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Teatro dell’Acquario, al via la rassegna “Comici incensurati”

Teatro dell'AcquarioCOSENZA – Lunedi 7 novembre alle ore 11, presso L’Acquario Bistrot di Cosenza si terrà la conferenza stampa di presentazione della rassegna “Comici Incensurati”, che ritorna e si arricchisce per la collaborazione fra il “Centro RAT / Teatro dell’Acquario ” e “L’associazione Culturale Ipocrites”. Il primo appuntamento è per il 12 novembre  al Teatro Dell’Acquario  alle ore 21. Troveremo sul palcoscenico Francesco Arno, comico della nostra città, Vincenzo Comunale, giovane promessa napoletana, Fabrizio Nardone e Tonino Buffone. Comici Incensurati porta già nel suo nome l’obiettivo dello spettacolo: proporre agli spettatori una riflessione sul mondo e sulla vita, libera da veli e da censure . La satira porta insita nel suo essere la prerogativa di far ridere denunciando, ridicolizzando e additando tutti i comportamenti umani che fanno dell’ individuo un essere discutibile e criticabile. «Non si vuole presentare il solito  show “Politically Correct”, ma una rappresentazione diversa, sì divertente ma anche fortemente contestante. La tenacia è una caratteristica che contraddistingue questo progetto; siamo certi che si può “fare cultura” anche così, accompagnando il pubblico ad aprire gli occhi per poter vedere chiaramente quanta falsità, quanta ipocrisia e quante difficoltà si accumulano nelle nostre vite. Riderà certamente la nostra platea , ma , a fine serata, ripenserà che i monologhi ascoltati dicevano veramente la verità, anche se scomoda».

Teatro dell’Acquario, presentazione del Festival “Daltrocanto – Sconfinamenti nelle armonie di Gaia”

Teatro dell'AcquarioCOSENZA – Si svolgerà domani alle ore 11 presso l’Acquario Bistrot di Cosenza  la conferenza stampa di presentazione del Festival “Daltrocanto – Sconfinamenti nelle armonie di Gaia”, rassegna internazionale di musicisti provenienti da diverse parti del mondo, organizzata e promossa dal Centro R.A.T., dalla Nave dei Folli e dal musicista Francesco Magarò, con il sostegno del CAI – Sez. di Cosenza. Il Festival avrà inizio il 4 novembre alle ore 21 con il “Note noire quartet” di Ruben Chaviano, per proseguire il 16 dicembre 2016 con “Beppe Gambetta” e terminare il 6 gennaio 2017 con i “Masters of frame drums” di Glen Velez, Zohar Fresco, Andrea Piccioni e Murat Coskun. A discuterne con i giornalisti saranno Carlo Fanelli (per la Nave dei Folli), Carlo Antonante Bugliari (per il Centro R.A.T.) e Francesco Magarò. Contestualmente, in apertura, il Coordinamento del Teatro Calabrese invita gli organi di informazione tutti, il pubblico e gli appassionati di teatro e gli operatori teatrali, alla partecipazione di un breve incontro, teso ad illustrare lo “stato dell’arte”, rispetto al rapporto delle istituzioni teatrali con la regione Calabria, soprattutto in relazione alle modifiche della legge  regionale  sul teatro.

Al via il Festival GenerAzioni Giovani 2013

COSENZA – Martedì 19 novembre alle ore 10,00 al Teatro Rendano di Cosenza ha inizio il Festival GenerAzioni Giovani 2013 curato dal Centro R.A.T. con il finanziamento del POR CALABRIA FESR 2007/2013 LINEA D’INTERVENTO 5.2.3.1.

Programma Festival GenerAzioni Giovani
· 19 Novembre 2013 I VIAGGI DI GULLIVER Catalyst
· 20 Novembre 2013 IL VECCHIO, IL MARE I Guardiani dell’Oca
· 21 Novembre 2013 SINBAD, IL VIAGGIATORE La Bottega degli Apocrifi
· 22 Novembre 2013 E CADDE ADDORMENTATA I Teatrini
· 23 Novembre 2013 MALALUNA Teatro Bertolt Brecht/Centro R.A.T.

Dopo ogni spettacolo, incontro/dibattito con la Compagnia e visita guidata sullo storico palco del Teatro.

L’intero calendario degli appuntamenti è consultabile al sito
www.teatrodellacquario.com  www.eventi.conoscenzacalabria.it

Uno stipo distrutto e una misera valigia per andare in cerca della felicità

Maria Marino e Maurizio Stammati. Foto di Angelo Maggio.

Cosenza – Teatro Morelli ultimo atto, ultimo venerdì del More in compagnia del Centro R.A.T. e dello spettacolo “Lo Stipo” ispirato al racconto “Piedi nudi” di Corrado Alvaro; uno spettacolo drammatico, intimo, struggente rielaborato da Dora Ricca e diretto da Antonello Antonante.

Luci spente, sipario chiuso, silenzio in sala interrotto da un forte boato, rumori assordanti, fastidiosi e poi mobili che si schiantano a terra rompendosi in mille pezzi, silenzio e poi di nuovo boati, frastuono e confusione; è il terremoto, sì il terremoto inarrestabile, distruttivo e divoratore, i suoni utilizzati per raffigurarlo si trasformano immediatamente in immagini visive, la suggestione prende il sopravvento e lo stesso spettatore inizia a sentirsi parte integrante del disastro naturale, si sente quasi la terra sotto i piedi tremare, franare, sfaldarsi. Si apre il sipario e tutt’intorno sono solo macerie; dell’umile dimora nessuna traccia, solo calcinacci sparsi per la strada, mobili distrutti e il lavoro di una vita spazzato via come foglie al vento.

È con questa angosciosa immagine che, ieri sera, Maria Marino e Maurizio Stammati hanno portato in scena il dramma di un marito troppo bonario e di una moglie ormai disperata, una donna rassegnata non solo alla sua condizione sociale ma anche all’incapacità di crescere e accudire i suoi sei figli affidati a quella “nonna malata, con i reumatismi” che di loro riesce però a prendersi ancora cura. Due personaggi umili, semplici accompagnati quotidianamente dalla povertà ormai amica fedele, sorella gemella, amante portatrice di lacrime e sangue.

Una casa distrutta, due cuori infranti, calpestati, bistrattati, insanguinati dall’indifferenza altrui, dal disinteresse di chi, nel paese, ha sempre vissuto in maniera agiata, di chi sta bene e non si volta mai a guardare chi sta peggio, di chi ha un futuro e non si preoccupa di chi vive alla giornata, di chi ha denaro e non si cura di chi invece arranca senza meta, senza sosta, senza scarpe e con i piedi insanguinati e martoriati dalle piaghe.

Un terremoto distruttivo, una casa che un momento prima c’era e un momento dopo non c’è più e uno stipo diventato tutt’uno con le macerie e i ciottoli; senza più dimora, senza più tazzine, teiere e servizi buoni simbolo di una vita comune all’insegna del sacrificio e della rinuncia, senza più identità ma sicuramente senza più nulla da perdere. Un uomo e una donna da sempre legati e innamorati, intorno a loro l’oblio della solitudine e dell’indifferenza, una valigia in mano in cui rinchiudere quel poco che resta e un immenso desiderio di andare via, partire dal paese e dirigersi in città alla ricerca della serenità e della felicità da tempo perdute.

La volontà di salire su un treno che li porti via da tutta quell’amara indifferenza, un treno della speranza su cui non saliranno mai perché nessuno fa sconti a chi denaro non ha; un viaggio verso la città vagando di stazione in stazione a cavallo di se stessi, delle proprie gambe, dei propri piedi tramortiti e cosparsi di ecchimosi.

Annabella Muraca

Il teatro dell’Acquario non deve chiudere il suo sipario. Intervista al direttore artistico Antonello Antonante

Cosenza – Trentadue anni di lavoro e amore per l’arte, trentadue anni di programmazione ininterrotta al Teatro dell’Acquario, trentadue anni di passione per la cultura, per la partecipazione e la condivisione; sì trentadue anni che sulla carta sono numeri, semplici , insignificanti ed asettici numeri ma che per chi li ha vissuti rappresentano molto di più. Trentadue anni sono 11.680 giorni di esperienze, di fatica, di studio, di nuovi progetti e di costanti riconferme da parte di un pubblico attivo che ha permesso all’Acquario di divenire centro propulsore della cultura e dell’arte, trentadue anni sono quasi una mezza vita vissuta in pieno e che ora rischia di cadere nell’oblio e nella dimenticanza.

Il teatro dell’Acquario rischia di chiudere per l’incuranza e la sordità della Regione Calabria che continua imperterrita ad eludere le richieste di “aiuto” di Antonello Antonante, direttore artistico del teatro, e di tutta la sua “squadra”. I fondi per la cultura sono sempre i primi ad essere tagliati e a queste difficoltà, cui per molto tempo il Centro R.A.T. (Ricerche Audiovisive e Teatrali) ha cercato di sopperire, si aggiunge l’impossibilità di partecipare, in quanto cooperativa, ai bandi Pon Cultura pubblicati dalla stessa Regione Calabria. Le risorse sono dunque terminate, la possibilità si è trasformata in impossibilità e si è stanchi di lottare come il Don Chisciotte contro i mulini a vento; il teatro dell’Acquario sta per chiudere il sipario ed è arrivato il momento di insorgere, di alzare forte la voce perché se con la cultura si riesce ancora a vivere con l’ignoranza si crepa.

I libri, il teatro, le biblioteche, le università, le scuole sono le nostre armi; lucidiamole, affiliamole e usiamole perché armati di cultura diventiamo padroni di noi stessi e schiavi di nessuno.

La parola ad Antonello Antonante, direttore artistico del teatro dell’Acquario, che ha molto da dire e, sicuramente, ancora di più da insegnare.

L’8 Novembre 2012 c’è stata la presentazione del progetto “Isole in rete” a cui, “virtualmente”, ha partecipato anche l’Assessore Regionale alla Cultura Mario Caligiuri che ha affermato “Il Centro R.A.T. è una realtà importante e significativa per Cosenza e per la Calabria e, come membro della Giunta, dichiaro che è possibile diventare partner di tutti i progetti che l’Acquario vorrà sperimentare” dove sono finite queste promesse?

Il Centro R.A.T. ha sempre avuto la vocazione di confrontarsi con il resto dell’Italia e dell’Europa e il progetto “Isole in Rete” ne è la riprova. Io penso che l’intervento di Caligiuri sia stato più che una promessa una formula dialettica in “politichese”; è vero che le cooperative non trovano collocazione nei POR e ciò è un’eredità che Caligiuri si è trovato a portare avanti ma, è pur vero, che in tre anni si poteva lavorare per trovare una soluzione adatta.
Dico ciò perché il Centro R.A.T., che gestisce il Teatro dell’Acquario, ha subito un taglio dell’80% da parte della Regione e tutte le limitazioni del Centro vengono subite, di conseguenza, dal teatro stesso. Per ciò che riguarda la protesta cerchiamo di creare una mobilitazione per promuovere un dialogo “vero” sulla situazione culturale della nostra regione e le domande da porsi a riguardo sono tante.

Quali potrebbero essere, secondo lei, le soluzioni da adottare per risollevare le sorti dell’Acquario?

La situazione più semplice è ripristinare i contributi che il Centro R.A.T. riceveva fino a tre anni fa; dopo di che sarebbe auspicabile individuare uno strumento che permetta al Centro e al teatro dell’Acquario di continuare ad essere quel punto di riferimento che è stato fino ad ora.

L’Acquario è diventato una realtà fondamentale per giovani e meno giovani che cercano riparo nella cultura. Il Teatro è sinonimo di partecipazione, di creatività e di condivisione ma nonostante ciò la Regione, che ha il compito di salvaguardavi, vi misconosce come centro propulsore di cultura e sapere. Come spiega questo paradosso?

Il teatro è un progetto completo e complesso che prevede la produzione, la programmazione, la promozione e la formazione. In questi 32 anni (il teatro è stato inaugurato l’8 Marzo 1981) il teatro dell’Acquario ha guadagnato sul campo la sua credibilità artistica, creativa e professionale programmando delle stagioni con le compagnie più importanti del panorama italiano, nazionale, grazie ad ospiti come Dario Fo, Franca Rame e Paola Borboni, e anche internazionale.
Il teatro dell’Acquario sicuramente è diventato un presidio importante per la comunità cittadina e regionale ma anche un punto di riferimento a livello nazionale. Avendo noi la consapevolezza di aver lavorato sempre con passione, dedizione, impegno e professionalità questa tua domanda dovresti girarla ai politici regionali che avrebbero il dovere istituzionale di promuovere e salvaguardare le “eccellenze” della regione; il Centro R.A.T./Acquario è certamente una struttura consolidata, storicizzata e di eccellenza.

Da giorni circola in rete una petizione e molti cittadini sono in continua mobilitazione per salvare un pezzo di storia della città Bruzia. Quanto questo attivismo riesce a rincuorarvi e, soprattutto, quanto riuscirà a smuovere le istituzioni?

Non so quanto tutto questo attivismo riesca a smuovere le istituzioni ma colgo comunque l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci stanno dimostrando affetto e simpatia.

La stagione teatrale non si farà e in bacheca campeggia un foglio bianco, vergine, immacolato. Cosa simboleggia per voi quel foglio?

L’altra mattina affiggendo alla bacheca il manifesto bianco non nego di aver provato un po’ di tristezza ma poi, guardandolo meglio, mi sono reso conto di quanto fosse bianco e mi sono rincuorato perché ho preso coscienza del fatto che su un foglio bianco si può riprendere a scrivere e a raccontare. Il foglio bianco è dunque simbolo di una stagione che non ci sarà ma anche segno di una nuova avventura da cominciare.

Annabella Muraca