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Cosenza, tragico scontro a Portapiana. Una vittima

COSENZA – Una donna di 38 anni di professione infermiera ha perso la vita per le gravi ferite riportate in un incidente stradale verificatosi questa mattina in località Portapiana, nel centro storico di Cosenza. Secondo una prima ricostruzione, la vittima era alla guida della sua Lancia Y quando, per cause ancora da accertare, la sua auto si è frontalmente scontrata con una Fiat Multipla con a bordo due giovani. Nell’impatto è stata la donna ad avere la peggio, mentre gli occupanti dell’altro veicolo sono rimasti illesi. Sul posto i sanitari del 118 che hanno trasportato l’infermiera presso l’ospedale dell’Annunziata in codice rosso. Ma nonostante l’intervento tempestivo dei medici, non c’è stato nulla da fare. La donna è spirata poco dopo il ricovero nel nosocomio cosentino. La Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta per far luce su eventuali responsabilità.

Maltrattamenti alla moglie, imposto il divieto di avvicinamento per un marocchino

Cosenza ( Cs) – Nella mattinata di ieri personale della Polizia di Stato ha notificato il provvedimento di “divieto di avvicinamento”, a N.K di anni 47, cittadino marocchino perché responsabile di maltrattamenti in famiglia. In particolare, nel decorso mese di gennaio,  personale dell’U.P.G.S.P. e della Squadra Mobile intervenivano, congiuntamente, su richiesta di una donna marocchina che  richiedeva  l’intervento della Polizia di Stato dopo essersi allontanata dalla propria abitazione per sfuggire alle percosse ed alle minacce del marito. I fatti esposti avvenivano alla presenza dei figli minori di 7 e 3 anni che la donna era stata costretta a lasciare in casa al momento della fuga. Il personale operante, dopo aver raccolto le dichiarazioni della donna, che era stata malmenata dal marito con un bastone, riuscivano a sottrarre i minori a N.K. e ad affidarli alla madre. Al termine delle attività  investigative la Procura della Repubblica, valutando  gli indizi di reato emersi a carico di N.K. emetteva il provvedimento notificato.

 

Delitto di Cetraro: il cognato della vittima confessa ai carabinieri. Poi fa scena muta davanti al magistrato

Il procuratore capo di Paola Bruno Giordano
Il procuratore capo di Paola Bruno Giordano

PAOLA (CS) – Ha reso una piena confessione ai carabinieri, ma davanti al magistrato si è avvalso della facoltà di non rispondere. Paolo Di Profio, 47 anni, è l’infermiere indagato per l’omicidio del medico Anna Giordanelli, uccisa ieri a Cetraro mentre faceva jogging. Il cerchio si è rapidamente chiuso intorno a lui quando le indagini hanno accertato che l’uomo covava un odio profondo nei confronti della vittima. Di Profio e la Giordanelli erano cognati. L’infermiere aveva sposato la sorella del medico cetrarese. Poi però i rapporti della coppia si sono incrinati ed è arrivato un divorzio difficile per il quale il Di Profio riteneva Anna Giordanelli responsabile. Per questo ieri sera, quando l’ha incrociata lungo quella stradina davanti al mare, dove la dottoressa amava correre, l’ha affrontata, ha impugnato un piede di porco e l’ha colpita, mortalmente, lasciando lì il corpo riverso in una pozza di sangue. I primi soccorritori hanno pensato inizialmente ad un pirata della strada, ma l’arrivo degli inquirenti e del medico legale hanno chiarito che si trattava di un omicidio consumato con un colpo contundente. L’arma del delitto è stata rinvenuta questa mattina. Nel frattempo il procuratore capo del tribunale di Paola, Bruno Giordano, dopo aver escluso la violenza sessuale e l’aggressione per rapina, si è concentrato sui rapporti familiari. Arrivando rapidamente alla soluzione del caso. Messo alle strette Paolo Di Profio è stato condotto nella caserma dei carabinieri per un interrogatorio. Ed è crollato davanti alle domande rivoltegli dai militari dell’arma. Ha raccontato dei suoi rapporti burrascosi con la moglie e con la cognata, Anna Giordanelli, la vittima. Ed ha confessato. poi però, assistito dall’avvocato Sabrina Mannarino, davanti al Pm si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’infermiere, dunque, secondo quanto riferito dal suo legale, non ha confermato davanti al magistrato le ammissioni circa le sue responsabilità nell’omicidio che aveva fatto, secondo quanto riferito dagli investigatori, con i carabinieri. Ammissioni che, secondo l’avvocato Mannarino, non sono utilizzabili per formalizzare l’accusa a suo carico perché non confermate davanti al magistrato. Di Profio, comunque, è ancora trattenuto per accertamenti nella caserma dei carabinieri della Compagnia di Paola che conducono le indagini sotto le direttive della Procura della Repubblica. «Il fermo del mio assistito è solo identificativo – ha detto l’avvocato Sabrina Mannarino – A carico di Di Profio, dunque non è stato emesso al momento, né tanto meno è stato eseguito, alcun provvedimento di fermo da parte della Procura della Repubblica. Il mio assistito, dunque, allo stato, riveste soltanto la qualità di indagato».

 

 

Omicidio di Cetraro, l’assassino ha confessato. E’ stato il cognato della vittima

CETRARO (CS) – Risolto in meno di 24 ore l’omicidio del medico Anna Giordanelli, 52 anni, assassinata ieri sera a Cetraro mentre faceva jogging nei pressi della sua abitazione, in una zona isolata rispetto al resto del paese. A compiere il delitto sarebbe stato il cognato, Paolo Di Profio, un infermiere di 46 anni. L’uomo, secondo quanto si apprende dagli ambienti della procura di Paola, avrebbe confessato dopo un lungo interrogatorio. Movente del delitto sono i dissidi sorti tra il Di Profio e la Giordanelli, in seguito alla separazione dell’uomo, sposato proprio con la sorella della vittima. Il corpo della Giordanelli era stato rinvenuto ieri da alcuni passanti, riverso in una pozza di sangue. In un primo momento si era pensato ad un pirata della strada che non si era fermato a prestare soccorso, ma l’arrivo delle forze dell’ordine e del medico legale aveva fatto subito intuire che la donna era deceduta per un’aggressione consumata con un colpo contundente. Esclusa l’aggressione sessuale o la rapina, la donna non aveva con sé oggetti di valore, il procuratore Bruno Giordano ha immediatamente battuto la pista dei rapporti familiari e personali. Con il passare delle ore sono emersi i profondi dissidi esistenti tra la vittima e Paolo Di Profio, che imputava alla cognata delle responsabilità relative alla sua separazione. Questa mattina l’uomo è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio. Contemporaneamente è stata rinvenuta l’arma del delitto, un piede di porco ancora sporco di sangue, perfettamente compatibile con la ferita al capo inferta alla dottoressa uccisa. Nel pomeriggio la svolta con la confessione resa dal Di Profio. Secondo alcune indiscrezioni, l’uomo avrebbe prima negato. Poi, messo alle strette dagli inquirenti, ha confessato. Secondo quanto si apprende da ambienti investigativi l’uomo non accettava la separazione dalla moglie. Esasperato dalla situazione venutasi a creare, si è recato sulla strada che la donna frequentava abitualmente per fare jogging e l’ha avvicinata. I due avrebbero iniziato a discutere ed al culmine del litigio il Di Profio ha afferrato un piede di porco con cui ha colpito la cognata al cranio, uccidendola. L’omicidio non ha avuto testimoni. 

Processo a Rosy Canale, chiesti sette anni di carcere

Rosy Canale 2LOCRI (CS) – A termine di una requisitoria di oltre tre ore il pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria, Francesco Tedesco, ha chiesto la condanna a sette anni di reclusione per Rosy Canale, la fondatrice dell’associazione antimafia “Movimento donne di San Luca” coinvolta nell’inchiesta chiamata Inganno. L’imputata è accusata di truffa e malversazione. Secondo l’accusa, avrebbe usufruito di finanziamenti pubblici destinati all’attività del movimento antimafia, utilizzandoli in realtà per scopi personali.

Inferno bianco, dopo la neve fioccano le polemiche. Il riepilogo

auto bloccata in autostradaCOSENZA – E’ apparso persino il sole sul tratto di autostrada che nel pomeriggio del 19 gennaio si è trasformato in una trappola per centinaia di automobilisti in transito tra gli svincoli di Altilia e Cosenza. L’inferno bianco, la morsa di gelo si è sciolta, ma dopo la neve fioccano le polemiche. E comincia a saltare qualche testa. Il primo provvedimento, il presidente dell’Anas Armani lo ha ufficializzato già nel corso della notte. Il numero uno dell’azienda stradale ha commissariato l’Esercizio del tratto calabrese della Salerno-Reggio Calabria, affidandone la gestione al vicedirettore nazionale Roberto Mastrangelo. Ed anche il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio ha chiesto all’Anas di conoscere con urgenza le disfunzioni verificatesi in relazione al piano emergenza neve. La Procura della Repubblica di Cosenza vuole vederci chiaro. Il capo dell’ufficio Dario Granieri, infatti, ha avviato un’indagine per mettere a fuoco ciò che è successo e stabilire se vi siano state responsabilità. Ma al momento non vi sono indagati. Una prima spiegazione delle disfunzioni che hanno portato al caos l’ha data il prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao che ha parlato di ritardi nello spargimento del sale sull’asfalto e nelle procedure di assegnazione dei codici dell’Anas – giallo e rosso – che determinano l’accesso in autostrada. A questo bisogna aggiungere le poche informazioni trasmesse dall’Anas, peraltro non corrispondenti al vero, ed il colpevole ritardo nel chiudere il tratto ormai impraticabile a causa dei numerosi veicoli finiti di traverso sulle due carreggiate, nord e sud. L’incoscienza di camionisti ed automobilisti irresponsabili e privi di catene o pneumatici da neve, ha fatto il resto. Carlo Tansi, responsabile della Protezione civile regionale, che non è un politicoSchermata 2016-01-19 a 16.39.30 e che forse, proprio per questo, è poco avvezzo alla diplomazia, non le ha mandate certo a dire all’Anas e ai suoi responsabili: “Abbiamo diramato l’allerta meteo il 18 gennaio con valenza a partire dalla mattinata del 19 gennaio e nella comunicazione si raccomandava l’attivazione della pianificazione d’emergenza”. Per ovviare in futuro a queste problematiche, il PrefettoTomao ha lanciato la proposta di installare pannelli luminosi per informare gli automobilisti (e a che servirebbe? Lo sapevano anche le pietre che nevicava a Piano Lago ma questo non ha scoraggiato chi non era dotato dell’equipaggiamento adeguato), realizzare aree di stoccaggio di generi di conforto e mezzi di soccorso pronti ad intervenire. Oggi la viabilità sull’autostrada non ha avuto alcun intoppo grazie anche ai filtraggi, che dopo tante polemiche, sono stati effettuati agli svincoli di Falerna e Sibari, in direzione nord, per verificare il rispetto dell’obbligo delle dotazioni invernali ancora in vigore tra Padula e Falerna e che di norma, vengono sistematicamente disattesi. Il presidente nazionale dell’Adiconsum, Pietro Giordano auspica il risarcimento dei consumatori-utenti del servizio autostradale per i disagi subiti. “Il diritto al transito veicolare – afferma – deve essere garantito ed Anas è tenuta ad approntare tutte le opportune cautele, in particolare trattandosi di un evento, quale una nevicata, preannunciato e prevedibile. Giusto quindi avviare una Commissione di inchiesta in Anas per conoscere eventuali responsabilità ma della Commissione devono fare parte anche le Associazioni dei Consumatori, in un’ottica di trasparenza e di tutela attuale e futura degli utenti. Vanno poi risarciti i consumatori che hanno subito pesanti disagi, Adiconsum chiede quindi che Anas attivi un protocollo di conciliazione con le associazioni Consumatori per risolvere in maniera rapida e veloce le richieste di risarcimenti dei consumatori coinvolti”.

Romeno arrestato, aggredì coppia di connazionali

carabinieri4COSENZA – I carabinieri hanno fermato a Cosenza un cittadino romeno senza fissa dimora, Alin Claudiu, di 21 anni, con l’accusa di violenza sessuale, lesioni personali e violazione di domicilio. Il fermo è stato fatto in esecuzione di un decreto emesso dalla Procura della Repubblica di Cosenza. Secondo l’accusa, Claudiu, la notte di Natale, tentò di violentare una sua connazionale dopo avere colpito alla testa con una bottiglia, tramortendolo, il convivente della donna. Quet’ultimo, dopo essersi ripreso, riuscì a mettere in fuga il romeno, che successivamente si rese irreperibile. La vittima dell’aggressione subì anche da parte di Claudiu atti di violenza, tra cui lo spegnimento di una sigaretta su una mano. Alin Claudiu è stato bloccato dai carabinieri nella stazione ferroviaria di Cosenza mentre si accingeva a salire su un treno col proposito di fare rientro in Romania. Il giovane è stato condotto in carcere.

Cosenza, le luminarie accendono lo scontro politico. Occhiuto se la prende col senatore Morra

LuminarieCOSENZA – Punta il dito contro il senatore Nicola Morra. il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto non ha dubbi: «C’è qualcuno che fa macchinazioni e ritengo che sia il senatore Morra, tra l’altro lo conoscevo e pensavo fosse una persona sensata e di cultura». L’inquilino di palazzo dei Bruzi lo ha detto a chiare lettere nel corso di una conferenza stampa organizzata a tempo di record dopo il servizio sui costi delle luminarie e sulle presunte irregolarità su cui indagano la Procura e le fiamme gialle, andato in onda nel tg1 delle 20 di domenica sera. Mario Occhiuto se la prende con il senatore del Movimento 5 Stelle: «Non sono complottista e rispondo alle polemiche con argomentazioni, non mi piace la politica parolaia che si richiama a complotti ma in questo caso devo denunciare quanto accaduto», ha affermato Occhiuto ricordando un precedente tentativo da parte di alcuni esponenti del centrosinistra di pubblicare notizie su di lui nella campagna elettorale del 2011. Occhiuto poi ha fatto un paragone con le altre amministrazioni: «Hanno speso molto più di noi per una sola serata mentre a noi vengono contestate le spese di più anni. Non accetto che tale notizia arrivi su Raiuno perché non hanno parlato del concerto di Capodanno». Il Luminarie 2primo cittadino snocciola dati, mostra documenti supportato dal vicesindaco Luciano Vigna, dallo staff dell’ufficio stampa e con il sostegno di assessori, consiglieri e suoi sostenitori presenti in una affollata sala degli Stemmi della Provincia. Occhiuto mostra le interdittive antimafia per alcune cooperative, delibere in cui fa vedere quanto spendono le altre città italiane per le feste natalizie. «Queste cose – aggiunge Occhiuto – sono dati inconfutabili: la riduzione degli affidamenti diretti e non solo. Su piazza Bilotti e per il cimitero abbiamo chiesto i componenti delle commissioni per i bandi di gara. Abbiamo otto milioni in meno per la spesa corrente. Le singole procedure di gara sono fatte dagli uffici in assoluta trasparenza». Risparmio e trasparenza sono i concetti ribaditi da Occhiuto: «Potevamo anche far venire i Negramaro ma non volevamo spendere tanto per un concerto». E poi va oltre: «Le denunce ci sono e ci mancherebbe. Ma le strumentalizzazioni non mi piacciono. So che dietro c’è Morra. Ovviamente se c’è una denuncia di un parlamentare è ovvio che devono esserci degli accertamenti. Come è accaduto per Piazza Bilotti. Possono indagare e non troveranno nulla, anche con centomila denunce».

L’allarme dei magistrati della Dda: siamo rimasti in sei con mille udienze da presenziare

Bombardieri e lubertoCATANZARO – Dopo aver illustrato i particolari dell’operazione che ha consentito alla Direzione Distrettuale di Catanzaro di procedere alla confisca dei beni riconducibili alla cosca Tripodi, il procuratore aggiunto della Dda Vincenzo Luberto si è lasci uno sfogo davanti ai cronisti, denunciando in maniera determinata la carenza di organico dell’importante ufficio giudiziario. “La Dda di Catanzaro ha a disposizione solamente sei magistrati per far fronte a mille udienze cui i singoli pm devono presenziare. Si tratta di un numero esiguo di uomini che fronteggia in ogni modo possibile la criminalità organizzata ottenendo un successo insperato, se si considera la carenza di organico. Voglio ricordare che abbiamo competenza su due terzi del territorio regionale. Parliamo di zone come Lamezia, gestita con sacrificio inenarrabile vista la presenza radicata di cosche come quella dei Giampà e dei Torcasio che comunque siamo riusciti ad arginare con numerose operazioni come “Medusa” e “Perseo”, e non ultima “Dirty Soccer”, ma se analizziamo tutto il territorio di nostra competenza non sfugge che Vibo Valentia ha in ogni frazione piccole cosche che gestiscono le attività criminali che fanno capo a quelle più note. Anche lì – ha sottolineato Luberto – la nostra attività è stata determinante e parliamo sempre di un uomo solo a gestire tutto. La situazione non cambia a Cosenza e Crotone, dove ci si divide tra Paola e Castrovillari con il clan Rango-Zingari e dove siamo riusciti con la nostra attività a svelare le ramificazioni nazionali del clan Grande-Aracri, attività che ha portato all’operazione Aemilia. Infine c’è Catanzaro, che non è un’isola felice come tutti vogliono far credere o come si potrebbe pensare. Anche qui la ‘ndrangheta è permeata notevolmente. Se la ‘ndrangheta, quindi – ha concluso il procuratore aggiunto – è il nemico numero uno, come dicono, non è così che si combatte. Le forze sono insufficienti perché si finisce per trascurare alcune situazioni che possono essere importantissime. Lo sforzo della Procura è notevole, ma potrebbe alla lunga non bastare. Per questo ribadiamo che serve un incremento di organico”.

Delitto Avato, 600 euro il compenso per il killer

Delitto carmine avatoROSSANO (CS) – Sono emersi particolari agghiaccianti dall’interrogatorio di garanzia svolto nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto di Cristian Dulan, 30 anni, romeno, presunto esecutore materiale dell’omicidio di Carmine Avato, il muratore 52enne ucciso a San Cosmo Albanese nella notte del 14 novembre scorso. Secondo quanto si è appreso, Dulan avrebbe dichiarato di aver commesso il crimine su richiesta del cognato di Avato, Salvatore Buffone, per il quale è scattato il provvedimento di fermo. Lascia perplessi la cifra pattuita: appena 600 euro. Carmine Avato, è stato ucciso con una scarica di colpi 7,65, di cui due fatali al petto, proprio davanti alla sua abitazione. L’uomo era sceso dalla propria macchina, dopo una serata trascorsa fuori casa. Le indagini sono condotte dalla Procura di Castrovillari.