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Inaugurato l’anno accademico del Pup Unical. Fiammetta Borsellino: «la cultura per il cambiamento delle coscienze»

RENDE (CS) – L’Università della Calabria apre, non solo metaforicamente, le porte del carcere con l’inaugurazione del nuovo anno accademico del Polo Universitario Penitenziario (Pup), istituito nel 2018 grazie al protocollo d’intesa fra l’Ateneo di Arcavacata e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Provveditorato regionale per la Calabria, ma nei fatti operativo da circa un decennio. Fiammetta Borsellino

A tenere a battesimo l’anno accademico 2022- 2023, ormai il quinto, allo University Club mercoledì 1 febbraio, è stata Fiammetta Borsellino, da sempre impegnata nella cura degli altri e, sull’esempio del padre, tenacemente convinta della possibilità di «un cambiamento delle coscienze di chi ha scelto la via del male e nella capacità della pena di poterlo stimolare attraverso azioni concrete quali la cultura, la scuola, lo studio, le relazioni con l’esterno». 

Il rettore Nicola Leone, aprendo i saluti istituzionali, ha definito il campo d’azione del Pup che opera per «rieducare e in questo modo dare ai detenuti la possibilità di formarsi e di crescere dal punto di vista culturale, scientifico, sociale e così magari, al termine della detenzione, poter trovare uno sbocco lavorativo». Il Polo Penitenziario dell’Unical può vantare già 42 studenti detenuti iscritti, di cui uno al corso di dottorato. Sette le carceri calabresi coinvolte (Cosenza, Rossano, Paola, Castrovillari, Catanzaro, Laureana di Borrello, Vibo Valentia), sei quelle fuori regione intercettate (Livorno, Oristano, Asti, Benevento, Parma, Sulmona). Numeri importanti quelli ricordati da Franca Garreffa, responsabile delle attività didattiche per gli studenti del Pup, e alimentati dal lavoro del Consiglio Scientifico, della segreteria amministrativa (nelle persone di Ferdinando Rossi e Anna Rita Apolito), e dei tutor del Pup. Pup

Altri numeri sono quelli elencati da Franco Prina, presidente della Conferenza nazionale dei delegati dei rettori per i poli universitari penitenziari (CNUPP), che ha ricordato come il 40% degli studenti iscritti al Pup sia detenuto in regime di massima sicurezza, 25 al 41 bis. Probabilmente ciò riflette la necessità di un espediente per meglio gestire il tempo. Bisogna quindi, riflette Prina, «garantire l’accesso alle università, migliorare le connessioni internet, sottolineare la responsabilità sociale delle università». Sull’importanza della «formazione culturale per la crescita di una persona nuova» si è espresso Liberato Guerriero, provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria (PRAP) della Calabria, mentre Pietro Fantozzi, veterano fra i docenti coinvolti nelle attività del Polo, ha ringraziato il rettore Leone per la vicinanza al Pup. Francesco Raniolo, presidente Centro Arti Musica e Spettacolo dell’Unical ha ricordato le esperienze sui progetti di ricerca condotti in carcere, in condizioni di limite e al limite; Patrizia Piro, prorettore con delega al Centro residenziale ha ribadito la necessità di un’apertura sempre maggiore dell’Università verso il territorio e del territorio verso l’Università, e infine Antonio Costabile, delegato Terza Missione sociale, l’importanza di una pena rispettosa della dignità umana e che non sia quindi puramente afflittiva.

PupA seguire le testimonianze, le esperienze e le riflessioni dei referenti Pup dei dipartimenti a cui gli studenti detenuti sono iscritti: Alessandro Diddi (DiSCAG), che ha parlato del carcere come palestra di vita da fondarsi sull’avviamento al lavoro e sullo studio, Francesca Veltri (DiCES), che ha evidenziato l’importanza degli educatori penitenziari e della loro formazione, quindi Ercole Giap Parini (DiSPeS) e la sua esperienza come docente in carcere e Yuri Perfetti (DiSU), il cui dipartimento conta un quarto degli studenti iscritti al Pup, e la sua breve riflessione sui concetti di spazio e tempo per le persone private della libertà personale. In conclusione dei lavori, coordinati da Franca Garreffa, l’intervento di Maria Luisa Mendicino, direttrice della Casa di reclusione di Rossano e della Casa circondariale di Cosenza.

“UNA LUNGA ATTESA”

Lo spettacolo teatrale serale ‘Una lunga attesa’ di Fabrizio Romagnoli, a cura dell’associazione culturale siciliana Casamatta, con la sapiente regia di Massimo Leggio, ha fornito un’altra importante chiave di lettura ad un pomeriggio ricco di spunti e di riflessioni. Le giovani attrici Ambra Denaro, Alessia Gurrieri, Matilde Masaracchio e Francesca Morselli hanno portato in scena, in un’ora circa di rappresentazione, le storie di Michi (casalinga “disperata” della porta accanto che ha ucciso il marito fedigrafo), Flami (ex impiegata nevrotica, ha ucciso il capufficio che la molestava), Betty (moderna vamp colpevole dell’infanticidio del figlioletto di 3 anni), e Vale (ragazza androgina, forse lesbica, assassina della madre). Quattro donne condannate all’ergastolo che attraverso l’espediente narrativo e scenografico di una tormentata partita a carte – uno dei pochi svaghi concessi loro – si raccontano e mostrano la dannazione di chi non ha o non vede la possibilità di imboccare un’altra strada in carcere.

INAUGURAZIONE BIS

Giovedì 2 febbraio, nel Teatro della Casa di reclusione di Rossano, si è tenuta la seconda giornata di inaugurazione del nuovo anno accademico, introdotta dai saluti istituzionali della direttrice Maria Luisa Mendicino, di Francesco Scarcello, prorettore dell’Università della Calabria, Luca Muglia, garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Pietro Fantozzi e Franca Garreffa del Pup Unical, Elisabetta Ciambriello, comandante della Polizia penitenziaria della Casa di reclusione di Rossano. I lavori, moderati da Carla Chiappini, giornalista e coordinatrice della redazione Ristretti Orizzonti (AS1 Casa di reclusione di Parma), dopo l’introduzione di Franco Prina, presidente della CNUPP, sono proseguiti con la prolusione di Fiammetta Borsellino, e con le testimonianze degli studenti del Pup, gli interventi di una nutrita delegazione degli alunni e dei docenti delle scuole di secondo grado di Corigliano – Rossano, Rende, Torano, dei tutor del Pup, dei presidenti e dei volontari delle associazioni Quercia di MamreLiberamente e Verso Itaca

Laureato con lode il primo dottore magistrale del Polo Penitenziario Unical

CORIGLIANO ROSSANO (CS) – E’ stata una giornata che in tanti difficilmente dimenticheranno. Martedì 5 aprile 2022, G. B., è stato proclamato il primo dottore magistrale del Polo Universitario Penitenziario dell’Università della Calabria (PUP), istituito nel 2018 grazie al protocollo d’intesa fra l’Ateneo di Arcavacata e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Provveditorato regionale per la Calabria, ma nei fatti operativo da circa un decennio. Una scommessa vinta per l’Unical, come dimostra la storia del protagonista, G.B., detenuto alla Casa di reclusione di Rossano, che ha compiuto tutto il suo percorso di studi universitari con il Pup – Unical. «Un’occasione di crescita sia per il carcere che per l’Unical», dice Pietro Fantozzi, delegato del rettore al Pup.

Il neo dottore in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ha discusso la tesi dal titolo “I poteri clemenziali del Parlamento. L’indulto del 2006”, davanti ad una Commissione di alto profilo, presieduta dal professore Ercole Giap Parini, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali (Dispes), e composta dal Prorettore Francesco Scarcello, e dagli altri docenti Roberto De Luca, relatore della tesi, Franca Garreffa, e lo stesso Pietro Fantozzi. Voto di laurea? Un meritatissimo, dicono i presenti, 110 e lode.

A presenziare all’emozionante seduta, avvenuta nel teatro polifunzionale del carcere presieduto da Maria Luisa Mendicino, alcune delle maggiori autorità religiosi, quali l’Arcivescovo della diocesi di Rossano-Cariati, Maurizio Aloise, politiche (l’assessore comunale alle politiche sociali Alessia Alboresi), e scolastiche con la dirigente dell’IIS “E. Majorana” Pina De Martino, il cui istituto ha offerto il buffet post-seduta, con il contributo dell’associazione “Le Querce di Mamre”.

«Ho partecipato a centinaia di sedute di laurea dei miei studenti ma questa è stata fra le più emozionanti, se non la più emozionante – aggiunge Fantozzi -. Una storia che ci ricorda una volta di più l’importanza dell’istruzione. Una storia incredibile se pensiamo che G.B. è stato bocciato in prima elementare per ben tre volte, un fallimento per la scuola. Si è cosi ritirato, questo ha permesso che venisse attirato da un’altra scuola, quella della delinquenza. In carcere è arrivato praticamente da analfabeta ma ha intrapreso e terminato tutto il suo percorso di studi con grande forza di volontà e voglia di apprendere. La sua discussione poi è stata chiara, precisa e puntuale, come il suo elaborato finale». Un dato questo ancor più sorprendente se si pensa che G.B. ha continuato i suoi studi nonostante la dislessia, disturbo specifico dell’apprendimento, di cui ha scoperto di soffrire già durante la sua reclusione. Il suo è un «successo che si è costruito da solo» ma che è stato reso possibile grazie alla vicinanza e al sostegno per tutto il percorso di formazione, di Adriana Caruso, già insegnate e presidentessa dell’associazione di volontariato “Le Querce di Mamre”, a cui G.B. ha dedicato la tesi.

Evidente soddisfazione anche per tutto il personale del Pup che attualmente conta 41 iscritti ai corsi di laurea (più uno al Dottorato di ricerca), di cui solo 11 al carcere di Rossano, 10 a Cosenza e 6 a Paola, ma anche in altre realtà italiane. Un ponte verso il sociale sempre più solido per l’Unical.