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Asfalto bagnato, incidente a Mandatoriccio sulla statale 106

MANDATORICCIO (CS) – La pioggia battente lungo la fascia jonica cosentina sta creando difficoltà nella circolazione stradale in particolare lungo la statale 106 dove si registra un incidente stradale nel tratto che attraversa il comune di Mandatoriccio. Secondo una prima ricostruzione un’auto, forse a causa della eccessiva velocità, è sbandata scivolando sull’asfalto viscido e finendo contro il guardrail. Sul posto il personale Anas e le forze dell’ordine. Si registrano disagi e rallentamenti nel tratto interessato. Non ci sarebbero feriti.

Cosenza, perseguita l’ex compagna. Arrestato dalla polizia

COSENZA – Un uomo di nazionalità rumena, T.D.A. di 30 anni, è stato arrestato in flagranza dagli agenti della squadra volante di Cosenza per stalking. Già destinatario di un provvedimento di ammonimento del Questore Liguori, nello scorso mese di gennaio, a seguito di minacce e atti persecutori reiterati nel tempo, era stato sottoposto alla misura cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Cosenza, del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla parte offesa. Numerosi e reiterati nel tempo sono stati gli atti persecutori posti in essere dall’arrestato nei confronti della vittima: danneggiamenti, minacce anche di morte, pedinamenti, appostamenti, quotidiani messaggi minatori, che hanno provocato nella donna un perdurante e grave stato di ansia e di paura per la propria incolumità tanto da costringerla a cambiare le proprie abitudini di vita. Nell’ottobre del 2016 il rumeno si era reso addirittura protagonista di un tentativo di speronamento dell’auto della vittima che aveva provocato uno spettacolare incidente su via Panebianco. Nella tarda serata di ieri il personale della squadra volante della Questura di Cosenza ha arrestato il T.D.A. in flagranza di reato durante l’ennesimo atto persecutorio. In particolare la sala operativa, a seguito di una richiesta di soccorso, inviava gli agenti in Piazza Loreto. Gli equipaggi  giunti immediatamente sul posto, notavano la presenza di un giovane che alla vista delle forze dell’ordine, lasciava cadere in terra un cacciavite, tentando la fuga. L’uomo aveva appena danneggiato uno degli pneumatici dell’auto della donna la quale, terrorizzata, aveva chiamato il 113. In virtù della pericolosità del soggetto gravato da numerosissimi precedenti penali e di polizia per associazione di tipo mafioso, furto, truffa, frode informatica, estorsione, ricettazione e falsità ideologica, attese le modalità di commissione e di reiterazione del reato, particolarmente gravi ed allarmanti, T.D.A. è stato tratto in arresto e, dopo le formalità di rito, posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Grave incidente stradale. Un morto e sei feriti

LOCRI – Una persona è morta e sei sono rimaste ferite, una delle quali in modo grave, in un incidente stradale avvenuto stamani a Locri in contrada Riposo, vicino l’ospedale. Due aut, una Fiat Panda ed una Bmw, o si sono scontrate, per cause in corso di accertamento, in corrispondenza di un incrocio. In conseguenza dell’impatto le auto avrebbero dato seguito ad una carambola, anche se la dinamica esatta è ancora al vaglio delle forze dell’ordine, finendo su un’altra autovettura in sosta ai bordi della strada. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno soccorso i feriti e i carabinieri che hanno effettuato i rilievi per cercare di ricostruire la dinamica esatta dell’incidente stradale. (Foto della pagina facebook Basta vittime sulla 106).

Cosenza, aggredito per uno “sgarro” sentimentale

COSENZA – Un operaio di 41 anni, C.F., è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Cosenza per il reato di rapina e lesioni personali gravi. I militari sono intervenuti su richiesta della vittima dell’aggressione, rifugiatasi in un bar nei pressi di via dell’Accoglienza. L’uomo lamentava di essere stato aggredito con un coltello ed un bastone e rapinato del proprio telefono cellulare. Grazie alla descrizione, i militari rintracciavano l’aggressore in via De Rada mentre, dopo aver parcheggiato il proprio furgone, tentava di nascondersi dietro alcuni mezzi in sosta. Fermato e perquisito, veniva trovato in possesso del telefono cellulare poco prima rapinato mentre, sul luogo dell’aggressione, venivano sequestrati il coltello ed il bastone utilizzato. La vittima veniva quindi immediatamente soccorsa da personale del 118 e trasportato presso l’ospedale dell’Annunziata dove veniva ricoverato per fratture alle vertebre mentre l’arrestato veniva trattenuto presso le camere di sicurezza a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il movente dell’aggressione sarebbe da ricondurre ad uno “sgarro” sentimentale.

Operazione “Stop”, Giuseppe Ferrante ai domiciliari senza braccialetto elettronico

CATANZARO- La Corte di Appello di Catanzaro, accogliendo l’istanza dell’avvocato difensore Francesco Nicoletti, concede gli arresti domiciliari, senza braccialetto elettronico, a Giuseppe Ferrante alias “Antonello il Siciliano”, coinvolto nella maxioperazione antimafia “Stop”. L’uomo era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Castrovillari a 20 (venti) anni di reclusione; pena poi rideterminata dalla Corte d’Appello di Catanzaro, con sentenza emessa in data 7 ottobre 2016, a 5 (cinque) anni e 4 (quattro) mesi di reclusione.

I FATTI Giuseppe Ferrante finisce in manette il 19 giugno 2013 nell’ambito del maxiprocedimento “Stop” istruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Lo si accusa di aver partecipato ad una associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico denominata “Acri-Morfò”, ritenuta dagli inquirenti operante nel territorio del Comune di Rossano e comuni viciniori, la quale, in accordo con le organizzazioni mafiose presenti nelle altre province, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, era finalizzata al controllo e allo sfruttamento delle risorse economiche della zona, al compimento di delitti contro il patrimonio e contro la persona; con la totale e preventiva accettazione, da parte degli associati, della necessità di compiere azioni delittuose per garantirsi il controllo del territorio e per stroncare, mediante l’uso della violenza, qualunque ingerenza interna o esterna.

L’IPOTESI ASSOCIATIVA L’associazione, secondo il castello accusatorio, avrebbe portato avanti il proprio fine mediante la dotazione e la disponibilità di armi comuni e da guerra; mediante la partecipazione di ciascun associato – attraverso un’articolata distribuzione di compiti e funzioni, nonché la sostanziale fungibilità fra i vari membri – al compimento di una serie di azioni delittuose, quali reati contro la persona a base violenta ed estorsioni generalizzate nel territorio, specie in danno degli imprenditori. Un’associazione che, evidenziavano gli inquirenti, si sarebbe ingerita nell’imprenditoria di tutta l’area della provincia di Cosenza e anche altrove, e in particolare: nel settore della distribuzione di caffè torrefatto e prodotti derivati, nel settore degli appalti di servizi di vigilanza, nella distribuzione di prodotti da forno e di altri generi alimentari, nel noleggio di videogiochi di genere illecito e non, con la costituzione di una serie di imprese che avrebbero, ‘ndranghetisticamente, assunto posizioni  di monopolio, costituite e continuamente finanziate col provento dei crimini organizzati ed eseguiti dall’associazione.

IL TENTATO OMICIDIO DI ANTONIO MANZI Altra contestazione mossa a Giuseppe Ferrante è di aver preso parte al tentato omicidio di Antonio Manzi alias “Tom Tom”. Il tutto in concorso con altri e in esecuzione di una complessiva strategia criminale stragista volta ad assicurare l’egemonia, in tutto il territorio di Rossano, della consorteria ‘ndranghetistica denominata Acri – Morfò. Gli si contesta, inoltre, in concorso morale e materiale anche con altri rimasti ignoti, la detenzione illegale e il porto illegale in luogo pubblico di una pistola calibro 38 di sicura provenienza illecita e di un motociclo Honda 600. Con l’aggravante della connessione teleologica, del numero dei correi pari a più di cinque persone, dell’agevolazione della cosca di ‘ndrangheta denominata Acri-Morfò.

LE ARMI Ferrante è inoltre accusato di avere, in concorso con altri, detenuto e portato illegalmente, in luogo pubblico, armi comuni da sparo (pistole e fucili) e armi da guerra (kalashnikov). Nello specifico: due fucili automatici tipo kalashnikov calibro 7.62 e un fucile da caccia calibro 12. Con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare la cosca di ‘ndrangheta denominata Acri – Morfò essendo l’arma messa a disposizione degli appartenenti alla consorteria al fine di commettere fatti di sangue o comunque azioni violente volte a consolidarne l’egemonia nella Sibaritide.

LA DROGA Tra le contestazioni mosse a Giuseppe Ferrante vi è anche quella di aver detenuto, ai fini di spaccio, complessivi 4,350 Kg di sostanza stupefacente del tipo Marijuana e complessivi 3,350 Kg di sostanza stupefacente del tipo hashish.

IL PROCESSO E L’AFFIEVOLIMENTO DELLA MISURA In primo grado, Giuseppe Ferrante alias “Antonello il Siciliano” viene condannato a 20 anni di reclusione. In riforma di quella sentenza, lo scorso 7 ottobre 2016, la Corte d’Appello di Catanzaro ridetermina la pena in 5 anni e 4 mesi. L’avvocato Francesco Nicoletti, difensore di fiducia di Ferrante, avanza un’istanza alla Corte territoriale tesa ad ottenere la modifica della misura cautelare per il proprio assistito. Istanza accolta dai giudici che dispongono per Ferrante il regime degli arresti domiciliari senza il braccialetto elettronico.

Paola, due arresti per estorsione contro un disabile

PAOLA (CS) – Due persone, Mirko Zimbaro di 39 anni ed Antonio Chianello di 32, entrambi con precedenti, sono stati arrestati dagli agenti del Commissariato di Paola, per estorsione aggravata commessa nei confronti di una persona diversamente abile e, successivamente, anche del suo tutore. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, alcune settimane fa i due pregiudicati hanno avvicinato la persona diversamente abile, destinataria di una pensione di invalidità, costringendolo con varie richieste estorsive protratte nel tempo, a prosciugare il proprio conto corrente. Successivamente i due arrestati hanno iniziato a perseguitare il fratello, anche tutore del diversamente abile, con continue minacce finalizzate ad estorcergli denaro. A seguito delle minacce subite, il fratello, tutore del diversamente abile, ha denunciato i fatti alla polizia del Commissariato di Paola. Le successive indagini eseguite dagli uomini della squadra di polizia giudiziaria, hanno portato all’arresto dei due in flagranza di reato.

Cetraro, latitante si costituisce ai carabinieri

CETRARO (CS) – Si è costituito ai carabinieri Giuseppe Scornaienchi, 27 anni, detto “Pino o’ confiett” ricercato dallo scorso mese di aprile perché sarebbe coinvolto nell’aggressione a mano armata, insieme ad altre due persone già identificate, ai danni di un senegalese. Scornaienchi era inoltre sfuggito alla cattura nell’ambito dell’operazione Frontiera scattata nel luglio 2016 contro gli affiliati della cosca Muto di Cetraro. Il giovane deve inoltre scontare una condanna per traffico di stupefacenti inflittagli nel processo “Overloading”.

Ancora uno sbarco di migranti a Reggio. Tra loro donne e bambini

REGGIO CALABRIA – E’ giunto nel porto di Reggio Calabria il rimorchiatore “Golfo Azzurro” con a bordo 324 migranti, originari, prevalentemente, di Paesi subsahariani. Il gruppo è composto da 270 uomini, 16 donne, due bambini in tenera età e 36 minori non accompagnati. Ad attenderli il dispositivo di accoglienza coordinato dalla Prefettura di Reggio Calabria. Prima della foto segnalazione e dell’identificazione ad opera del personale dell’Ufficio immigrazione della Questura, i migranti sono stati visitati dai medici del servizio “medicina di frontiere” e del 118. Riscontrati numerosi casi di scabbia, immediatamente trattati nell’unità mobile di decontaminazione allestita dalla Protezione civile, disturbi gastroenterici. Alcuni dei migranti, inoltre, avevano ferite agli arti inferiori provocate dalle concitate operazioni di trasbordo da un natante all’altro. Due donne risultano in stato di gravidanza. Le loro condizioni sono buone.

Controlli straordinari dei carabinieri tra Rende e Montalto Uffugo

RENDE (CS) – Servizi di controllo straordinari nei comuni di Rende e Montalto Uffugo, con numerosi posti di blocco. Impiegati 36 militari della Compagnia di Rende. Controllati nel complesso 96 veicoli, 134 le persone identificate, nove le sanzioni elevate per infrazioni al codice della strada. Inoltre sono stati deferiti in stato di libertà un 26enne e un 53enne entrambi cosentini, per il reato di guida in stato di ebbrezza. Sottoposti a test etilometrico, ai due automobilisti è stato riscontrato un tasso alcolemico nel sangue superiore ai limiti consentiti dalla legge. I carabinieri hanno anche ritirato le loro patenti.

Operazione “Kalané”, arrestato il latitante Antonino Princi

REGGIO CALABRIA –  I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dello Squadrone Cacciatori Calabria, e insieme a personale della Polizia di Stato della Questura, hanno arrestato a Cardeto il latitante Antonino Princi, 46 anni, di Calanna, ricercato dal 29 luglio 2016. Nei suoi confronti la Dda di Reggio Calabria aveva emesso un provvedimento di fermo nell’ambito dell’operazione “Kalanè”. Princi è ritenuto responsabile, in concorso, dell’omicidio di Domenico Polimeni e del tentato omicidio di Giuseppe Greco, commessi nella frazione Sambatello di Reggio Calabria il 3 aprile 2016. L’uomo è stato localizzato in un’abitazione di Cardeto di proprietà di un 45enne già noto alle forze dell’ordine, anch’egli arrestato. Princi non era armato e non ha opposto resistenza. Princi, il 9 febbraio 2016, era sfuggito ad un agguato mentre era in auto nell’ambito di uno scontro interno alla famiglia Greco. Il tentato omicidio di Giuseppe Greco sarebbe stato messo in atto per vendicare quell’episodio.