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Anche al TAU apprezzato l’esperimento dei suoni e delle immagini del Castello di Vogelod

RENDE (CS) – Claudio Santamaria, Marlene Kuntz ed “Il castello di Vogelod”, capolavoro del cinema muto, anno 1921, del regista e sceneggiatore tedesco Friedriche Wilhelm Murnau, ovvero musica rock, cinema e teatro dentro una “bolla”, rinchiusi “claustrofobicamente” sul palcoscenico del teatro ma tutti e tre assolutamente percepibili.

E’ l’esperimento tra parole e immagini firmato da Fabrizio Arcuri che vede l’attore Claudio Santamaria dare voce all’originale senza sonoro tratto dal romanzo di Rudolf Stratz. Dare voce, suoni interpretando donne e uomini della pellicola drammatica dove fa da sfondo un thriller che tiene fino alla fine inchiodati alle poltrone.

Si apre ufficialmente la stagione del Teatro Auditorium dell’Unical con un esperimento ben riuscito, nonostante la sensazione, a volte e soprattutto nei primi tre dei cinque atti del film, che il rock dei Marlene Kuntz non riesca ad esplodere totalmente per mostrare tutta la sua potenza. Accade invece la magia ed il telo trasparente, che divide e filtra al pubblico presente i suoni e le immagini provenienti dal palcoscenico, viene attraversato vigorosamente e magistralmente dalle vibrazioni della chitarra, dalle tastiere e dalle percussioni nelle mani dei tre musicisti Godano, Tesio e Bergia.

Atmosfere neogotiche che oggi, a tratti, potrebbero sembrare bizzarre, sono invece enfatizzate dal talento di Santamaria che nel doppiaggio non manca di rappresentare, oltre i protagonisti principali, anche lo sfogliare del giornale, una sigaretta che si accende insieme ai sentimenti angoscianti ed angosciosi dei protagonisti.

Un dramma interessante anche oggi giorno, un giallo tedesco che racconta una storia di passione, di delitti e di racconti che avvengono all’interno del castello tedesco di Vogelod musicalmente reinterpretato ed accentuato dove Santamaria Marlene e film muto rimangono in perfetto equilibrio, con i tempi scanditi e rincorsi senza sovrapposizioni o, peggio ancora, sbilanciamenti.

Con questo esperimento viene restituito ai Marlene lo scettro di uno dei più grandi gruppi rock italiani, sempre che qualcuno glielo avesse mai tolto ma ricordarlo non guasta mai, soprattutto se a richiamarlo alla nostra memoria è stato il cinema muto del 1921 ed un Santamaria che, tra suoni e parole, restituisce un’altra grande prova del suo talento.

Fiorenza Gonzales

“Com’è profondo il mare”, Brunori Sas e l’omaggio a Lucio Dalla

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Dopo il successo dei Marlene Kuntz e Claudio Santamaria ne Il castello di Vogelod continuano gli appuntamenti della nuova stagione del Teatro Auditorium Unical. In programma il prossimo 13-14 dicembre alle ore 21.00, lo straordinario omaggio del pluripremiato cantautore cosentino Brunori Sas a Lucio Dalla.

Accompagnato da un ensemble speciale e con le orchestrazioni di Mirko Onofrio, Brunori eseguirà in un concerto-evento “Come è profondo il mare”, settimo album in studio di Dalla pubblicato nel 1977 per RCA Italiana e primo disco in cui il cantautore bolognese è autore anche dei testi.

Un album che racconta con poesia e lucidità una precisa epoca storica, le cui tematiche sono oggi ancora di grande attualità,  attraverso una serie di racconti, bozzetti, che sono rimasti ben presenti nella mente di chiunque ami la musica italiana autorale.

Il disco conferma Dalla come uno dei maggiori artisti che l’Italia musicale potesse avere in quegli anni e in quelli a seguire.

Reduce da un disco come A casa tutto bene acclamato da pubblico e critica, dall’ultimo tour di sold out nei più prestigiosi teatri italiani con lo spettacolo  Brunori A teatro: Monologhi e canzoni sull’incertezza e da un esordio televisivo su Rai3 con il programma “Brunori Sa”, programma scritto dallo stesso Brunori che ha raccontato i desideri, le paure e le apparenti contraddizioni della generazione di mezzo a cui appartiene, la doppia data cosentina si preannuncia un evento imperdibile, per chi ama la musica d’autore italiana senza tempo.

Il castello di Vogelod, al TAU Claudio Santamaria e i Marlene Kuntz

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Debutto ufficiale della nuova stagione di prosa e musica del Teatro Auditorium Unical, che il prossimo 27-28 novembre porterà in scena, in esclusiva regionale, uno strepitoso viaggio musicale nella pellicola di Murnau, tra parole e immagini.
La colonna sonora e la sonorizzazione live è affidata ai Marlene Kuntz, formazione granitica fra le importanti dell’alternative rock italiano.

Con il loro suono hanno marchiato a fuoco la scena indipendente del Belpaese e scritto dischi come “Catartica”, “Il vile”, “Ho ucciso paranoia” che li hanno consacrati come band di culto dagli anni ’90 ad oggi.

Ad accompagnare con la sua voce e a condurci ne “Il castello di Vogelod” insieme ai Marlene sarà Claudio Santamaria, uno degli attori più talentuosi della sua generazione. Intenso e credibile nei progetti cinematografici, teatrali e televisivi. Da “Paz” a “L’ultimo bacio”, da “Diaz” a “Lo chiamavano Jeeg Robot”.

Davanti a un capolavoro del cinema muto si resta ammaliati dal rigore delle immagini e dalla capacità del cinema puro di investigare gli sguardi e le azioni. Questa pellicola in particolare e’ estremamente teatrale per l’intreccio e per la claustrofobia che riesce a creare sempre rimanendo al chiuso di quattro pareti. Tratto dal romanzo omonimo di Rudolf Stratz, il film ha in sé il potere di far credere allo spettatore che il confine fra il sospetto e la sicurezza non sia mai netto e che qualcosa o qualcuno sia sempre in grado di confonderli. Una regia che è un occhio onnisciente, che riprende gli alberi e le montagne nell’insieme e che li contrappone a inquadrature claustrofobiche di interni, perché lo sguardo di Murnau si annida ovunque la sua pupilla indagatrice possa carpire i segreti delle sue storie. Mettendo a fuoco le espressioni di certe facce, si sfrutta al massimo l’uso dello spazio a livello psicologico, teso a delineare significati su ciò che sta succedendo ai personaggi dentro il maniero. È in questo modo che l’orrore penetra dall’esterno e dall’interno, ma anche dal presente come dal passato (si fa largo uso di flashback). Le scenografie, a tal proposito, sono naturali, ed è invece più artificiale la luce, che sembra provenire da un passato lontano, rompendo la tranquillità dei personaggi e mettendoli in relazione gli uni con gli altri. Alla regia del film si sovrappone una regia teatrale che aumenta e potenzia la tensione grazie alla colonna sonora dei Marlene Kuntz gruppo rock italiano noto per la loro sensibilità e la ricercatezza delle sonorita’ ruvide e al tempo stesso melodiche , a una scenografia semovente fatta di oggetti concreti e di schermi che consente al film uno spazio tridimensionale per fare in modo che lo spettatore intraprenda un viaggio all’interno della pellicola, e infine grazie alla voce e all’interpretazione di Claudio Santamaria che si fa narratore del- la vicenda ma anche attore agente sulla scena. Il film a tratti prende corpo reale per tornare a perdersi nella virtualità delle immagini in un contrappunto costante di verità e finzione, un gioco di specchi all’infinito per potenziare al massimo la vocazione thriller di questa pellicola che da’ il via a quei filoni cinematografici che poi imbastiranno un vero e proprio genere i cosiddetti “gialli”, sempre molto apprezzati dal pubblico (anche contemporaneo).

Trama del film

Riuniti in un castello, dove si erano radunati per partecipare a una caccia, alcuni uomini di società sono costretti a passare al chiuso il loro tempo a causa delle pessime condizioni atmosferiche. Al gruppo si aggiunge anche il conte Johann Oetsch, che non fa parte degli invitati e che è evitato da tutti perché corre voce sia il responsabile della morte del fratello. Una voce alimentata da un giudice in pensione. Al castello giunge la baronessa Safferstätt, la vedova del morto che ora si è risposata. La contemporanea presenza di Oetsch e della baronessa imbarazza gli ospiti, ma la baro- nessa decide di restare in attesa dell’arrivo di padre Faramund, il consigliere spirituale del suo ex marito, cui vuole confessarsi. Nei giorni seguenti, Oetsch, la baronessa e suo marito, Safferstätt, si accusano a vicenda dell’omicidio. Fino a quando la baronessa confessa che il suo precedente matrimonio si stava rivelando un fallimento, con il marito sempre più interessato ad argomenti spirituali che non a lei. Una sera, in presenza di Safferstätt, amico di lunga data del marito, lei ave- va espresso il bisogno di qualcosa di trasgressivo che la allontanasse dai buoni sentimenti. Il suo desiderio era stato interpretato da Safferstätt come una volontà di liberarsi del ma- rito, così il barone aveva ucciso l’amico. Finalmente libera, la donna si era risposata con Safferstätt, per poi scoprire che quello che la legava al nuovo marito non era nient’altro che il vuoto dei sentimenti. Alla fine della sua confessione, padre Faramund si toglie la finta barba e la parrucca, rive- lando di essere in verità il conte Oetsch. Che può così ribadire la sua innocenza. Al barone Safferstätt non resta che il suicidio, mentre al castello giunge il vero padre Faramund.

Coordinamento del Teatro Calabrese, «Per noi solo ritardi e promesse»

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – «L’iter di studio e conseguente approvazione della nuova legge regionale sul teatro, durato circa tre anni, dopo i proclami politici del Presidente Oliverio, risalenti a dodici mesi or sono, ad oggi, nonostante le reiterate e continue sollecitazioni non ha prodotto alcun effetto sperato. A fine giugno 2018, sono tantissime le azioni e gli atti da compiere al fine di rendere effettivamente operativa la legge nell’applicazione del primo triennio». E’ quanto diffuso in un comunicato del Coordinamento del Teatro Calabrese.

In considerazione di ciò, il coordinamento  ha deciso di indire una conferenza stampa- che si terrà lunedì 25 giugno alle ore 11 nei locali del TAU, all’Unical– con l’intenzione di rendere pubblica la situazione, estremamente grave, che sta condizionando in maniera importante  la nascita del tanto auspicato “sistema teatrale regionale”.

RICHIESTE E AUSPICI

«I ritardi, sommati alle promesse – si legge nella nota-  stanno mettendo letteralmente in ginocchio le imprese teatrali calabresi, sia quelle storiche e consolidate che quelle neonate o “giovani”.Pretendiamo quindi, attraverso questa presa di posizione, un’assunzione di responsabilità da parte del Governo Regionale, in grado di dare risposte concrete al duro lavoro e alla grande pazienza dimostrata.Tale iniziativa è quella che ci pare più opportuna e utile per perseguire l’obiettivo comune e non vanificare gli sforzi finora compiuti».

Al gala di Isabella Sisca ospite d’eccezione Carolyn Smith

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Il suo talento va di pari passo con il suo coraggio: sarà Carolyn Smith l’ospite d’onore della Serata di gala organizzata al teatro Auditorium dell’Università della Calabria, dal Pianeta della Danza di Isabella Sisca. Danzatrice, coreografa britannica, in Italia la Smith è diventato un volto noto grazie al ruolo di presidente di giuria che ha nel talent show di Rai Uno, “Ballando con le stelle”, al quale partecipa dal 2007. Ma la sua storia professionale, si intreccia con quella personale: l’artista combatte da qualche tempo contro un tumore e ha deciso di usare la sua popolarità per diffondere un messaggio positivo, quello di non mollare mai nemmeno nei momenti più difficili.

La Smith arriverà a Cosenza il 1° giugno per ammirare le coreografie delle allieve della scuola di danza di Isabella Sisca, nel corso della Serata di Gala. Sarà lei a  stringere le mani alle danzatrici che eseguiranno il loro passo d’addio e a offrire loro consigli per affrontare al meglio il mondo del professionismo.

Negli scorsi anni il compito fu affidato a Raffaele Paganini, Carla Fracci, Rossella Brescia, tutti entusiasti della preparazione offerta dalla scuola di danza cosentina diretta da Isabella Sisca.

COREOGRAFIE AFFIDATE A GRANDI MAESTRI

Le serate di spettacolo e danza, saranno arricchite dalle coreografie di grandi maestri della danza moderna: Luciano Cannito, regista e coreografo internazionale, reduce da un grandissimo successo in Germania con il suo “Romeo und Julia” e Joe Lampugnani, in arte Jumpin’Joe, coreografo e insegnante, oltre che ballerino e cantante. Tutti i maestri hanno dato il loro contributo, nel corso dell’anno, preparando coreografie originali e organizzando stage di specializzazione per le allieve della scuola di danza che daranno vita, a tre giorni di spettacolo in diversi generi: dal classico, al moderno, dal jazz al contemporaneo. Le altre coreografie della serata, sono invece state realizzate dai maestri della scuola: Stefano De Gaetano, Antonella Monaco, Desirèe Biondi, Michela Castellano, Francesca Crispino, Clorinda Garritano e Isabella Gaudio.

Lo spettacolo chiude un altro anno di grandi affermazioni per gli allievi del Pianeta della danza: molti dei ballerini cresciuti nella scuola, oggi lavorano in grandi compagnie in teatro, in tv e all’estero.

Come la giovane Alessia Marozzo, che ha concluso la sua esperienza al LIM di Roma, diretto dal maestro di tip tap Cesare Vangeli, ed è entrata prima a far parte del corpo di ballo nel talent show di da Paola Perego “Superbrain” e attualmente è impegnata in “Be Happy”, in onda tutte le sere su Raitre.

Mattia De Gaetano, anch’egli studente all’interno del LIM, ha  invece fatto parte della compagnia di giovani talenti che si è esibita a New York nel musical “An italian wedding, since 1940 to 2025”, di Cesare Vangeli, presso il “Jacqueline Kennedy Onassis Theater”, all’interno della Scuola d’Arte dove fu girato nel 1980 il famoso film “Fame”.

Paolo Rizzo, invece, che fa già parte del Junior Balletto di Toscana, è comparso in un estratto del balletto “La Bella Addormentata” di Diego Tortelli, andato in onda sulla Rai.

L’appuntamento, dunque, per il Galà di danza è per il primo giugno, con altre due serate il 2 e il 3 giugno, sempre al Tau dell’Unical, alle 20,30. Biglietti in vendita presso la Scuola, sede di Cosenza, o la sera stessa al botteghino del Tau.

Foto di copertina http://www.ilsussidiario.net/News/Cinema-Televisione-e-Media/2018/3/10/Carolyn-Smith-il-tumore-e-tornato-Ho-ricominciato-la-mia-lotta-Ballando-con-le-Stelle-2018-/810512/

 

Mokadelic al TAU per l’unica data calabrese del tour

RENDE (CS) – I Mokadelic sabato 21 aprile saliranno sul palco del  Teatro Auditorium dell’Unical per l’unica data calabrese del loro tour.

Dopo anni trascorsi a tradurre in musica le immagini di film – tra cui ricordiamo Come Dio Comanda di Gabriele Salvatores e ACAB di Stefano Sollima – e dopo aver contribuito grazie ai loro brani al successo planetario della serie Gomorra, di cui hanno firmato anche la colonna sonora, i Mokadelic hanno deciso di lasciare spazio solo ai suoni e di dare vita ad un album.

Il percorso dei Mokadelic

Nasce così Chronicles, il loro primo album, in cui i suoni si staccano dalle immagini ma mantengono la capacità di raccontare delle storie. Un album doppio che si divide in un primo volume caratterizzato da sonorità che rimandano al post-rock, con pezzi armoniosi e suoni spesso acustici ed un secondo di ispirazione maggiormente elettronica, dalle atmosfere nervose ed elettriche. Un viaggio sonoro in cui la band – composta da Alessio Mecozzi, Cristian Marras, Alberto Broccatelli, Maurizio Mazzenga e Luca Novelli – coniuga tradizione e sperimentazione e racconta di due diversi approcci alla musica, uno umano, caldo e naturale, l’altro duro ed elettronico.

Un’occasione per imperdibile per ascoltare dal vivo la più interessante espressione del post rock italiano – capaci di risvegliare paragoni con Mogwai, Godspeed You! Black Emperor ed Explosions in The Sky e influenzati dai compositori di colonne sonore degli anni ’70 e ’80 – che coniuga atmosfere post-rock a suggestioni ambient malinconiche e rarefatte fino ad arrivare a sonorità dense di melodiche distorsioni e implacabili crescendo.

Info spettacolo e biglietti

Lo spettacolo avrà inizio alle ore 21.00. I biglietti sono disponibili online su www.inprimafila.net e presso i punti prevendita Inprimafila e saranno disponibili presso la biglietteria del TAU solamente la sera stessa dello spettacolo. L’evento è organizzato dal T.A.U – Teatro Auditorium Unical in collaborazione con Be Alternative Eventi ed MK Live.

“Questi fantasmi” al Tau dell’Unical

RENDE (CS) – Una grande eredità teatrale intatta nel tempo: Gianfelice Imparato, insieme a Carolina Rosi e alla Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, affronta uno dei testi cardine di Eduardo: “Questi fantasmi!”. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro auditorium dell’Università della Calabria il 7 e l’8 marzo alle ore 20,30.
Marco Tullio Giordana firma la regia di una storia a tratti farsesca, che racconta la necessità di essere ciechi, di credere senza riserve a una realtà inverosimile, per tutelare se stessi e un ideale di famiglia minato al suo interno.
«Eduardo – spiega nelle note di regia, Giordana – è uno dei nostri grandi monumenti del Novecento. Grandezza che non è sbiadita col tempo. L’attualità di Questi fantasmi! è per me addirittura sconcertante. Il tipo incarnato da Pasquale Lojacono con la sua inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale, l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, non è molto diverso dai connazionali d’oggi. La grandezza di Eduardo sta nel non ergersi a giudice, nel non sentirsi migliore di lui, di loro. Non condanna né assolve, semplicemente rappresenta quel mondo senza sconti e senza stizza. Il suo sguardo non teme la compassione, rifiuta la rigidità del moralista».
“Questi fantasmi!” è una commedia in tre atti, scritta nel 1945 ed è una delle prime opere di Eduardo ad essere rappresentata all’estero, ha raccolto unanimi consensi in tutte le sue diverse edizioni. Un successo assoluto ascrivibile allo straordinario meccanismo di un testo che, nel perfetto equilibrio tra comico e tragico, propone uno dei temi centrali della drammaturgia eduardiana: quello della vita messa fra parentesi, sostituita da un’immagine, da un travestimento, da una maschera imposta agli uomini dalle circostanze.
La commedia, dopo Napoli Milionaria!, è la seconda della raccolta Cantata dei giorni dispari. Eduardo si ispirò, probabilmente, per la sua realizzazione a un episodio di cui fu protagonista suo padre, Eduardo Scarpetta. Racconta infatti quest’ultimo che la sua famiglia, in ristrettezze economiche, fu costretta a lasciare la propria abitazione da un giorno all’altro. Il padre riuscì a trovare in poco tempo una nuova sistemazione, all’apparenza eccezionale, in rapporto all’affitto ridottissimo da pagare. Dopo alcuni giorni si chiarì il mistero: la casa era frequentata da un impertinente “monaciello”. (Ph. Filippo Manzini)

Al TAU di scena “Macbettu”, l’opera di Shakespeare, tradotta in sardo

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Questa sera al Teatro Auditorium Unical di scena  “M A C B E T T U” di Alessandro Serra tratto dal Macbeth di William Shakespeare con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino. 

Profonda saggezza racchiusa nelle fiabe sui desideri. Il pescatore che vuol essere signore, poi re, imperatore, poi papa, poi Dio e si ritrova pescatore. Il sublime di questa fiaba è che è sua moglie a spingerlo. La lezione è questa: l’ambizione è illimitata, mentre le possibilità reali non lo sono mai; nell’oltrepassarle si cade.

LO SPETTACOLO

Il Macbeth di Shakespeare recitato in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini. L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia. I suoni cupi prodotti da campanacci e antichi strumenti, le pelli di animali, le corna, il sughero. La potenza dei gesti e della voce, la confidenza con Dioniso e al contempo l’incredibile precisione formale nelle danze e nei canti. Le fosche maschere e poi il sangue, il vino rosso, le forze della natura domate dall’uomo. Ma soprattutto il buio inverno. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna. La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura. Uno spazio scenico vuoto, attraversato dai corpi degli attori che disegnano luoghi ed evocano presenze. Pietre, terra, ferro, sangue, positure di guerriero, residui di antiche civiltà nuragiche. Materia che non veicola significati, ma forze primordiali che agiscono su chi le riceve.

“Il sindaco del rione Sanità” di Eduardo De Filippo al Tau dell’Unical

RENDE (CS) – Al Teatro Auditorium Unical dell’Unical arriva l’atteso omaggio a Eduardo De Filippo, portato in scena da Mario Martone. L’8 e il 9 febbraio alle 20,30 andrà in scena “Il sindaco del rione Sanità”. Mario Martone, per la prima volta, dirige un testo del grande drammaturgo napoletano in un allestimento che associa realtà produttive diverse nella realizzazione di un progetto culturale dal forte senso politico e civile.

Tra i produttori, il Teatro Stabile di Torino, la Elledieffe, la compagnia indipendente che porta il nome di Luca De Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, che oltre a rappresentare e proteggere l’immenso patrimonio culturale di una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale italiana, continua una ricerca sul sociale e sul contemporaneo, nel rigoroso segno di Luca che dell’interesse per i ragazzi a rischio aveva fatto l’ultimo impegno della sua vita. Il NEST – Napoli Est Teatro di San Giovanni a Teduccio, uno dei quartieri più popolari e difficili di Napoli, dove un gruppo di giovani, attori, registi, scenografi e drammaturghi hanno ristrutturato una palestra e creato uno spazio per le arti là dove negli anni Ottanta c’era un morto di camorra al giorno. Questo è il quadro da considerare se, oltre gli esiti del palcoscenico, si vuole cogliere appieno la valenza del gesto che solo pochi mesi fa ha persuaso Carolina Rosi ad affidare Il sindaco del Rione Sanità, uno dei testi più cari allo stesso Eduardo, al regista Mario Martone e al giovane Francesco Di Leva (che nello spettacolo interpreta il ruolo del “sindaco” Antonio Barracano), attore apprezzato al cinema e in teatro, co-fondatore del NEST insieme a Adriano Pantaleo, Giuseppe Miale Di Mauro e Giuseppe Gaudino anche loro parte integrante di questo progetto.

La trama

“Il sindaco del rione Sanità” è una commedia in tre atti scritta ed interpretata da Eduardo De Filippo, inserita dall’autore nella raccolta Cantata dei giorni dispari. Il protagonista, Antonio Barracano (Francesco Di Leva), è “il sindaco” della Sanità. Qui amministra le vicende del rione, un “uomo d’onore” che distingue tra “gente per bene e gente carogna”. In una sorta di ribaltamento del sistema legalitario, Don Antonio si avvale da anni dell’aiuto di Fabio Della Ragione (Giovanni Ludeno), un medico che, con la sua opera, sostanzialmente impedisce di portare alla conoscenza della Legge i risultati delle sparatorie e dei regolamenti di conti che avvengono nel quartiere. Chi “tiene santi” va in Paradiso e chi non ne tiene va da Don Antonio, è così da sempre. Quando però gli si presenta disperato Rafiluccio Santaniello (Salvatore Presutto), il figlio del fornaio, risoluto ad ammazzare il padre Arturo (Massimiliano Gallo), Don Antonio, cogliendo nel giovane la stessa determinazione che lo spinse all’omicidio in gioventù, si propone come mediatore avviandosi così all’incontro fatale con Arturo.

(Foto: ©Photo Mario Spada)

 

TAU, il 30 e il 31 gennaio in scena “Scannasurice”

RENDE (CS) – Il prossimo appuntamento di Festivart Meridiano Sud al Teatro auditorium dell’Unical vede in scena un testo scritto da Enzo Moscato dopo il terremoto del 1980 a Napoli: “Scannasurice”.
Lo spettacolo, nel nuovo allestimento con la regia di Carlo Cerciello, andrà in scena il 30 e il 31 gennaio alle ore 20,30 e prevede solo 120 posti disponibili, per data, direttamente sul palcoscenico. Il testo, interpretato da Imma Villa, è una sorta di discesa agli “inferi” di un personaggio dall’identità androgina, nell’ipogeo napoletano dove abita, all’interno di una stamberga, tra gli elementi più arcani della napoletanità, in compagnia dei topi – metafora dei napoletani stessi – e dei fantasmi delle leggende metropolitane partenopee, dalla Bella ‘mbriana al Munaciello, tra spazzatura e oggetti simbolo della sua condizione, alla ricerca di un’identità smarrita dentro le macerie della storia e della sua quotidianità terremotata, fisicamente e metafisicamente.
Il personaggio fa la vita, “batte”, è originariamente un “femminiello” dei Quartieri Spagnoli, ma i femminielli di Enzo Moscato sono creature senza identità, quasi mitologiche. Per questo ne è interprete un’attrice, che del personaggio esalta l’ambiguità e l’eccesso. Sarà cieca Cassandra, angelo scacciato dal Paradiso, sarà maga, sarà icona grottesca e disperata, ma sempre poetica. Grazie alla straordinaria interpretazione di Imma Villa, Scannasurice è diventato un piccolo classico, vincendo moltissimi premi, tra i quali il prestigioso Premio della Critica 2015 come migliore spettacolo.

 

Credits
“Scannasurice” di Enzo Moscato
regia Carlo Cerciello
con Imma Villa
scena Roberto Crea
suono Hubert Westkemper
musiche originali Paolo Coletta
costumi Daniela Ciancio
disegno luci Cesare Accetta
aiuto regia Aniello Mallardo
produzione Elledieffe, Teatro Elicantropo / Anonima Romanzi, Napoli