Archivi categoria: Cine8@30

Denise Sapia vola a Cannes con corto ‘Silent Night’

ROSSANO – Denise Sapia vola a Cannes insieme al regista Luca Fortino. Il cortometraggio Silent Night ha passato le scrupolose selezioni ed DENISE-CANNES-2015 (2)è stato incluso nella 68° Edizione del più importante festival cinematografico del mondo, nella sezione short film corner, lo spazio dedicato ai cortometraggi fuori concorso. Una prestigiosa vetrina che ha garantito alla pellicola di avere una risonanza internazionale. Tant’è che il corto ha ottenuto ben due proposte di distribuzione che vedranno la diffusione del progetto in altrettanti Paesi Europei.

Un’impresa non da poco riuscire ad approdare al festival di Cannes. In particolare, la sezione short film corner è un trampolino di lancio per registi e aspiranti attori. Ma è soprattutto una vetrina degna di attenzione, davanti alla quale transita un pubblico di addetti ai lavori e cinefili attenti ed esperti, che conoscono bene la difficoltà, rispetto ai lungometraggi, di questi piccoli mondi che in pochi minuti devono riuscire ad esprimere la propria essenza, trasmettendo al pubblico emozioni.

Silent Night, prodotto dalla Filmakeritalia in collaborazione con Cinecalabria è un corto diretto da Luca Fortino, giovane regista emergente cosentino, che ha scoperto la giovanissima e talentuosa attrice rossanese, Denise Sapia. Ed è proprio a Rossano che sono state girate gran parte delle scene in cui la piccola Denise è protagonista, insieme a Danny Quinn, figlio del celebre Anthony Quinn, ed Anna Falchi, nel difficile ruolo di una bambina extracomunitaria bisognosa. Nel corto, che racconta delle quotidiane quanto drammatiche storie di bambini sfortunati, schiavi dello squallido “mercato dell’elemosina”, inoltre, è presente anche l’attrice Titti Cerrone, oltre ai tantissimi bambini rossanesi che hanno fatto da comparsa e da cornice a questo piccolo grande capolavoro di cinema breve.

Tante le proiezioni eseguite in questi giorni a Cannes davanti a produttori, distributori e professionisti del settore. I quali, entusiasti, hanno espresso il proprio apprezzamento nei confronti della piccola attrice rossanese che, a soli dieci anni, è stata capace di entrare nel suo ruolo di protagonista in una maniera così realistica e naturale, nonostante le difficoltà nell’interpretazione del linguaggio di una bambina extracomunitaria, da sembrare vera, credibile e assolutamente portata per continuare a percorrere una strada nata solo per gioco. Ma che lascia intravedere un futuro di successo nel mondo cinematografico.

L’Attacco dei Giganti sfonda le Mura dei Cinema Italiani

AttaccoGiganti_LOCI Giganti Giapponesi sfondano i botteghini e arrivano sul grande schermo per una due giorni, 12 e 13 maggio, imperdibili per tutti gli amanti degli anime!

L’Attacco dei Giganti-Il Film: parte I propone scene inedite rispetto all’anime, includendo una nuova colonna sonora e tanta emozione da cinema, confermando il successo spropositato della serie televisiva.

L’anime, tratto dal manga di Hajime Isayama e prodotto da Wit Studio in collaborazione con Production I.G., ci porta a Shingashima dove le alte mura della città difendono gli abitanti da un pericoloso predatore: i giganti.

Per 100 anni la città è rimasta inviolata, il terrore sembrava solo un vecchio ricordo, quando un giorno le sorti della popolazione si ribaltano.

Per ulteriori info, visitare il sito http://www.nexodigital.it/1/id_407/L-attacco-dei-giganti—il-film-parte-I.asp

 

Miriam Caruso

Rendanoir: Al via la prima edizione del Festival del Noir

rendanoirUn nuovo appuntamento all’insegna del teatro, del cinema e del buon gusto quello che si prospetta per lunedì 27 e martedì 28 aprile, alle ore 21, presso la Sala Quintieri del Teatro Rendano. “Rendanoir” è il titolo dell’evento, alla sua prima edizione, dedicato alla promozione del talento di giovani registi e interpreti calabresi, organizzato dall’ Associazione culturale IDEA  e dal curatore Andrea Solano.

Il festival vedrà protagoniste 7 compagnie teatrali calabresi con testi rigorosamente inediti. In scena, con le loro performance inedite: Alessandro Castriota Skanderberg; Imma Guarasci; la coppia Paolo Mauro e Marco Silani; la compagnia Attori in corso; Francesca Marchese; in duo Teresa Scaglione e Raffaella Reda; così come Carmelo Giordano e Vichy Macrì.

Ospiti della serata, in qualità di giuria tecnica, l’esilarante duo Bove e Limardi, l’autrice Maria Luisa Bigai e il regista Dario De Luca. Durante la serata, che si prospetta ricca di divertimento e novità, non solo le compagnie teatrali si esibiranno nei loro testi inediti ma daranno vita ad un breve talk show con gli autori, i registi e gli interpreti delle piéce, il tutto condito da momenti musicali, grazie alla jazz band composta da Carlo Cimino, Diego Altomare e Antonio Gelsomino e di moda, grazie alla sfilata delle creazioni di Renata Tropea e Steven’s Hats. A condurre la serata Raffaella Salamina e Marco Tiesi.

“Il noir più che un vero e proprio genere costituisce una tendenza dell’immaginario, uno stile. Rispetto all’indeterminatezza della classificazione in letteratura, è il cinema a decretarne il successo con innumerevoli film, definibili postnoir e neonoir, accomunati da un determinato stile narrativo e visivo nonché da particolari temi, personaggi e situazioni. Storie cupe e violente, i dilemmi esistenziali, il senso di ambiguità e di angoscia che pervade i protagonisti, disegnando un universo caotico e delineando un ritratto del mondo estremamente realistico. Rendanoir trasporta queste fumose atmosfere sulle tavole del palcoscenico del Rendano, in un vero e proprio divertissement.”

L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti.

L.G

Le donne e il “mito” di Cenerentola: il coraggio di credere nei sogni

Cenerentola

In principio fu Cenerentola, il mito della scarpetta, del principe azzurro e de “I sogni son desideri”. Poi le donne iniziarono  a crescere, ebbre di secoli di emancipazione femminile e voglia di lottare, mai troppo stanche per trovare il tempo e la voglia di emozionarsi sognando la fiaba. Adolescenti o donne adulte, romantiche o disincantate: non esiste essere femminile al mondo che non abbia sperato di fare la “fine” di Cenerentola.

La storia è nota a tutti: Ella è una giovane dai modi gentili, la sfortuna acuta, il coraggio da vendere e l’animo sensibile. Un giorno, dopo anni di soprusi ed ingiusti maltrattamenti, incontra lui, il principe azzurro e grazie all’aiuto della magia, complice una scarpetta di cristallo, conosce il suo riscatto definitivo. Perrault ne ha fatto una fiaba nazional popolare, Walt Disney c’ha costruito anni di fortuna ed incassi cinematografici rielaborandone in più salse la trama originale. Ultima ma non ultima, quella nelle sale in questi giorni, diretta da  Kenneth Branagh con protagonista Lily James. Una versione estremamente moderna, curata nel colore e nei materiali, dalle scenografie maestose ed estasianti, gli abiti appariscenti e lussuosi, dall’accento molto cool e senza nulla di lasciato al caso. E mentre quello che dovrebbe assolvere la funzione di principe, nella realtà si consola seguendo l’esempio di Peter Pan, finendo con l’aspirare ad una vita da scapolo impenitente sempre più innamorato di sé stesso, le donne, eroine di ogni giorno, abbandonano le loro lotte per la parità tra i sessi e il loro sguardo cinico costrette a difendersi in autonomia, per cedere all’incantesimo di Cenerentola che le induce a credere, ancora una volta, nel miracolo. Di un uomo che un giorno le salverà. Dalla sfiga e dai pericoli.

cenerentola cartoonDel resto lo si sa:  è più facile credere che sia la gentilezza ed il coraggio, mista ad un pizzico di magia, l’ingrediente che serve ai mancati “lieto fine” di ogni giorno, che accettare il triste dato che a queste ultime occorra salvarsi, prima di tutto, da sole. Che sia vero oppure no, il lavoro è ben riuscito. Walt Disney incanta ancora, più gli adulti dei bambini, con un cast di tutto rispetto, scegliendo scenari suggestivi ma non troppo distanti dalla realtà, atmosfere rarefatte ma credibili, esaltando i costumi, i personaggi, i loro caratteri e le loro storie. Nella narrazione, che si mantiene inalterata, si verifica un processo di modernizzazione. Ogni personaggio, dalla protagonista al re, ha il suo spazio introspettivo e subisce un’evoluzione.cenerentola al ballo

Non più le brutte sorellastre di Cenerentola, ma solo due creature sgraziate e senza un minimo di intelligenza che combattono la vita a colpi di parrucca e vestiti eccentrici contro l’acume e il talento di una principessa moderna a cui non serve una bellezza sovrannaturale per far innamorare il principe ma un animo buono e predisposto a combattere le avversità della vita. Donne anche loro, nemmeno troppo diverse dalle tante. Non una matrigna crudele a prescindere, senza un briciolo di umanità, ma una donna austera e affascinante, dietro la cui cattiveria si nasconde un passato di sofferenza e la voglia di riscatto sociale.

E sull’onda di un processo già approfondito e consacrato negli ultimi anni, grazie al successo di cult come Maleficent, che riproponeva la storia della bella addormentata dal punto di vista della fata divenuta poi strega al seguito di un passato doloroso e sofferente, prende vita l’ultima Cenerentola del nuovo millennio. Tenacia, forza combattiva, energia e coraggio: le stesse a cui fanno appello le donne di ogni giorno, nelle loro battaglie ma soprattutto nelle loro rinunce. Nei cortei anti violenza, nella manifestazioni per la parità sessuale, nelle giornate “in memoria di”. E poi, tutto finisce così.cristallo

Con lui che le infila la scarpetta di cristallo, le giura di amarla per quello che è e se la porta felice e contento al castello. Inconsapevole che, seppur sognando, è il coraggio, che abita il cuore di ciascuna donna, il vero generatore di magia.

 

 

Lia Giannini

 

 

Michelangelo Frammartino presenta P.P.P.

COSENZA –

È prevista per venerdì 23 gennaio 2015, alle ore 16:00 e fino alle 18:00, presso il Teatro Auditorium Unical del Campus di Arcavacata (CS), l’inaugurazione dell’installazione frutto del laboratorio tenuto dal regista Michelangelo Frammartino con gli studenti.

Il primo regista ospite della nuova programmazione del Teatro Auditorium dell’Università della Calabria, impregnato da lunedì scorso in un progetto per un’installazione dedicata a Pier Paolo Pasolini, si appresta a concludere il laboratorio condotto con un gruppo di studenti Unical. Il titolo del progetto, “P.P.P.”, gioca sulla coincidenza tra le iniziali di Pasolini e l’indicazione tecnica del Primissimo Piano nel linguaggio cinematografico e audiovisivo. Lo spunto di partenza è il film “La ricotta”, che Pasolini realizzò nel 1963. L’installazione propone le riproduzioni in scala 1:1 di due capolavori manieristi, le famosissime deposizioni del Pontormo e del Rosso Fiorentino che, nel film pasoliniano, un pretenzioso regista si ostina nel voler riprodurre, mettendo in scena dei veri e propri tableaux vivants.

Il progetto è curato dal docente Dams Daniele Dottorini, con la partecipazione di Marco Pucci, e l’ausilio tecnico di Pietro Carbone, Pietro Scarcello, Maria Furfaro e Gianfranco Donadio. L’intera iniziativa è promossa dal Centro Arti Musica e Spettacolo in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici.

All’indomani dell’inaugurazione, l’installazione resterà aperta al pubblico anche nei giorni 26-27-28 gennaio, con un orario differente: dalle ore 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00. L’ingresso è gratuito.

La sala del Consiglio della Provincia di Cosenza scenario di un docufilm

COSENZA –

La storica sala del Consiglio della Provincia di Cosenza, con i suoi magnifici affreschi,  è divenuta, nei giorni scorsi, la scenografia ideale per il docufilm “Antonio Tenuta. I sogni cominciano con un’elica”, realizzato dal regista Massimo Scaglione, che è stato girato interamente tra la città di Cosenza, Tarsia e la Sila. Le riprese sono state realizzate nella settimana dal 7 al 14 gennaio e la trama è  improntata sulla vita di Antonio Tenuta,  imprenditore calabrese, ex bancario ed ex assistente volontario di matematica finanziaria all’Università di Bari, che intorno alla prima metà degli anni  ’70 crea in Calabria la GIAS, importante azienda calabrese operante nel settore della surgelazione dei prodotti della terra. Il docufilm parla del successo di questo imprenditore che, alle porte di Cosenza, ha messo su un piccolo impero economico basato in gran parte sulla trasformazione del pomodoro, partendo dalle idee e dall’intuito di un esperto lavoratore della terra.

“L’Imbarcadero”, perestrojka emotiva firmata da due autori cosentini

Guadare un corso d’acqua per ottenere udienza dal proprio passato, alla struggente ricerca di una risposta che emendi le colpe e che le esacerbi al tempo stesso. E’ questo il punto di partenza de “L’imbarcadero”, cortometraggio a firma di Marco Caputo e Davide Imbrogno. Un viaggio che ha come sfondo una Sila immota e magnifica, sublimata dall’occhio affamato di bellezza della regia. Hugo Race, volto del protagonista, si muove smarrito in una terra che sembra osservarlo, gestando placida le risposte di cui l’Australiano è in cerca. L’oggetto di tale affanno è un Padre che si trova “dall’altra parte”, in un non-luogo in cui i punti si ricongiungono diacronicamente e che l’uomo raggiungerà con l’ausilio dell’imbarcadero, chiara incarnazione del traghettatore Caronte. Il genitore fantasma, arroccato su una sponda che è fisica ma soprattutto emotiva, non nutrirà il figlio di giustificazioni leziose ,ma lo colpirà in pieno volto con una schietta apologia della fuga. Urlerà l’innegabile, salvifica necessità di voltare le spalle allo stillicidio di una vita che lo avrebbe annientato, sottolineando l’urgenza di non sacrificare la propria individualità. E, nell’acme di un dolore che culminando si quieta, la storia si conclude: il protagonista passa dall’essere cacciatore di risposte a semplice viaggiatore, aspettando un autobus per il mare che, gli assicura la presenza femminile di Anna Maria Malipiero, “Arriverà”. Un cortometraggio dalla regia luminosa, delicata, capace di restituire vividamente i protagonisti e il mondo in cui si muovono, ma appesantito da una sceneggiatura troppo insistentemente aforistica, troppo smaccatamente in cerca di una profondità che spesso non riesce a restituire, infiacchendo il messaggio. Buona l’interpretazione di Sperandeo, ma decisamente memorabile quella di Giovanni Turco, che seppure in una manciata di minuti dipinge con struggente intensità l’allegorica denuncia ad un’umanità marcescente. L’interpretazione del protagonista Hugo Race, forse gravata dal limite linguistico, risulta legnosa. Migliore il lavoro dell’attore e musicista australiano sulla colonna sonora, da lui firmata. Il film è stato presentato ieri sera al cinema Garden, preceduto da alcune performance di artisti locali. L’opera è stata coraggiosamente prodotta dall’imprenditore ed albergatore san giovannese Giuseppe Biafora, intervenuto a fine proiezione per sottolineare l’importanza di scommettere sull’arte ed il territorio.

 

Salvatore Perri

Oscar 2014, si va in scena

Ad un mese e mezzo dalla cerimonia più onorifica del jet-set cinematografico hollywoodiano e non, il red carpet già ribolle dopo la resa ufficiale delle candidature agli Oscar 2014.

Anche quest’ottantaseiesima edizione dell’encomio Academy a  protagonisti e addetti ai lavori si svolgerà fra i soliti testa a testa, conferme e smentite,grandi esclusi e sorprese, in un’attesa che il banco di prova dei “Golden globe” ha contribuito a rendere  quantomai trepidante.

Ma passiamo in rassegna i protagonisti della serata per carpirne i punti cardine e le debolezze; abbiamo un “American Hustle” che si presenta con dieci candidature e forte dell’incetta di premi conferitagli dall’ Hollywood foreign press, tra cui il più ambito, “miglior film”, senza voler soffermarsi sulla giovane promessa Jennyfer Lawrence che proprio grazie a questo secondo lavoro con David O. Russel potrebbe aggiudicarsi la seconda statuetta consecutiva a soli ventiquattro anni.

Per meriti invece d’estrazione principalmente tecnica e visiva, compare a pari candidature di “American Hustle”,”Gravity”, thriller  spaziale targato Alfonso Cuàron, che vede George Clooney e Sandra Bullock precipitare nell’immensità cosmica  in un background e tramite inquadrature da mozzare il fiato, senza precedenti nella storia del cinema (complice l’usufrutto di immagini concesse direttamente dalla stazione spaziale interazionale).

Aleggia inoltre sulla serata lo spettro della tanto agognata e già svanita nel 2005(The Aviator)statuetta di Leonardo Di Caprio, ancora una volta campione del supremo Martin Scorsese in “The Wolf Of Wall Street” e  deciso a spezzare il sortilegio che già afflisse Al Pacino prima di lui fino a “Scent of a woman” e che gli impedisce di accaparrarsi il riconoscimento personale che, a detta di troppi,per troppo tempo gli è stato negato.

Anche l’Italia calcherà il red carpet più atteso dell’anno, grazie alla coppia partenopea che più ci piace dopo Totò e Peppino, parliamo di Toni Servillo e Paolo Sorrentino, che con il suo “La Grande Bellezza” si contenderà con avversari del calibro di Thomas Vinterberg il titolo di miglior pellicola straniera, forte della vittoria ai Golden Globe e dei crescenti consensi statunitensi di molti dei suoi lavori.

Insomma, tutto è pronto, magari oggettivamente potranno anche avere un valore minore di quello che gli si attribuisce e saranno anche un caposaldo della nostra cultura esterofila a stelle e strisce, ma quando si apre il sipario, è bello lasciarsi trasportare dal fascino immortale dei premi Oscar.

(Riportate qui sotto le principali nomination e relative candidature)

 

Pasquale Severino

 

 

 

 

Miglior film

12 anni schiavo

12 anni schiavo
Philomena
Philomena
American Hustle
American Hustle

 

Nebraska
Nebraska
Captain Phillips
Captain Phillips
Dallas Buyers Club
Dallas Buyers Club

 

Gravity
Gravity
The Wolf of Wall Street
The Wolf of Wall Street
Her
Her

 

 

Miglior attore protagonista
Christian Bale – American Hustle
Bruce Dern – Nebraska
Leonardo DiCaprio – The Wolf of Wall Street
Chiwetel Ejiofor – 12 anni schiavo
Matthew McConaughey – Dallas Buyers Club

Miglior attrice protagonista
Amy Adams – American Hustle
Cate Blanchett – Blue Jasmine
Sandra Bullock – Gravity
Judi Dench – Philomena
Meryl Streep – I segreti di Osage County

Miglior attore non protagonista
Barkhad Abdi – Captain Phillips
Bradley Cooper – American Hustle
Michael Fassbender – 12 anni schiavo
Jonah Hill – The Wolf of Wall Street
Jared Leto – Dallas Buyers Club

Miglior attrice non protagonista
Sally Hawkins – Blue Jasmine
Jennifer Lawrence – American Hustle
Lupita Nyong’o – 12 anni schiavo
Julia Roberts – I segreti di Osage County
June Squibb – Nebraska

Miglior regia
American Hustle – David O. Russell
Gravity – Alfonso Cuarón
Nebraska – Alexander Payne
12 anni schiavo – Steve McQueen
The Wolf of Wall Street – Martin Scorsese

Miglior film straniero
The Broken Circle Breakdown
La Grande Bellezza
The Hunt – Il sospetto
The Missing Picture
Omar

Miglior sceneggiatura originale
American Hustle
Blue Jasmine
Dallas Buyers Club
Her
Nebraska

Miglior sceneggiatura non originale
Before Midnight
Captain Phillips
Philomena
12 anni schiavo
The Wolf of Wall Street

Miglior film d’animazione
The Croods
Cattivissimo me 2
Ernest & Celestine
Frozen
The Wind Rises

Miglior scenografia
American Hustle
Gravity
Il grande Gatsby
Her
12 anni schiavo

Miglior fotografia
The Grandmaster
Gravity
Inside Llewyn Davis
Nebraska
Prisoners

 

American hustle benvenuti nel paese dove niente è come sembra

Anche il cinema è pregno come ogni ambito di pietre miliari al giorno d’oggi,di punti cardine e direttive lasciatici da chi ci ha preceduto e ormai troneggia, ridacchiante, sorseggiando ambrosia  su noi sopravvissuti amanti di quest’arte, per citare Scorsese su Kubrick: “Guardare un suo film è come guardare la cima di una montagna  e chiedersi come abbia potuto l’uomo, arrivare così in alto.”

Insomma, è dura là fuori, fare un film che coinvolga senza essere eccessivamente evocativo, già visto, reinventarsi un genere e perchè no, un’identità.

È quello in cui riesce (a mio parere) David O. Russel nel suo “American Hustle”, uscito da poche settimane e già pluripremiato anche sul palco dei Golden globe, infatti il regista, fortemente psicologico e raffinatamente particolare anche nei suoi lavori precedenti (Il lato positivo,The fighter), ci delizia  presentandoci un gourmet che profuma di “Goodfellas” , ma che aperta  la confezione ha tutt’altro sapore, un’essenza differente, non cattiva, agrodolce.

I personaggi infatti, di “hustle” nel senso classico hanno ben poco, maggiormente la facciata, tirata a lucido e phonata all’estremo per l’occasione, la diegesi ha più livelli, che vanno dalla commedia nera e simultaneamente brillante grazie anche al cast stellare, al sentore intimo e introspettivo, immedesimante di cui O. Russel è abilissimo ad infarcire i suoi caratteri.

Forse è di questo che abbiamo bisogno nella società dei pionieri in cassa integrazione e dell’analfabetismo emotivo, di emozioni, spiattellate, vissute dietro le quinte della grande vicenda, davanti a germi vivi, equilibristi sul filo di uno script affilatissimo, che fanno del sogno americano, del reinventarsi costante un’arma, forse l’unica efficace per sfuggire al più severo dei giudici; se stessi, e del mentire un modo per sopravvivere.

È proprio la sua sincera ipocrisia a rendere “American Hustle così godibile e poetico insieme senza snaturare il tratto biografico ,la sua  umanità ci avviluppa, non è sicuramente quello che ci si aspetta ma dopotutto “L’apparenza inganna”.

 

Pasquale Severino

 

Golden Globe il trionfo di Sorrentino è “La grande bellezza”

 

Siamo italiani part-time, divisi da confini sempre in movimento ma quantomai rigidi, siamo meridionali, settentrionali, cambiamo identità e fazione nello spazio di una tribuna, calcistica o televisiva che sia.

Ma come afferma il maestro Bernardo Bertolucci rivisitando William Shakespeare “Io credo che tutto il cinema sia fatto della stessa sostanza dei sogni” e si sa, noi italiani quando si tratta di sognare non temiamo rivali, l’arte ce l’abbiamo cucita addosso, ci scorre nel sangue, lo stesso che gronda dalle ferite inferte  da troppo e da troppi al cuore e all’ego del nostro paese.

Ed è con il cuore che ieri, Paolo Sorrentino, sul palco della settantunesima edizione dei Golden Globe, ha ritirato il premio per la miglior pellicola straniera, surclassando lo stra-favorito “Blue is the warmest colour” e “The wind rises”, perla d’addio alla settima arte del maestro del cinema d’animazione Hayao Miyazaki.

Un discorso breve e semplice quello dell’acclamato regista partenopeo, che cita, saluta, ringrazia il suo paese, definendolo un posto “pazzo ma comunque bellissimo” proprio come il suo film se ci si pensa.

Magari un giorno saremo italiani a tempo pieno, e non solo quando iniziano i mondiali, ma fa comunque bene al cuore esserlo se un nostro connazionale si distingue all’estero,una volta tanto, per qualcosa di encomiastico, quando un moto d’orgoglio sutura gli squarci della nostra nazionalità; dunque, complimenti vivissimi Paolo, vederti su quel podio a svettare su tutti, a ricevere i complimenti da maestri come Martin Scorsese è davvero “La Grande Bellezza”.

Pasquale Severino