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Processo “Cuore e Sorriso”, inflitte otto condanne

COSENZA – Emessa dal Tribunale di Cosenza la sentenza di primo grado relativa al processo scaturito dall’operazione “Cuore e Sorriso” scattata all’alba del 9 aprile 2013. A finire in manette erano stati i componenti di un’organizzazione che, secondo l’accusa, attraverso due fittizie associazioni di carattere assistenziale, raccoglieva fondi da utilizzare per scopi umanitari e che invece finivano nelle tasche dei componenti dell’organizzazione stessa. Oggi sono arrivate otto condanne inflitte dal collegio giudicante, presieduto da Lucia Angela Marletta. Sandro Daniele, indicato dagli investigatori come il capo del gruppo di truffatori e gestore all’epoca dei fatti di un noto centro sportivo rendese, ritenuto dall’accusa base logistica dell’organizzazione, è stato condannato a 4 anni e sei mesi di reclusione. Pena severa anche per Arianna Mauro e Giuseppe Ponzano, entrambi condannati a 4 anni. Il giudice ha inoltre inflitto una condanna a 3 anni e sei mesi di reclusione nei confronti di Alessandro Di Fino. 3 anni dovranno invece scontare Diego Damaggio, Marco Filippelli, Manuel Intrieri. 2 anni e sei mesi sono stati inflitti a Mattia Bibbò. Tutti dovranno inoltre scontare un ulteriore anno di libertà vigilata. Assolti per non aver commesso il fatto Serena Leggio, per la quale il pubblico ministero Giuseppe Visconti aveva chiesto la condanna a un anno e due mesi di reclusione, Francesco Benito Voltasio, Roberto Sprovieri e Francesco Filippelli. Il giudice ha accolto la tesi dell’associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Il collegio difensivo ha preannunciato il ricorso in appello.

Processo Scopelliti, rinviato al 15 settembre appello per l’ex Governatore

REGGIO CALABRIA – E’ stato rinviato al prossimo 15 settembre il processo in appello all’ex presidente della Giunta regionale della Calabria, Giuseppe Scopelliti, condannato in primo grado a sei anni di reclusione per falso e abuso in atti di ufficio relativamente ai bilanci del Comune di Reggio Calabria negli compresi tra il 2008 e il 2010 quando ricopriva la carica di sindaco. Lo ha deciso la Corte, presieduta da Lilia Gaeta. Giuseppe Scopelliti non ha presenziato all’udienza. Le accuse a carico dell’ex Governatore riguardano i bilanci del Comune di Reggio tra il 2008 ed il 2010, bilanci che i giudici hanno ritenuto irregolari per una cifra prossima ai 150 milioni di euro. La vicenda che ha portato alla condanna di Scopelliti trae origine dal cosiddetto “caso Fallara”, dal nome dall’ex dirigente dell’assessorato comunale al Bilancio, Orsola Fallara, nominata da Scopelliti e che si suicidò ingerendo acido muriatico. Dopo la condanna in primo grado Scopelliti, in base alla “Legge Severino”, si dimise dalla presidenza della Regione Calabria.

Ex governatore Scopelliti, domani inizia processo d’appello. Si dimise per la “Severino”

REGGIO CALABRIA – Inizierà domani davanti ai giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria il processo di secondo grado a carico dell’ex sindaco di Reggio ed ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, accusato di abuso in atti di ufficio e falso in atto pubblico. Scopelliti, in primo grado, è stato condannato a sei anni di reclusione. I reati gli vengono contestati nella qualità di sindaco di Reggio Calabria, carica che Scopelliti mantenne dal 2002 al 2010, anno in cui fu eletto presidente della Regione Calabria. Le accuse a suo carico riguardano i bilanci del Comune di Reggio tra il 2008 ed il 2010, bilanci che i giudici hanno ritenuto irregolari per una cifra prossima ai 150 milioni di euro. La vicenda che ha portato alla condanna di Scopelliti trae origine dal cosiddetto “caso Fallara”, dal nome dall’ex dirigente dell’assessorato al Bilancio del Comune, Orsola Fallara, nominata da Scopelliti e che si suicidò ingerendo acido muriatico. Dopo la condanna in primo grado Scopelliti, in base alla “Legge Severino”, si dimise dalla presidenza della Regione Calabria.

‘Ndrangheta Aemilia” domani il processo a Reggio Emilia. Imponenti le misure di sicurezza

Reggio Emilia ( RE) – Comincerà domani mattina alle 9.30, ma le procedure di identificazione inizieranno già dalle 8.15, il dibattimento del processo di ‘Ndrangheta Aemilia, che si terrà al tribunale di Reggio Emilia. Ieri gli operai hanno lavorato fino a tardi per riuscire a ultimare l’aula speciale dove si svolgerà il dibattimento. Sono 147 gli imputati che hanno scelto di essere processati con rito ordinario, 34 accusati di associazione mafiosa. Intanto in mattinata si è tenuta una riunione in prefettura per fare il punto sulle misure di sicurezza necessarie. Il tribunale è stato dichiarato dal ministero sito sensibile e sarà sorvegliato 24 ore su 24 dall’Esercito. All’interno saranno presenti trenta carabinieri, altrettanti poliziotti presidieranno l’esterno. Per ingresso e identificazione verranno impiegati anche tre uomini della Forestale e due della Polizia provinciale, oltre a dieci guardie giurate ai metal detector. Domani è previsto l’appello delle parti e la calendarizzazione delle prossime udienze.

Allarme bomba al tribunale di Catanzaro. Era in corso il processo contro le cosche della “ndrangheta” vibonese

Catanzaro ( Cz) – Allarme bomba nella Corte d’appello di Catanzaro. A farlo scattare e’ stata una chiamata anonima giunta al centralino. E’ stato disposto lo sgombero dell’edificio, che ospita anche gli uffici della Procura della Repubblica e della Dda, per consentire l’effettuazione dei necessari controlli da parte delle unita’ specializzate della Polizia. Nel momento in cui e’ giunta la telefonata che ha fatto scattare l’allarme, tra le varie attività  nel palazzo di giustizia c’era in corso un’udienza del processo d’appello scaturito dall’operazione “Black Money” contro le cosche di ‘ndrangheta del vibonese.

Omicidio Caloiaro, assolto l’unico imputato del delitto

COSENZA – La Corte d’Assise di Cosenza ha assolto Gabriel Costantin Sercaianu, cittadino rumeno di 34 anni, finito sotto processo perché ritenuto responsabile dell’omicidio di Giuseppe Caloiaro, di Carlopoli, scomparso il 16 marzo 2005. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, sin da subito coordinate dal pm Bruno Antonio Tridico e dirette dal procuratore capo di Cosenza, Dario Granieri, Caloiaro sarebbe stato ucciso dopo una rapina. A dicembre del 2014 si arrivò a rintracciare Sercaianu ritenuto responsabile del delitto. Nell’immediatezza del fatto erano emersi elementi a carico di quattro romeni che vivevano nel centro di accoglienza dell’Oasi francescana, i quali, però, già la mattina del 17 marzo, quando ancora non era stata trovata l’auto della vittima, erano fuggiti verso il nord Italia, facendo perdere definitivamente le loro tracce. L’auto di Caloiaro era stata trovata il 18 marzo 2005 in località “Ganci” di Dipignano. La vettura, una Mercedes bianca, priva di targhe, era stata parzialmente incendiata, ma al suo interno erano presenti evidenti tracce di sangue. Il pm aveva chiesto la condanna dell’imputato a 14 anni di carcere. Ma il presidente della Corte, Giovanni Garofalo, dopo una camera di consiglio durata circa due ore ha assolto l’imputato per non aver commesso il fatto. Subito dopo il delitto, i carabinieri avevano accertato che Caloiaro, dopo avere accompagnato la madre all’ospedale civile dell’Annunziata, dove era ricoverato il cognato, si era recato nei pressi del ponte Mancini di Cosenza, dove aveva un appuntamento con i romeni i quali gli avrebbero dovuto procurare una badante.

Processo Tesi, il 21 gennaio la sentenza

tribunale cosenzaCOSENZA – E’ attesa per il prossimo 21 gennaio la sentenza del collegio giudicante del tribunale di Cosenza, presieduto dal giudice Angela Lucia Marletta, in merito alla posizione degli imputati nel processo Tesi. L’inchiesta riguarda i rapporti tra la società operante nel settore dell’informatica e Fincalabra, la finanziaria della Regione Calabria. Negli anni scorsi il filone dell’indagine era stato stralciato dall’inchiesta Why Not e inviato al tribunale di Cosenza perché competente per territorio. Lo scorso 19 novemnre il pubblico ministero ha chiesto la condanna per Salvatore Perugini, ex sindaco di Cosenza (2 anni di carcere); Filomeno Pometti (3 anni), Luciano Vigna, attuale vicesindaco di Cosenza (2 anni), Michelangelo Spataro, attuale consigliere comunale di Cosenza (3 anni), Francesco Capocasale (2 anni), Michele Montagnese (3 anni), Gianluca Bilotta (2 anni), Luigi Vacca (2 anni), Nicola Costantino (3 anni), Renato Pastore (2 anni), Saverio Fascì (2 anni), Francesca Gaudenzi (2 anni), Antonio Gargano (3 anni e 9 mesi), Pietro Macrì (3 anni e 9 mesi), Antonio Viapiana (3 anni e 3 mesi). E ha chiesto, invece, l’assoluzione per Pasquale Citrigno (amministratore della società) per non aver commesso il fatto. Gli imputati devono rispondere, tra gli altri, del reato di bancarotta. Accuse fortemente respinte dalle difese che hanno chiesto l’assoluzione degli imputati. Come detto, è stata già fissata la data della prossima udienza, il 21 gennaio, quando dovrebbe essere emessa la sentenza.

Processo Telesis, condannato l’ex parlamentare Bonaventura Lamacchia

LamacchiaCOSENZA – L’ex parlamentare e presidente del Cosenza Calcio Bonaventura Lamacchia ed il fratello Ernesto Lamacchia, sono stati condannati dal Tribunale di Cosenza a sei mesi di reclusione per tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso, con pena sospesa, e al pagamento delle spese processuali. Bonaventura ed Ernesto Lamacchia erano imputati nel processo “Telesis”, scaturito da una operazione della Dda di Catanzaro che, nel 2010, smantellò una cellula di ‘ndrangheta che faceva capo al clan Bruni. Il collegio giudicante, presieduto da Enrico Di Dedda, ha invece assolto i carabinieri Francesco Romano e Massimiliano Ercole perché il fatto non sussiste. I due militari dell’arma erano accusati di concorso esterno in associazione mafiosa ed all’epoca dei fatti furono sottoposti ad un breve periodo di carcerazione preventiva. Entro novanta giorni saranno rese note le motivazioni.

Processo sul caso Marino: Tutti Assolti

la legge è uguale per tuttiAssolti perché il fatto non sussiste. E’ quanto sostiene il giudice Manuela Gallo, chiamata a valutare, a quasi quattro anni dal suo inizio, uno dei processi più sofferti tra quelli mai passati dal Tribunale di Cosenza, quello legato al decesso, per sindrome da attivazione macrofagica, di un giovanissimo adolescente, Romano Marino, tredici anni al momento della morte.

Romano Marino è deceduto per una malattia tanto rara quanto difficile da individuare e nei suoi riguardi sono state somministrate da parte del personale medico coinvolto, tutte le cure necessarie secondo il protocollo. Perché se è vero che bisogna rispettare i dettami di quest’ultimo, è altrettanto vero che ciascun caso è oggetto di gestione a se’ ‘”. Questo quanto voluto dimostrare e quanto dichiarato dagli Avvocati della difesa, ieri presso il Tribunale della cittadina, in una requisitoria oltremodo longeva volta a stabilire l’innocenza del Dott. Sperlì e dell’ equipe medica che, all’epoca dei fatti, ebbe in cura l’adolescente. Nessuna omissione, nessun errore, nessuna indampienza, dunque, da parte del  primario dell’ Annunziata di Cosenza e di Rosanna Camodeca, Vittoria Greco, Rosaria De Marco, Marianna Neri e Clementina Rossi,rei, unicamente, di aver fatto quanto in loro potere per salvare lo “sfortunato” ragazzo.

Tra i motivi, addotti dalla difesa, la difficile identificazione di una malattia che in Italia si manifesta in un rapporto 1/2000, quale la sindrome di Mas, e che non presenta una sintomatologia chiara ed evidente, la mancata individuazione di quella che avrebbe dovuto essere la condotta da sostenere da parte del personale medico nonché l’applicazione corretta, a dire della difesa, della terapia prevista dal protocollo in presenza di tale sintomatologia. Un verdetto spiazzante per la parte civile e per i familiari del piccolo Romano che dichiarano di non trovare alcuna giustizia di fronte a questa decisione.

 

Lia Giannini