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Chiusura Tribunale di Rossano, protesta a Roma – lettera al presidente Mattarella

ROSSANO (CS) – In vista della manifestazione di protesta di giovedì 17 marzo 2016 a Roma, il Gruppo d’Azione per la Verità ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Siamo qui a rappresentarLe una condizione di estremo disagio che da tempo si sta vivendo nel territorio dell’ex circondario del Tribunale di Rossano, soppresso con D.Lgs. 7.09.2012 n.155, a seguito del quale si è determinato l’accorpamento al Tribunale di Castrovillari” – esordisce il Gruppo.

A detta dei firmatari, le peculiarità del territorio di competenza del tribunale di Rossano non sono state opportunamente tenute in considerazione: le principali tra queste sono “l’estensione del territorio e il conseguente numero di abitanti, la specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale,  e non da ultimo il tasso di impatto della criminalità organizzata confermata dalla presenza di soggetti sottoposti al 41 bis e un Consiglio comunale sciolto per mafia”.

 

Nel testo indirizzato al Presidente della Repubblica, il Gruppo d’azione per la Verità ha sottolineato le difficoltà di spostamento per i cittadini, legate all’accorpamento: “per raggiungere Castrovillari non ci sono treni, perché nella sede accorpante non esiste neanche una stazione ferroviaria! L’unica via di comunicazione è rappresentata per un tratto dalla Statale 106 jonica che, come Lei ben saprà,  è stata definita la “strada della morte” e inserita nella lista delle strade più pericolose d’Italia. Attualmente l’area Jonica è collegata a Castrovillari con n.2 pullman con partenze differenti : ore 5.30, ore 6.30. I rientri sono previsti nel tardo pomeriggio. Ben si comprende che per qualsivoglia certificazione e/o attività giudiziaria va via un’intera giornata”.

La lettera sottolinea inoltre le carenze strutturali del Tribunale “accorpante” di Castrovillari, dove i magistrati sono costretti a condividere la medesima aula per lo svolgimento contemporaneo di più udienze, paralizzando di fatto l’amministrazione della giustizia di entrambe le realtà, “portando alla prescrizione di moltissimi procedimenti penali”.

 

Sottolineando che l’accorpamento è stato oggetto di numerose interrogazioni parlamentari al Ministro della Giustizia, la lettera cita gli interrogativi irrisolti posti dal Senatore Enrico Buemi, che “senza mai essere smentito o destinatario di querela alcuna, ha dichiarato pubblicamente che per chiudere Rossano sono state fatte carte false”.

Comunicando la propria presenza a Roma per giovedì 17 marzo “per manifestare civilmente, ma in maniera ferma” contro un provvedimento ritenuto ingiusto, il Gruppo d’azione per la Verità ha richiesto al Presidente della Repubblica un incontro ufficiale per quella data, per consegnare un dossier informativo su tale ingiustizia e ricevere risposte sugli interrogativi che chiudono la lettera, e che riportiamo di seguito.

 

” Se il tribunale di Rossano possedeva e possiede i requisiti previsti dalla Legge per restare in vita , perché è stato chiuso?

Se la Commissione Europea ha indicato il Tribunale di Rossano tra i tribunali “salvi” , perché  è stato chiuso?

Se il ministro Severino ha dichiarato che il Tribunale di Rossano è più distante dal capoluogo di provincia , perché è stato chiuso?

Se le successive verifiche hanno evidenziato enormi disfunzioni e inefficienze conseguenti all’accorpamento, perché Rossano non è stato riaperto?

Se l’accorpamento ha comportato un aumento di spesa per le casse dello Stato e le tasche dei cittadini, perché Rossano non è stato riaperto ?

Se il Tribunale accorpante, per stessa ammissione del presidente in carica, è inadeguato perché progettato tenendo conto della pianta organica di Castrovillari ante accorpamento, perché Rossano non è stato riaperto?

Se il territorio dell’ex tribunale di Rossano si presenta  ad alto impatto criminale, perchè lo Stato lo ha privato di un presidio di giustizia?

Perché lo Stato ci ha abbandonato? “

Gruppo d’Azione per la Verità: Sindaci aderiscono alla protesta. Chiarezza sul Tribunale di Rossano

ROSSANO (CS) – Presso l’Hotel San Luca di Rossano si è svolto un incontro, voluto e organizzato dal “Gruppo d’Azione per la Verità”, cui hanno preso parte i Sindaci della Consulta. Obiettivo quello di promuovere una protesta, ben udibile da parte del governo nazionale, circa la misteriosa sorte toccata al Gruppo d'Azione per la VeritàPalazzo di Giustizia di Rossano. All’incontro hanno preso parte: Antonio Russo ( Sindaco di Crosia), Franco Oranges (vicesindaco di Corigliano Calabro), Luigi Stati (Sindaco di Longobucco), Luciano Pugliese (Sindaco di Pietrapaola), Umberto Mazza (Sindaco di Caloveto). Tali Sindaci, dunque, hanno aderito alla protesta messa in campo dal “Gruppo d’Azione”, sostenendola sia con la loro stessa presenza, il prossimo giovedì 17 marzo, sia materialmente. Inoltre, hanno manifestato la volontà di approvare in Consiglio Comunale una mozione con la quale evidenziare i disagi relativi all’accorpamento con il Tribunale di Castrovillari, ma anche richiedere alle alte cariche dello Stato di accertare attraverso l’istituzione di una commissione d’inchiesta se risulti vero quanto dichiarato dal Senatore Enrico Buemi circa l’esistenza di presunte carte false. Al fine di una maggiore organizzazione e della comunicazione di ulteriori dettagli relativi alla protesta, è prevista presso l’Hotel San Luca di Rossano una conferenza stampa per il prossimo 8 marzo alle ore 15,30.

 

 
 

 

Snellire i procedimenti burocratici, nasce a Castrovillari lo Sportello per i Servizi di Giustizia sul territorio

Castrovillari ( Cs) – E’ aperto ogni martedì e giovedì dalle ore 16 alle ore 18 e si potrà raggiungere anche per posta elettronica indirizzando a castrovillari@sportellogiustizia.it . Al piano terra del vecchio Tribunale di via xx Settembre di Castrovillari, così,  ha preso vita lo sportello per i Servizi di Giustizia sul Territorio rivolto alle pratiche di competenza dell’amministratore di sostegno che riguardano  procedure le quali non hanno necessità di essere accompagnate da un legale (che interesseranno la volontaria giurisdizione,  divorzio e separazioni brevi, cancellazione protesti, certificati del casellario giudiziario ed altro), che sono volte alla riduzione del contenzioso e che vede la pubblica amministrazione , con proprio personale, a servizio del cittadino per la semplificazione delle procedure in un principio di economicità, sostenuto il tutto da attività d’informazione e accesso dedicati. L’iniziativa, unica in Calabria , rientra nell’ambito del progetto regionale Re.Se.Gi.Ter., Rete per Servizi di Giustizia sul Territorio, per l’attuazione di buone pratiche, finanziato dal Fondo Sociale Europeo come è stato precisato lunedì pomeriggio nella presentazione, avvenuta nell’aula magna del nuovo Tribunale di Castrovillari, con diversi soggetti,  alla presenza del Presidente del Tribunale, Caterina Chiaravalloti, e del  Governatore della Calabria, Mario Oliverio, che ha concluso l’apposito momento. L’ambito sperimentale, in vista di una possibile estensione all’intero territorio regionale, coinvolge, in partnership, i Comuni di Castrovillari, quale capofila per essere sede del Tribunale, Cassano allo Jonio, Corigliano Calabro e San Demetrio Corone oltre lo stesso Tribunale, la Procura di Castrovillari con l’Ordine degli Avvocati e l’ASP. Lo rilanciano il Sindaco, Domenico Lo Polito, con la consigliera, e presidente della seconda Commissione consiliare, Maria Silella, che ha seguìto, per il capoluogo del Pollino, il progetto recandosi pure, con altre rappresentanze istituzionali ,a Strasburgo per rendersi conto di persona come il “sistema di giustizia di prossimità”- così viene menzionato il servizio- si sviluppa e viene erogato. A Castrovillari l’attività di front-office istituzionale sarà espletata – con la collaborazione di alcune associazioni di volontariato-  da personale dell’ente, dopo la particolare formazione svolta nel corso “Best Practices”, che vuol dire buone pratiche. Il progetto esprime e richiama cosa suscita la cooperazione tra istituzioni e quando si  ‘fa rete’; questa volta a favore dell’innovazione dei servizi di Giustizia nell’interesse del cittadino e per ottimizzare, sempre più, il decentramento dei procedimenti che riguardano la Volontaria Giurisdizione. ”L’azione – ricorda Lo Polito- esprime ancora una volta l’impegno continuo dell’Amministrazione proprio per le buone pratiche, avviato già  nella consiliatura 2013 in altre materie, legate, allora, alla gestione, più in generale, della pubblica amministrazione , grazie al protocollo d’intesa che realizzò in quegli anni con il Coordinamento dei Sindaci dei Comuni Calabresi. Con questi faceva parte la nostra città  per un’indagine  promossa dall’Università della Calabria – Facoltà  di Scienze Politiche, con la la partecipazione di Cittalia- Fondazione ANCI Ricerche e dell’ANCI Calabria, dal titolo “ Le buone pratiche ed i Comuni della Calabria” a cui collaborarono 13 enti locali per la raccolta  e la condivisione di dati ed informazioni proprio sulle buone pratiche.”

Cosenza, evasione fiscale per nove milioni di euro

COSENZA – Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, in seguito ad alcuni controlli effettuati nei confronti di un’impresa del capoluogo bruzio hanno scoperto una maxi-evasione di imposte per 9 milioni di euro realizzata da una società immobiliare grazie al falso trasferimento di sede a Roma. Dagli accertamenti effettuati sono emerse diverse violazioni tra cui l’inserimento in contabilità di fatture false per 500.000 euro, al fine di gonfiare i costi e ridurre gli utili dell’impresa. Falsi acquisti di edifici in costruzione e compravendite fittizie di immobili già costruiti, attestavano operazioni e costi mai realmente sostenuti dalla società immobiliare. Il rappresentante legale dell’azienda è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Cosenza per l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e per dichiarazione infedele, reati sanzionati con la reclusione da uno a sei anni. Al fine di assicurare la restituzione delle imposte evase ed il pagamento delle relative sanzioni sono state attivate le procedure finalizzate al sequestro dei beni patrimoniali esistenti per valore equivalente a quello evaso.

Protesta del “Gruppo d’Azione per la Verità”: necessario conoscere le ragioni della chiusura del Tribunale di Rossano

ROSSANO (CS) – Si è tenuto a Rossano il primo incontro assembleare del neonato movimento “Gruppo d’Azione per la Verità sul Tribunale di Rossano”, nell’intento di promuovere una iniziativa di protesta al fine di ottenere conoscenza di quanto si celi dietro la chiusura de presidio giudiziario. Il giorno in cui tale protesta sarà effettuata è ancora in fase di scelta, presumibilmente entro il mese di marzo e, al momento, vi hanno aderito sessanta soggetti di varia estrazione sociale. All’assemblea hanno preso parte il Sindaco e altri amministratori della città di Rossano, l’Ordine dei Commercialisti, l’Associazione dei Commercianti, Precari di Giustizia, sindacati, rappresentanti di partiti e movimenti, ma, fanno sapere dal Gruppo d’Azione, nota negativa è stata l’assenza della Consulta dei Sindaci del territorio, che ha disertato l’iniziativa nonostante l’invito. I partecipanti hanno poi dato atto a una raccolta fondi necessaria per le spese di gestione (striscioni, volantinaggio, fischietti) e alcuni hanno messo a disposizione dei pullman per raggiungere la sede della protesta, Roma, anche se non si conosce ancora il luogo preciso del presidio, forse la presidenza del Consiglio dei Ministri, forse Piazza Indipendenza, dove è ubicato il Consiglio Superiore della Magistratura. Tre i punti che si chiederà di conoscere con atto formale: le ragioni della chiusura del Tribunale rossanese innanzitutto; il motivo per cui il Ministro della Giustizia non istituisca una Commissione d’inchiesta che accerti quanto il senatore Enrico Buemi dichiari in relazione all’esistenza di “carte false; le cause delle mancate risposte in Parlamento alle richieste dello stesso Buemi. L’auspicio è che la cittadinanza aderisca in massa.

 

 

 

 

Morte sospetta all’Annunziata, assolti quattro medici

COSENZA – Il Tribunale di Cosenza ha assolto quattro medici dell’ospedale dell’Annunziata dall’accusa di aver provocato la morte di Caterina Loria, di San Giovanni in Fiore, avvenuta il 28 giugno del 2011. La giovane perse la vita sette giorni dopo aver dato alla luce, col parto cesareo, una bambina. Sul banco degli imputati finirono quattro medici in servizio nell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia. Si tratta di Attilio Forte, Andrea Bilotti, Maria Patrizia Romano e dell’allora primario Pasquale Pirillo. Nell’immediatezza della vicenda vennero tutti e quattro rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. Secondo l’impianto accusatorio i quattro “per negligenza, imprudenza e imperizie, consistite nella prestazione di una inadeguata assistenza clinica, cagionavano la morte di Caterina Loria, intervenuta per tromboembolia massiva del ramo principale dell’arteria polmonare insorta nel decorso post-operatorio in soggetto sottoposto a taglio cesareo”. Ma in dibattimento non sono emersi elementi tali da provare la responsabilità dei sanitari. Per questo motivo anche il pm Giuseppe Cozzolino aveva chiesto l’assoluzione dei medici. Richiesta a cui si erano opposti i legali della famiglia, che si è costituita parte civile. Il giudice Francesca De Vuono ha pronunciato una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati.

Locri, interdittiva per un magistrato del tribunale

LOCRI (RC) – Agevolava alcuni professionisti, mediante l’assegnazione di consulenze oltre la percentuale consentita dalla legge. Per questo Luciano D’Agostino, magistrato in servizio nella sezione lavoro del tribunale di Locri, è stato raggiunto da un provvedimento di misura interdittiva di sospensione dalle funzioni, emesso dal Gip di Catanzaro e notificato dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del capoluogo regionale. Le indagini, condotte dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, sotto la direzione del Procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e del sostituto Fabiana Rapino, hanno rilevato anche alcune anomalie nella gestione di processi trattati nei confronti della società Equitalia. In tali circostanze, pur in presenza di interesse proprio, il giudice non si sarebbe astenuto dalla pronuncia di sentenze. Il provvedimento emesso nei confronti del giudice Luciano D’Agostino comporta l’effetto della sospensione dall’esercizio delle funzioni di magistrato e l’interdizione da tutte le attività ad esse inerenti.

Neonato morto in ospedale. Salgono a cinque le persone indagate

sala-partoCOSENZA – Salgono a cinque le persone indagate per la morte del neonato di lunedì pomeriggio in sala parto nell’ospedale di Cosenza. Si tratta di due ginecologi, una neonatologa e due ostetriche. Il dott. Silvio Cavalcanti, medico legale, ha eseguito l’autopsia sul corpicino del piccolo alla presenza dei consulenti di parte nominati dagli indagati. Bisognerà adesso attendere sessanta giorni per conoscere l’esito dell’esame. Una delle ipotesi avanzate è che il feto fosse già morto al momento del parto. Le indagini, coordinate dal procuratore capo Dario Granieri e affidate al pm di turno Giuseppe Cozzolino, dovranno chiarire se la donna, al momento del suo arrivo presso il nosocomio bruzio, avesse già eseguito dei tracciati e con quale esito. Sequestrata la cartella clinica della mamma del neonato, una 33enne di Fagnano Castello. La giovane è in buone condizioni di salute ed era alla sua terza gravidanza. Intanto, proseguono gli accertamenti dell’Azienda ospedaliera che, nell’immediatezza dei fatti, ha avviato un’indagine interna, mentre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha disposto l’invio degli ispettori all’Annunziata per verificare quanto accaduto.

Neonato morto a Cosenza, disposta l’autopsia. Emessi tre avvisi di garanzia

annunziata-ospedaleCOSENZA – La Procura della Repubblica di Cosenza ha emesso tre avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta avviata sulla morte del neonato, nel momento del parto, avvenuta ieri nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Annunziata. I provvedimenti riguardano due ginecologi ed un’ostetrica del nosocomio, nei confronti dei quali il reato ipotizzato è quello di omicidio colposo. L’emissione degli avvisi di garanzia, secondo quanto hanno riferito fonti giudiziarie, si è resa necessaria per consentire agli indagati di nominare, eventualmente, consulenti di parte per l’autopsia che, su disposizione della Procura, sara’ effettuata, presumibilmente nella giornata di domani, sul corpo del neonato. Sulla vicenda è intervenuto il deputato di Alternativa Libera Sebastiano Barbanti: “In attesa che la magistratura e le indagini ispettive della Regione e del Ministero facciano piena luce su quanto è accaduto, non si può non riflettere sullo stato di grave abbandono in cui versa l’Annunziata a causa del piano di rientro e del commissariamento della sanità calabrese che ha tagliato personale e servizi mettendo a rischio la vita dei pazienti”. Sebastiano-Barbanti-M5SSecondo il parlamentare, “la riorganizzazione dei punti nascita imposta dal ministero nel 2011, con la chiusura di tutti quelli sotto i 500 parti l’anno, doveva migliorare gli indici di mortalità, ma i dati ufficiali confermano che la Calabria ha ancora oggi il tasso più alto in Italia di bambini nati morti. Tutto ciò è inaccettabile, perciò – ha aggiunto Barbanti – nei prossimi giorni incontrerò il direttore generale dell’Annunziata, i medici e tutto il personale del dipartimento Materno Infantile dell’ospedale e presenterò una dettagliata interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sull’inadeguatezza e le inadempienze dell’ufficio del commissario per il piano di rientro che fino ad oggi ha prodotto solo decreti per la riorganizzazione e riqualificazione del percorso nascita senza che i servizi siano migliorati”.

Era accusato di estorsione. Assolto imprenditore

CATANZARO – L’imprenditore Beniamino Scalzo è stato assolto dall’accusa di estorsione contro i dipendenti della sua azienda, in seguito ad un’indagine partita nei primi mesi del 2014. La Procura della Repubblica, infatti, aveva chiesto e ottenuto un provvedimento restrittivo nei confronti di Scalzo, dietro denuncia di un ex dipendente, che lo accusava di approfittare della situazione di disoccupazione della Regione per costringere i lavoratori ad accettare un corrispettivo che non teneva conto delle ore in cui gli stessi dovevano sostare in attesa di completare il servizio, con alcuni dipendenti che avevano inoltre segnalato una mancata corresponsione di alcune mensilità aggiuntive della retribuzione. I legali hanno acquisito una notevole mole di documentazione che insieme alle indagini difensive svolte dall’investigatore privato, l’ex maresciallo Concolino,  ha dimostrato l’infondatezza delle contestazioni. Quindi l’accusa principale è venuta meno attraverso una lettura corretta del Contratto Nazionale di lavoro e di diverse sentenze della Corte di Cassazione che confermavano le conclusioni a cui era già giunto l’Ispettorato del lavoro, che aveva archiviato la denuncia del dipendente, e le organizzazioni Nazionali di Categoria. Il Presidente della Sezione Penale, Maria Teresa Carè, in qualità di Giudice dell’udienza preliminare, ha accolto le tesi della difesa ed ha assolto lo Scalzo.