferito di aver conosciuto il sacerdote attraverso una chat per incontri omosessuali, attraverso la quale però il prete si fingeva un ricercatore scientifico e si presentava sotto falso nome. Dopo i primi contatti attraverso la chat i due hanno stretto rapporti più stretti, messaggiandosi con Whatsapp. Il sacerdote ed il minorenne hanno quindi fissato un incontro e pattuito la somma di 20 euro per la prestazione sessuale. Il rapporto è stato consumato ed il denaro pagato poco prima che i poliziotti rintracciassero i due a bordo dell’auto del sacerdote. Dopo il racconto del minorenne, gli agenti hanno avviato una serie di verifiche durante le quali hanno accertato che l’uomo era il prete di una parrocchia della Piana di Gioia Tauro. Gli investigatori hanno effettuato anche numerose intercettazioni telefoniche dalle quali è emersa la conferma al racconto del minorenne. Durante una perquisizione, nell’abitazione del religioso sono state rinvenute tracce di numerose chat con richieste di incontri sessuali, con ragazzi minorenni o con persone adulte, a pagamento ed anche gratuiti, alcuni dei quali consumati. Gli agenti della squadra mobile reggina hanno trovato e sequestrato anche video autoprodotti con incontri sessuali e file con immagini a sfondo omosessuale. Il sacerdote è stato trovato anche in possesso di materiale pedopornografico che aveva acquisito chattando ed aveva memorizzato nei suoi smartphone di ultima generazione. Il prete è indagato anche per sostituzione di persona perché durante gli incontri si attribuiva falsi nomi e diceva di svolgere professioni diverse da quella effettiva. La diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, dopo la notizia dell’arresto, ha diffuso una nota nella quale invita i “fedeli tutti a restare uniti nella preghiera per esprimere la vicinanza al sacerdote nel clima di quest’anno della Misericordia”.