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Rete tra i servizi sociali e Centro antiviolenza “Roberta Lanzino”

COSENZA – L’Amministrazione comunale scende in campo, in prima linea, accanto al Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” per favorire la costruzione di una rete contro la violenza di genere, la più efficiente possibile, che metta in pratica tutte quelle azioni di contrasto ad un fenomeno drammatico divenuto una vera e propria emergenza.
Per rendere concreto questo obiettivo, l’Assessore alla solidarietà e coesione sociale del Comune, Manfredo Piazza, ha promosso un incontro con le responsabili del Centro antiviolenza “Roberta Lanzino” di Cosenza, la delegata Daniella Ceci e il tesoriere Anna Fiertler, alla presenza dell’assistente sociale del Comune Angela Scarpelli che si occupa specificamente delle problematiche inerenti la violenza sulle donne.
Nel corso dell’incontro, l’Assessore Piazza ha comunicato alle rappresentanti del Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino” la volontà del Comune di recepire le linee guida per l’intervento e la costruzione di una rete tra i servizi sociali del Comune e lo stesso Centro Antiviolenza di Cosenza, elaborate dall’Anci e dall’Associazione nazionale Di.Re. (Donne in rete contro la violenza). A queste linee guida l’Assessore alla solidarietà e coesione sociale Manfredo Piazza intende dare attuazione operativa, garantendo continuità al rapporto sorto nel 2007, tra il Comune di Cosenza, la Rete nazionale dei centri antiviolenza ed il Centro antiviolenza “Roberta Lanzino”.
Le linee guida dell’Anci e dell’Associazione Di.Re. sono il primo importante risultato della collaborazione sorta tra l’Associazione dei comuni e la rete nazionale antiviolenza dopo la firma, nel maggio del 2013, di un Protocollo d’intesa che ha come obiettivo prioritario quello di sviluppare azioni, progetti o iniziative finalizzati alla prevenzione e al contrasto della violenza maschile contro le donne.
Approdo finale di tutto il percorso è la costruzione, appunto, di una rete efficace di sostegno alla donna vittima di violenza e ai suoi figli.
Nelle linee guida che il Comune si appresta a recepire e a rendere operative, i servizi sociali assumono un ruolo non da poco, in quanto si candidano a rappresentare l’elemento catalizzatore per promuovere il cambiamento sociale e culturale, atteso che l’assistente sociale del territorio, più di altre figure, può dare un contributo decisivo all’emersione del problema della violenza sulle donne.
Nel corso dell’incontro tra l’Assessore Piazza e le delegate del Centro antiviolenza, è stato inoltre stabilito di dare maggiore operatività al protocollo d’intesa esistente dal 2007. Un protocollo – è stato rilevato – che è importante sottoporre a revisione e che deve essere aggiornato e arricchito, alla luce anche delle recenti realtà associative che operano sul territorio e dei progetti portati avanti dalle istituzioni locali che già facevano parte dello stesso protocollo. La revisione del protocollo è, a maggior ragione, imprescindibile ora che il Comune ha deciso di uniformarsi alle linee guida dell’Anci e dell’Associazione Di.Re., in uno sforzo proteso ad armonizzare le diverse associazioni che operano sul territorio in questo delicatissimo settore delle politiche sociali.
Tra i primi impegni assunti dall’Assessore Piazza, con la massima condivisione delle rappresentanti del Centro antiviolenza “Roberta Lanzino”, c’è anche quello di promuovere adeguatamente e di sostenere la divulgazione del numero verde antiviolenza, il 1522, che  rappresenta uno snodo operativo importante delle attività di contrasto alla violenza di genere e allo stalking.

More e Centro Antiviolenza Lanzino insieme per un “nuovo” teatro. Intervista a Dario De Luca

Dario De Luca di Scena Verticale

COSENZA – Il Progetto More è diventato un’isola felice, un’isola che c’è, un luogo di ritrovo in cui tutti “assorbono” la cultura viva e sana, è un piccolo isolotto che contiene un mondo tutto da scoprire, un pianeta che non smette mai di stupire, insegnare, affascinare. Ogni settimana la sala del Teatro More è gremita, si scorgono volti che ormai riconosci anche ad occhi chiusi, sono i volti di tutti gli affezionati frequentatori della “baldoria” culturale del venerdì sera.
Il 28 febbraio si darà inizio al terzo atto del More, nuova viscerale stagione in collaborazione con il Centro Antiviolenza Roberta Lanzino, nuovo cartellone e nuovi  spettacoli con tematiche di genere da analizzare, sminuzzare, sviscerare.
Ad indicarci il nuovo percorso da seguire Dario De Luca fondatore, insieme a Saverio La Ruina, di Scena Verticale.

Dario… sei attore, regista e drammaturgo con una serie di premi poggiati sulla tua scrivania. Come e quando nasce la tua passione per il teatro?
La passione è nata da ragazzino, grazie alla frequentazione costante del teatro sin da piccolo. I miei genitori e mio zio Umile (Umile Montimurro, responsabile amministrativo dell’allora Consorzio Teatrale Calabrese) mi hanno sempre portato a teatro, sia al Rendano che al Morelli – più tardi da solo conobbi anche il Teatro dell’Acquario – per cui il teatro è uno spazio che ho sempre vissuto con grande familiarità. Non ho mai subito il ricatto culturale di non capire quello che vedevo o di sentirmi  inadeguato. Certo ho visto tante cose inadatte o “pesanti” per un ragazzino, ma la magia del palco, di quelle storie vissute dal vivo,  hanno sempre vinto sulla possibile sensazione di noia che poteva sorgermi. Credo fortemente che abituare i bambini al teatro sia il miglior modo per appassionarli ad una forma d’arte senza pari.

Nel 1992,con Saverio La Ruina, hai fondato la compagnia Scena Verticale. Com’è nata questa collaborazione?
Ci incontrammo io e Saverio agli inizi degli anni 90. Tra la fine del 90 e l’inizio del 91. Io ero appena uscito dalla scuola di teatro del  Centro Rat-Teatro dell’Acquario e Saverio tornava ad avere un piede in Calabria dopo essere già stato in compagnia con Leo De Berardinis e Rem&Cap.  L’incontro avvenne poiché tutti e due fummo “precettati” per far parte di una compagnia che stava appena nascendo a Cosenza, dalle belle speranze ma che già nel nome aveva il suo destino segnato. Si chiamava Teatro della Tempesta e naufragò miseramente dopo appena un anno dalla nascita. Mi piace ricordarlo perché il lato positivo di tutta quella balorda vicenda fu che io e Saverio ci incontrammo. E l’incontro fu sia umano che lavorativo. Incontrandoci sul lavoro trovammo fin da subito un bell’affiatamento. I nostri sogni parlavano la stessa lingua, terreno comune su cui poggiare le basi delle nostre piccole-grandi utopie artistiche. Non ci spaventava il lavoro e ci convincemmo che potevamo provare a costruire una nostra piccola compagnia rimanendo in Calabria. Donammo le dimissioni dalla Tempesta con la promessa che avremmo costruito un nostro percorso. C’era anche un regista franco-magrebino con noi, Tarak Hamman, che poteva essere nostro sodale ma con il quale vivemmo un periodo di collaborazione di solo un anno. Era l’estate del  1992. Io avevo 23 anni. Capii fin da subito che con quell’estate se ne andava la mia giovinezza, intesa come spensieratezza e leggera incoscienza, ed entravo definitivamente nel mondo adulto e lavorativo.

Dal 1992 ad oggi cos’è diventato più semplice e cosa, invece, più complesso?
I primi anni furono anni di intensa costruzione.  I primi spettacoli girarono per anni nelle scuole elementari, medie  e Istituti superiori della nostra regione e della Basilicata. Lavorare nelle scuole era un modo per dare continuità ad un mestiere difficile da svolgere nella Calabria teatrale degli anni novanta e in fondo, nel nostro piccolo, contribuivamo a creare un nuovo pubblico che imparava a vedere e apprezzare il teatro già dalla più tenera età. Quei nostri spettacoli divennero  “palestra” costante per riflettere sul nostro agire teatrale, sullo strumento corpo-voce dell’attore, sul pubblico, sulla relazione con esso, sullo spazio scenico, sull’organizzazione e sulla vendita di un prodotto culturale. Avevamo iniziato questa avventura per fare gli attori e poco a poco ci ritrovammo a imparare ad essere organizzatori, impresari di noi stessi, progettisti, amministratori e poi ancora tecnici, registi e autori di teatro. Per molti anni Scena Verticale fummo solo Saverio ed io. Ci furono anni molto duri e bui, ma non ci fiaccarono né i sacrifici né la lunga gavetta. Oggi siamo una struttura più solida. Da anni il nostro lavoro è affiancato dal lavoro di Settimio Pisano, direttore organizzativo della compagnia, del festival Primavera dei Teatri e della Residenza More a Cosenza; da quello di Tiziana Covello, amministratrice e responsabile contabilità di tutti i nostri progetti. Così come è preziosissimo il lavoro di Rosy Chiaravalle e Loredana Ciliberto.  Ci sono attori, musicisti, tecnici e maestranze che, pur non essendo dentro Scena Verticale, hanno legato spesso e volentieri il loro percorso artistico al nostro (Gianfranco De Franco, Giuseppe Oliveto, Ernesto Orrico, Marco Silani, Giuseppe Vincenzi, Gennaro Dolce, Gaetano Bonofiglio, Rita Zangari). Sono amici che conosciamo da tempo con i quali c’è una sintonia oltre che artistica, umana.
La complessità del lavoro rispetto agli inizi sta senza dubbio nel confermare una qualità nei nostri progetti che non faccia rimpiangere dei bellissimi traguardi raggiunti nel tempo. Essere capaci di continuare a confrontarci con un pubblico che ha sviluppato delle aspettative sul nostro operato, sia per quanto riguarda il percorso artistico che quello di operatori culturali.

In molti hanno lasciato e continuano a lasciare la Calabria. Tu, invece, sei sempre stato tra quei pochi che hanno deciso di restare. Cosa ti spinge a rimanere senza perdere mai la speranza?
Ci sono alcune cose che già pensarle diventa impresa. Cose su cui nessuno scommetterebbe un centesimo. Una di queste è quella di decidere di far teatro in Calabria. Nuova drammaturgia e ricerca; l’organizzazione di un festival della scena contemporanea. E invece a volte può accadere che fai nascere una compagnia e che diventi, col tempo, riconoscibile; che la tua poetica sia in grado di raccontare un territorio oscuro e inedito come la Calabria; che un dialetto sconosciuto e complicato diventi lingua teatrale; che organizzi un festival che diventa un luogo apprezzato e importante per il dibattito teatrale nazionale. Ti assicuro che tante volte perdi le speranze e tante volte ci siamo sentiti scoraggiati e un po’ mortificati. Una volta pensavo che se ci stai in una terra devi impegnarti a renderla migliore. Altrimenti in posti come la Calabria non è neanche il caso di rimanere ed è meglio andar via. Oggi penso che questo discorso si possa estendere a tutta l’Italia, per cui chi decide di andarsene deve fare delle valigie molto capienti e guardare a luoghi davvero lontani. Altrimenti resta e si rimbocca le maniche. Il segreto è considerare il tuo posto, sempre è comunque, il centro del mondo.

Parliamo un po’ del Progetto More e del grande successo che continua a riscuotere soprattutto tra i giovani. Ogni venerdì sera il Teatro Morelli è pieno zeppo di spettatori ed ogni messa in scena è sempre una fantastica sorpresa. Gli spettacoli non solo piacciono sempre ma insegnano tanto. Qual è il segreto delle vostre scelte e del vostro successo?
Non esiste una formula precisa. Nessun segreto. Nessuna magia. Solo una grande attenzione verso la scena contemporanea e verso gli spettacoli che proponiamo in cartellone. Le scelte non sono mai casuali, ma sempre frutto di una ricerca attenta, che portiamo avanti frequentando il teatro nazionale e non.  La formula del venerdì sta funzionando, il Morelli è diventato un punto di incontro, non solo per gli spettacoli teatrali. Gli spettatori sono stimolati a frequentarlo, trovando un’offerta molto varia, che parte dal teatro ma, appunto, tende a diversificarsi, spaziando dai laboratori di musicoterapia e quelli di editoria, dalle lezioni della Scuola di teatro ai concerti. Il nostro pubblico è anche molto variegato e l’età davvero trasversale. Al More trovi adolescenti e spesso anche bambini (soprattutto dopo il successo della Scuola di teatro), trovi i quarantenni, ma trovi anche tanta gente over sessanta. Gli spettatori penso apprezzino il fatto di poter trovare da noi anche la possibilità di ascoltare un buon concerto e sorseggiare una birra, ma in un contesto che non è dispersivo, come invece succede spesso nei locali. Chi viene per assistere ad un concerto sa che l’attenzione principale è verso la musica (anche per questo le scelte musicali sono attentamente programmate al pari di quelle teatrali), e che questa non è solo contorno per una chiacchiera e una bevuta, ma è la protagonista, intorno alla quale poi si può anche imbastire un discorso di convivialità, che però non deve mortificare il lavoro e il talento dei musicisti. Forse un altro punto di forza può essere ricercato nella continuità della nostra programmazione. In effetti già dal primo anno di attività della Residenza stiamo cercando di fare una programmazione di ampio e lungo respiro, che dia la possibilità di intraprendere discorsi più articolati e che riesca a intercettare la necessità del pubblico di trovare dei punti fermi, come sono diventati ormai i nostri venerdì teatrali e come spero diventino i mercoledì musicali.

I giovani sono la vostra forza. Secondo te perché amano il More, così come altre compagnie che propongono spettacoli sperimentali, mentre disertano gli appuntamenti con tutto ciò che è tradizionale?
Penso che gli spettacoli che vengono disertati sono quelli che non dialogano con il pubblico del XXI secolo.  Spesso nei teatri di tradizione si propone un repertorio che si è cristallizzato in una sorta di fermo-immagine perenne su titoli e autori consolidati, che non convince e intrattiene più neanche lo stanco pubblico degli abbonati.  Vogliamo prenderne atto e rinnovare questi cartelloni? In questi ultimi vent’anni una gran quantità di piccole realtà indipendenti ha sopperito, con il proprio operato, a quello che per decenni non hanno fatto le stabilità e le stagioni dei grandi teatri, tranne in rari e isolati casi; dando visibilità a tutto un movimento teatrale che altrimenti non avrebbe avuto spazio. Il sistema teatrale istituzionale (e metto dentro il calderone Stabili Pubblici, Stabili Privati, Stabili d’Innovazione e Circuiti) non ha voluto, e ancora non vuole, vedere che ci sono fior di artisti e un numero incredibilmente vasto di pubblico che si confronta sull’oggi, parlando la stessa lingua e che ha sancito un rinnovamento e un ricambio generazionale nel panorama teatrale italiano che, come giustamente dice Renato Palazzi (critico del Sole 24 Ore e studioso di teatro), non ha eguali in Italia perlomeno da quarant’anni. Vogliamo prenderne atto?

Il 28 febbraio inizierà nuovamente il More. Siamo arrivati all’atto III, puoi darci qualche piccola anticipazione?
Anche il programma di questo atto terzo, oltre all’attenzione verso i linguaggi del teatro contemporaneo, sarà caratterizzato da  scelte che ricadono spesso su spettacoli con una forte aderenza alle problematiche della contemporaneità tout court e non solo di quella strettamente teatrale. Come del resto è stato per alcuni degli spettacoli ospitati nella scorsa stagione, che affrontavano tematiche forti ma di pressante attualità, come ad esempio la pedofilia. In questo nuovo atto viene dato uno spazio ancora più ampio ad un’altra tematica per tanti versi “scomoda”, come quella della violenza di genere. La stagione 2014 del More si aprirà infatti con un ciclo di tre spettacoli racchiusi sotto il nome “Progetto donna”, un progetto teatrale che vuole anche essere testimonianza di un impegno reale, da concretizzare prima di tutto attraverso la sensibilizzazione del pubblico intorno a questo tema. Il “Progetto donna”  prevede, nello specifico, la messa in scena di tre spettacoli che narrano vicende molto dure, consumate spesso nello stesso ambito familiare e acuite il più delle volte da un destino di solitudine nel quale le protagoniste vengono relegate. Da questa idea è nata una  collaborazione molto importante e significativa con il Centro antiviolenza Roberta Lanzino. Una collaborazione che sarà inaugurata da un incontro tra la nostra compagnia e le donne del Centro antiviolenza, un incontro aperto anche a tutti coloro che vorranno partecipare e al quale parteciperà anche Saverio La Ruina, che è autore e protagonista dello spettacolo col quale apriremo il “Progetto donna” e l’intera nuova stagione. L’incontro si terrà giovedì 27 febbraio, alle ore 17.00, presso la sede del Centro antiviolenza di Via Ernesto Fagiani.
La Residenza teatrale proseguirà poi il suo lavoro fino a fine maggio, con un fittissimo programma di laboratori, spettacoli, concerti e una serie di eventi conclusivi che intorno al 20 maggio vedranno la realizzazione degli esiti dei laboratori e della Scuola di teatro e la nuova edizione del festival Teatrabile, dedicato al teatro che si impegna nel disagio.

Annabella Muraca

Costituito il Coordinamento Regionale dei Centri Antiviolenza della Calabria

LAMEZIA TERME (CZ) –  Si è costituito, il 14 Gennaio 2014 presso il Comune di Lamezia Terme, il Coordinamento Regionale dei Centri Antiviolenza della Calabria, riconosciuti a livello regionale e ministeriale e già da anni impegnati e attivi sul territorio nella prevenzione e nel contrasto della violenza alle donne.

I Centri promotori ed aderenti sono:

“Mondo Rosa” Centro antiviolenza, Centro calabrese di solidarietà – Catanzaro

Centro antiviolenza “Roberta Lanzino”- Cosenza

Arcidiocesi di Reggio Calabria – Comunità di accoglienza ONLUS- Centro Antiviolenza A. Morabito

Centro di Ascolto NEJWA – Reggio Calabria

Centro Udite Agar-Cooperativa sociale Noemi – Crotone

Centro di ascolto Demetra – Lamezia Terme

Fondazione Città Solidale – Centro Aiuto Donna- Catanzaro

Centro Ascolto “Ariel”- Reggio Calabria

Il Coordinamento ha lo scopo di promuovere e favorire politiche di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne.

In vista dell’incontro regionale, promosso e organizzato dalla consigliera regionale – On.le Tilde Minasi per il prossimo 22 gennaio, il Coordinamento si propone, mettendo a disposizione il proprio patrimonio esperienziale, come soggetto referente di contenuto sulle tematiche della violenza alle donne per la costituzione di tavoli tecnici preposti al confronto sul progetto legislativo n. 492/9 del 06/11/2013 recante “Norme per contrastare la violenza di genere”.

Il nuovo Centro Antiviolenza Lanzino profuma di clementine

COSENZA –  Il Centro Antiviolenza Roberta Lanzino di Cosenza in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne è stato impegnato in una due giorni di iniziative, la prima Pro&Con i centri antiviolenza si è svolta domenica mattina scorsa in Piazza XI settembre. Nonostante la pioggia e il vento gelido che arrivava dalle innevate montagne della Sila, le volontarie del Centro hanno comunque montato il loro gazebo per vendere le clementine di Calabria Igp donate dalle imprenditrici agricole di Confagricoltura Donna Calabria. Un’iniziativa in memoria di Fabiana Luzzi, la sedicenne coriglianese uccisa dal suo fidanzato il 26 maggio scorso, e di tutte le altre donne che ha visto coinvolte oltre alla città di Cosenza anche quelle di Bologna, Asti e Genova, iniziativa voluta per sostenere e promuovere i centri antiviolenza, per sensibilizzare l’opinione pubblica e mantenere alta l’attenzione sul problema della violenza di genere.

Pro&Con i centri antiviolenza

Ma ancora più importante è stata la giornata di ieri, infatti il Centro Lanzino ha inaugurato la nuova sede concessa dalla Provincia di Cosenza in Via Ernesto Fagiani presso l’assessorato provinciale al Mercato del Lavoro e Formazione Professionale e durante l’inaugurazione Paola Granata della Confagricoltura Donna Calabria ha consegnato l’assegno simbolico del ricavato delle vendite delle clementine che continuerà anche nei giorni a venire. Un taglio del nastro emozionante, odore di clementine nell’aria, grandi applausi e occhi lucidi. Antonella Veltri, responsabile della comunicazione del Centro, ha ringraziato la Provincia per l’interesse dimostrato e ha sottolineato che questa nuova sede è finalmente il segno di un riconoscimento ufficiale, dello stesso avviso anche una delle avvocate del Centro Rossella Barberio secondo la quale questa nuova sede traccia l’inizio di una nuova era in cui non ci si sente più sole. Anche l’assessore provinciale Giuseppe Giudicendrea è intervenuto affermando che è il Centro ad aver dato alla Provincia la possibilità di essere veramente utile e la sinergia tra queste parti buone della nostra terra non finisce qui, infatti è già qualcosa più di un’idea la possibilità di creare un nuovo portale, una piazza aperta e innovativa pensata per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Antonella Veltri e Giuseppe Giudiceandrea

Raptus, gelosia, ossessione sono parole che ascoltiamo quotidianamente quando si parla dell’ennesima donna uccisa e in Italia dall’inizio dell’anno sono state strozzate, bruciate, strangolate 130 donne, una cifra che fa tremare i polsi quando ci si rende conto che il nemico contro cui si combatte non si vede perché radicato in una cultura  basata sulla disparità dei generi, un nemico che ha il volto nascosto da un viso sempre diverso.

Non basta esporre scarpette rosse e non basta neanche una giornata internazionale per sensibilizzarsi ed esprimere il proprio no alla violenza sulle donne perché il rischio di ridurre la questione a qualcosa di astratto è altissimo ma in casi come questi cedere all’eccessiva retorica può essere quasi utile perché il silenzio può creare un’abitudine all’orrore ancora più pericolosa. Giornate come queste servono a tenere la luce sempre accesa, a ricordarci che la vera grande sfida non è punire oggi ma educare gli uomini di domani a eliminare la violenza dai propri orizzonti.

Giornate come queste servono per impegnarsi a trovare le parole giuste che possano arrivare a tutti e in particolar modo servono a far capire che la lotta alla violenza passa solo attraverso il rafforzamento dei Centri antiviolenza che per 365 giorni all’anno lavorano per renderci tutte un po’ più libere. E adesso brindiamo.

Gaia Santolla

Doppio appuntamento con il Centro antiviolenza Lanzino

COSENZA – In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza alle donne il Centro antiviolenza Roberta Lanzino invita le cittadine e i cittadini a partecipare all’iniziativa Pro&Con i centri antiviolenza che si svolgerà a Cosenza domenica, 24 novembre, in Piazza XI Settembre dalle ore 9 alle ore 14.

Le imprenditrici agricole di Confagricoltura Donna Calabria doneranno le clementine contro la violenza alle donne insieme alle donne dei centri antiviolenza in diverse città di Italia per sostenere e promuovere i centri, per sensibilizzare e tenere alta l’attenzione sul problema della violenza alle donne.

L’Associazione Nazionale delle Donne in Rete contro la violenza (D.i.Re) e il centro antiviolenza Roberta Lanzino intendono ringraziare la Confagricoltura Donna per l’iniziativa che non è solo di  fund raising ma è soprattutto un contributo al cambiamento culturale necessario per affermare il valore della dignità, dei diritti e della vita delle  donne.

Il 25 Novembre il Centro antiviolenza Roberta Lanzino inaugurerà la nuova sede, in via Ernesto Fagiani 17, presso la sede dell’ assessorato provinciale al Mercato del Lavoro e Formazione Professionale (ex INAPLI). Alle ore 18,00 le donne del Centro antiviolenza, il Presidente della provincia di Cosenza – On.le Mario Oliverio, l’assessore Giuseppe Giudiceandrea ed altri rappresentanti istituzionali saranno lieti di ospitarvi nella nuova sede concessa dall’Amministrazione provinciale di Cosenza. In questa occasione la Confagricoltura Donna Calabria consegnerà al centro antiviolenza Roberta Lanzino il ricavato dalle vendite delle clementine antiviolenza.

 

Clementine contro la violenza sulle donne

COSENZA – Le imprenditrici di Confagricoltura Donna Calabria in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza alle donne, sostengono i centri antiviolenza, in ricordo di Fabiana Luzzi massacrata, nel mese di maggio,dall’ex fidanzato in un agrumeto a Corigliano Calabro (Cos enza).

Nelle piazze di Cosenza, Bologna e Asti saranno allestiti gazebo per la vendita delle clementine della Sibaritide, offerte da Confagricoltura Donna Calabria, il ricavato sarà devoluto ai centri antiviolenza.

A Cosenza, domenica, 24 novembre, centinaia di retine contenenti le Clementine di Calabria IGP saranno vendute in piazza XI settembre dalle Imprenditrici di Confagricoltura Donna Calabria insieme alle volontarie del Centro Contro la Violenza alle Donne Roberta Lanzino.

 

 

 

 

 

Il Centro Lanzino non è più solo

COSENZA – E’ il vento caldo del solstizio d’estate ad annunciare il risveglio di tempi migliori, il Centro contro la violenza sulle donne Roberta Lanzino ha finalmente una nuova sede concessa dalla Provincia di Cosenza, presso gli uffici dell’assessorato al Mercato del lavoro e alla Formazione professionale.

Ieri nel Salone degli Stemmi della Provincia è stata siglata l’intesa che segna la collaborazione tra l’istituzione rappresentata dal Presidente Mario Oliverio e il Centro rappresentato da Daniella Ceci.

Durante l’ufficializzazione dell’accordo erano presenti l’assessore alla formazione professionale Giuseppe Giudicendrea che ha evidenziato come questo accordo entri a far parte di diritto nelle pagine più belle di Cosenza, in controtendenza rispetto a quello che sta succedendo nell’amministrazione comunale che nel giro di pochi giorni ha perso tre assessori donne, e come questa sede rappresenti il solo modo di liberare il Centro dal nodo del canone di locazione che tanto lo asfissiava, al punto da minacciarne costantemente la sopravvivenza. Ad intervenire subito dopo è l’assessore alla Cultura e alle Pari opportunità Maria Francesca Corigliano da sempre sensibile alle problematiche di genere che ringrazia le donne del Centro per tutto quello che hanno fatto e continueranno a fare.

Le donne del Centro Lanzino e l'Assessore Giudicendrea
Le donne del Centro Lanzino e l'Assessore Giudicendrea

La responsabile alla formazione del Centro Daniella Ceci è visibilmente emozionata per due ragioni fondamentali spiega, la prima perché sa che da questo momento il Centro può finalmente dire addio a una precarietà durata 25 anni e poi perché finalmente la presa di responsabilità da parte degli enti istituzionali si concretizza in un luogo che non è più solo un presidio ma una nuova prospettiva per tutte le donne. In rappresentanza del Centro interviene anche Antonella Veltri puntando il dito sull’indifferenza assoluta da parte di tutte le altre istituzioni e rivolgendosi ai relatori conclude sull’importanza che questa firma assume solo se diventa l’inizio di una solida cooperazione fatta di nuovi progetti, come disporre di una casa rifugio e mettere in atto delle strategie di inserimento nel mondo del lavoro.

L’ultimo intervento è del Presidente Mario Oliverio che definisce le donne del Centro come il vero intervento attivo contro la violenza e si augura che questo luogo diventi un punto di riferimento aperto e permanente, un luogo di aiuto ma soprattutto un luogo di formazione e di rieducazione al vero amore.

La convenzione è stata sottoscritta ora non resta che viverla.

Gaia Santolla

 

Assegnata nuova sede provinciale al Centro Roberta Lanzino

COSENZA – Domani martedì 25 giugno alle ore 17,00 presso la Sala degli Specchi del Palazzo della Provincia di Cosenza, si terrà una conferenza stampa per siglare l’accordo tra il Centro Roberta Lanzino e  la Provincia di Cosenza per l’assegnazione di una nuova sede presso l’Assessorato al Mercato del Lavoro e alla Formazione Professionale. Sarà presente, oltre al Presidente Mario Oliverio anche l’Assessore al Mercato del Lavoro e alla Formazione Professionale, Avv. Giuseppe Giudiceandrea, che ha dato impulso e sostegno all’iniziativa.

Dopo circa venti anni dalla nascita del Centro l’importante decisione dell’ Ente Provinciale è un riconoscimento significativo per il lavoro svolto finora e concretizza le aspettative di un coinvolgimento istituzionale più incisivo nella lotta comune al fenomeno della violenza sulle donne.

L’ultimo addio a Fabiana

CORIGLIANO CALABRO (CS) – L’insopportabile odore dell’amarezza mescolato al profumo dei finocchietti, questo si respirava ieri pomeriggio all’esterno del palazzetto dello sport “Pala-Brillia” di Corigliano Calabro dove si sono celebrati i funerali di Fabiana Luzzi, la sedicenne accoltellata e bruciata viva dal suo fidanzato. E mentre cinquemila persone si stringevano attorno allo strazio di papà Mario, mamma Rosa e delle tre sorelle, il Gip del Tribunale dei minori di Catanzaro convalidava il fermo del giovane assassino, emettendo l’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario aggravato.

Un lungo applauso all’arrivo del feretro e i momenti di incredulità si alternavano a sensazioni di rabbia, non quella che infiamma ma quella che rende immobili e fa diventare le unghie viola dal freddo.

Accanto ai genitori molte autorità politiche tra cui il Ministro per le Pari Opportunità Josefa Idem, venuta in Calabria per non lasciare sola una comunità gravemente ferita ma anche le donne del Centro antiviolenza Roberta Lanzino di Cosenza, esserci per Fabiana che è entrata violentemente nelle esistenze di tutti, esserci perché non si può tollerare la logica di un potere che si trasforma sempre più spesso in sopraffazione.

Durante la cerimonia funebre il Ministro dei Testimoni di Geova Salvatore Chiappetta più volte ha ribadito l’inconsistenza delle parole in questa circostanza e affidandosi ad alcuni versi sacri ha ricordato Fabiana come una ragazza amante della vita, sempre in cerca della verità e ha sottolineato l’importanza di pensare alla sua assenza non come la fine ma solo come una tappa verso la resurrezione.

Fabiana era ancora una piccola creatura ma già forte quando diceva no, si perché Fabiana è stata uccisa proprio per aver detto no a un amore che aveva capito quanto fosse sbagliato, moltissime sono state le parole dopo questa ennesima tragedia, forse troppe, cadendo spesso nell’immoralità che si cela dietro ogni luogo comune, ma ieri solo silenzio, occhi lucidi e palloncini bianchi liberati in cielo che inseguivano Fabiana. Già così distante.

Gaia Santolla

Il Centro Lanzino parteciperà ai funerali di Fabiana Luzzi

COSENZA – Il Centro contro la violenza alle donne “Roberta Lanzino” parteciperà questo pomeriggio ai funerali di Fabiana Luzzi , la ragazza uccisa a Corigliano, in provincia di Cosenza, dal suo fidanzato.

“La sua uccisione come quella di qualunque altra donna ferisce a morte tutte noi.
Noi restiamo vive e lanciamo ancora una volta il segno della nostra presenza e testimoniano la nostra ferma volontà di continuare a lottare contro ogni forma di violenza alle donne”.

In città è stato proclamato il lutto cittadino.