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‘Ndrangheta, arrestato il capo della cosca Romeo (VIDEO)

REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato il latitante di ‘ndrangheta Giuseppe Giorgi, di 56 anni, detto “u capra”, ritenuto elemento di vertice della cosca Romeo alias “Staccu”. Il latitante è stato bloccato a San Luca, nella sua abitazione. Giorgi era ricercato dal 1994 ed il suo nome era inserito nell’elenco dei 5 latitanti più pericolosi d’Italia. Deve scontare una condanna a 28 anni e 9 mesi per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Giorgi è stato bloccato stamani poco dopo le 8 dai carabinieri del reparto operativo di Reggio Calabria insieme a quelli dello Squadrone Cacciatori Calabria. Nei suoi confronti era stato emesso un ordine di carcerazione a seguito della condanna. La cosca Romeo opera prevalentemente a San Luca e con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre in ambito nazionale ed internazionale. Era ritenuto latitante di massima pericolosità ed il suo nome inserito nel programma speciale di ricerca. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, si è congratulato con il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, per l’importante operazione. «L’arresto di Giorgi, già condannato per associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi – ha sottolineato il ministro Minniti – è un grandissimo successo investigativo che conferma il quotidiano impegno sul fronte della criminalità organizzata delle Forze di Polizia e della Magistratura». Il malvivente  era nascosto in un piccolo bunker ricavato sopra il camino della sua abitazione, a San Luca. I carabinieri già da alcuni giorni avevano il sospetto che il latitante si trovasse lì e, dopo che ulteriori elementi hanno rafforzato la convinzione della sua presenza, i militari sono entrati ed hanno iniziato la perquisizione. Dopo circa 5 ore di lavoro, quando i carabinieri hanno cominciato a rompere le pareti alla ricerca del rifugio, Giorgi si è fatto sentire. I carabinieri hanno dovuto lavorare ulteriormente perché si era bloccato il congegno che consentiva l’apertura, attraverso lo spostamento di una pietra del pavimento. Una volta sistemato il dispositivo il ricercato è uscito e si è fatto ammanettare. Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli in caso di perquisizione. «Bravi, mi avete preso» ha detto il latitante rivolgendosi ai carabinieri. Giorgi ha anche cercato di tranquillizzare le due figlie, una di 26 e una di 24, che si sono lasciate andare a scene di disperazione. «Si sapeva – ha detto rassegnato l’uomo alle figlie – che prima o poi doveva finire».