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“Un vino da Signore”, negli scritti del Rinascimento le ottime qualità dei vini di Calabria

Cosenza ( Cs) – Stappare una bottiglia di vino è un’esperienza sensoriale che abbraccia sapori, profumi, colori, ma anche cultura, storia, tradizione e dedizione. Ogni bicchiere di buon vino è un viaggio a ritroso nel tempo che racconta le evoluzioni del territorio, di un sapere antico e dell’amore che gli uomini, per esso, hanno tramandato. Un percorso capace di far scoprire le peculiarità dei prodotti appartenenti all’enogastronomia locale. Tra i tanti che saranno presentati, i salumi pregiati di suino nero di Calabria, delle cui carni si apprezzano i profumi e i sapori intensi del sottobosco. Animali che, grazie alla loro rusticità, possono essere allevati all’aperto per tutto il periodo dell’anno e si adattano molto bene a qualsiasi tipo di alimentazione, a partire da quella che proviene dal pascolo. Ne deriva una razza ad accrescimento lento. Un allevamento non intensivo che serve a generare prodotti trasformati di nicchia. E ancora il pane di Cuti di Rogliano, a lievitazione naturale con lievito madre, cottura in forno a legna profumata, una sapiente miscela di farine ed il sapere della tradizione che lo hanno reso negli anni, insieme al pane di Cerchiara, leader sulle tavole e base per la degustazione di piatti poveri e raffinati. La migliore tradizione agroalimentare calabrese, rivista secondo i nuovi trend del mercato sarà quindi protagonista del Vinitaly, e consentirà al grande pubblico di conoscere il meglio della produzione olivicola ed agroalimentare di qualità: tutti i migliori oli extravergine di oliva e le eccellenze gastronomiche, dai  salumi, alle specialità dolciarie, ai formaggi e le conserve della provincia cosentina. Grazie alla sinergia tra la Camera di Commercio di Cosenza e il Consorzio Terre di Cosenza Dop, saranno ulteriormente apprezzati, non solo per la qualità intrinseca che li ha promossi ad eccellenze, ma anche per il rinnovato gusto del packaging e per la capacità stessa dei produttori di informare con dovizia gli avventori. Ad ognuna delle eccellenze gastronomiche sarà abbinato un vino del Consorzio Terre di Cosenza Dop. La produzione vinicola cosentina rivela agli estimatori la storia di una curata produzione, che unisce tradizione e innovazione.  Vini prodotti in Calabria, la regione più vocata all’agricoltura in grado di offrire, già da alcuni anni, standard di qualità altamente competitivi e vini di riconosciuta eccellenza, certificata anche dall’Associazione Italiana Sommelier, proprio per la valorizzazione dell’antico vitigno calabrese Magliocco in grado di dare vini di grande colore, eleganti, con finezza gusto olfattiva costante, con un tannino ben espresso nell’equilibrio complessivo del vino e capace di proporsi con longevità. Vini con profumi molto spiccati di frutta a bacca nera ben matura, quale la ciliegia, la mora e la prugna; spezie dolci per via del passaggio in barrique e un vago finale di oliva nera secca e di corteccia di pino mediterraneo.La cultura vitivinicola cosentina vanta una storia lunghissima, che vide il suo massimo splendore nel Cinquecento, quando il vino bruzio conquistò un indiscusso prestigio presso le classi dominanti italiane ed europee, trovando sempre più spazio sulle ricche mense aristocratiche. Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III Farnese, presentava i vini calabresi, decantandone le qualità e le varietà, in una lettera al cardinale Ascanio Sforza. Papa Paolo III Farnese amava bere il clarellum  (vino prodotto da uve di bacca bianca) preferibilmente in primavera e durante l’estate, “forse perché poco alcolico e idoneo a non alterare l’equilibrio termico del corpo nei giorni caldi, come prescriveva la farmacopea”.Nel 1535 l’uva e il vino delle campagne di Bisignano (Cosenza) furono serviti nei ricevimenti preparati in onore di Carlo V dal principe Pietro Antonio Sanseverino. L’Imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Napoli e Duca di Borgogna giudicava la qualità dei vini delle “terre” di Cosenza superiore ai vini spagnoli. Notizie, aneddoti e curiosità contenute nel testo “Un vino da Signore – La viticoltura nelle “terre” di Cosenza tra Cinquecento e Settecento” di Antonello Savaglio, storico dell’antico regno di Napoli e delle famiglie egemoni. Il volume sarà pubblicato la prossima primavera, ma al Vinitaly sarà presentata una prima parte dell’interessante e minuziosa ricerca. Il prof. Savaglio sarà ospite del Consorzio Terre di Cosenza e della Camera di Commercio di Cosenza, che unitamente, hanno organizzato l’evento dal titolo “Terre di Cosenza dop, il mondo del Magliocco. Presentazione del territorio e dei suoi prodotti”. Un dibattito che coinvolgerà operatori e stampa di settore, durante il quale sarà presentato il territorio attraverso i prodotti di eccellenza della provincia cosentina: il vino di Terre di Cosenza, il caciocavallo silano Dop, l’olio bruzio Dop, il pane di Cerchiara di Calabria e di Cuti, la patata della Sila Igp, i salumi di suino nero, il fico dottato cosentino Dop, le clementine di Calabria Igp, il limone di Rocca Imperiale Igp, il cedro e la liquirizia di Calabria Dop.A guidare gli ospiti nel percorso sensoriale sarà Gennaro Convertini direttore tecnico del Consorzio Terre di Cosenza Dop. Il momento istituzionale è affidato al presidente della Camera di Commercio di Cosenza Klaus Algieri e al presidente del Consorzio Terre di Cosenza Dop Demetrio Stancati.  L’appuntamento è per domenica 10 aprile, ore 15, spazio istituzionale Regione Calabria, padiglione 12 Area A5.

“Il Cammino di Alarico”, tra mito e turismo

COSENZA (CS) Storia, cinema e leggenda: la letteratura della settima arte è prodiga di titoli sul genere, dal filone mitologico dei greci e dei romani fino ai successi dei nostri giorni come 300 e Spartacus,  avventurose ricerche di tesori e battaglie epiche.

In questo contesto, sono già  diventate una sceneggiatura per il grande schermo le pagine relative a re Alarico ed alla sua misteriosa scomparsa che si narra sia avvenuta alla confluenza dei fiumi a Cosenza. Sepolto sul letto del corso d’acqua del Busento insieme al suo ricchissimo tesoro frutto del famoso Sacco di Roma.

All’interno del convegno sul tema “Il cammino di Alarico. Un tesoro, una risorsa storica, una grande opportunità di sviluppo turistico e culturale”, che si svolgerà lunedì 8 febbraio alle 11,30 nel salone degli Specchi del palazzo della Provincia di Cosenza, in piazza XV Marzo, il regista Massimo Scaglione (fra i relatori dell’incontro insieme al padrone di casa Mario Occhiuto, sindaco e Presidente dell’ente provinciale, al critico d’arte Vittorio Sgarbi e a Maurizio Misasi, membro del Comitato tecnico-scientifico di Alarico), introdotto da una lettura dell’attore Massimo Bonetti,  presenterà in anteprima il teaser del suo futuro film in 3D “Alarico il re di tutti –  Cosenza 410”.

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Qualche anticipazione sulla pellicola: il  blockbuster  su Alarico sarà prodotto dalla RED MOON FILMS srl  in  cooproduzioni  con  ADLER & ASSOCIATES ENTERTAINMENT INC di Los Angeles,  MIBACeT e UE MEDIA e  il  Comune di Cosenza che parteciperà in servizi per la realizzazione, oltre a numerose realtà imprenditoriali locali che in associazione parteciperanno con capitali privati.

Su invito del regista Massimo Scaglione, al convegno di lunedì 8 febbraio saranno presenti l’attore Massimo Bonetti e  Osvaldo Desideri, scenografo premio Oscar per “L’ultimo Imperatore” di Bertolucci.

Con Scaglione, già autore della “Moglie del sarto” e del lungometraggio “Nel mondo di mezzo” attualmente in fase di montaggio, nel salone degli Specchi anche i suoi collaboratori Stella Milidoni (produttore esecutivo), Gianfranco Confessore  (effetti speciali), Rosaria Gaudio (autrice delle musiche), Pietro De Seta (bozzettista).

Nelle intenzioni di Scaglione, che darà tutte le anticipazioni sul progetto nel corso del convegno di lunedì mattina, il film di imminente realizzazione e incentrato sulla figura di re Alarico impegnerà circa mille persone tra maestranze e figure artistiche locali per una concreta valorizzazione delle risorse umane del territorio.

Il Meridione e la “bugia del Risorgimento” nel nuovo libro di Antonino Ballarati

CASTROVILLARI (CS) – Antonino Ballarati è pronto a riaffermare l’orgoglio di appartenere al Sud attraverso la sua nuova fatica letteraria, “Savoia o Borbone la bugia del Risorgimento”, edito da Il Coscile, che verrà presentato il prossimo venerdì 29 gennaio alle ore 18,00 nella sala conferenze del Circolo Cittadino di Castrovillari. L’incontro di presentazione, introdotto e moderato da Isabella Laudadio, curatrice della narrativa della suddetta casa editrice, vedrà la partecipazione del Sindaco Domenico Lo Antonino Ballarati l'autorePolito, del Presidente del Circolo Angelo Giannoni e dell’editore Mimmo Sancineto. Molti altri interverranno nel corso del pomeriggio: Leonardo Alario, della Consulta Scientifica della Federazione Italiana Tradizioni Popolari, e lo scrittore Pierfranco Bruni, accompagnati dalla docente Minella Bloise, cio sarà affidato il compito di leggere alcuni passi dell’opera.

Questo nuovo lavoro letterario, che segue a “La guerra di Troia” (2005), “Il mito della Guerra di Sybaris” (2007), “Così ho sedotto Roma” (2009, sulla figura di Messalina), “Il Regno Perduto – Quando il Sud era l’Italia” (2012), focalizza l’attenzione su quanto il Sud ha dovuto subire nel corso degli anni e attraverso innumerevoli circostanze, come esprime la Questione Meridionale, approfondendo quanto è stato sottratto al popolo di questa terra nel Risorgimento. Periodo storico, questo, che viene analizzato e presentato in maniera bivalente: per un verso condannabile, per l’altro forse meno, nel suo aver evitato che l’Italia restasse solo un’espressione geografica, seppure i metodi che a ciò hanno condotto non sono del tutto accettabili. Per Ballarati, quindi, i dati “gridano forte”: il Sud ha perduto molto nel processo di unificazione, offrendo al contempo un grande contributo per la nascita della Stato Italiano. Fatti ed eventi sono, nel libro, sapientemente miscelati e supportati dalla puntuale documentazione storica. Una immane passione per la propria terra si cela, dunque, tra le pagine del volume che incita l’autore, classe 1942, a sbrogliare il materiale, guidando le nuove generazioni alla scoperta delle vicende che hanno fatto la storia del Meridione.

 

Cokito Caffè : 30 anni di storia

received_10206624408001911TREBISACCE (CS) – Trent’anni legati al gusto e alla tradizione segnano la storia di Cokito Caffè. Storia che inizia nel 1985 a Grassano, in provincia di Matera, dalla passione e l’entusiasmo di Domenico Angiuli. E’ una storia di gusto e tradizione portata poi avanti dalla famiglia ANGIULI  a Trebisacce che ha fatto del caffè la propria ragione di vita. Il tempo passa e alimenta le cose buone, come l’esperienza, la cura e la passione per un simbolo italiano: Il Caffè Espresso. Chi ama il caffè desidera che il momento della degustazione sia perfetto in ogni piccolo dettaglio: la linea di merchandising sobria ed elegante di Cokito, ideata con lo stesso entusiasmo con cui prepara le sue miscele. Tutte le fasi della lavorazione sono seguite con attenzione, personalmente dalla famiglia Angiuli per assicurare l’alta qualità e il gusto inconfondibile del caffè Cokito, che con cura seguono passo dopo passo le fasi di tostatura, selezione e miscelatura delle varietà più pregiate della specie arabica e robusta, che permettono di ottenere preziose miscele dal gusto delicato e aromatico con note vanigliate e cioccolatose. Il caffè lascia cosi al palato un piacere sopraffino grazie al perfetto equilibrio tra corpo, aroma e acidità. In tazzina si presenta bruno rossiccio, nocciola, formando delle striature color tigre. Il prodotto, sottoposto ad una scrupolosa analisi organolettica nel reparto degustazione della torrefazione, viene distribuito agli operatori del settore solo quando soddisfa pienamente tutte le caratteristiche di gusto, aroma e fragranza.received_10206624408041912

Quest’anno e’ stata proposta la prima edizione del “COKITOSELFIECONTEST”  promossa da Cokito S.r.l. L’iniziativa consisteva nel raccontare, attraverso un selfie ( un autoscatto, in cui l’autore della foto era rappresentato), questa estate 2015 e il rapporto tra Cokito Caffè e i suoi appassionati consumatori. La proposta ha avuto lo scopo di premiare il talento fotografico e la creatività di quanti sono stati in grado di valorizzare al massimo il caffè Cokito in tutti i contesti dell’estate 2015: in momenti di divertimento, di sport, di svago, di studio; sempre in compagnia del caffè Cokito: caldo, in ghiaccio, freddo, macchiato o ricolmo della fantasia del fotografo. Il concorso, totalmente gratuito, ha avuto luogo dal 01/08 al 31/08/2015 e allo stesso potevano partecipare solo persone maggiorenni.  Grande risposta da parte del pubblico che ha partecipato entusiasta pubblicando molte foto. La risposta maggiore e influente è arrivata da  Facebook dove sono state caricate la maggior parte delle fotografie. Le foto potevano essere pubblicate sui profili ufficiali Facebook,  Instagram e Twitter degli organizzatori, previa iscrizione al concorso cliccando “Mi piace” . received_10206624407561900 Il primo classificato del contesto ha avuto in premio una macchina per caffè in cialda, il secondo classificato si aggiudicato un set di tazze da collezione Cokito caffè e gadget vari, mentre le 12 foto che saranno ritenute le più originali e rispecchianti al meglio l’essenza del contest, saranno utilizzate per la creazione del calendario Cokito 2016. Un’ iniziativa eccellente che si e’ effettuata a Trebisacce  con una brillante riuscita.

Fondamentale in questa storia è anche la forza del team: Cokito ha la consapevolezza di avere alle spalle un team di notevole spessore professionale e di lunga e consolidata tradizione, che hanno fatto della qualità e della serietà il loro marchio distintivo. Il caffè allunga la vita: ecco perché!

Per concludere occhio alle novità sul fronte della salute. Al caffè può venire ora associato qualcosa di decisamente positivo: allunga la vita. Ultimamente del resto, al caffè sono state attribuite molte caratteristiche positive, dall’aiutare nella lotta contro il cancro, alla lotta contro la tossicodipendenza. Ma ecco che una nuova ricerca si spinge oltre; tale ricerca non è ‘di parte’: non è stata svolta da ricercatori napoletani o da altri che hanno interesse a promuovere il caffè. Gli scienziati suppongono quindi che la caffeina migliora la funzione dei vasi sanguigni e dei sistemi respiratori di esseri umani, così come riporta il quotidiano Asahi Shimbun. Dunque, tutto ciò si traduce in un grande effetto positivo e propositivo per la durata della vita.

Tutto questo benessere salutale, viene offerto con l’attenzione professionale dalla famiglia Angiuli, che da 30 anni ha messo l’anima e il cuore nella produzione del caffè Cokito. Aristotele diceva: Nessuna idea può nascere se prima l’uomo non percepisce qualcosa con i sensi!

Anna Maria Schifino

“Sognando il Centro Storico” : un percorso tra cultura e gusto

AMANTEA (CS) Mostrare il centro storico al meglio delle sue potenzialità avviando un’azione di recupero e di promozione che potrà poi essere potenziata ed integrata nei mesi a venire. Un progetto di ampio respiro che il prossimo 27 e 28 agosto, a partire dalle ore 20, conoscerà la sua prima fase, grazie all’organizzazione di una due giorni di eventi che consentiranno di vivere nel modo più completo possibile la storia, l’atmosfera, ma soprattutto il senso di accoglienza che solo il borgo antico riesce ad offrire. Qui ogni angolo è una scoperta: le stradine che si inerpicano verso il castello fanno da contraltare alle scalinate che scendono verso il mare, in un gioco prospettico che trasmette incanto a primo sguardo.

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«La rinascita della città vecchia – spiegano all’unisono i consiglieri di maggioranza Elena Arone e Giusi Osso – passa necessariamente attraverso la sua conoscenza. Il centro storico viene spesso comunicato con l’ausilio dei racconti degli anziani che qui sono nati e cresciuti e poco dalle esperienze dirette delle nuove generazioni. Con l’organizzazione di questi due giorni di eventi che abbiamo intitolato “Sognando il centro storico tra storia e gusto” vogliamo cercare di abbinare questi due mondi così diversi, consentendo ai giovani di crearsi una propria idea dell’Amantea che fu e a coloro che giovani non sono più di ritrovare lo spirito e il calore della propria infanzia. Nostalgia e innovazione insieme».

Il programma è ampio e diversificato ed è stato realizzato con il contributo delle attività commerciali che operano lungo corso Umberto I: dalla degustazione di prodotti tipici all’osservazione degli astri e delle costellazioni, dall’artigianato alla musica folk, dalla pittura all’architettura. Tutto diventerà fruibile semplicemente camminando.

«Siamo convinte – rimarcano la Osso e la Arone – di aver dato forma e sostanza ad un progetto che unisce l’identità amanteana in tutte le sue forme. Invitiamo dunque turisti e residenti a vivere questi momenti in un abbraccio infinito, con l’obiettivo di sentirsi tutti parte di una comunità che vuole tornare a splendere non solo per il suo presente, ma anche per il suo passato».

Cirò, un posto ricco di storia

4CIRO-WDI-160715CIRÒ (KR) – “Il terroir – ha affermato il sindaco Caruso – è la forza e il valore aggiunto di Cirò. Siamo l’unico Comune in Italia per popolazione e superficie con quattro musei nello stesso perimetro del centro storico. Continuiamo a investire in cultura: l’unica arma di riscatto della Calabria. Il MUSEO ARCHEOLOGICO, ubicato in un immobile confiscato, è uno degli esempi tangibili, plastici dell’azione di buon governo messa in campo in questi anni e che ha voluto e saputo fare della cultura e della valorizzazione, della fruizione e della comunicazione strategica ed interregionale del nostro patrimonio storico, una leva di crescita e sviluppo efficace e condivisa.
“Lilio e Lacinio – ha dichiarato il vicesindaco Francesco Paletta durante la visita al Palazzo dei Musei – rispettivamente inventore del Calendario Gregoriano d uno dei più noti alchimisti della storia europea, sono due dei nostri concittadini illustri. La loro importanza universale è innegabile. Su di essi la Regione Calabria dovrebbe investire di più, nel quadro di una più forte e strategica promozione culturale e turistica fondata sui tanti, propri e diversi marcatori identitari.”
“Il progetto di restauro, riqualificazione e valorizzazione del Castello – ha detto Francesco Durante neo assessore alla promozione dei turismi – da sogno nel cassetto sul quale abbiamo creduto sin da subito, potrebbe diventare la chiave di volta del definitivo rilancio in chiave culturale e di marketing territoriale del nostro centro storico.”
È quanto hanno ribadito il sindaco Mario Caruso, il vicesindaco Francesco Paletta e l’assessore al turismo Francesco Durante nel corso delle diverse interviste itineranti che hanno accompagnato la troupe di World Diffusion Idea alla scoperta della città del Vino e del Calendario per la realizzazione di un video di marketing territoriale.

Un servizio sulla tappa di Cirò andrà in onda DOMANI VENERDÌ 17 LUGLIO su TEN TELEUROPA NETWORK (CANALE 10 DIGITALE) alle ORE 14,30-17,30-19,30-22,30 e Rotonotte ogni mezz’ora dalle 0,30 fino alle 6,00. Uno speciale più lungo, di 25 minuti andrà in onda SABATO 18 alle ORE 20,30 e DOMENICA 19 alle ORE 14. Il progetto “CIRÒ CITTÀ DEL VINO E DEL CALENDARIO” sarà presentato DOMENICA 9 AGOSTO alle ORE 21.30 in Piazza della legalità e delle libertà, nel Centro Storico, nell’ambito del dibattito “Senza storia non c’è marketing”.

Amendolara (Cs): Tra identità e archeologia il prossimo 16 maggio

23463_5_0Archeologia, storia e territorio alla ricerca dell’identità perduta. È, questo, il titolo del convegno che si terrà nella sala consiliare il prossimo sabato 16 maggio alle Ore 17,30. Dopo i saluti del sindaco Antonello Ciminelli interverranno, moderati da Nunzia Gentile, l’agronomo Fabio Petrillo, i docenti Unical Silvia Sivini (Sociologia) e Aldo De Sanctis (facoltà di Archeologia – Restauro centri storici). Concluderà il dibattito il prof. Giuseppe ROMA direttore sezione Archeologia Unical – (Fonte/Lenin Montesanto – Comunicazione & Lobbying).

Il sonno del mondo: Il liceo “Campanella” ricorda la Grande Guerra

Locandina Reading Grande GuerraA cento anni di distanza dal primo conflitto mondiale, il prossimo 6 maggio 2015, alle ore 11, presso l’Auditorium del liceo Tommaso Campanella di Lamezia Terme, l’Associazione Culturale Linking Calabria presenterà La Grande Guerra. Il sonno del mondo, reading teatrale destinato agli studenti delle Scuole Superiori, ideato da Anna Puleo e Vincenzo Santoro, che racconta la prima guerra moderna attraverso le voci e le immagini delle donne e degli uomini che l’hanno vissuta. Testimonianze rinvenute nelle lettere, nelle cartoline, nei diari e nelle fotografie, di quelle che difficilmente si rintracciano nei testi scolastici. Obiettivo: raccontare uno degli eventi più tragici della storia dell’uomo attraverso le storie di migliaia di donne e uomini le cui vicende hanno ispirato, negli anni, la letteratura, il cinema, l’arte e la musica.

Le letture, curate da Mariarita Albanese e Aldo Conforto, si alterneranno all’ ascolto di brani e saranno accompagnate dalla proiezione di un video con foto, film e documentari, con approfondimenti sul ruolo della Calabria in guerra, scandito dal coraggio e dall’eroismo di migliaia di calabresi.

Lo spettacolo, che si avvale del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri- Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale, del Centro per il Libro e la Lettura, della Prefettura di Catanzaro, dell’Ufficio Scolastico Regionale, della Regione Calabria, della Provincia e del Comune di Catanzaro, rientra nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra mondiale e de Il Maggio dei Libri.

L.G.

 

 

Alberto Angela a Lamezia racconta la ‘sua’ Pompei

Vedere Pompei, quindi la storia, come qualcosa di vivo. Questa è la chiave di lettura dell’incontro che Alberto Angelaha avuto ieri con i suoi lettori a Lamezia Terme. Un evento ricco di stimoli che fin da subito ha superato le aspettative sia dell’autore che degli organizzatori.

Atteso quasi come una rockstar, in un contesto come quello del complesso museale che forse tutta quella gente insieme non l’aveva mai vista, l’autore e divulgatore scientifico non ha deluso quanti hanno sfidato l’angusta location per poter assistere alla presentazione del suo libro ‘I tre giorni di Pompei’. Gli organizzatori, nello specifico la Libreria Tavella, il Sistema Bibliotecario Lametino e l’Associazione Archeologica Lametina, di certo non avrebbero mai immaginato che l’arrivo di Angela a Lamezia avrebbe suscitato tanto scalpore. Eppure così è stato e le strette sale del museo, piene zeppe di gente pigiata in fremente attesa, sono risultate fin da subito incapaci di contenere sia l’entusiasmo che il numero dei partecipanti. Così, quando è scattato il segnale, tutti i convenuti, tra cui molti bambini e lettori non più giovani, si sono spostati a flotta verso il Teatro Grandinetti, che si è addirittura riempito in pochissimo tempo.

Dopo un breve intervento degli organizzatori, che si sono assunti ogni responsabilità circa le errate previsioni di affluenza sgravando così le già minate spalle dell’Amministrazione comunale, la parola è finalmente passata al noto divulgatore scientifico che, dando prova delle proprie doti oratorie, ha allestito sul palco approssimato del teatro cittadino un intenso monologo. Nella sala è subito calato un lungo silenzio carico di rapita attenzione.

Dapprima Alberto Angela ha confessato che gli sarebbe piaciuto parlare del passato in una ‘bellissima collocazione’ quale sarebbe stata appunto il museo archeologico lametino, che finalmente dopo nove mesi è stato riaperto. “È importante poter parlare del passato in una struttura dove trova casa”, ha esordito. Ma il passato trova casa anche in un teatro sul cui palcoscenico hanno ripreso a vivere, per poco più di tre quarti d’ora, le cittadine di Pompei ed Ercolano nei tragici tre giorni della loro scomparsa.

Alberto Angela ha ripreso i fili del discorso approfondito nel libro, illustrando una quotidianità non tanto dissimile dalla nostra e facendo luce su questioni che, nella maggior parte dei casi, abbiamo dato per scontate. “La pagina del passato è piena di sorprese”, ha continuato, svelando poi ai convenuti quali di queste sorprese hanno riguardato da vicino il dramma di Pompei ed Ercolano. Innanzitutto, l’autore ha posto un interessante focus sulla questione della data, che secondo indagini approfondite risulta ricadere tra il 23 e il 25 ottobre, non invece il 24 agosto come originariamente creduto. Angela sostiene che con molta probabilità l’errore a monte di questa incongruenza è da individuare in una traduzione sbagliata di una delle lettere di Plinio il Giovane. Svelato questo mistero, l’autore si è soffermato sugli aspetti di mera quotidianità, descrivendo il contesto sociale ed economico delle due cittadine campane all’epoca dell’eruzione e mostrando come alcune delle loro abitudini, vizi e virtù fanno parte del nostro bagaglio culturale oltreché del nostro modo d’agire contemporaneo. “Romani siamo noi. E noi siamo i Romani”, ha ripetuto Angela, mostrandoci allo stesso tempo una Pompei in rottura con quella che i racconti comuni ci hanno insegnato a immaginare. La città era in crisi, in preda a uno stato d’emergenza che aveva spinto gli aristocratici a darsi alla fuga, vendendo agli ex schiavi liberati le rispettive proprietà. Era una città sfiancata dai continui terremoti, tra i quali l’ultimo si era proprio verificato una manciata di giorni prima dell’eruzione costringendo gli abitanti a darsi da fare con i lavori di ristrutturazione. Insomma, una cittadina che si dava da fare, nel cuore dell’impero romano. Poi avvenne l’impensabile. La fine del mondo. Arrivarono la grandine, il calore, la cenere e la lava. Tutto fu sommerso e tale rimase fino al Settecento, quando Pompei ed Ercolano iniziarono a riaffiorare e a pretendere un posto nel panorama culturale mondiale.

L’impegno di Alberto Angela nei confronti degli scavi di Pompei ed Ercolano è quanto mai concreto, tant’è che con l’acquisto di questo volume, un euro verrà destinato al restauro degli affreschi.

La storia siamo noi, dunque. È vero. Non abbiamo scampo, siamo braccati da ricordi collettivi che dobbiamo tutelare, proteggere e spingere verso il futuro. Il futuro è la storia, non può essere altrimenti. Per usare le parole dello stesso Angela, la storia e i reperti archeologici rappresentano “un tesoro inimitabile che si proietta nel futuro” e che nessuno potrà mai sottrarci. E il volume proposto in questa occasione non è altro che uno dei tanti mezzi messi in circolazione per proteggere parte di un simile tesoro proiettandolo verso il futuro.

Daniela Lucia

Giovanni Nicotera, patriota e uomo politico criticato. Orgoglio calabrese ed italiano.

Nasce a Sambiase nel 1828. Aderì alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini; combatté a Napoli il 15 maggio 1848 e quindi insieme a Garibaldi durante la Repubblica Romana nel 1849. Dopo la caduta di Roma si rifugiò in Piemonte, dove organizzò la fallita spedizione di Sapri con Carlo Pisacane nel 1857. Nicotera, gravemente ferito e arrestato, fu portato in catene a Salerno, dove venne processato e condannato a morte. La pena fu tramutata in ergastolo solo per l’intervento del governo inglese che guardava con crescente preoccupazione la furia repressiva di Ferdinando II. Prigioniero a Favignana, fu liberato nel 1860 per l’intervento di Garibaldi. Inviato per conto di questi in Toscana, formò un corpo di volontari per tentare di invadere lo Stato Pontificio, tuttavia esso fu costretto al disarmo e allo scioglimento da Ricasoli e Cavour. Nel 1862 fu al fianco di Garibaldi sull’Aspromonte e quindi, nel 1866, comandò il VI reggimento volontari nella Terza guerra d’indipendenza contro l’Austria. L’anno seguente entrò in territorio pontificio da sud ma la sconfitta di Garibaldi a Mentana pose fine all’operazione. Fin dal 1860 aveva anche intrapreso una attività politica, pubblicando articoli su un giornale, Il popolo d’Italia, al quale collaborava anche Aurelio Saffi; per un decennio fu su posizioni di estrema opposizione; dal 1870 iniziò tuttavia ad appoggiare le riforme militari di Ricotti-Magnani. Con l’arrivo al governo della Sinistra storica, nel 1876, divenne ministro dell’Interno nel primo governo Depretis, incarico che esercitò con particolare fermezza. Fu costretto alle dimissioni nel dicembre 1877; formò quindi la pentarchia. Tornò al governo, sempre come ministro dell’Interno, nel 1891, con il primo governo di Rudinì. Durante questo incarico reintrodusse la circoscrizione uninominale, si oppose alle agitazioni socialiste e propose invano l’adozione di severe misure repressive contro le banconote false stampate dalla Banca Romana. La sua permanenza al governo terminò con la caduta di Rudinì, nel maggio 1892. Morì a Vico Equense il 13 giugno 1894. Fu seppellito a Napoli.

CURIOSITÀ

• Nella storia della politica italiana, pentarchia fu il nome dato all’opposizione moderata di sinistra durante il cosiddetto trasformismo sotto i governi di Agostino Depretis. È così chiamata perché fu guidata da cinque capi: Francesco Crispi, Giuseppe Zanardelli, Alfredo Baccarini, Benedetto Cairoli e Giovanni Nicotera.

• La circoscrizione uninominale è riferita al sistema elettorale che prevede la presenza di un solo candidato per partito in ogni collegio e l’elezione di un solo rappresentante.

• Fu aspramente criticato dai suoi vecchi colleghi della sinistra per i tratti autoritari e repressivi della sua politica.

• Giovanni Nicotera fu il nome di un cacciatorpediniere della Regia Marina italiana, varato nel 1926 e ritirato nel 1940.

• A Sambiase gli venne innalzato un monumento in piazza Vittorio Emanuele. Sui quattro lati del piedistallo, è compendiata in magnifica sintesi tutta la vita del grande Italiano:

Calabria, Roma, Sapri,
Aspromonte, Tirolo, Mentana,
Il suo nome con orgoglio ricordano.
Di Carlo Pisacane compagno
All’eccidio provvidenzialmente
Scampò di Sanza
E continuò l’opera redentrice d’Italia.
Nelle battaglie patrie strenuo soldato
Del popolo amico e moderatore, ne propugnò
I diritti in tutte le Legislature.
Ministro dell’Interno, ridonò al Paese
Tranquillità e sicurezza
Alla Dinastia Sabauda
Più vivo l’affetto del popolo
Per provvide leggi.
In tanta gloria gl’invidi dispregiò
Con alterezza Calabra.