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Arresto di Marcello Pesce, Alfano si congratula con le forze dell’ordine

ROMA – «Oggi è una bella giornata per l’Italia: un pericoloso latitante, ricercato in campo internazionale da sei anni, è stato assicurato alla giustizia». Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, commenta l’arresto di Marcello Pesce, inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi e capo indiscusso della cosca omonima, tra le più agguerrite della ‘ndrangheta calabrese: «La sua cattura, a Rosarno, è il risultato di una intensa attività investigativa degli uomini della Polizia di Stato di Reggio Calabria, che hanno lavorato con competenza e determinazione. È dunque un successo investigativo di alto livello – ha sottolineato il ministro Alfano che si è complimentato con il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli – a conferma del nostro quotidiano impegno sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, perché i cittadini possano sentirsi sicuri e credere sempre di più della forza delle Istituzioni».

‘ndrangheta, catturato il boss Marcello Pesce

ROMA – E’ stato catturato dalla Polizia di Stato a Rosarno il latitante Marcello Pesce, boss della ‘ndrangheta ricercato per associazione di stampo mafioso. Marcello Pesce, detto “U Ballerinu”, fa parte dell’omonima cosca guidata da Antonino Pesce, operativa nella Piana di Gioia Tauro e con propaggini in Lombardia e tutto il Nord Italia. Era ricercato dal 26 aprile 2010, quando sfuggì alla cattura nell’operazione “All inside”. Marcello Pesce, al momento dell’irruzione degli agenti dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria, era in camera da letto e non era armato. Non ha opposto resistenza ed è stato arrestato insieme a due uomini, padre e figlio, che erano nell’appartamento con lui. Condannato in appello a 16 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa, Marcello Pesce è ritenuto dagli investigatori il capo strategico dell’omonima cosca, una delle più potenti dell’intero panorama ‘ndranghetista. Pesce era tra i latitanti di ‘ndrangheta più importanti ancora liberi. «Un uomo molto particolare, anche molto colto – ha commentato il procuratore di Reggio Calabria Gaetano Paci – Sono stati trovati libri di Proust e Sartre nel covo dove si nascondeva. E’ inevitabile che sia stato trovato a casa sua – ha aggiunto il procuratore Paci – Un latitante che è anche capo operativo, in questo caso anche capo strategico, deve stare nel suo territorio e deve avere il controllo della situazione».

La trasmissione di Canale 5 “Melaverde” a Rosarno per raccontare l’agrumicoltura

REGGIO CALABRIA – La nota trasmissione televisiva in onda su Canale 5 condotta da Edoardo Raspelli, “Melaverde”, sarà in Calabria. Una puntata del programma, infatti, sarà dedicata alla piana di Rosarno e Gioia Tauro e racconterà la coltivazione degli agrumi e della frutta tropicale. Il “cronista della gastronomia” sarà nella nostr regione con la sua squadra nei giorni 24 e 24 novembre per la registrazione della puntata: ad accompagnarli il vice direttore della Coldiretti e Responsabile Regionale di Campagna Amica, Pietro Sirianni. «È una straordinaria e importante occasione – ha commentato Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria – per la valorizzazione del territorio legato inscindibilmente alle produzioni agricole, una vetrina di pregio per continuare a non lasciare sola Rosarno e a coltivare gli stessi interessi».

Un arresto per induzione alla schiavitù e alla prostituzione

ROSARNO (RC) – Un nigeriano di 42 anni, Sunday Omorodion, richiedente asilo politico e in regola con i permessi, è stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Ps di Gioia Tauro. L’uomo avrebbe sequestrato, ridotto in schiavitù e costretto a prostituirsi una ragazza nigeriana di 19 anni.
L’indagine che ha portato all’arresto dell’uomo è partita a seguito di una segnalazione della Questura di Campobasso che indicava il luogo dove si trovava la giovane costretta prostituirsi con persone di colore da un uomo che si faceva chiamare “lo Zio” e da una donna indicata come Madame o Silvia. Gli agenti, una volta acquisiti gli elementi, hanno individuato l’appartamento e trovato la ragazza con altre tre donne verosimilmente dedite alla prostituzione. Con l’aiuto di un interprete la giovane ha detto di essere stata prelevata mentre si trovava a Vasto in un centro di accoglienza e condotta a Rosarno per essere costretta a prostituirsi e a versare il denaro all’uomo.

Il Ministro Martina presenta la legge contro il caporalato

ROSARNO – Il Ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina ha presentato a Rosarno la Legge contro il caporalato recentemente approvata. L’esponente di governo è stato ricevuto dal presidente della Regione Mario Oliverio il quale ha ringraziato il ministro per aver scelto proprio Rosarno. «Una scelta non casuale, carica di significato. Un anno e mezzo fa ci siamo ritrovati qui, con le forze sociali e con lo stesso Ministro per discutere nel merito la necessità di dotare il Paese di uno strumento di contrasto al caporalato, piaga che ha costretto migliaia di lavoratori a subire uno sfruttamento atroce, fino al limite di esprimersi come nuova forma di schiavitù. Nel 2015 – ha aggiunto Oliverio – sono state 13 le persone che hanno perso la vita nei campi. E’ importante che il Parlamento italiano dopo cinque anni abbia licenziato questa legge, in un percorso non senza ostacoli, ma del quale va sottolineata la determinazione». Secondo il Presidente della Regione, «la legge rappresenta un atto di civiltà, di rispetto non solo del lavoro ma anche della persona, ed è anche un risultato a garanzia, nell’interesse delle imprese perché rimuove un fattore di concorrenza sleale». Martina ha sottolineato l’importanza della norma e la ricaduta in termini di contrasto alla schiavitù. «Su questo tema siamo passati dalle parole ai fatti. Poter presentare qui a Rosarno questa legge è secondo me anche un momento importante per dire che da qui, dalla Calabria, dalla Piana di Rosarno, possiamo ripartire per sostenere il lavoro straordinario che l’agricoltura fa per il sistema economico del Paese. La Calabria – ha aggiunto il Ministro – è una terra straordinaria per le risorse agroalimentari del Paese. Risorse che vanno difese anche dal lavoro nero e da fenomeni inaccettabili come il caporalato. Qui noi dobbiamo ottenere diritti e dignità per i lavoratori ma anche sostegno vero a chi vive di agricoltura che anche in questo territorio possono contribuire a migliorare la nostra economia. Noi continuiamo a lavorare tutti i giorni a sostegno delle imprese agricole del Paese, lo abbiamo fatto nell’ultima legge di stabilità, lo abbiamo fatto abolendo l’irpef, l’imu e l’irap per sostenere queste filiere. Il caporalato – ha detto infine Martina – è una piaga sociale che purtroppo e’ presente non solo al sud ma anche al nord del Paese» Alla manifestazione, ospitata nell’Auditorium comunale di Rosarno, oltre al sindaco Giuseppe Idà ed al prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, erano presenti i segretari nazionali della Flai-Cgil, della Fai-Cisl, della Uila-Uil ed i presidente della Coldiretti e di altre associazioni di categoria del settore agricolo, oltre a numerosi rappresentanti delle istituzioni locali.

Agrumicoltura e sfruttamento, a Rosarno il Ministro Martina

ROSARNO (RC) – Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria, ha annunciato l’arrivo nella città di Rosarno del Ministro delle Politiche Agricole e Alimentari, Maurizio Martina, all’indomani dell’approvazione della Legge sul caporalato, per illustrarne i contenuti, atti a garantire la legalità nei campi. In occasione dell’arrivo del Ministro Martina, sarà presente anche Roberto Moncalvo, presidente nazionale della Coldiretti, che rilancia i contenuti dell’iniziativa della Coldiretti, già partita il 29 dicembre 2010 con lo slogan “Non lasciamo sola Rosarno coltiviamo gli stessi interessi”. «Possiamo e dobbiamo – ha dichiarato Molinaro – chiudere il cerchio, scrivere una pagina nuova in questa area della regione per assicurare alle imprese agricole condizioni  economiche e sociali più favorevoli. Riconoscere il valore etico e produttivo del Made in Calabria con la firma dei produttori calabresi ed anche in questo caso, facendo il paio con la legge sul caporalato, dare il giusto valore, nel rispetto dei valori di eticità, rispetto dei vincoli sociali, a beneficio dei cittadini-consumatori e dell’economia di un territorio con una equa remunerazione al mondo della coltivazione innescando un processo rigeneratore della legalità». Ricordando poi il via libera all’aumento del 20% di succo d’arancia nelle bibite con la legge del 30 ottobre 2014, n.161 (legge europea 2013-bis), Molinaro rilancia la necessità dell’indicazione dell’origine in etichetta per i succhi bevibili, poichè l’applicazione della legge e l’indicazione di origine «sarebbero un bel segnale nei confronti di un vasto territorio che ha nell’agrumicoltura una reale possibilità di sviluppo e reddito e un contributo fondamentale a coniugare giustizia economica e sociale».

Minaccia e maltratta la moglie e i figli. Divieto di avvicinamento per un uomo di Rosarno

polizia 1ROSARNO (RC) – Avrebbe maltrattato e minacciato di morte la moglie e i loro due figli. Ad un uomo di Rosarno è stato imposto l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna e dai figli. Il provvedimento è stato eseguito dagli agenti del Commissariato di P.S. di Gioia Tauro. L’uomo secondo quanto emerso dalle indagini, anche sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, avrebbe posto in essere comportamenti persecutori nei confronti dei componenti del suo nucleo familiare. In particolare, avrebbe picchiato la consorte perfino durante un percorso di convalescenza successivo ad un intervento chirurgico e maltrattato i figli minori ai quali avrebbe sottratto denaro per acquistare della droga.

Confiscati beni per due milioni a imprenditore legato alle ‘ndrine

REGGIO CALABRIA – Confiscati a Prato, Reggio Calabria e Cosenza, beni per un valore di oltre due milioni di euro, a Sante Pisani, 67enne imprenditore calabrese, ritenuto contiguo alla ‘ndrina Pesce-Bellocco di Rosarno. La confisca è stata eseguita dal personale del centro operativo di Firenze, della Direzione investigativa antimafia, su disposizioni della procura di Reggio Calabria. All’imprenditore è stata anche applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per tre anni, con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Lo ha reso noto la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Direzione distrettuale antimafia. Il provvedimento di confisca, è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, su richiesta congiunta del direttore della Dia e del procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. I beni confiscati sono: un appartamento in villa a Poggio a Caiano, a Prato, uno studio professionale a Rosarno, un immobile di nuova costruzione, a Rossano, un conto corrente bancario e sei polizze assicurative. Sante Pisani, trasferito negli anni ’90, con la famiglia, a Poggio a Caiano, ha mantenuto – secondo gli investigatori – anche in Toscana, il suo ruolo di riciclatore dei proventi della ‘ndrangheta, fino al 2012, anno in cui, è ritornato a Rosarno. L’imprenditore – spiegano gli investigatori – si era specializzato in truffe ai danni dell’Unione europea, grazie a falsi documenti e anche con il coinvolgimento di dipendenti regionali. Pisani è stato arrestato nel 1993, insieme alla moglie e al cognato, per avere ripulito capitali illecitamente accumulati dalla cosca Pesce, subendo anche il sequestro di beni per circa 10 miliardi di lire, e nel 2007 per una truffa ai danni dell’Ue, nel settore dei contributi destinati alla produzione di agrumi, del valore di 26 milioni di euro. Tra gli immobili confiscati con il provvedimento anche lo “studio legale Pisani” di cui era titolare l’avvocato Vittorio Pisani, figlio di Sante e storico “legale di fiducia della cosca Bellocco”, poi diventato collaboratore di giustizia, le cui dichiarazioni «hanno fornito un contribuito determinante per addivenire alla ricostruzione e localizzazione dei beni confiscati». Il professionista – spiega la procura – nel tempo, allacciato stretti rapporti con le ‘ndrine del reggino, ben al di là del mandato professionale, sino a diventarne un “consigliori”, motivo per cui, nel febbraio del 2014, è stato arrestato. «Le vicende dell’avvocato Pisani e dell’avvocato Gregorio Cacciola, inoltre, si intrecciano, in modo drammatico – ricorda la procura – con la tragica scomparsa di Maria Concetta Cacciola, morta il 20 agosto 2011, per ingestione di acido muriatico, dopo che le sue dichiarazioni avevano permesso agli investigatori di disarticolare una costola della ‘ndrina Bellocco».

Tentata estorsione ai danni di un farmacista, arrestati tre uomini nel rosarnese

CarabinieriROSARNO (RC) – I carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro hanno arrestato tre persone. Si tratta del pregiudicato Francesco Frajia, di 44 anni, ed i fratelli Renato e Maurizio Cristiano, di 54 e 60, il primo ortopedico ed il secondo medico chirurgo, con l’accusa di  tentativo di estorsione di danni di un farmacista di Rosarno, Gaetano Cianci, destinatario di numerose telefonate di minaccia. Secondo quanto è emerso dalle indagini, autore materiale delle richieste estorsive sarebbe stato Frajia, originario di Locri ma residente a Crema, mentre Renato e Maurizio Cristiano, nati a Sambiase ma domiciliati il primo a Montecatini ed il secondo a Firenze, sarebbero stati i mandanti. All’origine del tentativo di estorsione non ci sarebbero solo motivazione di carattere economico, ma anche una vendetta di carattere personale legata alla separazione in corso tra Renato Cristiano e la moglie, Alessandra Cianci, figlia del titolare della farmacia.

Commerciante ucciso in Calabria, arrestati fratello e nipote

ROSARNO (RC) – I carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro e della tenenza di Rosarno hanno sottoposto a fermo due persone accusate dell’omicidio di Antonio Scarfone, il commerciante già noto alle forze dell’ordine di 49 anni ucciso nella serata di domenica scorsa a Rosarno. Si tratta del fratello e del nipote della vittima, Angelo Scarfone, di 52 anni, e Luigi Timpani, di 28, entrambi già noti alle forze dell’ordine. All’origine del delitto, secondo la ricostruzione dei carabinieri, questioni che si trascinavano da tempo relative al possesso dell’abitazione della madre del commerciante ed alla riscossione della sua pensione. I fermi, emessi dalla Procura di Palmi, sono già stati convalidati dal gip che ha emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere a carico di Scarfone, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, e di Timpani. Secondo quanto emerso dalle indagini, già la mattina del 14 agosto Antonio Scarfone era stato minacciato dal fratello, dal nipote e da altre 4 persone.