Archivi tag: Condanna

Deteneva arma clandestina, Patitucci condannato dal tribunale

COSENZA – Francesco Patitucci, ritenuto elemento di spicco della cosca Lanzino-Ruà è stato condannato dal Tribunale di Cosenza alla pena di 2 anni e 8 mesi per detenzione illegale di arma clandestina. L’uomo era stato trovato in possesso dell’arma nel corso di un controllo operato nello scorso mese di febbraio, nel momento in cui era sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di dimora. La Procura aveva chiesto la condanna a 3 anni e 8 mesi.

Violenza privata, Citrigno giudicato colpevole

COSENZA – E’ stato condannato a quattro mesi di reclusione ed al pagamento delle spese processuali Piero Citrigno, ex editore di Calabria Ora, accusato di violenza privata nei confronti di Alessandro Bozzo, il giornalista suicidatosi il 15 marzo del 2013. Il giudice Francesca De Vuono ha condannato Citrigno anche al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni nei confronti del padre del giornalista che si era costituito parte civile. «Siamo soddisfatti in parte, perché la pena doveva essere maggiore. Mio figlio ha avuto giustizia, anche se oggi non è più con noi», è stato il commento del padre di Alessandro all’uscita del tribunale di Cosenza. Secondo il capo d’imputazione, Citrigno, mediante minacce, avrebbe costretto «Alessandro Bozzo a sottoscrivere dapprima gli atti indirizzati alla società Paese Sera, editrice della testata “Calabria Ora”, nei quali dichiarava, contrariamente al vero, di voler risolvere consensualmente il contratto di lavoro a tempo indeterminato con la predetta società, senza avere nulla a pretendere e rinunciando a qualsiasi azione o vertenza giudiziaria, e, successivamente, a sottoscrivere il contratto di assunzione a tempo determinato con la società Gruppo editoriale C&C srl, editrice della medesima testata giornalistica; in particolare a Bozzo veniva imposta la sottoscrizione del contratto a tempo determinato quale unica alternativa alle dimissioni, prospettate come danno ingiusto». Alessandro Bozzo si suicidò nella sua abitazione di Marano Marchesato (Cosenza) dopo avere lasciato una lettera di tre pagine nella quale spiegava di avere deciso di uccidersi perché non aveva più voglia di vivere. Sposato e con una bambina, il giornalista aveva compiuto 40 anni pochi giorni prima di togliersi la vita. La Procura di Cosenza ha preannunciato ricorso in appello, ritenendo inadeguata la pena irrogata nei confronti di Citrigno, per il quale il pm Francesca Cerchiara aveva chiesto la condanna a quattro anni di reclusione.

Cassazione, ex sindaco Scopelliti deve risarcire 300mila euro

ROMA – E’ stata confermata dalla Cassazione la condanna erariale a risarcire la pubblica amministrazione con 300 mila euro inflitta dalla Corte dei Conti a Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di centrodestra di Reggio Calabria dal 2002 al 2010, per aver stipulato nel 2004 il contratto di acquisto dell’ex stabilimento di trasformazione degli agrumi “Italcitrus”, in stato di totale abbandono e pieno di amianto, al prezzo di due milioni e mezzo di euro interamente a carico del Comune, cifra richiesta dall’imprenditore Emidio Francesco Falcone. I terreni acquistati e i capannoni non furono «mai riconvertiti, in seguito, ad alcuna utilizzazione proficua per la collettività», nonostante la necessità dell’acquisto fosse stata motivata per ospitare un “fantomatico” centro della Rai Scopelliti, «la cui azione era risultata trainante in tutta l’operazione», rileva la Suprema Corte nel verdetto 10814 – in primo grado era stato condannato dalla Corte dei Conti della Calabria, nel 2009, a risarcire il danno con 697.511 euro perché i giudici contabili avevano ritenuto che fosse stato corrisposto «un prezzo largamente superiore» al valore del bene immobiliare, oltre al fatto che era stato acquistato un bene «inutile rispetto all’interesse pubblico». In secondo grado, invece, la Corte dei Conti sezione centrale, nel 2014, aveva ridotto l’entità del risarcimento a 300mila euro dopo aver eliminato la prima voce di addebito per «dell’incertezza del reale valore di mercato del complesso immobiliare, alla luce delle diverse stime espresse in più perizie» e lasciando fermo invece il secondo motivo di addebito relativo alla inutilità dell’acquisto. Per questa vicenda, è stata messa sotto ipoteca la casa coniugale di Scopelliti.

Confermata condanna a Luigi Preiti. L’uomo aveva sparato ai Carabinieri davanti a Palazzo Chigi

ROMA – È stata confermata dalla prima sezione penale della Cassazione la condanna a 16 anni di Luigi Preiti, disoccupato originario di Rosarno che, il 28 aprile 2013, durante la cerimonia d’insediamento del Governo Letta, aveva sparato ai Carabinieri davanti a Palazzo Chigi. La Corte di Cassazione, dunque, ha rigettato il ricorso della difesa che chiedeva il riconoscimento della seminfermità mentale, accogliendo le richieste del procuratore generale che aveva sollecitato, appunto, la conferma della condanna della Corte di Appello di Roma del 10 febbraio 2015.

 

Cosenza, inflitti 18 anni di carcere all’assassino di Stanislao Sicilia

COSENZA – La Corte d’Assise di Cosenza ha condannato a 18 anni di carcere Carmine Cristini. Il 31enne di Montalto Uffugo, noto alle forze dell’ordine e già collaboratore di giustizia, è accusato di aver ucciso Stanislao Sicilia, il 29enne freddato nel dicembre del 2014 nella piazza del centro dell’area urbana cosentina. L’ex pentito è stato giudicato con rito abbreviato e ha sin da subito confessato le sue responsabilità. Il pm Giuseppe Cozzolino aveva chiesto la pena di 20 anni di reclusione. Cristini, nella precedente udienza, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee in cui ha ribadito di aver sparato perché era stato aggredito. Sarebbe stata, quindi, legittima difesa. Per questo i suoi legali gli avvocati Elena Montesano e Giuseppe Manna avevano chiesto il minimo della pena tenendo conto della confessione e della legittima difesa. Il presidente della Corte, Giovanni Garofalo, al termine della camera di consiglio ha emesso la sentenza di condanna a 18 anni di carcere e al pagamento di 30mila euro a favore dei familiari della vittima.

Omicidio di Fabiana Luzzi, confermata la condanna per l’assassino

ROMA – La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 18 anni di reclusione inflitta dalla sezione minori della Corte d’appello di Catanzaro nel 2014 a Davide Morrone, oggi ventenne ed all’epoca dei fatti minorenne, reo confesso dell ‘omicidio dell’ex fidanzata Fabiana Luzzi, di 16 anni, uccisa con 24 coltellate nel 2013 a Corigliano Calabro e data alle fiamme quando era ancora viva. La sentenza è stata emessa dopo quasi cinque ore di camera di consiglio. La Cassazione ha anche confermato, rigettando le richieste contrarie del Procuratore generale, Pietro Gaeta, l’esclusione nei confronti di Morrone dell’aggravante della premeditazione e la seminfermità mentale. Davide Morrone, per uccidere la ex fidanzata, attirò la giovane in una trappola dopo averla prelevata all’uscita di scuola. Morrone propose alla ragazza di raggiungere un luogo isolato per parlare di questioni riguardanti il loro rapporto. Una volta raggiunto il luogo dell’incontro, tra i due ragazzi iniziò una vivace discussione al culmine della quale Davide Morrone colpì ripetutamente con un coltello la ex fidanzata, lasciandola agonizzante. Il giovane poi si allontanò, si procurò una tanica col liquido infiammabile e tornò dopo circa un’ora sul posto. Versò il liquido sul corpo di Fabiana, che in quel momento era ancora viva, e le diede fuoco. La ragazza così morì tra atroci sofferenze. In primo grado il tribunale dei minorenni di Catanzaro condannò Morrone a 22 anni di reclusione, escludendo l’aggravante della premeditazione. In secondo grado la sezione minorenni della corte d’appello riconobbe al giovane anche la seminfermità mentale, accogliendo la richiesta del suo difensore, avvocato Giovanni Zagarese, con conseguente riduzione della condanna a 18 anni, pena confermata dalla Suprema Corte. Nei giorni scorsi il padre di Fabiana, Mario Luzzi, in vista del processo in Cassazione nei confronti dell’assassino della figlia, si era detto contrario ad un’ulteriore riduzione di pena nei confronti del giovane invocando, al contrario, l’ergastolo.

Confermata la condanna a ex preside accusato di avances a una professoressa

CATANZARO – La Corte di Cassazione ha confermato, rendendola definitiva, la condanna tribunalea due anni di reclusione per Pietro Catanzaro, ex preside di una scuola di Cropani, che era stato accusato di concussione per le avances sessuali a una professoressa dell’istituto. I fatti in questione risalgono all’anno scolastico 2007-2008. La vittima, Patrizia Aiello, ha dichiarato, soddisfatta della sentenza, che “la giustizia esiste ancora”. La notizia è stata resa nota dal suo compagno, Giuseppe Candido, sindacalista della Gilda.

 

Condannato l’ex consigliere nazionale dei Vas per ingiurie e percosse ad un pescatore

Cetraro (Cs) – La condanna al pagamento di 258 euro ed alle spese processuali è stata sentenziata dal Giudice di Pace Elisabetta Pelaia, per ingiurie e percosse ai danni di Francesco Piazza, a Cetraro, da Emilio Quintieri, ex consigliere nazionale dei Vas, imputato insieme a Diego Piazza, Luca Sirio ed Ilde Carelli.

“E’ una sentenza scandalosa, ho già annunciato che dopo la lettura del dispositivo di condanna farò appello e, se necessario, ricorso in Cassazione”, dichiara l’imputato Emilio Qunitieri.


Condannato per abusi sessuali su moglie

Sentenza dei giudici Catanzaro, dovra’ scontare 3 anni e 6 mesi

CATANZARO, 9 NOV – Un uomo di 45 anni è stato condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale, lesioni e sequestro di persona nei confronti della moglie. La sentenza è stata emessa dai giudici del tribunale di Catanzaro. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna dell’imputato a cinque anni e otto mesi di reclusione. Il quarantacinquenne è stato arrestato dai carabinieri nel luglio scorso a Davoli dopo che la moglie aveva denunciato gli abusi subiti.

Il Pg di Catanzaro chiede la conferma della condanna per padre Fedele

Catanzaro – Il sostituto procuratore generale di Catanzaro Raffaela Sforza ha chiesto la conferma della condanna di primo grado per padre Fedele Bisceglia e il suo segretario Antonio Gaudio, accusati di violenza sessuale su una suora; secondo il pg le dichiarazioni della suora sono attendibili. Padre Fedele era stato già condannato in primo grado a nove anni e tre mesi di reclusione; Gaudio invece a sei anni e tre mesi.