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Ex pg di Reggio Calabria assolto da accusa corruzione

CATANZARO – Si è concluso con l’assoluzione il processo con rito abbreviato a carico di Francesco Mollace, ex sostituto procuratore generale di Reggio Calabria ora pg a Roma, accusato di corruzione in atti giudiziari. Il gup del Tribunale di Catanzaro, Pietro Scuteri, ha assolto il magistrato applicando il comma 2 dell’articolo 530 del codice di procedura penale. Secondo accusa che gli veniva contestata, Mollace, difeso dall’avvocato Nicola Cantafora, avrebbe favorito la cosca Lo Giudice non svolgendo l’attività investigativa per verificare le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Maurizio Lo Giudice e Paolo Iannò sulla presunta pervicacia ed esistenza della cosca Lo Giudice. A Mollace veniva contestato, in particolare, di non aver riaperto le indagini sull’omicidio di Angela Costantino, moglie di Pietro Lo Giudice, malgrado i due pentiti avessero fornito nuovi elementi di prova. Sempre secondo gli inquirenti, in cambio di questo presunto “favore”, il magistrato reggino avrebbe avuto la«dazione gratuita dei servizi di manutenzione e rimessaggio» di una barca ormeggiata nel cantiere gestito da Spanò, considerato un prestanome dei Lo Giudice. Tesi contestata dal difensore di Molace, che aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito.

Condannato a 5 anni l’avvocato che aveva aggredito un collega

COSENZA – Il Tribunale di Cosenza ha condannato a cinque anni di carcere, più tre in una struttura psichiatrica, Guerino Nigro, l’avvocato cosentino che il primo aprile di un anno fa aggredì un collega fino a mandarlo in ospedale. Il collegio ha condannato Nigro per il tentato omicidio escludendo però le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi e lo ha assolto dal reato di violazione di domicilio. Il Tribunale ha riconosciuto a Nigro la seminfermità e ha disposto il trasferimento nella “Villa Verde” di Cosenza. Questa mattina, prima della requisitoria, è stato sentito il professore Antonello Crisci, psichiatra campano, che ha definito la personalità di Guerino e il contesto in cui è maturato il tentato omicidio.

Roberta Bruzzone protagonista di un seminario al Tribunale di Cosenza

COSENZA – Si terrà martedì 17 maggio 2016, alle ore 15:00, presso il Tribunale di Cosenza, un seminario dal titolo “Prigionieri della rete? Istruzioni per l’uso” organizzato dal gruppo GiovAMI della sezione distrettuale di Catanzaro dell’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani). Tra i relatori spicca la presenza della nota criminologa Roberta Bruzzone che, oltre la sua relazione, con cui apporterà un prezioso contributo all’evento, presenterà il suo nuovo best seller, intitolato “Il lato oscuro dei social media”. La partecipazione al seminario è gratuita e dà diritto a tre crediti formativi per gli avvocati. La finalità di questo convegno è quello di sensibilizzare i giovani a un corretto utilizzo dei mezzi di comunicazione del nuovo millennio, onde evitare che un click di troppo possa trasformarsi nell’ennesima tragedia. Saranno posti al centro del dibattito i rischi derivanti da un utilizzo inappropriato di Internet, rete di cui non si può più fare a meno per le sue oggettive utilità ma che nasconde anche tante insidie, come ad esempio quelle insite nei social network, mezzi di interazione e socializzazione molto efficaci, peraltro utilizzati da un numero sempre più crescente di utenti, destinati a diffondersi smodatamente nel tempo. Oltre il 75 % degli utenti “connessi” utilizzano i social media, in particolare Facebook, che si consolida nell’essere il social maggiormente preferito e cliccato. Solo in Italia gli utilizzatori iscritti di un profilo Facebook sono circa 30 milioni e si prevede che già nel prossimo futuro questo numero sarà in notevole crescita.

Un’analisi di questi dati impone, perciò, di attenzionare adeguatamente un simile fenomeno, di cui si conoscono senz’altro i lati positivi ma spesso non si vagliano quelli negativi in cui, purtroppo, si imbattono quotidianamente adulti, giovani e, cosa molto preoccupante, troppi minori. Cyberbullismo, Cyberstalking, Cyberpedofilia sono solo alcuni dei principali nuovi mostri che si sono diffusi proprio attraverso i social network e che stanno continuando a mietere sempre più vittime nello scenario virtuale che è diventato parte integrante dell’attuale quotidianità. Di tutto questo, insieme a molti altri argomenti attinenti il tema della giornata, si parlerà nell’evento formativo di GiovAMI, patrocinato dalla sezione distrettuale di Catanzaro dell’AMI e dall’Ordine degli Avvocati di Cosenza, in partenariato con l’associazione ELSA di Cosenza.

‘ndrangheta, da Cassazione sì a ricorso Dda su arresto Trematerra

CATANZARO – La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla Dda di Catanzaro contro la decisione con cui il Tribunale della Libertà aveva rigettato l’appello per il mancato arresto dell’ex assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra, indagato per concorso esterno e corruzione elettorale nell’ambito dell’inchiesta “Acheruntia” condotta dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni. I giudici della Suprema corte, giudicando “erronea” la decisione del riesame, hanno quindi rinviato gli atti al Tribunale di Catanzaro che dovrà nuovamente motivare sulle esigenze cautelari. Al centro delle indagini i legami tra Trematerra e l’ex consigliere comunale di Acri Angelo Gencarelli, considerato dagli inquirenti vicino della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”. Lo scorso 7 luglio il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro aveva negato l’arresto del politico. La decisione del Gip era stato poi confermata il 18 dicembre dai giudici del Tribunale della libertà.

Processo Meta, boss in aula con abiti stracciati. Non ammesso a deporre

REGGIO CALABRIA – L’udienza dinanzi alla Corte d’appello di Reggio Calabria del processo “Meta”, che vede imputati i capi della ndrangheta del “mandamento Centro”, ha fatto registrare oggi un episodio su cui gli inquirenti stanno indagando. Il boss Pasquale Condello, 66 anni, detto “il supremo”, capo del cosiddetto gruppo degli “scissionisti” (Condello, Imerti, Serraino, Rosmini) che ingaggiarono nella metà degli anni ’80 una sanguinosa guerra di ‘ndrangheta contro i De Stefano-Libri-Latella, si è reso protagonista di un gesto singolare e non ha testimoniato in video conferenza dal carcere di Parma, dove è ristretto in regime di 41 bis. Condello, per motivi ancora sconosciuti, voleva presentarsi nella saletta del carcere emiliano con abiti strappati, una bandana legata alla testa ed un sacchetto dei rifiuti in mano. La Corte ha negato al boss di partecipare all’udienza e lui ha deciso di non rispondere alle domande dei giudici e degli avvocati. Gli inquirenti ritengono che Condello, col suo gesto, abbia voluto mandare un messaggio ai suoi affiliati sulla cui natura sono in corso accertamenti. In primo grado il Tribunale ha condannato Condello a 20 anni di reclusione; a 27 anni Giuseppe De Stefano; a 20 anni ciascuno Giovanni Tegano e Pasquale Libri; a 17 anni e 9 mesi Cosimo Alvaro, boss di Sinopoli; a 23 anni Domenico Condello “Gingomma”; a 21 anni Antonino Imerti, omonimo e cugino del boss di Fiumara di Muro detto “Nano Feroce”; a 16 anni Domenico Passalacqua; a 10 anni Stefano Vitale; a 13 anni Natale Buda; a 16 anni Umberto Creazzo; a 23 anni Pasquale Bertuca; a 18 anni e 8 mesi Giovanni Rugolino; a 3 anni e 6 mesi Antonio Giustra; a 3 anni Carmelo Barbieri; a 6 anni Antonino Crisalli ed a 4 anni e 6 mesi Rocco Palermo. Il Tribunale ha inoltre disposto il pagamento di due milioni di euro per le parti civili pubbliche e di 500 mila euro per l’associazione Libera.

“Sistema Rende”, Principe resta ai domiciliari. Liberi tutti gli altri

CATANZARO – Il Tribunale del riesame di Catanzaro ha confermato gli arresti domiciliari per l’ex sottosegretario ed ex assessore e consigliere regionale della Calabria Sandro Principe, del Pd, mentre ha annullato le analoghe ordinanze emesse dal gip nei confronti degli ex amministratori di Rende Pietro Ruffolo, Giuseppe Gagliardi e Umberto Bernaudo, anche loro del Pd, e dell’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli. I cinque politici sono coinvolti nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza su un presunto sostegno elettorale offerto loro dal clan di ‘ndrangheta dei Lanzino-Ruà in cambio di favori una volta eletti. I politici erano stati arrestati il 23 marzo scorso con le accuse, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e corruzione.

Sentenza Rango-zingari, inflitte 33 condanne

COSENZA – 33 condanne, di cui una all’ergastolo, e due assoluzioni. E’ questa la sentenza emessa dal Gup distrettuale di Catanzaro, Carlo Saverio Ferraro, a conclusione del processo con rito abbreviato, denominato “Nuova famiglia”, a carico della cosca cosiddetta “degli zingari” di Cosenza. Accogliendo la richiesta del pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, il gup ha condannato all’ergastolo Maurizio Rango, considerato il capo dell’organizzazione criminale, accusato di associazione mafiosa e dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere di Luca Bruni, scomparso nel gennaio del 2012, il cui scheletro venne trovato in un casolare nei pressi di Castrolibero. Rango è considerato al vertice della cosca Rango-Abbruzzese frutto dell’alleanza con la criminalità organizzata nomade. Il nuovo gruppo criminale scaturito dall’alleanza sarebbe riuscito in poco tempo ad assumere il controllo, in tutto il territorio di Cosenza, degli affari legati alle estorsioni, al traffico di droga e degli appalti pubblici, gestendo anche l’occupazione abusiva di alloggi popolari che venivano poi rivenduti.

Inchiesta Asi, chiesta la revoca dell’interdizione per Stefania Frasca

COSENZA – Nessun pericolo di reiterazione del reato. Per questo i difensori di Stefania Frasca, gli avvocati Franz Caruso ed Elena Florio, hanno chiesto al Tribunale della Libertà di Catanzaro di revocare la misura di interdizione dai pubblici uffici per il direttore generale dell’Asi di Cosenza. Frasca è sotto processo per un’inchiesta che riguarda la gestione del Consorzio di sviluppo industriale, nella quale sono indagati anche l’ex presidente dell’Asi, Diego Tommasi, e il responsabile dell’area contabile Antonio Carlo Rango. Stefania Frasca si è ripresentata davanti al Tribunale del Riesame dopo che la Corte di Cassazione aveva dato ragione ai suoi legali che avevano impugnato il provvedimento con il quale il Tdl aveva sancito l’interdizione temporanea dai pubblici uffici per la manager cosentina. Gli ermellini hanno accolto il ricorso della difesa, ma hanno rinviato la decisione a una nuova sezione del Tdl di Catanzaro che deve rivalutare il ricorso presentato dal sostituto procuratore Domenico Assumma. Allo stato, però, cambia poco per la posizione dell’architetto: l’interdizione non c’è più ma per lei, nei mesi scorsi, è arrivata la sospensione decisa dal commissario dei Consorzi industriali calabresi, Giulio Oliverio, rispetto alla quale, dopo un altro ricorso presentato da Frasca, si pronuncerà il Giudice del lavoro. Intanto, nel corso dell’ultima udienza, la difesa ha sostenuto che, considerato il tempo trascorso sia dalla commissione dei fatti, sia dall’inizio della fase cautelare, la nomina del commissario straordinario e l’accorpamento delle Asi, la circostanza che Frasca ha adottato un provvedimento di liquidazione dei compensi ai revisori e il clamore mediatico della vicenda escludono il pericolo di reiterazione del reato. Per i legali, non ci sarebbe neppure il pericolo di inquinamento delle prove perché il processo è già iniziato, i documenti sono stati sequestrati e le persone informate sui fatti non solo sono già state sentite nel corso delle indagini, ma non sono piu’ all’interno del consorzio. Il Tdl si è riservato la decisione.

Cosenza, sottrae la carta di credito a un sacerdote per giocare on line

COSENZA – Ha sottratto la carta di credito a un sacerdote per pagare dei giochi on line. Per questo motivo il pm di Cosenza Donatella Donato ha chiuso le indagini, coordinate  dal procuratore capo Dario Granieri, nei confronti di Domenico Anghelone, 39enne di Reggio Calabria. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe più volte utilizzato la carta di credito in uso a un parroco che svolge la sua missione anche nel carcere di Cosenza. Anghelone, ex detenuto, veniva ospitato nella casa canonica di Lattarico, in cui il religioso esercita il suo sacerdozio. Il parroco, in un primo momento, aveva accolto il 39enne al quale faceva da guida spirituale per condurlo sulla retta via, ma dopo alcuni episodi di furto lo aveva allontanato dalla casa canonica. Nell’ottobre del 2015 il sacerdote denunciò ai carabinieri di Lattarico degli ammanchi sulla sua carta di credito dalla quale erano sparite delle somme usate per pagare dei giochi online. Dalle indagini, avviate dai carabinieri, si è risalito al numero di cellulare di Anghelone dal quale venivano effettuate le ricariche per i giochi on line usando la carta di credito del parroco sottratta illecitamente al sacerdote.

Allarme bomba al tribunale di Catanzaro. Era in corso il processo contro le cosche della “ndrangheta” vibonese

Catanzaro ( Cz) – Allarme bomba nella Corte d’appello di Catanzaro. A farlo scattare e’ stata una chiamata anonima giunta al centralino. E’ stato disposto lo sgombero dell’edificio, che ospita anche gli uffici della Procura della Repubblica e della Dda, per consentire l’effettuazione dei necessari controlli da parte delle unita’ specializzate della Polizia. Nel momento in cui e’ giunta la telefonata che ha fatto scattare l’allarme, tra le varie attività  nel palazzo di giustizia c’era in corso un’udienza del processo d’appello scaturito dall’operazione “Black Money” contro le cosche di ‘ndrangheta del vibonese.