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Successo per “Sei” sul palco del Tau

RENDE (CS) – Il Teatro Auditorium dell’Unical applaude la compagnia Scimone Sframeli per l’adattamento della celebre opera pirandelliana “Sei personaggi in cerca d’autore” la quale, muta già nel titolo: “6”.Opera famosissima quella di Pirandello che trova una nuova vita nell’interpretazione degli attori di “6”. La bipolarità personaggio/attore diventa fulcro nel testo di Scimone e Sframeli proprio come nell’opera del celebre autore italiano.

Il dramma è il vero protagonista

La compagnia inscenata è composta dagli attori e dal capocomico i quali, forse, non debutteranno mai. Ad un certo punto salta la corrente nel teatro e gli attori vanno in cerca del tecnico, segregato in bagno. La scena riprende vita con l’ingresso dei sei personaggi. Questi ultimi ricercano un autore e designano il capocomico come possibile fautore del proprio dramma in scena. E’ proprio il dramma che dà forma allo spettacolo: storie concitate di una famiglia allargata, di imbrogli dettati dal richiamo della carne e dalla scelleratezza degli uomini. La nota pirandelliana viene sottolineata molto bene nelle tante sfaccettature mostrate in scena dai singoli personaggi. Negli uomini coesistono varie personalità alcune esternate altre lasciate all’intuizione dello spettatore.

Ognuno possiede un dramma e per eludere la sofferenza che questo comporta, va inscenato. Il problema deriva dalla concezione della realtà. Storie non reali hanno ragione di esistere in scena perché queste narrano i drammi degli uomini. L’illusione che la realtà possa restare immutata divora l’uomo, poiché, ciò che oggi è realtà domani sarà illusione. Da questa concezione si arriva alla dicotomia personaggio/attore: la realtà dell’attore varia, quella del personaggio resta immutabile così come il suo dramma.

Il Teatro nel teatro.

Grande prova scenica quella di Zoe Pernici nei panni della figliastra. Prorompente la sua interpretazione in un ruolo non facile e di delicata rilevanza. Una donna sopra le righe, viziosa ma che porta dentro sé il peso di una vita influenzata dalla scelleratezza del patrigno. Quest’ultimo prova ad approfittare di lei nel retrobottega di un negozio  nel quale la ragazza, ignara che quell’uomo fosse il suo patrigno, concede il suo corpo a pagamento. Pubblico del TAU pago e soddisfatto di un’interpretazione degna di nota.

La poetica di Pirandello si trova vis-à-vis con la sensibilità del pubblico.

All’Auditorium dell’Università della Calabria si accende la magia del metateatro.

 

Antonio Guarascio

“Sei”, al Tau un classico di Pirandello firmato Scimone e Sframeli

ARCAVACATA DI RENDE (CS) Ha debuttato negli scorsi mesi al Napoli Teatro Festival il nuovo spettacolo della Compagnia Scimone Sframeli, “SEI” (adattamento di “Sei personaggi in cerca d’autore”), che per la prima volta si misura con la scrittura e la lingua di un grande siciliano: Luigi Pirandello. A sostenere la Compagnia nella produzione ci sono il Teatro Stabile di Torino, il Biondo di Palermo e il Théâtre Garonne di Toulouse.

«L’adattamento dal titolo “Sei”, tratto dall’opera teatrale “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello – affermano Scimone e Sframeli – nasce dal bisogno di mettere insieme il nostro linguaggio teatrale con la lingua del grande maestro. Durante il lavoro di elaborazione, abbiamo ridotto il numero dei personaggi, eliminato o aggiunto scene e dialoghi, sostituito qualche termine linguistico, ma senza stravolgere la struttura drammaturgica dell’opera originale».

Siamo in un teatro semidistrutto, una Compagnia, formata da due attori, due attrici e il capocomico, sta per iniziare la prova di uno spettacolo teatrale che, forse, non debutterà mai. Prima dell’inizio della prova, improvvisamente, un corto circuito lascia al buio tutto il teatro. Per riaccendere la luce, uno degli attori va alla ricerca del tecnico, andato via dal teatro poco prima dell’inizio della prova. Ma il tecnico è introvabile e la luce arriverà solo con l’apparizione, in carne ed ossa, dei Sei Personaggi, rifiutati e abbandonati dall’autore che li ha creati. Sono proprio Il Padre, La Madre, La Figliastra, Il Figlio, Il Giovinetto e La Bambina che illuminano il teatro, con la speranza di poter vivere sulla scena il loro “dramma doloroso”. I componenti della compagnia, sconvolti da questa improvvisa apparizione, pensano che i “Sei” siano solo degli intrusi o dei pazzi e fanno di tutto per cacciarli via dal teatro. Ma, quando il Padre, inizia il racconto del “dramma doloroso” che continua a provocare sofferenze, tensioni e conflitti familiari; l’attenzione e l’interesse da parte degli attori e del Capocomico, verso i personaggi, cresce sempre di più e l’idea di farli vivere sulla scena diventa sempre più concreta e necessaria.

«Vivere in scena non è solo il desiderio dei personaggi; è anche il sogno degli attori. Entrambi, sanno che la loro vita in scena può nascere solo attraverso la creazione di un rapporto, attori / personaggi, di perfetta simbiosi. Un rapporto che si crea, di volta in volta, di attimo in attimo, durante la rappresentazione. Nella rappresentazione è indispensabile la presenza dello spettatore. Ed è proprio l’autenticità del rapporto, attore, personaggio, spettatore la vera magia del teatro, che ci fa andare oltre la finzione e la realtà».

Musical, il viaggio di Alarico parte dal Tau

COSENZA – Esiguo è il numero di poltrone vuote al TAU per “Alarico-il Musical”. Lo spettacolo frutto dell’idea di Mario Palermo, con la regia di Attilio Palermo, ottiene un riscontro formidabile tra le file di un Auditorium entusiasta della rivisitazione musicale, prodotta da “Sarà Danza” e patrocinata dal Comune di Cosenza, che ha portato in scena il re dei Visigoti.

IL CORAGGIO DI CHI CREDE NELLA PROPRIA TERRA

“Siamo stati coraggiosi”, queste le parole di Mario Palermo al termine dello show che ha visto un valido Luca Zicarelli nelle vesti di uno dei condottieri più decisivi della storia. Lo stesso coraggio che guida i Visigoti verso l’obiettivo di ottenere una terra per il proprio popolo. L’ostacolo però non è semplice da fronteggiare: l’Impero Romano con a capo delle truppe il generale Stilicone, interpretato da Francesco Bossio. Il sogno di Alarico non sembra all’altezza della realtà: conquistare la Tracia e la Grecia per poi fare irruzione nella penisola italica è dura, data anche la scarsa preparazione dei barbari rispetto alla guarnigione imperiale. Il condottiero viene descritto, in modo legittimo, non come un rozzo barbaro ma come abile stratega e, infatti, approfitta delle scellerate decisioni dell’imperatore romano Onorio per muovere un’offensiva a discapito di questo. Il sovrano romano rappresenta l’accezione massima della vita mondana della Roma imperiale. Vino, festicciole a corte e “schiave” abusate fanno da cardine alla politica inadeguata di Onorio. L’imperatore sottovaluta il problema barbaro dando il via libera per la scrittura di una delle pagine più oscure della storia dell’Impero: il sacco di Roma.

UNO SHOW COMPLETO

Gli applausi sono soprattutto per Mirko Iaquinta nei panni dell’imperatore, il quale stimola non pochi momenti di riflessione anche sulle vicende odierne. Simpatia ma anche accuratezza verso la psicologia del pubblico che apprezza visibilmente Iaquinta. Le scelte di Onorio vanno in contrasto con il pensiero della sorella Galla Placidia, sul palco Deborah Di Francesco. Buona la performance di Espera, rappresentata da Giulia Aloia e Francesca Olia. Sinergici Baltica e Ataulfo, i “fidati” di Alarico, interpretati rispettivamente da Marianna Esposito e Alfredo Giordano. Luigi Morrone , Simona Ammirato, Ilaria Dima e Sara Mola questi sono i nomi dei fautori della parte musicale dell’opera. Il primo fa viaggiare nel tempo l’UniCal con le sonorità graffianti del rock. Le seconde curano la parte coreografica. Plauso anche per il corpo di ballo, anima dell’opera.

Alla confluenza del Crati e del Busento, secondo la leggenda, giace il corpo di Alarico. Un’anima coraggiosa che veglia sulla terra dei Bruzi troppo martoriata nel tempo. Il Visigoto è l’incarnazione della volontà, sentimento, ormai, (quasi) dimenticato in Calabria.

Antonio Guarascio

Alarico-il Musical, lunedì conferenza stampa di presentazione

COSENZA – Si terrà lunedì 11 febbraio 2019, alle ore 11.00, presso la sede di Unindustria Calabria a Cosenza (via Guglielmo Tocci – 2/C), la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo “ALARICO – Il Musical”, ispirato al leggendario condottiero dei Visigoti. Un’opera pop rock ambiziosa, patrocinata dal Comune di Cosenza, alla sua prima assoluta, ideata da Mario Palermo, scritta e diretta da Attilio Palermo.

All’incontro prenderanno parte il sindaco Mario Occhiuto; l’autore e regista Attilio Palermo; l’ideatore e direttore coreografico Mario Palermo; il compositore Luigi Morrone. Interverrà, inoltre, il presidente di ANEC Calabria, Pino Citrigno.

«Alarico trova la sua forza nel mito. È su questo che poggia l’interesse verso di lui e verso il tesoro con lui sepolto – questo il pensiero di Mario Palermo – un’opera nata dopo attenti studi su fonti storiche ufficiali e aneddotica che hanno portato alla luce aspetti meno noti del re visigoto, e fatto riscoprire in lui un personaggio tutt’altro che “barbaro».

«In questo tempo di preparazione dello spettacolo – racconta il regista Attilio Palermo – una domanda è stata posta più e più volte: ‘Perché realizzare uno spettacolo su un barbaro invasore?’ Domanda che ha ricevuto, sempre e solo, la stessa univoca risposta: ‘Perché Alarico non era un barbaro invasore’».

L’opera mette in scena il racconto delle gesta e la prematura scomparsa del Re, fino alla sepoltura che secondo la tradizione sarebbe avvenuta nel punto di confluenza tra il Crati e il Busento. Aspetti che, se pure rilevanti, non prevalgono in assoluto sulla matrice culturale del musical, in cui semmai sono messi in luce alcuni elementi di riflessione nuovi, a partire dalla possibilità che il Re Visigoto abbia anticipato in qualche modo l’aspirazione di un’Europa unita e solidale.

La première di “ALARICO – Il Musical” si terrà il 15 febbraio 2019 alle ore 20.30 al Teatro Auditorium dell’Università della Calabria

 

“Winston vs Churchill”, viaggio storico e introspettivo al Tau con Battiston

COSENZA – Rievocazione storica degna di nota quella andata in scena al TAU nella serata di ieri con Giuseppe Battiston protagonista di “Winston vs Churchill”, spettacolo di Carlo G. Gabardini con la regia di Paola Rota.

Rappresentare un personaggio storico così influente di per sé è già un’impresa ardua. Se poi il tutto viene arricchito da forti elementi satirici e goliardici, la riuscita di un prodotto di qualità viene ancora di più compromessa.

Non è sicuramente il caso di “Winston vs Churchill”, spettacolo davvero di facile fruizione per il pubblico del TAU,  il quale riesce ad apprezzare la naturalezza e la potenza scenica di Giuseppe Battiston nei panni del primo ministro Britannico.

Una tela con pennellate di diverso colore che dipingono l’anima di Churchill. L’attore friulano riprende la parte mondana del primo ministro ma al contempo si sofferma su quella intima e politica. Un viaggio nella storia di un uomo che ha rivoluzionato la storia senza mai abbandonare i piaceri della vita.

Churchill cinico vs Winston umano

 In compagnia del suo sigaro e del suo bicchiere di Brandy, Churchill dialoga con l’infermiera Margaret, magistralmente interpretata da Maria Roveran. Satirico e ironico, inizialmente il carismatico politico tratta temi come la democrazia, i nazisti, la bigamia, i socialisti con una leggerezza tragicomica. Ironia pensata è quella di Battiston che con il suo viaggio introspettivo va oltre la semplice satira e la futile rappresentazione storica. Churchill è tormentato da continui flashback e ricordi che ritornano impetuosi nella sua mente. Politicamente è la battaglia dei Dardanelli, nella nota campagna di Gallipoli durante la prima guerra mondiale, che attanaglia l’animo di Churchill. Episodio chiave quest’ultimo per la sua disfatta politica ma soprattutto per la sua sconfitta umana data l’onerosa perdita di uomini. Il senso di colpa lo divora anche in un’accezione più intima: critico verso sé stesso per la scarsa presenza come padre. L’ormai acclarato  squilibrio mentale del primo ministro viene associato da Margaret al trauma post bellico del padre della stessa, quest’ultimo grande sostenitore di Churchill ma costretto a condannarlo sul letto di morte. L’infermiera si eleva a un ruolo fondamentale nella scena: con la sua bontà fa vibrare le corde più sensibili dell’animo di Winston, il quale forse non abbandonerà mai la speranza dell’immortalità.

Platea del TAU in visibilio per la performance

Lo spettacolo diventa un piacevole incontro storico per il pubblico anche grazie alle analogie più volte esemplificate in scena. Una su tutte viene elargita attraverso la passione verso i gatti che porta Winston a trarre la conclusione che questi siano liberi ed indipendenti a differenza del genere umano. La forza intellettuale di Battiston, già nota anche attraverso il grande schermo, si fonde alla sottile comicità e al percorso storico per dar vita ad un’opera dal notevole spessore teatrale.

Da evidenziare i costumi, la scenografia, la scelta delle musiche, l’angelica voce di Maria Roveran  e i giochi di luci che hanno fatto da cornice ad un evento di ineccepibile qualità.

ANTONIO GUARASCIO

Al Tau arriva Giuseppe Battiston in “Winston vs Churchill”

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Dopo lo straordinario successo di Delitto/Castigo che ha registrato un doppio sold out, grazie alla magistrale prova registica e attoriale di Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio, proseguono gli appuntamenti della stagione di prosa e musica 2018-2019 “Meridiano Sud” del Teatro Auditorium Unical. Il prossimo 5-6 febbraio in scena uno dei più talentuosi e carismatici attori del teatro e del cinema italiano: Giuseppe Battiston, che metterà in scena “Winston vs Churchill”: regia di Paola Rota, di Carlo G. Gabardini e con Maria Roveran.

È possibile che un uomo da solo riesca a cambiare il mondo?

Un uomo fatto come gli altri, con un corpo uguale agli altri, le cui giornate sono costituite da un numero di ore che è lo stesso di quelle degli altri. Cosa lo rende capace di cambiare il corso della storia, di intervenire sul fluire degli eventi modificandoli? Cosa gli permette di non impantanarsi nella poderosa macchina del potere e della politica, di non soccombere agli ingranaggi? La capacità di leggere la realtà? Il contesto? Il coraggio? La forza intellettuale? Queste domande ci guidano nell’interesse per un uomo sicuramente non qualunque, un uomo, un politico che è un’icona, quasi una maschera: Winston Churchill per certi versi è il Novecento, è l’Europa, forse è colui che, grazie alle sue scelte politiche, ha salvato l’umanità dall’autodistruzione durante il bellicoso trentennio che va dal 1915 al 1945.

Churchill incarna il primato della politica e umanamente è un eccesso in tutto: tracanna whisky, urla, sbraita, si lamenta, ma senza mai arrendersi, fuma sigari senza sosta, tossisce, detta ad alta voce bevendo champagne, si ammala, comanda ma ascolta, è risoluto ma ammira chi è in grado di cambiare idea, spesso lavora sdraiato nel letto, conosce il mondo ma anche i problemi dei singoli, ha atteggiamenti e espressioni tranchant, e battute che sembrano tweets: “Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre”

Giuseppe Battiston incontra la figura di Churchill, la porta in scena, la reinventa, indaga il mistero dell’uomo attraverso la magia del teatro, senza mai perdere il potente senso dell’ironia “Meglio fare le notizie che riceverle, meglio essere un attore che un critico”.

Di tutto questo parla il testo di Carlo G. Gabardini, che mostra Churchill in un presente onirico in cui l’intera sua esistenza è compresente e finisce per parlare a noi e di noi oggi con una precisione disarmante.

Delitto e Castigo, il viaggio dell’anima di Rubini e Lo Cascio

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – E’ una rilettura assai fedele del celebre romanzo di Dostoevskij quella portata in scena ieri sera al Teatro Auditorium dell’Università della Calabria, da Sergio Rubini, che ne ha curato anche la regia e l’adattamento, e da Luigi Lo Cascio.

Due mostri sacri del cinema e del teatro italiano che insieme incarnano visceralmente e in maniera autentica i protagonisti di uno dei capolavori indiscussi della letteratura russa, Delitto e Castigo.

Un’opera indubbiamente non tra le più semplici da rappresentare teatralmente, ma per certi versi riadattata e portata in scena con piglio e abilità, genio e turbamento.

Un susseguirsi di emozioni, vibranti e intense hanno fatto da cornice alla storia di Rodiòn Romànovic Raskòl’niko, il  giovane poverissimo e strozzato dai debiti, incarnato magistralmente da Lo Cascio, che uccide una vecchia e meschina usuraia. Un personaggio quello dell’attore e regista palermitano attorno al quale ruotano inquietudini, tormenti, pentimento e castigo, condizioni dell’animo umano che si scaraventano con prepotenza anche a distanza di oltre 150 anni nell’esistenzialismo dell’uomo moderno, fragile, nevrotico, emotivamente instabile. Accanto a Lo Cascio le figure narranti di Sergio Rubini, metamorfosi raffinate e brillanti di personalità portate quasi all’estremo, espresse con quel rigore e quella ricercatezza a cui l’attore e regista ha da sempre abituato il suo pubblico.

Uno spettacolo intriso di ossessioni e disagi, paure e conflitti tipici del romanzo di Dostoevskij che hanno trovato nella trasposizione teatrale firmata da Rubini, che andrà in scena anche questa sera, grandi apprezzamenti.

Intanto il Tau, reduce dai successi degli appuntamenti della rassegna “Meridiano Sud” delle scorse settimane, dopo Delitto e Castigo si appresta ad accogliere un altro straordinario spettacolo in programma i prossimi 5 e 6 febbraio con Giuseppe Battiston in “Winston vs Churchill.

Raffaella Aquino

Fonte foto: pagina facebook Teatro Auditorium Unical 

“Delitto e Castigo”, stasera e domani al TAU Rubini e Lo Cascio

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Dopo lo straordinario successo della produzione musicale originale targata Teatro Auditorium Unical che ha visto contaminarsi sullo stesso palco Serena Brancale e Willie Peyote, magistralmente accompagnati dall’Orchestra del Conservatorio di Cosenza, diretta da Alfredo Biondo, continuano gli appuntamenti di prosa al Tau.

Appuntamento imperdibile quello che si terrà stasera e domani.
Arriva in esclusiva regionale: DELITTO/CASTIGO, regia di Sergio Rubini che ha curato l’adattamento teatrale con Carla Cavalluzzi, con lo stesso Rubini, Luigi lo Cascio, Roberto Salemi, Francesca Pasquini e G.U.P. Alcaro.

Due protagonisti di primo piano del teatro e del cinema italiano: Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio interpretano sotto una nuova luce il capolavoro di Dostoevskij, attraverso una lettura a due voci intensa e sublime.

Vertigine e disagio accompagnano il lettore di Delitto e Castigo. La vertigine di essere finiti dentro l’ossessione di una voce che individua nell’omicidio la propria e unica affermazione di esistenza. E quindi il delitto come specchio del proprio limite e orizzonte necessario da superare per l’autoaffermazione del sé. Un conflitto che crea una febbre, una scissione, uno sdoppiamento; un omicidio che produce un castigo, un’arma a doppio taglio. Come è la scrittura del romanzo, dove la realtà, attraverso il racconto in terza persona, è continuamente interrotta e aggredita dalla voce pensiero, in prima, del protagonista. Ed è proprio questa natura bitonale di Delitto e Castigo a suggerire la possibilità di portarlo in scena attraverso una lettura a due voci. Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio sono le due voci dell’opera e trascinano il pubblico nel racconto, facendo vivere in prima persona l’ossessione del protagonista.

TRAMA
Delitto e Castigo, l’opera più letta e conosciuta di Dostoevskij, racconta il tormento di Rodiòn Romànovic Raskòl’nikov, un giovane poverissimo e strozzato dai debiti, che uccide una vecchia e meschina usuraia. Nel romanzo è evidente il conflitto interiore del protagonista, che crea in lui una scissione; ne viviamo i lucidi ragionamenti, in cui si rifiuta di provare rimorso, per dimostrare a se stesso di appartenere alla categoria di quelli che lui definisce i
“napoleonici”, i grandi uomini, le menti superiori dalle idee rivoluzionarie, autorizzati a vivere e agire al di sopra della legge comune, perché tutte le loro azioni, anche quelle condannate dalla
morale, hanno come fine ultimo il bene collettivo. Tenta di convincersi che l’omicidio della vecchia usuraia, poiché ha liberato dal giogo molti poveri creditori e eliminato dalla faccia della
terra un essere maligno, non solo non è condannabile e non dovrebbe procurargli alcun pentimento, ma costituisce la dimostrazione stessa della sua appartenenza ad una categoria superiore. Dall’altro lato, però, viviamo il lento affiorare in lui della consapevolezza di non riuscire a sfuggire ai sensi di colpa e al terrore di essere scoperto: deve rassegnarsi, alla fine, di essere non già un grande uomo, ma un “pidocchio”, e, come tale, di meritare una punizione.

Applausi per Willie Peyote e Serena Brancale al Tau

RENDE (CS) – Molto applaudito, ieri sera al Teatro Auditorium Unical, è stato lo spettacolo di Willie Peyote e Serena Brancale accompagnati dall’Orchestra del conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza.

SERENA BRANCALE, ARTISTA, SHOWGIRL E IMPROVVISATRICE

La cantante di origini pugliesi già nota ai più per la partecipazione a “Sanremo Giovani” nell’edizione 2015 con il brano “Galleggiare”, è un’artista a 360°. Sempre sopra le righe, una trascinatrice per il pubblico in sala allietato dal suo spirito di improvvisazione. Una voce soul-pop ammaliante e originale che ibrida a suoni della musica elettronica senza tralasciare la funzione centrale dei testi, mai banali e vicinissimi ai cuori degli ascoltatori.

“Vita d’artista” è una delle perle con cui delizia la platea del TAU, brano omonimo del suo album in uscita. Vasto è il suo repertorio artistico, tale da permetterle un lodevole mash-up dei successi di Lucio Dalla attraverso l’uso di una loop station, della tastiera elettronica e delle percussioni. Un incontro con la grande musica italiana arrangiato dal sentore nuovo, sicuramente più vicino al mondo contemporaneo che alle “Storie di casa mia” del cantante bolognese. Momento topico della serata è il duetto con il docente del dipartimento Jazz del Conservatorio di Cosenza, Nicola Pisani, con il quale realizza il  brano “Galleggiare” in una chiave inusuale e dalle sonorità toccanti. Non poche sono le aspettative su questa voce emergente che, con la sua ineccepibile abilità canora e con la sua graffiante ironia, potrebbe realmente portare una ventata d’aria fresca nel panorama artistico italiano. Padroneggia il palco da professionista e, per citare uno dei suoi successi più ironici e critici, non fa mai perdere “Il gusto delle cose”. La sua performance si conclude con “Tempo”, canzone all’interno di “Vita d’artista”, realizzata in coppia proprio con Willie Peyote.

L’INDIE RAP CRITICO DI WILLIE PEYOTE

Acclamato dai presenti all’Auditorium dell’Università della Calabria, Willie Peyote infiamma letteralmente il teatro a colpi di satira e sarcasmo intelligente. Temi attuali sono quelli del rapper torinese.

Classe ’85 con alle spalle una gavetta non indifferente, nei suoi testi tratta di religione, lavoro, immigrazione, critica sociale ma lascia spazio anche ai sentimenti senza dimenticare la funzione collettiva che questi svolgono. “Ottima scusa” e “Le chiavi in borsa” sono i brani passepartout del rapper che esordisce in un clima già riscaldato dalla voce della collega Serena Brancale. Attualissima la polemica che muove durante un intermezzo della sua esibizione verso il titolo posto in copertina dal giornale  “Libero” nella giornata del 23 gennaio. Parallelismo basato sullo studio di una nota Università è quello tra la preghiera e il potere terapeutico delle imprecazioni nella canzoni “I cani”, nella quale egli parla di religione, femminismo e falso anticonformismo. In una società povera di valori diventa moda anche ciò che dovrebbe essere controcorrente. Lo show continua in un clima divertente alimentato da note satiriche sull’operato della classe politica, a volte troppo estremista nei confronti dei migranti. Argomento scottante, questo, esplicato in maniera diretta e di facile comprensione a tutti. Rapper ma anche cantautore, Willie Peyote rappresenta una parte della musica sperimentale in Italia. Una non-definizione che, nel suo caso, funge da anello di congiunzione tra rap e indie. Un artista che sceglie di discostarsi dalla nuova onda Trap che attraversa la musica italiana in questo momento e che fa prevalere i testi e la fruibilità dello spettaccolo alle sonorità accattivanti  della suddetta. Particolare e ammirabile la sua scelta artistica che fa ben sperare per un futuro pieno di serate culturalmente ironiche come quella tenutasi al TAU.

Un grande encomio va mosso nei confronti dell’orchestra del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio”, diretta dal maestro Biondo e dal maestro Oliveti.

Grande prestazione musicale e prova tecnica da applausi per tutti i ragazzi del “Giacomantonio”, vero motore dello spettacolo.

Antonio Guarascio

Al Tau “Riflessi 2019”, spettacoli dedicati alle nuove frontiere teatrali

ARCAVACATA DI RENDE ( CS) – Dal 14 al 19 gennaio in scena “Riflessi 2019”: spettacoli, masterclass e panel interamente dedicati alle nuove frontiere del teatro partendo dalle produzioni territoriali e arrivando agli scenari internazionali, in programma all’interno di Meridiano Sud, nuova stagione 2018/2019 di prosa e di musica del Teatro Auditorium Unical.

Entra nel vivo della sua mission il progetto storicizzato, che nel triennio in programma, ha come chiaro obiettivo quello di declinare in modo coeso e coerente una stagione che porti come filo conduttore il legame fra tradizione e innovazione da un lato e dall’altro la tutela e valorizzazione della produzione regionale attraverso collaborazioni a sostegno del teatro, della musica e del visuale.

“Riflessi 2019”, nasce con lo stimolo di provare a mettere in connessione produzioni regionali e internazionali, provando ad aprire uno spazio di riflessione sullo stato di salute del teatro oggi in Calabria, orfano dei grandi centri di formazione che negli anni ’90 investirono sulla creazione di una nuova generazione di professionisti a sud e prova attraverso la contaminazione e il confronto con produzioni e scenari d’Oltralpe a rilanciare una sfida per il nostro territorio.

In assenza di una istituzione teatrale pubblica, l’Università della Calabria rimarca attraverso “Riflessi 2019”, la necessità di investire sulle produzioni come importante rinascita economica in un territorio come quello calabrese che dovrebbe fare della valorizzazione artistico-culturale il suo marchio di fabbrica.

E lo fa ospitando due produzioni che si misurano con la contemporaneità di due testi internazionali, il cui debutto è avvenuto nel Festival Primavera dei teatri all’interno del PROGETTO EUROPE CONNECTION in collaborazione con Fabulamundi, che tornano in splendida forma nel luogo in cui hanno avuto la prima gestazione: 111 e Confessioni di un masochista, sono infatti entrambi progetti sviluppati da una residenza artistica all’interno degli spazi teatrali dell’Unical, che si confronteranno con la straordinaria esperienza di Kairos Italy Theater e il suo Cry Havoc.