[#Nerd30Consiglia] Jin-Roh, Uomini e lupi

Torna la rubrica mensile dedicata all’animazione di nicchia, questa volta con un film targato Production I.G., con soggetto e sceneggiatura del genio Mamoru Oshii e regia di Hiroyuki Okiura, distribuito in Italia da Yamato Video.

Stiamo parlando di Jin-Roh: Uomini e lupi, film del 1999, considerato “l’ultimo grande anime del millennio” dalla stessa Production I.G. La pellicola fa parte della cosiddetta Kerberos Saga, creata dallo stesso Oshii, che comprende anche film in live-action e fumetti.

LA TRAMA

La storia è ambientata in Giappone negli anni sessanta di un universo storico alternativo ed è centrata attorno a Kazuki Fuse, un membro dell’unità di polizia anti-terrorismo di élite dei Kerberos Panzer Cops, dotata di armamento protettivo pesante, detta protect gear, stahlhelme equipaggiato con una maschera per l’ossigeno e la visione notturna, e di mitragliatrici tedesche MG 42. Addestrato a comportarsi come facesse parte di un branco di cani, da cui il nome Kerberos, Fuse è messo di fronte alla propria umanità quando manca di sparare contro una giovane terrorista: la ragazza si uccide facendo esplodere una bomba dinanzi a Fuse. In seguito Fuse inizia una relazione destinata alla tragedia con Kai, che incontra mentre si reca sulla tomba della terrorista suicida. (fonte Wikipedia)

IL COMMENTO

Jin-Roh può essere considerato senza alcun dubbio come uno dei capolavori dell’animazione giapponese, uno di quei film che trascendono il mezzo per diventare cinema puro e semplice. Prendendo come base la favola di Cappuccetto Rosso (nella sua versione originale, quindi senza lieto fine), si dipana una storia fortemente cinica e pessimista, quindi totalmente avversa a facili soluzioni per garbare al pubblico medio, da sempre più propenso a visioni positive, ma lontane dalla realtà in cui viviamo. La vera forza di Jin-Roh sta proprio in questo, nel buttare in faccia allo spettatore quella che è la cruda realtà, di fargli capire che è veramente difficile, se non impossibile, sfuggire al proprio destino e il solo provarci può portare ad un destino ancora peggiore.

Una trama che scorre lenta, inesorabile, con dei picchi da pelle d’oca, e vive dello sguardo asettico dei personaggi, verso i quali è impossibile empatizzare, che vivono nel sottile confine tra l’essere preda o predatore.

 

“Le fiabe in cui gli animali si mischiano agli esseri umani di solito finiscono piuttosto male. È meglio che le bestie si limitino alle loro storie.”

 

Il film passa attraverso scene oniriche di rara e cupa bellezza, con intermezzi narrati attraverso le parole di Kai, che racconta la favola di Cappuccetto Rosso con tono solenne, dando un’ulteriore pennellata di grigio alla vicenda. Il finale è amaro e quando partono i titoli di coda non si può fare altro che lasciarsi andare a lacrime di sconforto, accompagnate dalla malinconica “Grace Omega”, forse la colonna sonora più bella mai composta da Hajime Mizoguchi.

La sceneggiatura di Oshii è straordinaria come sempre, perché riesce a porre una sua visione precisa, lasciando comunque spazio allo spettatore. Questo è un film che ad ogni visione si rinnova, tirando fuori delle sfumature che magari erano sfuggite nelle visioni precedenti, quindi è impossibile non considerarlo un vero capolavoro.

“E poi alla fine il lupo divorò Cappuccetto Rosso.”

COMPARTO TECNICO

Sul piano tecnico abbiamo un lavoro veramente incredibile. Production I.G. ha fatto la scommessa su questo progetto, dedicandogli quasi 3 anni senza l’utilizzo di effetti digitali. La regia di Okiura è in perfetto stile Oshii, quindi abbiamo delle lunghe inquadrature e dei primi piani di forte impatto, con dei colori estremamente desaturati, quasi monocromatici, che fanno capire subito la cupezza della pellicola. Il character design dello stesso Okiura e di Tetsuya Nishio riesce a dare un grande realismo ai volti dei personaggi, oltre ad una forte espressività.

Le animazioni sono di una fluidità allucinante, probabilmente grazie ad un ampio uso del rotoscopio, che fornisce ai personaggi delle movenze estremamente realistiche. Altro capolavoro, come già anticipato, è la colonna sonora di Mizoguchi, una delle migliori mai realizzate per un’opera d’animazione, al pari di quella di Kenji Kawai per Ghost in the shell e di Yoko Kanno per Cowboy Bebop. Un plauso a Yamato per l’ottima edizione italiana.

IN CONCLUSIONE

Jin-Roh è uno dei pochi film d’animazione a meritare a pieno il voto 10/10. Una delle opere migliori partorite dalla mente di Mamoru Oshii, che ha avuto solo una minima parte del successo che meriterebbe.

Antonio Vaccaro

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