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Siamo tutti delle “Isole nella rete”

COSENZA – Siamo tutti dei nodi multiformi e cangianti che si muovono nella rete, non solo quella virtuale dei social network ma anche quella della vita reale fatta di incontri, scontri e relazioni face to face. Siamo delle isole nella rete e grazie a dei fili invisibili ci spostiamo continuamente per comunicare con gli altri individui e costruire, così, la nostra identità. L’identità e ciò che contraddistingue e sorregge ogni individuo e si viene a delineare grazie all’incontro/scontro con l’altro da sé, con il diverso.

È su questa tematica che ruota l’intero progetto presentato, questa mattina, al Teatro dell’Acquario e denominato “Islotes en Red” ovvero “Isole nella rete” (per il programma completo www.teatrodellacquario.com). Si tratta di un progetto finanziato dal Programma Cultura della Commissione europea e ha lo scopo di mettere in comunicazione diverse compagnie teatrali, diverse isole che si incontrano e mettono in scena le differenze che intercorrono tra le varie culture utilizzando, però, lo stesso mezzo: l’arte. È un progetto che coinvolge Spagna, Germania, Portogallo e Italia, una collaborazione continua e prolifera che ha dato vita all’Island on the net festival che, al Teatro dell’Acquario, si svolgerà dal 24 Novembre al 16 Dicembre con la messa in scena di quattro diversi spettacoli non solo di prosa ma anche di teatro-danza. Il progetto prevede anche dei workshop per far sì che il pubblico da passivo spettatore si trasformi in fruitore attivo e divoratore di cultura, quattro diversi incontri che, in base agli spettacoli in programma, vedranno coinvolti, in diverse giornate, spettatori, drammaturghi, scrittori e danzatori. Il workshop è compreso nel prezzo del biglietto; 6 euro l’intero e 4 euro il ridotto per gli alunni delle scuole di danza e per gli studenti del Dams dell’Università della Calabria.

La conferenza è stata aperta dall’impetuoso Antonello Antonante che tra battute ed aneddoti vari ha rimembrato “l’importanza del concetto di rete, una rete collaborativa che richiama internet ma anche il teatro che mette in scena le relazioni e recupera la sensorialità”. La parola è poi passata al “virtuale” Mario Caligiuri, Assessore regionale alla Cultura che, non potendo essere fisicamente presente per impegni istituzionali, ha deciso ugualmente di intervenire con una videochiamata su skype dando, senza volerlo, la dimostrazione di quanto il viaggiare nella rete sia ormai di vitale importanza. Un breve ma sferzante intervento quello dell’Assessore che ha ribadito “La cultura unisce e noi stiamo celebrando il teatro, dobbiamo trasformarci da terra che importa a terra che esporta la cultura” e poi una promessa strappata e speriamo non dettata da un impulso del momento “il Centro Rat” – continua Caligiuri – “è una realtà importante e significativa per Cosenza e per la Calabria e, come membro della Giunta Regionale, dichiaro che è possibile diventare partner di tutti i progetti che l’Acquario vorrà sperimentare”. La conferenza si è poi conclusa con le parole erudite dell’Assessore alla Formazione Civica al Comune di Cosenza, Marina Machì soffermatasi volutamente sulla tematica dell’identità, un concetto che, dal suo punto di vista, è per definizione cangiante grazie alla figura dell’altro che permette il cambiamento e garantisce il movimento piuttosto che la staticità. È proprio la necessità di specchiarci nello sguardo dell’altro che ci rende delle isole anomale, delle isole che ricercano terre vicine da esplorare e che, pian piano, si trasformano in penisole desiderose del diverso da sé.

La conferenza è stata anche una ghiotta occasione per “brindare” all’impegno e alla devozione profusa da coloro che portano avanti il teatro e i suoi progetti, l’Acquario è ormai diventato il luogo in cui l’amore per il sapere regna sovrano, una piccola realtà nel centro cosentino che apre spiragli per giovani e meno giovani che, ormai stanchi dell’eccessiva futilità, cercano riparo nella cultura. Una realtà, quella dell’Acquario, purtroppo misconosciuta dall’ente Regionale e che spera nella promessa dell’Assessore Caligiuri per poter, finalmente, veder ripagati i propri sacrifici e riconosciuti i propri meriti.

Annabella Muraca

I monologhi della vagina al Teatro dell’Acquario

COSENZA – Una sala buia illuminata da un solo faro, al centro della scena un cumulo di vestiti, foulard, scarpe, veli dal quale all’improvviso sbuca un volto dal sorriso trionfante che urla orgogliosamente fica.
Così inizia lo spettacolo che si è tenuto ieri sera al Teatro dell’Acquario “I monologhi della vagina” ovvero “U RUCCULU du PICCIUNI”, tratto e tradotto dalla pièces omonima della drammaturga, poetessa, sceneggiatrice e regista statunitense Eve Ensler. Adattamento dialettale dalle varianti in puro cosentino, interpretato da un’intensa Carla Serino con la regia di Dora Ricca che, dopo la sua prima esperienza con Libere di Cristina Comencini, ritorna a dirigere uno spettacolo per adulti.

Un monologo che diventa un coro di molte voci, eversivo, provocatorio, divertente ma anche tragico e visceralmente brutale intermezzato da vivaci momenti musicali sui quali l’interprete si veste e si sveste dei suoi abiti dando sfogo al corpo che si svincola da ogni costrizione per liberarsi in un movimento epifanico.
La sola protagonista è la vagina, un inno all’anatomia femminile che si ribella alla sua condizione storico culturale, quella che la vuole muta e invisibile perché la sola parola desta l’imbarazzo collettivo, per andare incontro alle donne dando voce ai loro bisogni più profondi.
I monologhi hanno un unico tema portante che è quello della femminilità trattata sotto tutti i suoi diversi aspetti, il parto, le mestruazioni, l’orgasmo, il cancro, la violenza.

Sono infiniti gli stati d’animo che si susseguono tra un monologo e un altro ma comunque concordanti nell’antitesi dalla quale prendono forma, umorismo e rabbia si fondono, trasformando la sofferenza nella speranza che una società basata sul rispetto senza prepotenze e abusi sia possibile.
Impone ad urlare perché l’emancipazione femminile, quella vera, passa attraverso la rottura del silenzio, spinge ad indignarsi davanti a ogni forma di violenza, esorta a liberarsi da ogni repressione sessuale per superare quella visione ancora troppo ipocritamente oscena del piacere.

Il teatro ieri sera era quasi pieno, molte le donne di ogni età, pochi forse troppo pochi gli uomini presenti, in realtà proprio loro dovrebbero vederlo per imparare a capire come ascoltare le donne, come rispettarle ma soprattutto per imparare a coltivare un po’  l’empatia che è la sola capace di infrangersi sulla prossimità della violenza.
Al teatro dell’Acquario questo pomeriggio alle 18,00 è prevista una replica dello spettacolo, chiunque lo abbia perso ieri sera ha dunque la possibilità di rimediare.
E’ forte come calcio in faccia, è una folata di vento che alza la polvere su una delle ferite più dolorose dei nostri tempi ma ne vale la pena, perché le parole delle donne quelle che intrecciano cruda realtà e sogno, dramma e poesia sono capaci di dispiegare un coraggio assoluto che ci rende tutte più orgogliose e forti.

Gaia Santolla

Riparte Teatrando s’impara

COSENZA – Il Centro R.A.T. Teatro dell’Acquario, nell’ambito della promozione del teatro per le giovani generazioni, propone la nuova edizione del progetto “Teatrando s’impara”, rivolto alle scuole di ogni ordine e grado. Grazie all’esperienza e professionalità acquisita in trent’anni di attività teatrale, tale progetto è andato sempre più maturando, con risultati molto positivi e una crescita graduale del numero di istituti scolastici e di studenti coinvolti. Il teatro, infatti, è uno straordinario strumento didattico di forte valenza educativa e sono moltissime le scuole che hanno sviluppato un rapporto costante con i linguaggi teatrali. I programmi scolastici hanno recepito questa esigenza inserendo nella propria programmazione proposte che sviluppano tematiche di grande interesse per gli studenti. Questi ed altri elementi danno la misura di quanta importanza si riconosca al linguaggio teatrale nel processo di crescita dei ragazzi e indicano la necessità, ed anche il bisogno, di dare una sempre maggiore sistematicità alla presenza del teatro all’interno del percorso didattico.
Per l’anno scolastico 2012/2013, il progetto prevede oltre ad un ricco cartellone di spettacoli, la possibilità per gli studenti di esercitare il pensiero critico e l’analisi del linguaggio, attraverso la scrittura delle recensioni e l’elaborazione di disegni che saranno selezionati e pubblicati da IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA
La Libreria Mondadori di Cosenza a presentazione del biglietto di uno degli spettacoli in programma applicherà uno sconto del 15%.
Con il progetto “Teatrando s’impara” confermiamo ancora una volta l’importanza dell’impegno di tutti nella tutela della cultura e delle arti, un dovere di chi ancora si sente abitante di una comunità civile.
• Enti proponenti: Provincia di Cosenza – Assessorato alla P.I. e Cultura, Comune di Cosenza – Assessorato alla Scuola,Teatro Stabile di Innovazione della Calabria Centro R.A.T./Teatro dell’Acquario
• Patrocini: Ufficio Scolastico Regionale
• Sponsor in compartecipazione: Amaco S.p.A. (trasposto nella città di Cosenza al costo ridotto di un euro a/r), IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA (promozione del progetto attraverso una pagina dedicata, in 4 diverse fasi del progetto, dove pubblicare le recensioni e illustrazioni degli studenti)
• Sponsor istituzionali: Comuni di Cariati, Castiglione Cosentino, Castrolibero, Castrovillari, Cetraro, Fuscaldo, Mormanno, Palmi, Rosarno, Rossano, Rovito, Villapiana (collaborano al progetto promuovendolo presso le scuole dei loro territori e garantiscono l’uso dei teatri comunali o il trasporto scuola-bus per e da teatro).

La  Conferenza stampa di presentazione del progetto di teatro per le giovani generazioni “TEATRANDO S’IMPARA” si terrà mercoledì 17  ottobre  al Teatro dell’Acquario alle ore 12.00

Alla conferenza stampa sarà presente per il Comune di Cosenza Marina Machì, Assessore alla formazione della coscienza civica, scuola, città a misura di bambino, cittadinanza attiva,  e  per la Provincia di Cosenza Maria Francesca Corigliano  Assessore alla Cultura, pari opportunità e politiche giovanili.

Presentazione quarta edizione di “Famiglie a teatro”

COSENZA – Sarà presentata lunedì prossimo 8 ottobre alle ore 12,00, nella sala adiacente a quella del Consiglio comunale, al terzo piano di Palazzo dei Bruzi, la quarta edizione di “Famiglie a teatro”, l’iniziativa promossa dal Comune di Cosenza e dal Centro RAT/Teatro dell’Acquario, in collaborazione con l’Unicef e la Cooperativa Arca di Noè e destinata a tutte le famiglie della città.

Le 12 rappresentazioni teatrali di cui si compone il cartellone della rassegna avranno inizio il prossimo 14 ottobre e si concluderanno il 12 maggio del 2013.

Le finalità e il programma delle iniziative saranno illustrati nel corso della conferenza stampa alla quale prenderanno parte per il Comune di Cosenza l’Assessore alla formazione della coscienza civica e alla scuola Marina Machì e l’Assessore alla solidarietà e alla coesione sociale e, per il Centro RatTeatro dell’Acquario Dora Ricca.

 

The Shadow Monsters – cultura, condivisione, identità

Era il 1999 quando, a Cosenza, veniva inaugurato il C.I.F.A. – Centro Internazionale Formazione delle Arti – voluto dal Centro R.A.T.(Ricerche Audiovisive e Teatrali) allo scopo di costituire un «luogo di formazione ad alto perfezionamento per artisti, operatori e tecnici dello spettacolo in genere; un centro internazionale, in quanto questo intento è sempre stato rivolto anche al di fuori dei confini regionali e nazionali, con la promozione di attività che coinvolgessero i giovani favorendone l’accrescimento artistico culturale soprattutto per mezzo del confronto con altre culture.

Integrazione e condivisione, il leit motiv alla base delle attività del centro che, in questo periodo, è impegnato per la seconda edizione consecutiva con l’organizzazione di un progetto che rientra nel piano di finanziamenti europei Youth Action 1.1.
The Shadow Monsters questo il titolo del progetto, è rivolto a giovani tra i 15 e i 30 anni (con preferenza verso la fascia dei teenager) provenienti da tre diverse nazioni partner: Italia, Lituania e Polonia. Capofila del progetto è l’Italia che è rappresentata per l’appunto dal C.I.F.A., che noi abbiamo incontrato nelle vesti di Maria Scalese, una delle responsabili, promotrice dell’evento.
E’ stato difficoltoso trovare materiale informativo riguardo al progetto: come mai questa scarsa pubblicità?
Il progetto non prevede un bando pubblico vero e proprio, ma è rivolto a giovani che hanno già partecipato a uno scambio internazionale con l’ente promotore o sono comunque attualmente iscritti alle attività formative del R.A.T. Dunque la “notizia” è stata trasmessa ai diretti interessati o a persone che con le loro attività “ruotano” attorno al Teatro dell’Acquario per via informale, con preferenza verso i giovani che hanno partecipato al progetto dello scorso anno dal nome The world in the box che pure vedeva impegnati ragazzi provenienti dall’est Europa.
Il comunicato riguardo la selezione è stato, inoltre, comunque divulgato, ma evidentemente non ha ottenuto la giusta eco.
Parlaci del progetto, perché The Shadow Monsters?
Bisogna premettere che il progetto di quest’anno nasce in continuità con le attività che l’anno scorso hanno visto impegnati giovani provenienti dalla Lituania e giovani iscritti al R.A.T., dal nome The world in the box. Come il progetto di quest’anno, The world in the box è stato un progetto finanziato dall’Unione europea; lo scorso anno il tema è stato l’ecologia e le attività si sono svolte in Lituania. Quest’anno invece, il laboratorio si terrà in Calabria, precisamente tra Isola Capo Rizzuto, Camigliatello e la sede del Teatro dell’Acquario a Cosenza.
Inoltre, se l’anno scorso si trattava di un progetto bilaterale, quest’anno i partner sono tre: per l’Italia, il C.I.F.A. centro R.A.T., per la Lituania l’associazione “Svajoklio projektai“ (The Dreamers), per la Polonia il Powiatowy Młodzieżowy Dom Kultury.
The Shadow Monsters, letteralmente i “mostri di ombra”, fa riferimento all’ “ombra” intesa come “paura di qualcosa” che ciascuno di noi possiede: qualcosa che non conosciamo e che per questo ci spaventa. E allora la paura incarnata nella xenofobia, nel sessismo, nel classismo e in tutto ciò che, al di fuori della nostra completa razionalizzazione, noi tendiamo ad allontanare in quanto “diverso” da ciò che ci è consono e familiare.
Il punto di partenza è la riflessione su un libro: La bestia d’ombra di Uri Orlev; quest’anno è stato scelto un testo di un autore polacco di origine ebrea, reduce dall’esperienza dei lager (del quale Maria Scalese ha già curato la regia per uno spettacolo per ragazzi dal titolo “L’ombra ammaestrata”, ndr). A partire da esso i ragazzi dovranno esprimere le loro impressioni sulle ombre per poi passare alla drammatizzazione delle stesse.
Come si articolerà il laboratorio?
I ragazzi verranno organizzati in gruppi, presumibilmente composti da uno per ciascuna nazione di provenienza, e dovranno confrontarsi sul tema proposto per poi elaborare un personaggio con un preciso profilo caratteriale, una storia e un background. Questo poi darà voce a un monologo (in lingua inglese, idioma scelto per l’interazione tra le tre diverse nazionalità), frutto finale del laboratorio teatrale.
Il progetto si articolerà in tre parti. Dal 15 al 18 giugno le attività si svolgeranno al Camping San Paolo di Isola Capo Rizzuto, location scelta allo scopo di fornire ai giovani uno spazio “isolato” lontano dal tram tram quotidiano, per poter bene riflettere sul tema proposto e concentrare tutte le energie sul lavoro di creazione del personaggio. A tal proposito, la scelta della location: il camping si trova in un’area incontaminata e osserva una politica nel rispetto della “diversità” culturale e non solo.
Il 19 giugno è prevista una giornata a Camigliatello, per poi proseguire con una quattro giorni a Cosenza, periodo in cui, i giovani stranieri partecipanti al progetto saranno ospitati nelle famiglie dei ragazzi cosentini.
Un progetto di integrazione a 360° quindi…
Si. Momento fondamentale dello scambio che si propone il progetto è la condivisione, non solo del lavoro teatrale, ma soprattutto del tempo e degli spazi. In quest’ottica è fondamentale che i ragazzi vengano messi in condizione di condividere la quotidianità e apprendere nuove informazioni su delle culture differenti dalla propria non solo dal punto di vista artistico. L’ospitalità delle famiglie dei partecipanti consentirà ai ragazzi stranieri di vivere a pieno l’esperienza nel nostro Paese. Il progetto mira a creare una cittadinanza europea a 360° gradi, servendosi soprattutto di mezzi trasversali, quali possono essere lo scambio artistico o gastronomico.
A tal proposito, tra le varie attività previste dal progetto, è in programma una serata dedicata allo scambio “etnico-culinario” in occasione del quale ciascuno dei ragazzi potrà presentare e condividere un piatto proveniente dalla propria tradizione gastronomica.
Immagino non sarà semplice gestire l’entusiasmo dei ragazzi che parteciperanno al progetto. Chi si occupa insieme a te della coordinazione e organizzazione delle attività?
La parte artistica sarà curata da me (Maria Scalese, ndr) e da Antonello Antonante; l’organizzazione da Lulla Garofalo, Domenica Moscato e Marianna Bozzo; la parte tecnica sarà coordinata da Geppo Canonaco; le attività musicali saranno dirette da Maria Carmela Ranieri che lavorerà assieme ai ragazzi sulla “body percussion”, ovvero l’improvvisazione vocale, al fine di realizzare un rap dal titolo “Fuck your fear”.
Un’ultima curiosità: hai notato differenze tra i ragazzi stranieri e quelli italiani nell’approccio al progetto?
I ragazzi hanno tutti partecipato con estremo entusiasmo e voglia di fare, sebbene tra gli italiani inizialmente si è riscontrata una ricezione un po’ più lenta; soprattutto negli anni passati, di meno in quest’edizione del progetto.
Cosa intendi per “lentezza”?
Non è una cosa che può essere generalizzata, né tantomeno presa come dato oggettivo, perché nel corso degli anni sono cambiati anche i giovani partecipanti, ma quest’anno c’è maggiore apertura alle tematiche del gemellaggio, all’ospitalità all’integrazione intesa come condivisione della quotidianità. Non che gli scorsi anni questi aspetti fossero assenti: solo che adesso si notano di più.

Presente all’intervista anche Antonello Antonante, il direttore del Teatro dell’Acquario che ha voluto mettere in evidenza l’eccellenza del progetto in sé che si colloca in perfetta linea con la vocazione del R.A.T. per il confronto e la collaborazione con artisti provenienti da diverse parti del mondo.
Non potevano mancare poi, i giovani partecipanti all’iniziativa, che pure hanno dato un loro contributo all’intervista, in primis con l’energia e l’entusiasmo che trasmettevano al solo guardarli, poi con il racconto dell’esperienza del progetto passato e le aspettative per quello in partenza.
Abbiamo incontrato Lorenzo Cappadona (Lollo) che l’anno scorso è stato in Lituania prendendo parte al progetto The world in the box e che ci ha parlato di come è stato lavorare, vivere e fare nuove amicizie in un paese dell’est; Stefano Misuraca e Ismael Vincent Masiello, rispettivamente aspirante ballerino di hip hop il primo, breack dancer provetto il secondo, che invece ci hanno parlato delle loro aspettative per l’imminente laboratorio, all’insegna del sorriso e della voglia di mettersi in gioco.

Ai ragazzi facciamo un enorme in bocca al lupo: non ci rimane che attendere di vedere i frutti di questo interessante progetto nelle giornate di chiusura che si terranno a Cosenza dal 20 al 22 giugno.

Giovanna M. Russo

I diritti umani non conoscono crisi: cineforum di Amnesty International

cinemaRiparte il cineforum organizzato dalla sezione di Cosenza di Amnesty International, che per il secondo anno consecutivo prova ad accendere un faro di luce sulle tante situazioni di diritti umani negati.

Sullo schermo nero del cinema il fascio luminoso del proiettore sembra voler squarciare il muro dell’indifferenza e della cecità. Una metafora simbolica della volontà di aprire gli occhi su tematiche che spesso vengono percepite lontane ed immutabili. La finzione scenica risveglia l’empatia e quindi la vicinanza al disagio e alla sofferenza. Diventa uno strumento capace di scuotere le coscienze per avviare riflessioni profonde e muovere i primi passi verso una rinascita culturale.

Quattro i film in programma che saranno proiettati, nei mesi di maggio e giugno presso il teatro dell’Acquario, in via Galluppi. Si inizia martedì 15 maggio alle ore 21 con il tema dell’omosessualità seguendo le vite e le esperienze narrate ne “Le fate ignoranti”, film di Ferzan Ozpetek del 2001 riconosciuto d’interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Il 29 maggio seguirà “Persepolis”, film d’animazione del 2007, scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, incentrato sulla storia iraniana a cavallo della rivoluzione islamica del 1979 e sulla difesa della dignità femminile.

Due appuntamenti sono in programma poi per il mese di giugno. Il 12 è la volta de “L’ultimo re di Scozia”, film del 2006 di Kevin Macdonald, incentrato sulle drammatiche vicende dell’Uganda sotto il regime del sanguinario Idi Amin Dada. Il 29 la rassegna si conclude con “Rendition – detenzione illegale” del 2007, prima pellicola statunitense del regista sudafricano Gavin Hood, incentrata sulla controversa pratica della CIA extraordinary rendition, ovvero quelle azioni, sostanzialmente illegali di cattura/deportazione/detenzione eseguite nei confronti di soggetti sospettati di terrorismo.

Storie forti ed emblematiche raccontate con cura e professionalità da registi affermati. Pellicole che hanno già riscosso grande di successo di pubblico e di critica in tutto il mondo. Testimonianze che sono state scelte per aprire anche a Cosenza un dibattito serio e costruttivo su tematiche tanto diverse ma tanto importanti.

Questa rassegna fornisce l’opportunità di ampliare la propria visione delle cose al di là del ristretto ambito familiare e lavorativo, di scoprire la diversità con cui vengono affrontati e spesso negati diritti fondamentali dell’esistenza umana. Diventa occasione per la città di vedersi come parte di un mondo più grande e più complesso, ma non per questo più distante.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

A volte ritornano…

29 GENN 2012 – A volte ritornano, è proprio il caso di dirlo, a volte non si resiste al richiamo della nostra amata e calorosa Calabria; terra d’arte, di cultura e di gente di cuore quest’ultima, proprio come le sirene ammaliatrici del poema omerico, riesce sempre a vincere e ad attirare dolcemente a sé visitatori ma anche ragazzi che, dopo essersi trasferiti in altre città per inseguire i propri sogni o per obblighi lavorativi, decidono sempre di ritornarvi.
E’ proprio ciò che è accaduto a Fabrizio Costa che, ormai romano di adozione, ha deciso di ritornare nella sua terra natia, nella sua Cosenza per presentare, dopo il grande debutto a Roma nel mese di novembre, “Glee” il musical interamente danzato e messo in scena ieri 28 Gennaio presso il Teatro dell’Acquario.
Fabrizio muove i suoi primi passi di danza presso la “Dance Studio” di Mirella Castriota e, in seguito, nel “Centro Internazionale di Danza” di Isabella Sisca; partecipa a trasmissioni televisive come “Ricomincio da due”, “Fantastico”, “Domenica In” e, dopo varie tournée e le nuove esperienze da insegnante in molte città italiane, nel 2003 approda all’A.S.D.  Leonardo di Roma.
Nel 2008, insieme al coreografo Davide Zimei, fonda la “Millennium DanceGroup” con il forte desiderio di mettere in circolo un repertorio prettamente “jazz” e “funky”.
La Millennium Dance, composta da 13 elementi, Giovanna Adinolfi, Valentina Casali, Valerio Cisaria, Roberta De Stephanis, Claudia Evangelisti, Giordana Faitella, Patrizio Marongiu, Beatrice Nano, Manuela Olmetti, Annamaria Paolillo, Maddalena Paolillo e gli stessi Davide Zimei e Fabrizio Costa, ha proposto il musical “Glee” tratto dall’omonima serie televisiva americana.
I ballerini hanno danzato su uno svariato repertorio musicale; dai Queen a Lady Gaga, da Rihanna ad Adele; passando per Michael Jackson, Maroon Five, Beatles e tanti altri.

Mentre i professionisti danzavano leggiadri e fluenti alle loro spalle scorrevano scorci di immagini tratte dal telefilm americano; solo negli ultimi due balletti sono stati proiettati dei video che ritraevano gli stessi ballerini; filmati amatoriali creati appositamente per far esplodere il phatos e per condurre il pubblico verso la catarsi.
Come nel telefilm anche nel musical sono state messe in luce alcune tematiche prettamente adolescenziali; l’amicizia, l’amore corrisposto e non, il bullismo e, infine, l’amore per lo stesso sesso messo in scena con un pax de deux (passo a due) danzato da due ragazzi.
Moderni e innovativi gli abiti di scena; magliette personalizzate, calze e maglie a rete, divise da college, scarpe da ginnastica e anche molti abbinamenti trasgressivi tra cui camicia, giacca, cravatta e boxer rigorosamente a fantasia.
Grinta, divertimento, energia, intrattenimento le parole chiave che descrivono in toto la performance a cui ieri sera hanno assistito moltissimi spettatori; i ballerini sono riusciti a raggiungere in pieno il loro intento, il pubblico era completamente esaltato, nella sala circolava un’aria frizzantina e si toccava con mano l’irrefrenabile voglia di salire sulla poltroncina e scatenarsi tutti insieme a ritmo di musica.

Tra i presenti anche Antonella Monaco e Stefano De Gaetano; insegnanti nella scuola di danza di Isabella Sisca che hanno seguito la crescita artistica di Fabrizio.Lo spettacolo si è chiuso con i ringraziamenti di quest’ultimo a Jennifer Hind, insegnate di modern-jazz che fino a poco tempo fa ha fatto parte della rosa dei maestri del “Centro Internazionale di Danza”; un ulteriore ed emozionante ringraziamento Fabrizio Costa ha voluto rivolgerlo ai suoi genitori, i suoi due più grandi fans.

Annabella Muraca