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Cede parte del controsoffitto, udienze sospese a Vibo

VIBO VALENTIA – Udienze sospese al nuovo palazzo di giustizia di Vibo Valentia dopo il cedimento di una parte del controsoffitto. A scoprire il crollo è stato il personale in servizio nella struttura giudiziaria dove sono ospitati gli uffici della sezione previdenza e lavoro, il giudice di pace, gli ufficiali giudiziari, l’aula bunker nella quale si celebrano i processi di criminalità organizzata e la sede dell’Ordine degli avvocati.

Il cedimento provocato dal forte vento

Il crollo si è verificato nell’androne principale e in uno degli uffici di cancelleria. L’evento, sulle cui cause sono in corso accertament , sarebbe stato provocato dal forte vento che, tra sabato e domenica, si è abbattuto sulla città, complici anche i lavori di ampliamento dell’edificio e la presenza al piano superiore di spazi aperti.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del Comando provinciale per i primi rilievi sui pannelli e sulla staticità del controsoffitto.

Crolla controsoffitto del Tribunale di Vibo Valentia, nessun ferito

VIBO VALENTIA – Fortunatamente non ha provocato danni a persone il crollo di una parte del controsoffitto del Tribunale di Vibo Valentia, in una stanza della cancelleria, avvenuto stamane. Sul posto i Vigili del Fuoco che hanno fatto i primi sopralluoghi e hanno già messo in sicurezza l’area interessata al crollo. Al momento parte delle attività sono state sospese. La questione dell’inagibilità, più volte messa in evidenza dall’Ordine degli Avvocati, sarà al centro si una protesta per chiedere maggiore sicurezza per il Tribunale. Gli avvocati, intanto si riuniranno il prossimo 19 aprile per indire un’assemblea per decidere di portare avanti anche forme di proteste più importanti, come, ad esempio, quella di non presentarsi alle udienze. (Foto zoom24.it)

 

 

Processo Aemilia, scarcerati due fratelli imprenditori

BOLOGNA – Palmo e Giuseppe Vertinelli, imputati nel processo di ‘ndrangheta denominato “Aemilia”, sono stati scarcerati. Il provvedimento è stato disposto dal Tribunale della Libertà di Bologna. I due imprenditori erano stati arrestati, nuovamente, il 22 marzo, dopo l’uscita dal carcere di Reggio Emilia. Il ricorso ha preso piede grazie agli avvocati Battaglini, Fornaciari e Pecorella i quali rappresentano, in sede giudiziaria, i Vertinelli.

Processo Aemilia, ricorso accolto

«Il Tribunale di Bologna ha fatto un atto di giustizia – ha spiegato Pecorella – e ha riportato la situazione nell’alveo della legalità». I Vertinelli erano usciti per decorrenza dei termini in relazione all’accusa di intestazione fittizia di beni. Nello scorso mese di marzo i carabinieri di Modena gli avevano notificato una nuova ordinanza di custodia in carcere. L’accusa, nei confronti dei Vertinelli, originari di Cutro, era quella di associazione a delinquere di stampo mafioso. Il tutto era stato emesso dal gip del Tribunale reggiano (foto pagina Facebook Processo Aemilia).

Difetto di competenza territoriale, la causa di Morelli contro i Cinquestelle si sposta a Roma

COSENZA – Il giudice Massimo Lento del tribunale di Cosenza ha dichiarato la propria incompetenza territoriale nell’ambito del ricorso intentato dall’avvocato Ugo Morelli, attivista grillino, contro l’esclusione dalle candidature del Movimento Cinquestelle, disponendo la trasmissione degli atti a Roma. Davanti al giudice, lo scorso 1 febbraio, sono comparse, oltre a Morelli, altre due persone, Tommaso Infelise, di Cosenza, e Pasquale Catalano, di Rossano, che ritengono a loro volta di aver subito discriminazioni. Sarà adesso il tribunale di Roma a dover decidere sull’intricata vicenda. «Ci sono anche le mie denunce penali per truffa – ha affermato tra l’altro Morelli – e la vicenda non è affatto conclusa: decine di attivisti mi hanno chiesto di rappresentarli». 

Delitto di Crotone, Gerace sentito dal Gip. Il legale rinuncia all’incarico

CROTONE – Salvatore Gerace, l’uomo di 56 anni accusato di aver ucciso a colpi di pistola il giovane Giuseppe Parretta, è stato ascoltato dal Gip per l’interrogatorio di garanzia, ribadendo al giudice di aver sparato poiché si sentiva spiato. Ha sostanzialmente confermato la versione fornita al pm nell’immediatezza del delitto. Al Gip ha anche detto che con il 18enne stava litigando già prima di fare irruzione della casa, che è anche se dell’associazione Libere donne. Poi si è consumata la tragedia: Gerace ha sparato con una pistola revolver calibro 38 uccidendo il ragazzo, raggiunto da quattro colpi, come ha stabilito l’autopsia eseguita sul corpo della vittima. Gerace ha anche detto al Gip di essersi procurato la pistola perché si sentiva minacciato. Al termine dell’interrogatorio, il difensore di Gerace, l’avvocato Fabrizio Salviati ha rinunciato all’incarico.

Truffa al Santuario di Paola, inflitta una condanna di cinque anni a Cedolia

PAOLA (CS) – Il Tribunale di Paola, presieduto da Paola Del Giudice, ha condannato il consulente finanziario, Massimiliano Cedolia, a cinque anni di reclusione per avere truffato, tra il 2007 e il 2012, l’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, appropriandosi di oltre un milione di euro. Il collegio ha anche condannato cinque  complici di Cedolia, Francesca Vidiri, Francesco Vidiri, Ofelia Vidiri, Grazia Magurno e Salvatore Magurno. Il primo a 3 anni e 6 mesi di reclusione e gli altri quattro a 3 anni e 3 mesi. I cinque avrebbero ricevuto da Cedolia e riciclato oltre 280 mila euro. Il Tribunale ha anche disposto la confisca di tutti i beni, anche eventualmente intestati a terzi, degli imputati, che sono stati anche condannati al risarcimento del danno in favore dell’economo e dell’Ordine dei Minimi, oltre al pagamento di una provvisionale che ammonta complessivamente a più di un milione e duecentomila euro.

Assenteismo a Pedace, dieci dipendenti comunali condannati

COSENZA – Il collegio giudicante presieduto dal giudice Enrico Di Dedda ha inflitto in primo grado dieci condanne nei confronti di alcuni dipendenti del comune di Pedace coinvolti a vario titolo nel 2012 in una inchiesta per truffa aggravata e assenteismo, denominata Time Out, condotta dalla procura di Cosenza. Si tratta di Costantino Basile (1 anno e 6 mesi), Luigina Curcio (1 anno e 6 mesi), Gianfranco Faraca (condannato a 1 anno e 6 mesi), Valentina Faraca (1 anno, 3 mesi e 15 giorni), Salvatore Manieri (1 anno, 2 mesi e 15 giorni), Gabriele Nicoletti (1 anno e 4 mesi), Mario Oliverio (1 anno, un mese e 25 giorni), Gina Piraine (1 anno e 6 mesi), Licia Dora Scarcelli (1 anno e 6 mesi), Liliana Talarico (1 anno e 4 mesi). Tutti dovranno inoltre risarcire i danni al Comune di Pedace. Le indagini coordinate dal pm Cozzolino e condotte dai carabinieri avevano messo in luce le gravi mancanze dei dipendenti i quali, dopo aver timbrato il cartellino, si allontanavano arbitrariamente dal posto di lavoro, arrecando grave danno ai cittadini e alla pubblica amministrazione. Sette invece gli imputati assolti, perché il fatto non sussiste. Si tratta di Dino Mario Altomare, Teresa Celestino, Vincenzo Greco, Antonietta Lucanto, Ernesto Murrieri, Franca Nicoletti e Francesco Zagotta.

Cosenza, arrestata una coppia per rapina. Lui va in carcere, lei ai domiciliari

COSENZA – Due persone, Luigi belladonna di 43 anni, e Monica Farsetta di 28, entrambe di Cosenza, sono state arrestate dalla polizia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale per il reato di rapina aggravata. A Luigi Belladonna è stata contestata anche la violazione degli obblighi derivanti dal regime di sorveglianza speciale. I fatto contestati risalgono al 7 agosto scorso. Una donna, insieme ai figli minori, stava recandosi in uno studio medico di Via Beato Angelo d’Acri, a Cosenza. Appena entrata nel portone del palazzo è stata aggredita da un uomo il quale, minacciando di estrarre una pistola, è riuscito a farsi consegnare la fede nuziale e circa 300 euro in contanti. L’attività investigativa condotta dagli agenti della squadra mobile e coordinata dalla Procura della Repubblica, basata su una descrizione dell’uomo, dal forte accento dialettale, sulla visione dei filmati dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona e il monitoraggio dei pregiudicati per reati specifici, consentiva di ricostruire i movimenti del malvivente, sia nelle fasi antecedenti alla rapina che in quelle immediatamente successive. L’uomo era giunto sul posto a bordo di una Fiat Punto guidata da Monica Farsetta. Il grave quadro indiziario ricostruito ha consentito alla Procura di chiedere e di ottenere dal Gip un provvedimento di applicazione di misura cautelare. Belladonna è finito in carcere mentre Monica Farsetta è stata posta agli arresti domiciliari.

Flash mob degli avvocati al tribunale di Cosenza: «Categoria in grave crisi»

COSENZA – Hanno protestato silenziosamente con un flash mob organizzato sulle scale di ingresso del tribunale di Cosenza. Si tratta del gruppo degli “Avvocati Liberi” del foro di Cosenza. Intendono richiamare l’attenzione sulla condizione di difficoltà in cui versa la categoria. Tra i problemi denunciati ci sono i costi esosi della cassa forense obbligatoria, i ritardi nel pagamento dei compensi per il patrocinio a spese dello Stato, le spese sostenute per la formazione professionale e le liquidazioni esigue operate dai giudici.

Maria Foglia: «Spero che il nuovo consiglio dell’ordine si batta per tutelarci»

«La nostra categoria è ormai arrivata a un punto di non ritorno – spiega Maria Foglia, rappresentante per Cosenza di “Avvocati Liberi” – Abbiamo troppi obblighi e troppi pagamenti. Il primo è senza dubbio l’iscrizione obbligatoria alla cassa forense che fa scattare subito i pagamenti per la nostra pensione, però slegata dal reddito. Siamo quindi obbligati a pagare ugualmente la cassa forense anche in presenza di reddito zero. Tra poco tempo ci saranno le elezioni del nuovo consiglio dell’ordine, ci sarà un cambiamento. Ci sono tanti colleghi candidati. Il mio auspicio è che con il loro impegno si possa condurre una efficace lotta per la salvaguardia della nostra categoria».

Giovanna Leonetti assolta dal tribunale, aveva ucciso la figlia di sette mesi

COSENZA – Il Gup del tribunale di Cosenza Giuseppe Greco ha assolto Giovanna Leonetti, la biologa che il 20 febbraio 2016 uccise la figlia Marianna, soffocandola con un cuscino. Come si ricorderà la donna, in preda ad una forte depressione post partum, tolse la vita alla piccola mentre si trovava nella propria abitazione situata in Via Molinella. Nell’immediatezza del fatto venne ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale dell’Annunziata e, successivamente, in una clinica specialistica di Bari. Il giudice, nell’ambito del procedimento svoltosi con il rito abbreviato, ha escusso tre consulenti ed un perito, giungendo alla conclusione che la donna non fosse in sè nel momento in cui ha commesso l’infanticidio. Era dunque incapace di intendere e di volere. L’infermità era però momentanea, relativa a quel periodo, per questo oggi, in virtù della sentenza di assoluzione, è libera di riprendere la propria vita. Il pm Domenico Frascino aveva chiesto la condanna a otto anni di reclusione. Il giudice ha invece accolto le tesi della difesa, rappresentata dagli avvocati Marcello Manna e Pierluigi Pugliese.