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Mal’essere o essere? Al Tau l’Amleto tra rap e “napoletano”

RENDE (CS) – Mettere in scienza l’Amleto è senza dubbio un atto di grande fatica, perché rischi di lasciare sempre qualcosa che l’Autore inglese non ha voluto tralasciare, perché rischi di “sporcare” l’opera con qualcosa che ne danneggerebbe la sua natura.

I tentativi poi di tradurlo in un’operazione contemporanea alza maggiorente l’asticella ed il rischio si fa ancora più grande. Eppure l’attualità della sofferenza di Amleto la riscontriamo ancora oggi come ieri. L’aspetto più intimo del dolore di un uomo che oscilla tra dubbi e irresolutezze, si coglie ieri come si coglie oggi.

Ma sul palco del TAU dell’Università della Calabria c’è qualcos’altro, oltre al dolore intimo del protagonista c’è una messa in scena che tiene conto dell’opera specchio in cui tutti ci ritroviamo. Un’opera che manifesta più che l’essere o il non essere, il malessere del dilemma che Davide Iodice rintraccia nei quartieri di Napoli.

Mal’Essere è infatti il dramma ideato da Davide Iodice che ne cura anche drammaturgia e regia, <<una dolorosa necessità, un modo per riflettere e dire una parola mia su Napoli. In questo tempo di “paranze de criature” e di “criature morti ammazzati”, di padri che mandano – ancora – i figli alla strage, nell’Elsinore dove vivo, tra Forcella e Sanità, qui mi riappare l’ombra di Amleto, qui sento che non è una questione dell’essere o non essere ma di mal’essere, nel senso doppio della nostra lingua che dice insieme di persona cattiva ma anche di un profondo scoramento, esistenziale: essere o non essere il male, piuttosto».

Il napoletano è la lingua che in mano dei rapper campani traduce una delle opere forse più discusse delle tragedie shakesperiane dando voce all’incertezza di un destino che non sa scegliersi, alla lacerazione tra contrastanti impulsi psicologici, storici, culturali, dove l’inazione del protagonista invita da una parte ad indagare l’agire umano, dall’altro a cogliere le angosce del passaggio di un’epoca . Una tragedia che, attualizzata, si consuma nei quartieri periferici e che i rapper, con rabbia e amore, hanno tradotto gridando i dolori di una vita in bilico tra l’essere e mal’essere con grande impegno e responsabilità.

Ancora una volta sono loro a chiudere lo spettacolo con la canzone siamo tutti Ofelia, la giovane vittima di una società violenta che muore senza capire i motivi della tanta cattiveria.

Tuttavia Ofelia non muore perché nella speranza di una voglia di riscatto c’è una Napoli buona che vede sbocciare come un candido fiore, nei sobborghi abbandonati, la voglia di non darsi per vinto.

Bravissimi tutti i giovani attori Salvatore Caruso, Luigi Credendino, Veronica D’Elia, Angela Garofalo, Francesco Damiano Laezza, Marco Palumbo, Antonio Spiezia

Lo spettacolo è stato accompagnato dalla musica dal vivo e con i rapper attori Gianni ‘O Yank De Lisa, Vincenzo Oyoshe Musto, Paolo Sha One Romano, Damiano Capatosta Rossi, Peppe Oh Sica.

Mentre la riscrittura in napoletano è di Gianni ‘O Yank De Lisa (Fuossera), Pasquale Sir Fernandez (Fuossera), Alessandro Joel Caricchia, Paolo Sha One Romano, Ciro Op Rot Perrotta, Damiano Capatosta Rossi.

Gran gala al Tau per l’inaugurazione dell’anno accademico

RENDE (CS) – Giovedì 21 alle ore 19 presso il Teatro dell’Unical si terrà il tradizionale concerto inaugurale per l’A.A. 2017/18.

In programma la Sinfonia Incompiuta di Franz Schubert ed il Peer Gynt di Edgard Grieg e una particolare esecuzione di canti tipici della tradizione natalizia europea in collaborazione con il Coro Polifonico Universitario della Calabria diretto da Maria Carmela Ranieri e Carmela Feraco. Il Coro del Conservatorio di Musica di Cosenza è diretto da Luciano Luciani. Maestro concertatore e direttore sarà Marco Titotto. Più di 100 i professori d’orchestra, allievi e coro coinvolti per un appuntamento che vuole essere anche particolare momento di scambio augurale per le festività natalizie tra istituzioni e la città.

«È importante perché consolida – dice il direttore del Conservatorio M° Giorgio Feroleto – ancora di più il rapporto di collaborazione tra l’Università della Calabria ed il Conservatorio di Cosenza da diversi anni in sinergia culturale ed artistica».

La serata musicale sarà introdotta da Anna Innocenza Runco e Luca Bruno, docenti di Storia della Musica, con una breve presentazione sull’idea del Viaggio nell’orchestra romantica, come testimonianza di crescita e di ricerca continua.

Il concerto inaugurale dell’anno accademico rimane appuntamento di prestigio culturale per la città di Cosenza,  conferma il direttore Feroleto,  e si caratterizza per un importante impegno per tutto il territorio calabrese da parte dell’istituzione musicale che, ad oggi, conferma il suo trend di crescita continua sia per l’offerta formativa e didattica sia per l’indice di gradimento.

 

 

Tau Unical, con la Spleen Orchestra nelle atmosfere dei film di Tim Burton

 Un omaggio a Tim Burton va in scena sul palco del Teatro Auditorium dell’Università della Calabria. Il prossimo martedì 12 dicembre, infatti, è in programma il progetto musical-teatrale The Spleen Orchestra-Tim Burton Show.

A farla da padrone le atmosfere gotico fiabesche e i brani tratti dai più celebri film di Tim Burton, rigorosamente eseguiti dal vivo. Non mancheranno trucchi, costumi, scenografie, proiezioni ed effetti speciali per un folle viaggio sulle note dello straordinario autore delle colonne sonore Danny Elfman. Il risultato è un cn circo freak all’insegna dell’immaginario di Burton.

La Spleen Orchestra nasce nel dicembre 2009 quando viene proposto a Silvano Spleen, pianista e compositore con una passione smisurata per il regista americano, di organizzare una serata omaggio a Tim Burton. Inizia così il reclutamento di personaggi in linea con l’originalità del progetto che si sta delineando; vecchi soci di gavetta dell’underground musicale, ma anche artisti, artigiani saltimbanchi e poeti. L’idea è quella di raccontare il celebre regista attraverso un proprio linguaggio musicale e scenico mantenendo intatto lo spirito poetico delle pellicole. Cercando di riproporre, con un taglio “indie”, l’immaginario musicale e visivo di estrema ricchezza e complessità per un vero e proprio viaggio attraverso i film di Tim Burton. Con questo spettacolo, in grado di riunire la magia del teatro e la dinamicità di un live musicale, gli otto componenti della Spleen Orchestra hanno calcato i palchi negli ambiti più disparati.

Lo spettacolo fa parte della rassegna Festivart2017 – MeridianoSUD, cartellone di 11 spettacoli che coniuga tradizione e contemporaneo, ed è organizzato da Be Alternative Eventi ed MkLive grazie al sostegno del Teatro Auditorium dell’Università della Calabria.

Tra i media partner dello spettacolo burtoniano della Spleen Orchestra: Nerd30, Cosenza Comics & Games, Lamezia Comics & Co, PonteRadio Unical e CosenzApp.

 

Enrico IV al TAU, la commedia tragicomica pirandelliana con Angelica Ippolito

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Carlo Cecchi con “Enrico IV” torna a Luigi Pirandello dopo i memorabili allestimenti di “L’Uomo, la bestia e la virtù” e “Sei personaggi in cerca d’autore”. Lo spettacolo, il secondo nel cartellone del Teatro auditorium dell’Unical, andrà in scena mercoledì 29 novembre alle 20,30. Enrico IV è una pietra miliare del teatro pirandelliano e della sua intera poetica, portando in scena i grandi temi della maschera, dell’umorismo, dell’identità e del rapporto tra forma e vita, sullo sfondo della contraddittorietà tragicomica della nostra esistenza. Il testo narra la vicenda di un uomo che da circa vent’anni veste i panni dell’imperatore Enrico IV – prima per vera pazzia, poi per abile inganno per simulare una nuova vita, e infine per drammatica costrizione e diventa così l’emblema del legame pirandelliano tra maschera e realtà. La vicenda è quella di un nobile che aveva partecipato ad una mascherata in costume, nella quale impersonava Enrico IV; alla messa in scena prendevano parte anche Matilde, donna di cui era innamorato, ed il suo rivale in amore Belcredi. Quest’ultimo disarcionò Enrico IV, il quale, nella caduta, battè la testa e si convinse di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. Dopo dodici anni, però, Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per sottrargli Matilde. Decide così di fingersi ancora pazzo, di immedesimarsi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa. Cecchi ha troppo rispetto per Pirandello per tradirne il messaggio, eppure ha deciso un adattamento che riduce i tre atti originari a uno soltanto, della durata di poco più di un’ora e mezza. Ha snellito i dialoghi troppo lunghi, ha limato la lingua. Resta il celebre monologo sulla pazzia, cuore del dramma. E poi, il suo Enrico IV prende la decisione di fingersi pazzo subito dopo essersi riavuto dall’incidente: il mondo, all’improvviso, gli pare così assurdo e grottesco, da indurlo a scegliere la follia.

Credit:

Enrico IV di Luigi Pirandello

adattamento di Carlo Cecchi

scene di Sergio Tramonti

costumi di Nanà Cecchi

luci Camilla Piccioni

regia di Carlo Cecchi

assistente alla regia Dario Iubatti

assistente alle scene Sandra Viktoria Muller

 

Tau Unical, si conclude il premio “Luciano Luciani”. Domani Cristiano Burato in concerto

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Si avvia al gran finale l’edizione numero sette dell’International Music Award “Luciano Luciani”, la manifestazione finanziata dalla regione Calabria e promossa dall’ICAMS (Istituto Calabrese Arte Musica e Spettacolo), presieduto dal maestro Paolo Luciani, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Rende e la collaborazione del Conservatorio di Musica “S. Giacomantonio” e dell’Università della Calabria, tra gli altri. Così, il prossimo venerdì 24 novembre a partire dalle 20.30 sul palco del Teatro Auditorium dell’Unical, si svolgerà la cerimonia di premiazione dei vincitori dei tre concorsi, scelti dalle giurie. A contedersi l’ambito riconoscimento saranno musicisti provenienti da Italia, Austria, Svizzera, Romania, Argentina, Canada, Corea del Sud, Cina e Giappone. Nel corso della serata, inoltre, sarà consegnato anche il Premio Mario Russo. A poco più di un anno dalla scomparsa del musicista-pittore, l’ICAMS ha voluto istituire questo premio per ricordarne il talento.

Domani sera, inoltre, dalle 20.30 in poi è in programma presso il Teatro Auditorium dell’Università della Calabria il recital pianistico di Cristiano Burato, uno tra i maggiori pianisti della sua generazione, esibitosi in alcune delle sale più prestigiose d’Italia e del mondo. Il recital pianistico prevederà: Beethoven, con 32 variazioni in do minore; Mendelssohn, con Variationsserieuses; Bach-Busoni, con Ciaccona; Chopin con la Sonata n° 3 op 58.

 


 

 

 

 

 

Tau Unical, al via la nuova stagione con “Quel gran pezzo della Desdemona”

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Tutto pronto per la messa in scena di “Quel gran pezzo della Desdemona” di Luciano Saltarelli al Teatro Auditorium Unical. Il sipario si alzerà il prossimo 23 novembre alle 20.30 con la prima esclusiva regionale della produzione firmata da Napoli Teatro Festival Italia, Teatri Uniti, Casa del Contemporaneo in collaborazione con l’Università della Calabria. Si tratta di una commedia originalissima nel suo genere, che contamina in maniera bizzarra la tragica, articolata e ineluttabile trama dell’Otello di Shakespeare con il registro della commedia sexy degli anni ’70. Il testo, riscritto da Saltarelli, si ispira, oltre che al capolavoro shakesperiano, alla novella di Giraldi Cinzio, letterato e poeta del ‘500: «Nella novella – ha spiegato l’autore e regista – il capitano Moro e Desdemona sono i protagonisti della storia, accanto a loro un alfiere infingardo e un luogotenente. Sarà Shakespeare a regalare un nome a Otello, a Jago e a Cassio e a rielaborare in modo deciso la novella originale. È questo il motivo per cui ho ritenuto lecito riferirmi alla nomenclatura di Cinzio riguardo ai due amanti e di concedermi qualche libertà sulla scelta dei nomi degli altri personaggi, deformandoli per necessità e ruoli che si modificano nel passaggio agli anni ’70». La vicenda si svolge negli anni che vanno dal 1969, anno del primo uomo sulla luna, fino al 1978, anno dell’assassinio di Aldo Moro, nella Milano da bere. In questo spazio-tempo sono presenti la commistione di suggestioni, luoghi comuni e personaggi tipici del filone cinematografico che ottenne grande successo di pubblico in quegli anni: abbiamo il cummenda Brambilla, proprietario illustre di una fabbrica di manichini, padre della bella e svampita Desdemona; l’operaio emigrato dal sud Moro con la sua tuta blu, un omone dal gran cuore e fortemente devoto al lavoro, Iago il cospiratore, operaio che parla in napoletano ed ha una moglie dalla forte indole femminista e dalla dubbia sessualità; infine Cassiolo, anch’egli operaio, romano, innamorato della bella figliola di Brambilla. Sullo sfondo una Milano immersa nell’industria e nei conflitti di classe, ma anche una città devastata dagli atti terroristici degli anarchici.

NOVITà AL TAU

Con l’avvio della stagione quest’anno il Cams ha deciso di lanciare un contest sulla pagina facebook dal titolo “Un foyer per due”. Basterà scattare una foto, prima o dopo lo spettacolo nel foyer del Tau, tra chi entra o chi esce. Riti, gesti, soddisfazioni o noia di chi va a teatro, ma senza mai fotografare i volti. Le foto dovranno essere postate sul profilo Fb del Tau e saranno votate con i like degli utenti. Alle ore 12 del giorno che precede il nuovo spettacolo in cartellone (in questo caso le ore 12 del 28 novembre), i responsabili della pagina Fb controlleranno la foto più votata e l’utente che l’ha postata vincerà due biglietti (in questo caso “Enrico IV” in programma il 29 novembre).

Unical, presentata la stagione del Tau

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Il TAU, Teatro Auditorium Unical, ha presentato il cartellone relativo alla prossima stagione. Nel corso della conferenza stampa odierna l’attenzione è stata posta nei confronti della realtà del campus calabrese. Un punto di riferimento testimoniato dal finanziamento ricevuto dalla Regione Calabria per le prossime tre programmazioni annuali.

Fabio Vicenzi e il rettore Crisci

A illustrare il ricco cartellone è stato il responsabile del Tau, Fabio Vincenzi, che ha spiegato il filo conduttore di una rassegna. «Il nostro – dichiara Vincenzi – non è un elenco di titoli avulso da un contesto. Si tratta di una scelta precisa di spettacoli di alta qualità, che omaggiano la tradizione e propongono sperimentazione».

Il programma della stagione teatrale all’Unical

Si partirà con due esclusive regionali. Il 22 e 23 novembre con “Quel gran pezzo di Desdemona” di Luciano Saltarelli. Si tratta di un’originale commedia che nasce dalla bizzarra contaminazione della trama tragica, articolata e ineluttabile dell’Otello di Shakespeare. A ciò si aggiunge il registro della commedia sexy. Il 29 novembre arriva all’Unical Carlo Cecchi con “Enrico IV” di Luigi Pirandello. Uno studio sul significato della pazzia e sul rapporto, complesso e inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità.

Il 7 dicembre Franco Branciaroli veste i panni di “Medea” di Euripide con traduzione di Umberto Albini. La data al teatro dell’Unical sarà l’unica occasione per godere dello spettacolo in Calabria.
Il 13, 14 e 15 dicembre l’azione teatrale si sposta al Piccolo teatro Unical con la “Commedia all’italiana” di Libero teatro di Max Mazzotta. Uno spettacolo in tre atti ambientato in un teatro di posa negli studi cinematografici di un’ipotetica Cinecittà.

Unical, ancora tanti eventi nel 2018

Si prosegue a gennaio, il 24 e il 25, con “Mal’essere” dall’Amleto di William Shakespeare con ideazione, drammaturgia e regia Davide Iodice in una originale riscrittura in napoletano. Il 30 e 31 gennaio andrà in scena “Scannasurice” per la regia Carlo Cerciello con Imma Villa. Scritto da Enzo Moscato dopo il terremoto del 1980 a Napoli, Scannasurice è un testo che porta in sé il segno evidente di quel sommovimento tellurico che spinge verso l’effetto disgregante piuttosto che quello rigeneratore di energie.

L’8 e il 9 febbraio arriva “Il sindaco del rione sanità”. Il capolavoro eduardiano è traslato ai giorni nostri. Si prosegue il 20 e 21 febbraio co “Macbettu”
di Alessandro Serra tratto dal Macbeth di William Shakespeare in una particolare versione con traduzione in sardo.

Il 7 e 8 marzo torna ancora Eduardo con “Questi fantasmi”, in esclusiva regionale al Tau. Marco Tullio Giordana firma la regia di una storia, a tratti farsesca, che racconta la necessità di essere ciechi, di credere senza riserve a una realtà inverosimile, per tutelare se stessi e un ideale di famiglia minato al suo interno. Una produzione firmata dalla Compagnia di Teatro di Luca De Filippo.

Completano la stagione, con date da definire, “Vangelo” di e con Pippo Delbono e le musiche di Enzo Avitabile oltre a “Totò che tragedia!” spettacolo di teatro musicale.

La omisión de la familia Coleman inaugura la stagione del TAU

RENDE (CS) – Potrebbe vivere in Argentina ma anche in Italia, una famiglia che vive oltre il decadimento, uno sfacelo che vive segreto in una casa che li blocca come se fosse la loro prigione, dove ognuno costruisce il proprio spazio all’interno degli spazi condivisi ma inconciliabili, dove le situazioni più assurde diventano un quotidiano “nella norma”, dove la violenza sembra essere naturale mentre il penoso viene ignorato dal resto della famiglia

E’ il caso della famiglia Coleman, un classico del teatro contemporaneo (La omisión de la familia Coleman) che continua a riscuotere successo sui palcoscenici internazionali, scritto e diretto dal regista e drammaturgo argentino Claudio Tolcachir.

Trentasette anni, erede degli artisti militanti della generazione precedente, rispose all’endemica carenza di finanziamenti in campo culturale fondando Timbre4, la compagnia teatrale che porta in scena lo spettacolo. Ed è proprio in questo contesto che nasce la “genealogia” della famiglia Coleman e con essa un vero e proprio caso teatrale. Dal giorno del debutto, avvenuto nel 2005 in quella stessa casa, lo spettacolo ha registrato uno straordinario successo collezionando numerosi riconoscimenti e incantando pubblico e critica di più di 30 paesi nel mondo per giungere nei più importanti teatri europei. Applaudito da 261.040 spettatori, con all’attivo circa 1900 rappresentazioni, di cui 315 realizzate all’estero partecipando ad oltre 50 festival internazionali e visitando 22 paesi.

Tolcachir trascina il pubblico nella sua Buenos Aires. Eppure, in un mondo dove la violenza diventa spesso l’unica forma di comunicazione, esistono la tenerezza e l’affetto. Lo spettacolo di una casa e di chi la abita, presentato in uno spazio scenico che accoglie lo spettatore e lo sommerge, narrando di un’assurda, struggente quotidianità.

<<Il fatto che Timbre4 e il nuovo teatro argentino – racconta Tolcachir – siano nati durante la crisi argentina non è stato calcolato né progettato. Piuttosto, si è trattato di una sorta di reazione istintiva di fronte a quello che ci stava succedendo intorno: un vero disastro, un panorama a dir poco deprimente >>

L’artista insiste molto sui termini artigianali di tutta l’operazione, e del valore che simili condizioni possono rappresentare per il processo creativo.

Tolcachir parte dalla singola individualità per sviluppare un lavoro di puntuale artigianato teatrale. Chiede di concentrarsi sui dettagli più minuti, di interpretare il proprio ruolo per quanto possibile anche fuori dal laboratorio; di immaginare com’era da bambino o come potrebbe essere fra vent’anni.

“Il caso della famiglia Coleman”

A sovraffollare la scena la numerosa e problematica famiglia Coleman, che vive  in un piccolo appartamento, una famiglia numerosa e problematica composta da una nonna, una figlia e quattro nipoti dove le regole sono sovvertite: la nonna occupa il posto della madre e la madre si presenta come una bambina immatura che vive nella propria fantasia. Ci sono due gemelli di cui uno riempie il vuoto oscuro di un padre assente. Alla figlia tocca il ruolo della madre ideale visto che è l’unica che lavora e porta i soldi in una casa che sprofonda. 

La scenografia è scarna, con un mobilio fatiscente, dove i Coleman trovano vita in tuta e ciabatte.

Ad ogni scena si scopre qualcosa di più sui rapporti e sui vincoli di parentela che governano la vita di questa famiglia. Il centro gravitazionale è nonna Leonarda, che gestisce le nevrosi di sua figlia Memè e dei quattro nipoti. Nel momento in cui la nonna viene ricoverata in ospedale per un malore, la famiglia è costretta ad uscire dal guscio del proprio salotto e a presentarsi al mondo ed Edoardo, il dottore che ha in cura la nonna, cerca di fare chiarezza sullo stato di anomalia che presentano i Coleman.

Tolcachir scava a fondo nel paradosso dei rapporti umani, tenendosi in equilibrio tra disperazione e leggerezza. I Coleman sono un caso sociale e psichiatrico debordante; rinchiusi in tale claustrofobia non riescono a non odiarsi ma neppure a separarsi, con una interpretazione di attori straordinariamente bravi. Personaggi al limite, situazioni assurde, dialoghi schizofrenici in lingua originale sopratitolati.

Con questo spettacolo il teatro Auditorium dell’Unical inaugura la sua stagione…siamo curiosi di vedere quali altre sorprese ci riserva.

 

Tau, al via la nuova stagione teatrale. Si parte con “La omisión de la familia Coleman”

 

 ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Al via la nuova stagione teatrale del Tau. Il primo appuntamento è per mercoledì 18 ottobre alle ore 20.30  La omisión de la familia Coleman – Il caso della famiglia Coleman, dell’autore e regista argentino Claudio Tolcachir. Divenuto un classico del teatro contemporaneo che continua a calcare i palcoscenici internazionali, lo spettacolo scritto e diretto da Tolcachir trascina il pubblico nella sua Buenos Aires, nel caotico microcosmo di una famiglia che vive al limite della dissoluzione, in una casa che ospita i suoi membri e insieme li rende prigionieri, in cui ognuno è “condannato” a lottare per salvaguardare il proprio spazio vitale, in cui si ama e si odia con la stessa intensità e quello che non si dice è più dannoso di quello che si dice. Come in un complicato sistema di scatole cinesi, un universo scomposto e agitato da un’energia febbrile, le solitudini si incastrano ed emergono gli egoismi dei singoli, tutti responsabili di piccole crudeltà quotidiane. Eppure, in un mondo dove la violenza diventa spesso l’unica forma di comunicazione, esistono la tenerezza e l’affetto. Una sorta di Parenti serpenti in stile argentino, lo spettacolo di una casa e di chi la abita, presentato in uno spazio scenico avvolgente che accoglie lo spettatore e lo sommerge, narrando di un’assurda, struggente quotidianità. A sovraffollare la scena la numerosa e problematica famiglia Coleman, composta da una nonna, una figlia e quattro nipoti, ma le regole sono sovvertite: la nonna occupa il posto della madre e la madre si presenta come una bambina immatura che vive nella propria fantasia. Ci sono due gemelli. Uno riempie il vuoto oscuro di un padre assente: violento, alcolista, e ladro. Alla figlia tocca il ruolo della madre ideale: è l’unica che lavora e porta i soldi in una casa che sprofonda. Ogni personaggio ricava un proprio angolo nell’ angusto spazio disponibile, popolato da più voci che, tra disperazione e leggerezza, si alternano e si sovrappongono senza riuscire a comunicare. Nello spettacolo non c’è spazio per la malinconia, ma un perfetto equilibrio tra dramma e humour nero, che insegue la verità sentimentale e rivelerà il meglio e il peggio di ogni personaggio per restituire in scena il paradosso dei rapporti umani e dell’animo umano.

Gala di danza al TAU, Raffaele Paganini: «Tutti i ragazzi meritano l’applauso»

RENDE (CS) – Un’arte antica come l’uomo, l’espressione di corpi in movimento che vibrano. Il Teatro auditorium dell’Università della Calabria ha fatto da culla e custodia alle passioni e ai sogni dei tanti allievi di danza che ieri sera si sono esibiti nella serata di gala organizzata da Pianeta danza di Isabella Sisca. coreografia VeltriVibranti, passionali e ipnotiche le due coreografie di Antonella Monaco e Virginia Veltri eseguite dagli allievi dell’ottavo corso di classico che si sono esibiti in “Winnet passion” sulle magiche note di “Libertango” del geniale compositore argentino Astor Piazzolla; un’ atmosfera suggestiva dai toni vermigli per una danza che ha il sapore piccante di un bacio mai dato impreziosita anche dall’esibizione della giovane promessa della danza Giovanni Mussuto che ha superato l’audizione per la Scuola di balletto di Roma e delle coreografe Antonella Monaco e Virginia Veltri. Intenso e intimo l’assolo della punta di diamante di Pianeta danza Clorinda Garritano ne “Lo specchio di sé”; coinvolgenti e briosi Cesare Vangeli e Cristina Pensiero- protagonisti tra l’altro de “Il giorno della tartaruga “ di Pietro Garinei e Sandro Giovannini andato in scena al “Sistina” di Roma- nel loro tip tap; Alessia Marozzo nei panni di Kethy Selden de “Cantando sotto la pioggia”. coreografia cannitoUn affresco delle donne del Sud, le tarantolate pugliesi, per la “Pizzica delle 3 – ¼” del regista e coreografo internazionale Luciano Cannito che da tre anni collabora con Pianeta danza che ha firmato anche una seconda coreografia, l’onirica e struggente “Memories” . Non sono mancate incursioni teatrali come la trasposizione del musical “Annie, la felicità è contagiosa” le cui coreografie sono state curate da Cesare Vangeli e Valentina Pulzella, e, “Hamletmachine”, l’adattamento dell’attore e regista cosentino Franco Monaco del dramma postmoderno del commediografo tedesco Heiner Muller liberamente ispirato alla tragedia shakespeariana “Amleto” . «Non posso che essere contento di quello che avviene questa sera a Rende, una città con una vita culturale attiva- commenta il Magnifico Rettore Gino Mirocle Crisci- i miei complimenti non sono astratti », «Quattro ore di coreografie interessanti sono scivolate in fretta, tutti i ragazzi meritano l’applauso- commenta entusiasta il super ospite della serata, l’etoile Raffaele Paganini, il fuoriclasse delle punte che lo scorso 22 gennaio aveva presieduto in veste di presidente di giuria  il concorso “ Blackout in danza” vinto dalle allieve del corso di perfezionamento in classica  di Pianeta danza con una coreografia di Stefano De Gaetano». Applausi a scena aperta per Raffaele Paganini, Luciano Cannito e tutti gli altri ospiti di una serata che ha registrato il soldout e che si è conclusa con i saluti alle ballerine della scuola che si sono esibite nel loro passo di addio. «Chi ha una passione trova la chiave della felicità nella vita- ricorda al pubblico Luciano Cannito», e i ragazzi hanno di mostrato di averne tanta.

Rita Pellicori