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Mercoledì 3 ottobre si presenta il VIVA_PerformingLab dedicato all’arte contemporanea

COSENZA – Entra nella fase operativa il progetto VIVA_PerformingLab dedicato all’arte contemporanea, ammesso a finanziamento dalla Regione Calabria nell’ambito dell’Avviso pubblico per la selezione e il finanziamento di eventi di arte contemporanea, a valere sul POR FESR 2007/2013. Il Comune di Cosenza è ente capofila del progetto che, insieme all’Università della Calabria, si avvale del prestigioso partenariato del MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.

Mercoledì 3 ottobre, alle ore 12.00, il Salone di Rappresentanza di Palazzo dei Bruzi ospita la presentazione alla stampa del progetto. Partecipano il Sindaco, Mario Occhiuto, che ha trattenuto la delega alla cultura; il Rettore dell’UniCal, Giovanni Latorre; Cristiana Perrella, curatrice del Viva_PerformingLab per il MAXXI Arte; Francesca Conti, project manager; Giuliana Misasi, Dirigente del Settore Cultura del Comune di Cosenza.

Cinquecentomila euro in due anni, questo l’ammontare del finanziamento per dare vita nel capoluogo bruzio ad una serie di eventi di arte contemporanea che aprirà una straordinaria fase di incontro e di confronto tra artisti – locali, nazionali e stranieri – creando un contesto altamente qualificante per l’offerta culturale della città. Accanto alla performance è il risvolto educativo – fortemente presente nella politica culturale del MAXXI – che, attraverso percorsi creativi, di apprendimento e di esperienza, con il coinvolgimento di istituzioni culturali come l’università e le scuole superiori, sarà l’artefice di rapporti internazionali tra i giovani, i veri protagonisti di VIVA_PerformingLab.

Carmine Abate incontra gli studenti in Consiglio regionale

REGGIO CALABRIA – Lo scrittore Carmine Abate, vincitore del Campiello 2012 con il romanzo ”La collina del vento”, ha partecipato ad un incontro con gli studenti in Consiglio regionale.

Ad Abate e’ stato consegnato un riconoscimento. Il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico ha detto ”Carmine Abate e’ testimone della nostra terra, esempio per voi giovani e per noi classe dirigente, di chi si e’ affermato altrove ma e’ tornato”.

Il Rapper Raggè a Spezzano Albanese

SPEZZANO ALBANESE (COSENZA) – La sala consiliare del Comune è stata trasformata in palcoscenico per l’esibizione del rapper Eliseo Borgia, in arte Rage’. Quest’ultimo ha presentato il suo primo disco, suscitando l’entusiasmo dei tanti giovani che hanno assistito al concerto. L’iniziativa e’ stata promossa dal vicesindaco, Carolina Luzzi, assessore alla Cultura, sotto la supervisione dello staff di RoKa Produzioni.

“Etnica” a Lamezia Terme: Serata di Tarantelle Sotto la Pioggia

Kantharos
Kàntharos

LAMEZIA TERME (CZ) – Ieri sera, davanti la chiesa di San Domenico, la tarantella e la pizzica hanno ravvivato lo spirito della città, radunando attorno a se un pubblico di tutte le età tra cui numerose famiglie di etnia rom. I primi a salire sul palco per la serata “Etnica” sono stati i Kàntharos che, con la voce di Francesco Ruberto, consigliere comunale di Lamezia Terme, hanno regalato calore e voglia di ballare ai presenti con brani come “Riturnella” e “Spagna”.

Dopo è stato il turno della prima special guest della serata, Sandro Sottile, accompagnato da Francesco Altomare, in un duetto che ha rievocato l’anima del sud, di una “dignità meridionale che va riconquistata”. Sottile ha presentato due pezzi tratti dal suo ultimo lavoro, “Sulle Tracce dei Terroni”. Un album che cerca di “Riscrivere la storia che ci hanno bistrattato”, attraverso una musica che aggrega e che richiama un forte spirito di attaccamento nei confronti della propria terra.

Sandro Sottile e Francesco Altomare
Sandro Sottile e Francesco Altomare

Infine ha calcato il palco Ciccio Nucera, ma una improvvisa pioggia di fine estate ha stoppato momentaneamente la musica, che è ripresa sotto al palco a fine acquazzone. Ciccio Nucera e la sua band si sono uniti al pubblico rimasto e a suon di fisarmonica, organetto e tamburello hanno concluso la serata in “acustico”.

I Kàntharos hanno assicurato che la serata si ripeterà, in maniera ridotta, per regalare nuovi momenti di taranta al pubblico lametino.

Ciccio Nucera
Ciccio Nucera

Miriam Caruso

Noi siamo quel che leggiamo

Un teatro A. Rendano gremito come ormai non lo si vedeva da tempo; uno sciame di persone accomodate sulle poltroncine rosse, tutte presenti, tutte pronte ad assistere alla sesta edizione del Premio per la Cultura Mediterranea organizzato dalla Fondazione Carical (Galleria Fotografica ).

L’atteso evento culturale, dedicato alle personalità di spicco che sono riuscite ad emergere nell’ambito letterario e creativo, da tempo premia il talento e l’estrosità di coloro che contribuiscono attivamente allo sviluppo delle culture mediterranee attraverso i propri scritti, “figli” di un rapporto fecondo tra etnie, culture, saperi e religioni differenti.
La Fondazione Carical si rivolge soprattutto ai giovani, in particolare a quelli calabresi e lucani, attraverso l’ausilio di laboratori ed incontri con lo scopo di spronarli nello studio, nell’apprendimento e, soprattutto, nella lettura perché, a differenza di ciò che asseriva il filosofo Feuerbach, noi siamo quel che leggiamo e non quel che mangiamo.

Nella prima parte della manifestazione si è deciso di celebrare, attraverso la fusione di diverse arti, l’amore in tutte le sue forme; corpi, volti, suoni, voci, strumenti, immagini si sono sfiorati, accarezzati, fusi fino a creare un’atmosfera suggestiva e coinvolgente. Questo momento di contaminazione artistica, denominato “Di che amore… sei scene e quattro quadri tra letteratura, cinema, musica ed altro ancora… sul sentimento dell’amore”, ha permesso di decantare l’amore ritrovato, l’amore passionale che rende schiavi, l’amore sfortunato, l’amore irresistibile a cui non si vuole e non si può rinunciare.
La seconda parte della manifestazione, dedicata alla consegna dei riconoscimenti ai vincitori e presentata dal noto giornalista del Tg1 Attilio Romita, è stata invece inaugurata dal Presidente della Fondazione Carical Mario Bozzo che ha affermato “Siamo alla sesta edizione e posso dire che questo premio è cresciuto negli anni. Questa sera sono presenti sette testate internazionali e due televisioni, Iran e Arabia Saudita, che racconteranno del nostro premio, di Cosenza e della Calabria. Sono felicissimo” – ha continuato – “di vedere un teatro così gremito e di ravvisare tanti giovani”.
Si dà così inizio alla premiazione; Michele Ainis e Alessandro Spina per la sezione Società Civile, Cesare de Seta per Scienze dell’Uomo, Goce Smilevski per la Sezione Narrativa con il testo La sorella di Freud, un libro da cui, a detta dello stesso autore, Freud esce distrutto. A seguire, per la Sezione narrativa giovani, è stata premiata la giovanissima Ester Armanino con il libro Storia naturale di una famiglia in cui la protagonista studia i comportamenti animali per poterli poi applicare agli atteggiamenti dei propri genitori; per la sezione Cultura e Informazione il riconoscimento è stato consegnato ad Alāʾ al-Aswānī e a Gianni Amelio per la Sezione Creatività. Nessun rappresentante, invece, per la sezione Traduzione perché “la giuria non ha ritenuto opportuno attribuire alcun riconoscimento”.Gli scintillanti premi, raffiguranti una vela d’argento dedita a simboleggiare il viaggio attraverso il mare, sono stati creati dall’orafo calabrese Gerardo Sacco.
Una serata speciale, dunque, a cui hanno anche partecipato l’Assessore Regionale della Calabria Giacomo Mancini, Il Presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio, il Sidanco della città di Cosenza Mario Occhiuto, l’Arcivescovo Salvatore Nunnari e il Prefetto Raffaele Cannizzaro.
La cultura è dunque la nostra linfa vitale, il nostro pane, il nostro cuore; ci permettere di vivere, crescere e diventare ciò che abbiamo sempre desiderato essere.

Annabella Muraca

La città di Rende inserita nel sistema di residenze teatrali della Regione Calabria

«Mi piace mettere in evidenza il partenariato istituzionale che ha caratterizzato la realizzazione di questo progetto presentato dal Teatro Rossosimona e che ha visto l’Amministrazione comunale e l’Unical lavorare insieme per un progetto di respiro regionale che punta non solo al consumo ed alla fruizione, ma soprattutto alla produzione culturale con uno sguardo attento alle giovani generazioni». Così il sindaco Vittorio Cavalcanti nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto di residenza Teatrale “Rende – Unical, un piccolo teatro d’arte per l’area urbana”.
La città di Rende, infatti, grazie al progetto della compagnia Teatro Rossosimona in partenariato con Libero Teatro, è stata inserita nel sistema di residenze teatrali della Regione Calabria, nell’ambito dei fondi comunitari POR Calabria FESR 2007/2013 – Asse V – Risorse naturali, culturali e turismo sostenibile.

A presentare il progetto, assieme al Sindaco Vittorio Cavalcanti e all’Assessore al Marketing Territoriale, Cesare Loizzo, il Direttore Artistico Lindo Nudo che ha spiegato nel dettaglio i risvolti del progetto, non senza una punta di emozione e soddisfazione per essere riuscito a concretizzare – grazie al supporto del Comune – «un sogno, un progetto che vedrà la città di Rende, ed il Piccolo Teatro dell’Unical al centro di un articolato piano di iniziative ed eventi che vanno dalla produzione all’ospitalità, dall’avviamento al teatro, alla formazione. Un progetto che – ha continuato Lindo Nudo – in piena coerenza con i principi base delle “Residenze Teatrali”, favorirà le attività dimostrative e partecipative con particolare riferimento a quelle di matrice calabrese».

Alla conferenza stampa erano presenti il direttore della compagnia partner Libero Teatro, Max Mazzotta e il maestro affiancatore del progetto Peppino Mazzotta, attori ormai conosciuti al grande pubblico grazie alle loro partecipazioni sul piccolo schermo ed al cinema. Il Piccolo Teatro dell’Unical diventerà dunque un centro culturale teatrale multidisciplinare con rassegne teatrali e nuove produzioni. Uno spazio aperto, in continua evoluzione, non un semplice palcoscenico per spettacoli teatrali. Un cartellone ricco già quello presentato fino a dicembre che vedranno alternarsi rassegne teatrali, spettacoli di danza, rassegne di musica, spettacoli mattutini per le scuole. Ricco anche il cartellone dedicato alla formazione ed all’educazione teatrale che vede la collaborazione con numerose associazioni teatrali calabresi.

Una passeggiata musicale conclude “Notti di fine estate a Zumpano”

COSENZA – Si conclude sabato 29 settembre “Notti di fine estate a Zumpano”, la manifestazione che per tutto il mese è stata dedicata ad eventi culturali, mostre e svaghi.

Sarà la “Passeggiata Musicale”, in collaborazione con il conservatorio S. Giacomantonio a concludere in bellezza l’evento voluto dall’amministrazione comunale. Il successo di presenze in tutte le serate gratifica la scelta fatta dal sindaco Maria Lucente e dagli assessori. La “Passeggiata Musicale” che vedrà la presenza anche dell’assessore provinciale Pietro Lecce avrà inizio alle 19.30 presso la Loggetta con il Quartetto di sassofoni, seguirà alle 20.00 nella Cappella dell’Immacolata l’esecuzione per Violino, ancora alle 20.20 nella sala consiliare il Duo flauto dolce e fagotto e alle 20.50 l’Ensemble di percussioni presso la sala Vivarini. Seguirà l’apertura della “Mostra” personale di scultura dell’avvocato Gennaro Pagliaro, in conclusione l’aperitivo offerto dall’amministrazione comunale in piazza Salvo d’Acquisto.

Sgarbi presenta il suo libro e rilancia: un crimine impedire ai Bronzi di viaggiare

Cosenza – Il rapporto tra l’arte e la sacralità, non meramente intesa come religiosità ma come un’energia insita in ciascuno e che nell’artista è destinata a prendere forma nella sua produzione.

Questo il filo conduttore del tandem di eventi tenutosi ieri al Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza che ha ospitato la presentazione dell’ultimo libro di Vittorio Sgarbi da titolo “L’ombra del divino nell’arte contemporanea” e, a seguire, l’inaugurazione della mostra,  – non a caso – dal titolo “Il Divino nell’arte contemporanea” promossa e curata da Mario Bilotti, celebre per avere curato già altre importanti eventi espositivi nella città bruzia tra cui la mostra da “Picasso a Warhol opere della collezione Bilotti” del 2005.

Nella gremita sala conferenze del Museo si è discusso di entrambe le iniziative per poi giungere al culmine nella presentazione del libro di critica d’arte da parte dello stesso autore, Vittorio Sgarbi, in questi giorni a Cosenza e impegnato in altri eventi culturali.

Presenti all’evento assieme al noto critico, l’assessore alla Cultura del comune di Cosenza, Rosaria Succurro, il curatore della mostra Mario Bilotti, l’editore della Cantagalli Francesco Corsi, la storica d’arte del Ministero ai Beni culturali, Stefania Bosco e l’architetto Fernando Miglietta che ha moderato gli interventi. A portare la loro testimonianza anche due degli artisti protagonisti della Mostra che è seguita alla presentazione, ovvero Stefano Solimani e Croce Caravella. Presente anche il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, giunto in ritardo per via di impegni istituzionali.

L’idea del doppio evento è nata dal progetto di rivisitazione dell’opera degli artisti contemporanei che si occupano del tema del divino; la mostra fa parte di una rete di eventi espositivi curati dallo stesso Bilotti, cui hanno preso parte anche molte opere realizzate per l’occasione ma unite dal comune denominatore della sacralità. Opere e artisti spesso menzionati nel libro presentato proprio ieri da Sgarbi.

Ironico e pungente fin dalle prime battute, Vittorio Sgarbi ha esordito dicendo “questa mostra è organizzata e finanziata da me a mia insaputa”, alludendo alla gratuità del suo intervento; ma ha subito tenuto a sottolineare quanto sia legato alla città di Cosenza e al suo centro storico, per il quale si è sempre battuto – spesso con interventi fortemente critici nei confronti dell’operato di cert’uni amministratori della città – cercando di promuoverne la valorizzazione e la tutela.

Nel passaggio al clou della manifestazione, ovvero la presentazione del tema del libro, non ha potuto mancare ad alludere alla situazione attuale del circuito artistico e museale calabrese, in particolare alla condizione dei Bronzi di Riace e alla reticenza delle alte dirigenze “che pur non ne sono proprietarie” – ha affermato lo stesso Sgarbi – a volerle renderle accessibili al pubblico magari consentendone l’esposizione in altri musei italiani. Secondo il critico pecca di “idiozia criminale” chi pensa di voler tenere a tutti i costi in Calabria le due maestose opere, adducendo come motivazione la loro fragilità, laddove sono stati per secoli in balia delle correnti marine e in condizioni estremamente precarie e ad esse hanno persistito; ma soprattutto laddove sembra essere lontana la data di riapertura del Museo della Magna Graecia di Reggio Calabria che dovrebbe ospitarle.

Ma per Sgarbi i Bronzi sono stati un ottimo esempio da cui partire per definire il proprio concetto di contemporaneità, laddove con essa si definisce un qualcosa “che vive dentro di noi”, una “condizione che ci appartiene”, in luogo della quale anche i Bronzi possono definirsi contemporanei, in quanto portatori di “seducenza materiale”, e perché legati alla memoria storica di una comunità che li ha accolti una volta ripescati dai fondali.

E come la contemporaneità risiede in ciascuno, allo stesso modo si verifica con la sacralità o la spiritualità: quel qualcosa che porta l’artista a esprimersi attraverso le proprie opere.

Il rapporto tra l’artista contemporaneo e il divino, inteso come rappresentazione di soggetti sacri o religiosi è stato successivamente al centro dell’intervento di Sgarbi. In modo particolare la problematicità che sembra assumere questo rapporto quando uno dei due termini, ovvero il contemporaneo, si slega dal fattore cronologico per accostarsi maggiormente a quello ideologico. Laddove coincide, agli inizi del Novecento, con “la morte di Dio” e l’artista si trova in una sorta di empasse che supera anche grazie della tendenza avanguardista all’astratto. Ma come è avvenuto per il Neoclassicismo, anche l’artista contemporaneo, che ormai da secoli ha sdoganato la condizione della committenza, “può e deve ritornare al tema del sacro” – ha affermato Sgarbi – e può farlo sia percorrendo la via dell’avanguardia che sia astrattismo o concettualismo, sia rivisitando i canoni della tradizione figurativa. Attraversando quell’”ombra” come dice il titolo, che altro non è l’incombenza o l’influenza del divino, – usando le parole del critico – tema ormai “raro, forse desueto, ma non impossibile all’artista contemporaneo”.

Così ha avuto inizio il viaggio tra le diapositive commentate dal critico che si è soffermato in maniera particolare al recupero della Cattedrale di Noto – ricostruita dopo il crollo del 1996 – , che sta attualmente curando sulla base di canoni dell’arte tradizionale e cui hanno contribuito con il proprio lavoro diversi artisti le cui opere sono esposte alla Mostra al Museo dei Brettii e degli Enotri.

Molto partecipata e seguita con attenzione, la presentazione si è conclusa con i saluti del sindaco Mario Occhiuto, che ricordiamo essere egli stesso di formazione artistica, in quanto architetto; anche costui ha voluto esprimere il plauso nei confronti del lavoro di Mario Bilotti e del suo impegno culturale nella città di Cosenza, che ieri si è espresso in maniera ottimale nella coniugazione di due così interessanti eventi.

Prima di procedere con il taglio del nastro e l’apertura ufficiale della mostra, l’amministrazione comunale ha voluto esprimere la propria riconoscenza a Sgarbi consegnando il “Telesio d’argento”.

Giovanna M. Russo

Vittorio Sgarbi all’Unical presenta L’arte è contemporanea

COSENZA – Il professore che odia i professori, il critico d’arte che preferisce essere chiamato Onorevole, lo scrittore che privilegia essere definito il polemista, anche perché così vuole che venga scritto un giorno sulla sua lapide ovvero Vittorio Sgarbi, stamattina venerdì 28 settembre, è salito in cattedra all’Università della Calabria per presentare il suo ultimo saggio critico-letterario L’arte è contemporanea edito da Bompiani.
Con l’aiuto di diversi docenti, esperti e personalità di spicco nell’ambito artistico e architettonico come Giuseppe Chidichimo, docente ordinario di Chimica, Paolo Coen lo storico dell’arte , Stefania Bosco storico dell’arte e presidente dell’Accademia San Martino, Francesco Miglietta architetto e presidente dell’Associazione Istituto Internazionale di Ricerche e l’editore Francesco Cantagalli ha preso in esame il tema dell’opera d’arte e del consequenziale concetto di contemporaneità.
Al centro della sua opera c’è una tesi piuttosto convincente ovvero quella secondo cui l’opera d’arte è e basta e che il concetto di contemporaneo non è un’astrazione ideologica ma una più pratica questione cronologica .
Spesso alcune cose non sono quando sono state ma quando qualcuno le fa diventare quello che sono, perché è vero che l’opera d’arte ha un suo momento e una sua storia ma ogni qualvolta si disvela viene nuovamente attualizzata.
Aldilà di ogni definzione l’arte è sempre contemporanea per il solo fatto che è presente, perché rivela un aspetto di una realtà che forse non esiste ma che sicuramente siamo chiamati ad interpretare.
La bellezza dell’arte è nel tempo, sopravvive ad esso perché va oltre le epoche, perché è ciò che più resiste, noi uomini siamo lo strumento attraverso cui il tempo si esercita, noi ci consumiamo fino alla fine ma lo sguardo svogliato del Bacco di Caravaggio vivrà per sempre.
Ovviamente non sono mancate le polemiche e i suoi consueti improperi quando affronta il discorso sui Bronzi di Riace, emblema sollevato dalle acque di pura contemporaneità eppure “opere tenute in ostaggio dai poteri regionali calabresi che impedendone lo spostamento commettono un arbitrio mafioso, perché l’arte è patrimonio di tutti”.
Sul finire dell’incontro è giunto anche l’Assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri che per il suo compleanno, che ricorre proprio quest’oggi, ha deciso di regalarsi la lezione dello storico e ironizzando sul discorso della lapide dichiara che sulla sua pretenderà venga scritto torno subito.
Sgarbi termina sfatando un mito dostoevskijano, purtroppo la bellezza non salverà il mondo ma urge fortemente che il mondo salvi la bellezza e forse una volta sottratta all’umano pericolo possiamo sperare anche noi di salvarci.

Gaia Santolla