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“Parenti Serpenti”, al “Grandinetti” di scena l’esilarante Lello Arena

LAMEZIA TERME (CZ) – Torna il grande spettacolo al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme. Sabato 10 febbraio 2018 alle ore 20.45 andrà in scena “Parenti serpenti” di  Carmine Amoroso con il mitico Lello Arena. Lo spettacolo, con la regia di Luciano Melchionna, è inserito nel cartellone teatrale della rassegna realizzata nell’ambito del progetto regionale “Vacantiandu”, sotto la direzione artistica di Nicola Morelli e Diego Ruiz e direzione amministrativa Walter Vasta.
Sul palco, insieme a Lello Arena (che vestirà i panni di Saverio), ci saranno Giorgia Trasselli (che interpreterà Trieste), Andrea de Goyzueta (Alessandro), Marco Mario De Notaris oppure Rafaele Ausiello  Michele (Saverio), Carla Ferraro (Gina), Autilia Ranieri (Milena), Annarita Vitolo (Lina), Fabrizio Vona (nei panni di Alfredo). Le scene sono di Alessandro Baronio, i costumi di Milla, assistente alla regia Sara Esposito, produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro e Officine Culturali della Regione Lazio Bon Voyage.

 

 

PARENTI SERPENTI

Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravviare i legami  famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni. Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli cresciuti e andati a lavorare in altre città.
Uno sbarco di figli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti si  possono riconoscere, le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi.   Lello Arena, con la sua carica comica e umana, vestirà i panni del papà intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano, in quei giorni di santissima festività: è un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuol vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti? Andando via di casa, diventando adulti, ogni figlio ha dovuto fare i conti con la realtà, ha dovuto accettare i fallimenti e ha imparato a difendere il proprio orticello mal coltivato, spesso per incuria o incapacità, ma in quelle pause di neve e palline colorate ognuno di loro si impegna a mostrarsi spensierato, affettuoso e risolto. All’improvviso però, i genitori, fino ad allora autonomi punti di riferimento, esprimono l’esigenza di essere accuditi come hanno fatto anni prima con loro: uno dei figli dovrà ospitarli e prendersi cura della loro vecchiaia… a chi toccherà? La commedia è uno spaccato di vita familiare sempre assolutamente attuale.

A Teatro “Zampalesta u cane tempesta”, quando un cane insegna le buone maniere

JACURSO (CZ)- Se un cane insegna le buone maniere. È quello che succede in “Zampalesta u cane tempesta”, nel teatro di burattini andato in scena a Jacurso.

C’è un cane, si chiama Zampalesta. È un cane lupo ridotto in catene dal padrone. Ma ecco che un giorno riesce a liberarsi e scappare, seminando il panico in tutto il piccolo paese. Ed è questo cane il protagonista di “Zampalesta u cane tempesta” è lo spettacolo di burattini di Angelo Gallo che è andato in scena alla sala convegni di Jacurso.

«Porto in giro questo spettacolo – dice Angelo Gallo, scenografo e burattinaio, e che insieme ad Alessio Totaro e Carlo Gallo (attori diplomati presso l’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine) ha fondato la compagnia Teatro della Maruca – da cinque anni. Zampalesta è la nostra maschera. È un lupo della Sila. Insieme a lui in scena anche altri archetipi della Calabria, come il burbero mafioso, un contadino, un cuoco e tanti altri».

Zampalesta è il simbolo della paura ottusa che genera la diversità, ma è anche uno strumento d’insegnamento del rispetto verso se stessi, verso gli altri e verso la natura.

«La morale della favola – aggiunge Angelo – è un inno alle buone maniere, con cui, spesso, si può ottenere molto più di quanto si possa sperare”. Questo spettacolo rientra nella programmazione del circuito “Diteca” Centro Calabria, che corrisponde all’area geografica delle province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, gestito dalla compagnia “Porta cenere”, diretta da Mario Massaro, la cui direzione artistica complessiva (del progetto “Diteca” che è composto dai tre circuiti Nord, Centro e Sud Calabria) è affidata a Dante de Rose e Marco Silani. “Diteca Centro” – dice Massaro distribuisce in 16 comuni ben 42 spettacoli. Saremo il 14 gennaio a Montepaone e a Soverato, e, poi, a Filadeflia, a Cirò, a Isola Capo Rizzuto, e in tanti altri teatro».

Fatti di parole, tre giorni di spettacoli al Tip teatro di Lamezia Terme

LAMEZIA TERME (CZ) –  Da domenica, al Tip Teatro di Lamezia Terme “Fatti di parole – Il teatro fra scrittura e narrazione”, una tre giorni di spDa oggiettacoli e incontri curati dal Teatro Proskenion in sinergia con Scenari Visibili, la compagnia che cura le attività del teatro lametino. Il Proskenion è una realtà artistica che valorizza opportunità di crescita, di confronto e di formazione e questa iniziativa è la prima nata con l’intento di potenziare le collaborazioni con altre realtà teatrali che operano nel territorio calabrese. «L’attivazione di nuovi circuiti artistici è una necessità vitale per chi si occupa di promuovere e sostenere il teatro – commenta il direttore organizzativo del Proskenion, Vincenzo Mercuri – . Da sempre abbiamo lavorato convinti che l’arte potesse costituire un potente mezzo di comunicazione, provocazione e riflessione. “Fatti di parole” potenzierà ancor più la nostra consapevolezza nell’utilità di realizzare spettacoli e incontri come esperienza condivisa».

Tre realtà di tre paesi diversi, Teatro Proskenion di Reggio, Scenari Visibili di Lamezia e Confine Incerto di Catanzaro, si uniscono per consegnare agli altri il proprio patrimonio di esperienze.

Il programma

 

15 dicembre

ore 19.00 presentazione del programma

ore 21.00 spettacolo “Tamburo è voce” di e con Nando Brusco (Teatro Proskenion)

Un viaggio nella cultura popolare e nella memoria orale della sua terra. Il progetto è caratterizzato infatti dalla narrazione di storie e leggende del Mediterraneo, offerte al pubblico in forma di canti, filastrocche, cunti che rivivono nel cerchio magico del tamburo: lo strumento che è ventre materno, forza generante, voce narrante dell’umanità. Lo spettatore si troverà coinvolto in un viaggio emozionante. Fra mito e realtà. Fra Voce e Tamburo.

16 dicembre

ore 16.30 incontro “Narrazione e comunità”: se il teatro racconta a cura di Emi Bianchi (Confine Incerto) e Nando Brusco (Teatro Proskenion)

Per una comunità, la costruzione dell’identità passa necessariamente dalla narrazione. È  attraverso questa pratica (declinata in forme diverse) che da sempre le popolazioni di tutto il mondo hanno trasmesso alle generazioni successive l’interpretazione del mondo e il senso del loro stare nel mondo. La presenza è anche racconto della stessa. Il teatro da questo punto di vista può diventare luogo riconosciuto nel quale conoscere e ri-conoscere i tratti di un’appartenenza.

ore 21.00 spettacolo “Lamagara” di e con Emi Bianchi (Confine Incerto)

Calabria, 1769. Cecilia Faragò è l’ultima fattucchiera processata per stregoneria nel Regno di Napoli. Una microstoria che si affaccia dal passato, un urlo di redenzione da quel mondo di storie disperse che formano la memoria negata del genere femminile. Un linguaggio denso e terrestre come humus, impastato di un materiale verbale pieno e screziato dove il corpo è utilizzato come strumento della narrazione che coinvolge lo spettatore in una esperienza sensoriale potente, poetica e parossistica. Lo sguardo di Emanuela Bianchi diventa parola, genesi, riscatto di una verità selvaggia, processata dalla storia.

17 dicembre

ore 10,30 incontro “La guerra di prima”: costruzione di uno spettacolo a cura di Nino Racco e Vincenzo Mercurio (Teatro Proskenion)

Precisamente la costruzione di uno spettacolo che al suo inizio non ha un testo ma solo un’idea e 3 o 4 canzoni. Gli attori Racco e Mercurio procedono così con delle Improvvisazioni su Tema. I materiali ritenuti consoni e validi vengono di volta in volta trascritti. Alla fine di questo processo si inizia a lavorare sul testo come processo logico-razionale che mette “ordine” e sviluppa un collegamento tra le scene. Il testo dunque come risultato finale: un processo, un lavoro all’incontrario. Se il tempo a disposizione lo permetterà si tenterà anche una dimostrazione di lavoro pratica.

Ore 18.00 spettacolo “La guerra di prima” di e con Nino Racco e Vincenzo Mercurio (Teatro Proskenion)

Non una celebrazione ma una interrogazione al destino, al fato, all’ingiustizia politica ed economica che ha falciato e cancellato milioni di giovani vite. La guerra di prima è anche una paradossale e divertita ipotesi scenica: due attori-soldato, il campano Fregoli Ciro e il calabrese Scicchitano Antonio, sono chiamati al fronte non per combattere ma per mettere in scena “uno spettacolino” al fine di allietare e confortare le truppe nelle pause del combattimento. Ci riusciranno? Si salveranno dalla trincea? E quale rapporto culturale ed etico si affermerà tra i due attori che cercheranno di non finire in prima linea mentre i compagni muoiono al fronte? Lo spettacolo è infine un NO rinnovato alla guerra. Alla infelice boutade futurista che sponsorizzò la guerra come “sola igiene del mondo”.

 

 

 

 

 

 

 

Lamezia Film Fest, cala il sipario sulla quarta edizione

LAMEZIA TERME (CZ) – Termina il Lamezia Film Fest, giunto alla sua quarta edizione, con una serata ricca di ospiti eccellenti accolti dal direttore Gianlorenzo Franzì. Il Festival, per la prima volta, è stato inserito all’interno della rassegna “Vacantiandu 2017”, in collaborazione con “I Vacantusi” guidati da Nico Morelli.

L’analisi sull’evento del Lamezia Film Fest

Lamezia film festival Quest’anno i giorni del Festival sono saliti da 3 a 5, e le sezioni si sono quasi raddoppiate. Alle tre storiche – Esordi D’Autore, Colpo D’Occhio e Visioni Notturne – si sono aggiunte L’Ora Di Cinema e Monoscopio. Gli spettatori muniti di biglietto sono stati 1300. Gli ospiti sono stati ben 15 dalle varie sezioni, 20 film proiettati e 32 cortometraggi per un totale di 52 opere in cinque giorni.  A questi si aggiungono due appuntamenti fondamentali con la musica, un live organizzato in collaborazione con il Cafè Retrò con protagonista il cantautore siculo-scozzese Sergio Beercock e un mini-live con il duetto d’eccezione formato da Vinicio Capossela e Abel Ferrara.

La platea del Teatro Grandinetti è stata gremita, nell’ultima serata, da oltre 500 spettatori paganti. Quest’ultimi hanno assistito ad un evento dal grande impatto emozionale. Dopo la premiazione dell’attrice Donatella Finocchiaro, musa ispiratrice di diversi autori di culto del cinema italiano, seguita dall’assegnazione del premio popolare UNA al cortometraggio russo FU, la serata si è conclusa con Vinicio Capossela e Abel Ferrara. Il più grande cantautore italiano dei nostri giorni e uno dei più grandi registi americani tuttora viventi che ha scritto pagine di Storia del Cinema si sono incontrati per la prima volta a Lamezia.

 

Parte Radicamenti off, tre spettacoli al teatro comunale di Mendicino

MENDICINO (CS) – Tre appuntamenti teatrali per scaldare il Natale: 8, 13 dicembre e 4 gennaio, il Teatro comunale di Mendicino, nell’ambito del progetto Radicamenti Off, propone rispettivamente: Re Giangurgolo e le arance d’oro, La Lettera – interpretato da Paolo Nani e, infine, Zampalesta u cane tempesta.

Nel primo appuntamento, Re Giangurgolo e le arance d’oro, gli spettatori avranno l’opportunità di vedere sul palco gli attori interpretare un personaggio classico del teatro calabrese. Con linguaggio ricco, ma chiaro, il nostro Giangurgolo, diventato re, è pronto per una nuova avventura e tra sketch, zuffe ed equivoci la Compagnia Porta Cenere porta in scena goliardia e sentimenti profondi.
Per il secondo spettacolo, quello del 13 Dicembre, a Mendicino arriva un’opera che vanta oltre 1200 repliche e vedrà come protagonista Paolo Nani, uno tra i clown più famosi al mondo. La lettera è un vero e proprio cult, vincitore di numerosi riconoscimenti ed è qui interpretato dal “maestro del teatro fisico”. Un virtuosismo teatrale che coinvolgerà lo spettatore dal primo all’ultimo munito
con pathos e partecipazione costanti.
Zampalesta u cane tempesta, sarà uno spettacolo di burattini, adatto a tutte le età. Portato in scena da Angelo Gallo, della Compagnia Teatro della Muraca la performance ha vinto il Premio Otello Sarzi, e risponde all’ambizione di continuare la tradizione del teatro dei burattini anche nella nostra regione. Uno sforzo che si compie contestualizzando la storia di Zampalesta in Calabria. Tante le disavventure del cane lupo che dovrà misurarsi tra i caratteri, le caricature e gli
stereotipi della nostra contemporaneità.
Radicamenti Off è una costola del noto Festival dei Radicamenti di Mendicino, ne prende in parte il nome proprio perché va a definire scene di alto livello artistico e culturale che però hanno bisogno di spazi diversi per esprimersi al meglio. Sempre in linea con la programmazione del Teatro Comunale di Mendicino -gestito dalla Compagnia Porta Cenere e diretto da Mario Massaro-, presso questa struttura prendono vita le varie rappresentazioni, un elemento di novità e tradizione ormai irrinunciabile.
Intanto riflettori puntati sul primo appuntamento: Re Giangurgolo e le arance d’oro, uno spettacolo per avvicinare i più giovani al teatro e far conoscere loro una maschera della tradizione calabrese!

Vibo Valentia,Spettacolo teatrale “Il vangelo secondo Antonio” scritto e diretto da Dario de Luca

VIBO VALENTIA – Il Sistema Bibliotecario Vibonese (SBV) e “Fughe organizzate” – Scuola di Teatro del SBV presentano “Il Vangelo secondo Antonio”, spettacolo teatrale scritto e diretto da Dario De Luca, e prodotto dalla Compagnia Scena Verticale; la piécè, che gode del patrocinio del Comune di Vibo Valentia, andrà in scena martedì 12 dicembre alle ore 20.30 al PalaMorelli.

“L’evento del 12 dicembre” – sottolinea Gilberto Floriani (Direttore SBV) – va ad inaugurare una ricca e variegata rassegna teatrale che prevede uno spettacolo ogni due mesi circa, e che si concluderà in estate nella suggestiva location del cortile interno di Palazzo Santa Chiara. Tale rassegna, concepita insieme a Francesco Malorzo (Direttore artistico di “Fughe organizzate”) nasce con l’intento di offrire la possibilità ad una città come la nostra, che a tutt’oggi ancora non dispone di un teatro vero e proprio, di non rinunciare, malgrado tutto, alla Bellezza dello spettacolo d’autore”.

«Un ringraziamento particolare – continua Floriani – va indubbiamene al Dirigente scolastico Ing. Raffaele Suppa, che ha messo a disposizione senza riserve l’auditorium del Liceo Ginnasio M. Morelli, e senza la cui disponibilità probabilmente la rassegna non sarebbe stata realizzata».

La Compagnia “Scena Verticale”, fondata nel 1992 a Castrovillari da Saverio La Ruina e Dario De Luca, ed arricchita nel 2001 dalla presenza di Settimio Pisano, che ne cura l’aspetto organizzativo, ha accolto con entusiasmo l’invito di Floriani e Malorzo, e si prepara – dopo il recente debutto dello spettacolo a Primavera dei Teatri – a portare in scena anche a Vibo Valentia un testo affascinante, toccante e non facile, che affronta senza pietismi né banalità una realtà ancora tabù per la società di oggi, quella dei malati di Alzheimer.

In una nota personale di Malorzo su “Il Vangelo secondo Antonio” si legge quanto segue:  «Il dramma della perdita dell’altro nel buio dell’alzheimer  e l’aiuto che viene da una mano che non si ritrae anche  quando, dell’altro, non resta che una flebile traccia incapace di dare un nome alla vita che continua. Il dramma della perdita dell’altro e la paura della perdita di noi stessi, da scongiurare come in una supplica. Solo la solidarietà e la compassione suonano  come una musica in un silenzio altrimenti insopportabile».

“Il Vangelo secondo Antonio”, recentemente rappresentato al Teatro dell’Orologio di Roma, al Persiani di Recanati ed al Ringhiera di Milano, vanta un cast d’eccezione, composto dallo stesso De Luca, che veste i panni di Padre Antonio Cantalamessa, vicario generale del vescovo, parroco della provincia calabrese, che verrà colpito da Alzheimer, da Davide Fasano, il giovane e devoto seminarista Fiore e da Matilde Piana, la perpetua Ricordina, sorella di Padre Antonio.

 

I biglietti saranno in vendita presso il Sistema Bibliotecario Vibonese a partire da lunedì 27 novembre.

Biglietto base: 9,00 euro

Poltrona: 12,00 euro

Per i possessori di Bibliocard – Biglietto base: 7,00 euro; Poltrona 10,00 euro

Per informazioni e prenotazioni: 0963/547557 – sbvibonese.eventi@gmail.com

 

 

IL VANGELO SECONDO ANTONIO

scritto e diretto da Dario De Luca

con Matilde Piana, Dario De Luca, Davide Fasano

musiche originali Gianfranco De Franco

scena e disegno luci Dario De Luca

audio e luci Vincenzo Parisi

assistente alla messinscena Maria Irene Fulco

costumi e assistenza all’allestimento Rita Zangari

realizzazione scultura Cristo Sergio Gambino

organizzazione generale Settimio Pisano

promozione Rosy Chiaravalle

Il regista teatrale Peter Stein in visita nella città di Cosenza

COSENZA – Il regista teatrale Peter Stein sarà in visita nella città di Cosenza. A renderlo noto l’amministrazione comunale cittadina, che ha annunciato la presenza sul suolo bruzio del celebre regista nelle giornate del 22 e 23 novembre. Stein, ottant’anni appena compiuti, protagonista del teatro tedesco ed europeo, visiterà il Teatro Rendano e la città di Cosenza. Ad accompagnarlo nella sua visita Jole Santelli, vicesindaco con delega alla cultura. «Siamo onorati che una personalità di tale spessore abbia accolto, e con quale slancio, il nostro invito – commenta Jole Santelli -. Abbiamo voglia di mostrare al Maestro i nostri luoghi, cominciando dal Rendano,  abbiamo voglia di ascoltarlo e  di confrontarci con lui su idee, progetti». Stein, che ha rivoluzionato il modo di fare teatro nel Novecento, è famoso per i suoi progetti monumentali, spesso realizzati in spazi extra-teatrali oltre che inconsueti. Tuttavia, il suo genio  si è manifestato anche nella regia di tante opere liriche, dal grande repertorio a quelle meno frequentate. Recentemente, proprio alla vigilia del suo ottantesimo compleanno, Rai5 gli ha dedicato un film documentario, “Le maratone di Peter”. Un viaggio, raccontato dallo stesso Stein, nella sua lunga carriera artistica, ma anche nella personalità dell’uomo, ricca e generosa.

 

Cosenza, debutta al Teatro dell’Acquario lo spettacolo “Anch’io sono Malala”

COSENZA – Tutto pronto per il debutto di “Anch’io sono Malala. Storia di una ragazza come me” sul palcoscenico del Teatro dell’Acquario di Cosenza. Lo spettacolo, ideato e portato in scena dalla compagnia Rossosimona, è in programma per il prossimo venerdì 24 novembre, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La pièce porta in scena la storia di una ragazza e della sua lotta contro una dittatura oscurantista per garantire alle donne del suo paese l’istruzione. Lei è Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace nel 2014, e lo spettacolo è stato tratto dalla sua autobiografia: «Un progetto – ha spiegato l’autrice e regista Dora Ricca – he si pone l’obiettivo, attraverso la giocosità riflessiva della rappresentazione scenica, di parlare del ruolo della donna in società differenti e di sottolineare l’importanza dell’istruzione come arma di contrasto consapevole per combattere forme diffuse di oppressione». Si tratta di un progetto che Rossosimona ha immediatamente sposato, perché coerente con il percorso artistico della compagnia, attenta e rivolta sin dagli esordi al teatro di impronta sociale. Prodotto da Rossosimona e patrocinato da Unicef, Women’s Studies Milly Villa UniCal e What woman want, la pièce ha come interpreti le attrici Noemi Caruso e Alma Pisciotta e una parte del ricavato dello spettacolo verrà devoluta alla sezione regionale dell’Unicef. Dopo il debutto, “Anch’io sono Malala” verrà rappresentato in alcuni istituti scolastici del territorio calabrese, e non solo. Il 27 novembre sarà a Filadelfia (VV), il 29 a Pedivigliano (Cs), l’1 dicembre a Potenza, l’11 a Vibo Valentia e il 12 nuovamente al Teatro dell’Acquario. Altre date sono in via di definizione. «L’idea di questo dialogo interattivo – aggiunge Dora Ricca – in cui il personaggio si rivolge direttamente al pubblico dei ragazzi, teatralizzato in un unico atto e arricchito da scene e costumi, è di porre l’attenzione sulle tante problematiche che, ancora oggi, persistono in alcune realtà, dal Pakistan ai retaggi culturali di casa nostra».

 

 

Mendicino, humour e lustrini nel “kabaret” della compagnia Sybaris

MENDICINO (CS) – Dimenticare la quotidianità. Subire il fascino di luci, lustrini, e lasciarsi andare. È questo l’effetto sortito da “Kabaret”, lo spettacolo della compagnia Sybaris andato in scena al teatro comunale di Mendicino. Dimenticate la celebre pellicola di Bob Fosse che aveva nel cast Liza Minnelli: “Kabaret” è di più. I brani originali del film si coniugano ai test teatrali di Karl Valentin facendo scaturire uno spettacolo originale da gustare fino alla fine. Il geniale humour di Karl Valentin ha partorito testi surreali che si muovono tra quotidianità e senso dell’assurdo. Cercare un paio di occhiali smarriti, chiedendo aiuto ad un’algida e dittatoriale moglie, si trasforma in filosofeggiare; la ricerca di un farmaco si trasforma in deliri verbali e senza senso. Scilinguato e tenero lo sketch de “Al teatro dei giardinieri”; profetica la telefonata ad un’agenzia letteraria che si trasforma in una contesa con l’antenata di una segreteria telefonica. Semplice e funzionale l’allestimento. Luci, specchi e pedane arricchiscono la scena e aiutano gli attori; trucco, abiti e accessori fanno mostra di sé contribuendo a far venir fuori l’atmosfera di leziosità. Sensuali, ammiccanti e mai volgari le ballerine. Bravi gli attori: istrionici e cangianti Marco Tiesi e Paolo Spinelli; ammiccante e ironica Benedetta Nicoletti; voce felpata e sensuale Greta Lopetrone che ha calcato il palco con naturalezza, senza però nascondere l’emozione che si scioglie alla fine in occhi velati di lacrime di gioia. La musica e le qualità vocali di Greta e Benedetta colorano e infondono brio facendo dimenticare alcune parti lente. «Qui dentro la vita è meravigliosa» canta Benedetta, noi di certo non possiamo darle torto!

 

Rita Pellicori

La omisión de la familia Coleman inaugura la stagione del TAU

RENDE (CS) – Potrebbe vivere in Argentina ma anche in Italia, una famiglia che vive oltre il decadimento, uno sfacelo che vive segreto in una casa che li blocca come se fosse la loro prigione, dove ognuno costruisce il proprio spazio all’interno degli spazi condivisi ma inconciliabili, dove le situazioni più assurde diventano un quotidiano “nella norma”, dove la violenza sembra essere naturale mentre il penoso viene ignorato dal resto della famiglia

E’ il caso della famiglia Coleman, un classico del teatro contemporaneo (La omisión de la familia Coleman) che continua a riscuotere successo sui palcoscenici internazionali, scritto e diretto dal regista e drammaturgo argentino Claudio Tolcachir.

Trentasette anni, erede degli artisti militanti della generazione precedente, rispose all’endemica carenza di finanziamenti in campo culturale fondando Timbre4, la compagnia teatrale che porta in scena lo spettacolo. Ed è proprio in questo contesto che nasce la “genealogia” della famiglia Coleman e con essa un vero e proprio caso teatrale. Dal giorno del debutto, avvenuto nel 2005 in quella stessa casa, lo spettacolo ha registrato uno straordinario successo collezionando numerosi riconoscimenti e incantando pubblico e critica di più di 30 paesi nel mondo per giungere nei più importanti teatri europei. Applaudito da 261.040 spettatori, con all’attivo circa 1900 rappresentazioni, di cui 315 realizzate all’estero partecipando ad oltre 50 festival internazionali e visitando 22 paesi.

Tolcachir trascina il pubblico nella sua Buenos Aires. Eppure, in un mondo dove la violenza diventa spesso l’unica forma di comunicazione, esistono la tenerezza e l’affetto. Lo spettacolo di una casa e di chi la abita, presentato in uno spazio scenico che accoglie lo spettatore e lo sommerge, narrando di un’assurda, struggente quotidianità.

<<Il fatto che Timbre4 e il nuovo teatro argentino – racconta Tolcachir – siano nati durante la crisi argentina non è stato calcolato né progettato. Piuttosto, si è trattato di una sorta di reazione istintiva di fronte a quello che ci stava succedendo intorno: un vero disastro, un panorama a dir poco deprimente >>

L’artista insiste molto sui termini artigianali di tutta l’operazione, e del valore che simili condizioni possono rappresentare per il processo creativo.

Tolcachir parte dalla singola individualità per sviluppare un lavoro di puntuale artigianato teatrale. Chiede di concentrarsi sui dettagli più minuti, di interpretare il proprio ruolo per quanto possibile anche fuori dal laboratorio; di immaginare com’era da bambino o come potrebbe essere fra vent’anni.

“Il caso della famiglia Coleman”

A sovraffollare la scena la numerosa e problematica famiglia Coleman, che vive  in un piccolo appartamento, una famiglia numerosa e problematica composta da una nonna, una figlia e quattro nipoti dove le regole sono sovvertite: la nonna occupa il posto della madre e la madre si presenta come una bambina immatura che vive nella propria fantasia. Ci sono due gemelli di cui uno riempie il vuoto oscuro di un padre assente. Alla figlia tocca il ruolo della madre ideale visto che è l’unica che lavora e porta i soldi in una casa che sprofonda. 

La scenografia è scarna, con un mobilio fatiscente, dove i Coleman trovano vita in tuta e ciabatte.

Ad ogni scena si scopre qualcosa di più sui rapporti e sui vincoli di parentela che governano la vita di questa famiglia. Il centro gravitazionale è nonna Leonarda, che gestisce le nevrosi di sua figlia Memè e dei quattro nipoti. Nel momento in cui la nonna viene ricoverata in ospedale per un malore, la famiglia è costretta ad uscire dal guscio del proprio salotto e a presentarsi al mondo ed Edoardo, il dottore che ha in cura la nonna, cerca di fare chiarezza sullo stato di anomalia che presentano i Coleman.

Tolcachir scava a fondo nel paradosso dei rapporti umani, tenendosi in equilibrio tra disperazione e leggerezza. I Coleman sono un caso sociale e psichiatrico debordante; rinchiusi in tale claustrofobia non riescono a non odiarsi ma neppure a separarsi, con una interpretazione di attori straordinariamente bravi. Personaggi al limite, situazioni assurde, dialoghi schizofrenici in lingua originale sopratitolati.

Con questo spettacolo il teatro Auditorium dell’Unical inaugura la sua stagione…siamo curiosi di vedere quali altre sorprese ci riserva.