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Chiedeva 1000 euro al mese e in cambio offriva ‘protezione’: in arresto 37enne di Cosenza

ROMA – I carabinieri della Stazione Roma Prenestina hanno arrestato un 37enne originario di Cosenza, con precedenti, indiziato del reato di estorsione. L’uomo, da oltre un anno, vantando un fantomatico lungo curriculum criminale, a seguito di reiterate minacce e offerte di “protezione” a un’associazione culturale nei pressi di villa Gordiani, avrebbe ottenuto dal presidente della stessa, un 40enne anche lui di Cosenza, numerose somme di denaro, ancora in corso di quantificazione.

Le indagini sono scattate dopo la denuncia della vittima che ha raccontato di essere provato dalle continue richieste del 37enne, suo conoscente da anni. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, l’indagato avrebbe preteso 1.000 euro al mese per garantire l’incolumità dell’associazione, millantando rapporti con personaggi della criminalità in zona Torrevecchia.

Ieri mattina, indagato e vittima avevano concordato un incontro all’interno dello scalo ferroviario Roma Tiburtina per lo scambio di denaro: quando il 37enne ha intascato 200 euro in contanti e una carta PostePay ad acconto della “rata” mensile, i Carabinieri sono intervenuti bloccandolo. L’arresto è stato convalidato dal Tribunale che ha disposto per l’uomo il divieto di dimora nel comune di Roma, con immediato allontanamento.

Estorsione con ‘cavallo di ritorno’, 7 arresti nell’operazione Trailer free

VIBO VALENTIA  – Estorsione consumata e tentata, con il cosiddetto metodo del “cavallo di ritorno”, ricettazione, detenzione illegale e porto abusivo di arma da fuoco. Sono i reati per cui i carabinieri hanno arrestato sette persone nel corso dell’operazione denominata “Trailer Fee“, scattata nel corso della notte. L’indagine, è coordinata dalla Procura di Vibo Valentia ed ha colpito un pericoloso gruppo criminale operante tra la Piana di Gioia Tauro e il Vibonese. L’attività investigativa è scaturita dalla denuncia del furto di un rimorchio di autoarticolato, avvenuto nel maggio 2020 a Mileto. Significativo il ruolo attivo tenuto da parte della vittima, che ha fornito la sua collaborazione, consentendo l’identificazione di tutti i responsabili.

 Nella notte, oltre 50 militari dell’Arma, hanno dato esecuzione al provvedimento cautelare, procedendo contestualmente a numerose perquisizioni. 

Operazione “Alto tasso”, 5 misure cautelari per estorsione ed usura

COSENZA – Nella prima mattinata odierna la Squadra Mobile di Cosenza ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale, emessa dal GIP presso il Tribunale di Cosenza, a seguito di richiesta della locale Procura della Repubblica, diretta dal dott. Mario Spagnuolo, nei confronti di cinque soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo e in alcuni episodi in concorso, si reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo del credito.

Nello specifico a tre soggetti (B.A., 43 anni, di Cosenza, B.M. di anni 52 di Mendicino e M.S. di anni 51 di Cosenza) è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere, a uno (P.P. di anni 73 di Cosenza) la misura degli arresti domiciliari; infine ad una quinta persona (C.S. di anni 64 di Cosenza) la misura coercitiva del divieto di dimora nei comuni di Cosenza e Rende.

L’attività investigativa nasce dalla denuncia sporta nel giugno 2018 in Questura da una delle vittima di usura, a seguito della quale la IV sezione “Reati contro il patrimonio e la P.A.” della Squadra Mobile di Cosenza, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, avviava un’articolata attività investigativa, che si è avvalsa di intercettazioni, pedinamenti e servizi di osservazione e che al termine ha consentito di individuare un gruppo di usurai i quali, agendo ognuno in maniera autonoma e solo in alcune circostanze uno di loro in concorso con altri, prestavano soldi “a strozzo” alle vittime, tutte versanti in stato di bisogno, esigendo poi in cambio la restituzione di esorbitanti somme di denaro. Queste ultime, quando non ottemperavano al pagamento, venivano pesantemente intimorite dagli usurai, anche con esplicite e gravi minacce di morte.

Tra le sedici vittime accertate, oltre a disoccupati e pensionati, si annoverano per lo più operai ma anche artigiani, muratori, imbianchini e lavaggisti.

Esse entravano in una grave spirale debitoria, attesi gli insostenibili tassi di interesse usurai che venivano loro imposti; in alcuni casi le stesse erano costrette a dare a gli strozzini bancomat e carte postepay; in uno dei tanti casi ricostruiti, il tasso usurario applicato a una vittima su base mensile toccava il 57 % arrivando a raggiungere, su base bimestrale, il 230% e addirittura, su base trimestrale, l’850 % (richiesti in restituzione 6.200 euro, entro tre mesi, a fronte di un prestito iniziale di 1.400 euro, con la promessa, in caso di ulteriore inottemperanza, della dazione di 12.400 euro).

Una delle vittime, rivoltasi agli usurai per l’estrema difficoltà economica in cui versava a causa del vizio compulsivo del gioco, specificatamente di quello alle slot machines, era talmente disperata che aveva manifestato propositi suicidi e pertanto si determinava a ricoverarsi in una Comunità Terapeutica per il recupero dalla ludopatia.

I destinatari della misura restrittiva in carcere, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Cosenza.

Nel corso delle perquisizioni effettuate contestualmente all’esecuzione delle misure restrittive, presso le abitazioni degli indagati sono stati rinvenuti documenti, agende e una sorta di “libro mastro” in cui erano annotati gli importi delle somme concesse a titolo usurario e i nomi delle vittime.

 

Maxi blitz sulla costa ionica cosentina, 15 fermi

CASTROVILLARI (CS) -Alle prime luci di questa mattina è stata svolta una vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza che ha portato all’esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, nei confronti di quindici soggetti, tra cui due donne, a vario titolo resisi responsabili di associazione per delinquere finalizzata al furto aggravato ed alla ricettazione di legname nonché, per alcuni di essi, di furti di autovetture utilizzate per il trasposto dello stesso.

Oltre al reato associativo, vengono contestati ad alcuni degli indagati i reati di estorsione, sia tentata sia consumata per diversi episodi, un tentato omicidio, una serie di furti in abitazione, danneggiamenti seguiti da incendio nonché riciclaggio.

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di Tedesco Giuseppe, classe 1972, De Martino Leonardo, classe 1972, De Martino Luigi, classe 1973, De Martino Pasquale, classe 1997, De Martino Luigi, classe 1993, De Martino Natale, classe 1967, Faustini Giuseppe, classe 1980, Larocca Gennaro, classe 1982, Macaretti Nicola, classe 1981, Macaretti Antonio, classe 1990, Macaretti Domenico, classe 1952, Lizzano Michele, classe 1963, Tavernise Maria Antonietta, classe 1996, Vulcano Rosaria, classe 1982, Curia Vincenzo, classe 1964.

Le attività di indagine sono scattate a seguito del tentato omicidio di un allevatore rossanese, occorso all’inizio di gennaio 2018: nell’occasione i militari dell’Arma furono chiamati a seguito di una segnalazione da parte della persona offesa, la quale raccontava di essere stato attinto da colpi di fucile nell’area montana di Rossano mentre era a bordo del proprio fuoristrada. Nell’occasione, solo per caso fortuito i colpi finirono sul montante del fuoristrada e l’allevatore ne uscì sostanzialmente illeso. Le investigazioni, quindi, condotte sia con attività tecniche ma anche con escussione di persone informate sui fatti e attività investigative tradizionali, hanno mostrato come una vera e propria organizzazione avrebbe gestito le attività di taglio abusivo di legname nelle aree montane di Rossano e come, a vario titolo, i partecipanti all’associazione avrebbero dato il loro contributo sia nel vero e proprio taglio, ma soprattutto nella ricettazione del legname depezzato che veniva poi stoccato in alcune aree o magazzini e rivenduto ai consumatori finali: le attività di taglio, come verificato attraverso sopralluoghi tecnici, avvenivano per lo più in aree demaniali, regionali e comunali tra cui alcune sottoposte a vincolo comunitario, poiché riconosciute da normative europee quali Siti di Interesse Comunitario “Habitat”. Per effettuare le operazioni di taglio, alcuni degli indagati inoltre, avrebbero effettuato una serie di furti di fuoristrada che venivano poi trasferiti in aree difficilmente accessibili nelle zone boschive di Rossano e Longobucco ed utilizzati per il trasporto del legname.

Proprio la volontà di sfruttare le aree naturali sarebbe anche alla base di un tentativo di estorsione nei confronti del citato allevatore e commesso da quattro degli indagati nel novembre 2017, allorquando la vittima, recandosi presso il proprio appezzamento di terreno in località Conche di Longobucco, trovò un ovile completamente bruciato denunciando anche il furto di alcuni capi di bestiame e l’uccisione di altri. Da quanto ricostruito nel corso delle investigazioni, il gesto avrebbe voluto incutere timore all’allevatore, costringendolo a liberare il proprio terreno al fine di avvantaggiare gli interessi e le dinamiche criminali dell’associazione.

Sempre nel corso delle indagini è emerso come, in talune aree montane di Rossano due dei fermati avrebbero posto in essere anche delle estorsioni consumate in danno di dieci proprietari di immobili: questi ultimi, sotto la minaccia di danneggiamenti ed angherie avrebbero sborsato una quota annuale ai due fratelli per le attività di controllo, la c.d. guardiania nonché per i lavori di manutenzione necessari nel corso dell’anno.

Ad alcuni degli odierni indagati, poi, vengono contestati una serie di furti in abitazione avvenuti in Corigliano Rossano tra il marzo e l’aprile 2018, nel corso dei quali venivano asportati vari suppellettili, attrezzi agricoli ma anche elettrodomestici: in taluni casi venivano appiccati anche degli incendi all’interno delle abitazioni, creando maggiormente danno ed ingenerando un particolare allarme sociale nella popolazione.

In un caso, un partecipante all’associazione per delinquere avrebbe sfruttato alcune fatture false della propria azienda agricola al fine di giustificare il legname rubato e rendere difficoltosi i controlli da parte delle Forze dell’Ordine: per tale motivo viene contestato il reato di riciclaggio.

L’attività investigativa svolta dagli uomini della Compagnia di Rossano, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Luca Primicerio e diretti dal Procuratore della Repubblica di Castrovillari Dott. Eugenio Facciolla, ha permesso di far luce su un fenomeno criminale molto sentito dalla popolazione e che, per la prima volta, viene aggredito in maniera particolareggiata nonostante le difficoltà legate all’ottima conoscenza delle aree montuose da parte degli indagati e la contestuale morfologia del territorio. Proprio gli accertamenti svolti in queste aree, hanno permesso di documentare che, nel tempo, i tagli abusivi avrebbero fruttato illegalmente centinaia di migliaia di euro. Inoltre, dall’attività info-investigativa è emerso come da parte degli indagati non vi fosse alcuna remora nel depauperare il patrimonio boschivo del territorio, anche abbattendo alberi secolari tutelati da apposite normative a carattere comunitario.

Per dodici degli odierni indagati si sono aperte quindi le porte del carcere di Castrovillari, mentre due donne sono state tradotte presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari; soltanto per uno di loro, il provvedimento è stato notificato presso la Casa Circondariale di Castrovillari, essendo già sottoposto a misura cautelare in carcere per altra causa.

L’operazione ha coinvolto oltre centoventi militari dell’Arma ed è stata eseguita con il supporto del 14° Battaglione Carabinieri “Calabria”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e unità cinofile nonché di un velivolo dell’8° nucleo elicotteri di Vibo Valentia.

Cosenza, ricettazione, furto, estorsione, quattro arresti all’alba

COSENZA – Nelle prime ore della mattinata a Cosenza, i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza hanno tratto in arresto 4 persone (di cui 2 in carcere e 2 agli arresti domiciliari), in  esecuzione di un’Ordinanza emessa dal GIP presso il Tribunale di Cosenza per i reati in concorso di “ricettazione, furto ed estorsione”.

L’attività investigativa, condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Rende e  coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, costituisce la naturale prosecuzione dell’indagine “Scacco al Cavallo”, conclusasi nel mese di novembre 2018, con l’emissione di misure cautelari nei confronti di 18 soggetti appartenenti al gruppo dei c.d. “Zingari”.

Più in dettaglio, sul finire dello scorso anno, in Cosenza, dopo l’ennesimo furto di autovettura, la vittima riceveva, nella medesima giornata, una telefonata da uno sconosciuto, il quale, con tono minaccioso, avvertiva il malcapitato che l’autovettura “era in loro possesso” e che se la voleva indietro avrebbe dovuto recarsi in via degli Stadi nel villaggio degli zingari, altrimenti l’avrebbero “smontata”.

I Carabinieri, raccolta la denuncia, procedevano a meticolosi approfondimenti investigativi che facevano emergere un’articolata rete di condotte criminose, principalmente furti di autovetture e conseguenti richieste estorsive con il metodo del “cavalli di ritorno”, poste in essere da numerosi soggetti di etnia rom con base logistica in via degli Stadi, i quali, cooperando tra loro con ruoli fluidi e interscambiabili, gestivano le diverse fasi dell’attività criminale di commissione dei furti, custodia dei veicoli rubati e rapporti con le persone offese. Il modus operandi utilizzato era ormai collaudato e consisteva nel:

– trafugare le autovetture (per lo più utilitarie), nell’area urbana di Cosenza e Rende, in prossimità di centri commerciali o luoghi affollati;

– contattare il proprietario del veicolo – individuato tramite i documenti trovati all’interno dell’abitacolo – mediante l’utilizzo di cabine telefoniche, e dietro minaccia di “smontare” l’autovettura, invitarlo a recarsi in via degli Stadi per la successiva richiesta estorsiva;

– concordare la somma da pagare (da 200€ a 1.500€) per la restituzione del veicolo;

– segnalare al malcapitato, solo all’atto della riscossione in contanti della somma pattuita, il luogo ove recuperare il veicolo;

– “cannibalizzare” le autovetture, traendo illeciti guadagni dalla cessione quali pezzi di ricambio delle diverse parti smontate, allorquando le vittime non aderivano alle richieste estorsive.

Nel corso delle attività d’indagine venivano:

– accertati 4 episodi di furto, seguiti da altrettanti episodi di estorsione;

– arrestate 2 persone in flagranza di reato con l’accusa di “furto di autovettura in concorso”.

Inoltre, una delle vittime veniva  denunciata in stato di libertà per il reato di “favoreggiamento personale” poiché, escussa in ordine all’estorsione subita a seguito del furto dell’autovettura di proprietà, pur a fronte di elementi comprovanti le richieste ricevute, negava l’accaduto, non fornendo alcuna collaborazione allo sviluppo delle indagini, favorendo l’illecita condotta dei malviventi.

L’attività odierna mette, ancora una volta, in risalto la perseverante determinazione nel contrastare il fenomeno dei “Cavalli di ritorno”, vera e propria piaga sociale dell’intera area urbana, e deve costituire per i cittadini un ulteriore stimolo a riporre la massima fiducia nelle Istituzioni collaborando senza alcuna riserva o timore.

Mazzette e assunzioni “imposte”, arrestato dirigente comunale

BIANCO (RC) – Un dirigente del Comune di Bianco, Giuseppe Palamara, di 65 anni, responsabile dell’area Amministrativa e Affari generali dell’Ente, è stato arrestato dai carabinieri e posto ai domiciliari con l’accusa di tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.

 Nell’ambito della stessa operazione, denominata “Pupi-white city”, i carabinieri della Compagnia di Bianco hanno arrestato e condotto in carcere altre due persone, i fratelli Bartolomeo e Domenico Scordo, di 35 e 39 anni.

L’inchiesta che ha portato ai tre arresti, condotta dalla Dda di Reggio Calabria, riguarda un’attività estorsiva che sarebbe stata messa in atto ai danni di un imprenditore siciliano aggiudicatario nel 2014 dell’appalto per il servizio di refezione scolastica del Comune di Bianco. Ad una quarta persona, coinvolta in stato di libertà nella stessa inchiesta, è stata notificata un’informazione di garanzia.

Denuncia estorsore e lo fa arrestare, imprenditore coraggio nel cosentino

SAN GIORGIO ALBANESE (CS) – Subisce un’estorsione e fa arrestare il responsabile presentando una denuncia ai carabinieri. Protagonista della vicenda un imprenditore, titolare di appalti per lavori pubblici a San Giorgio Albanese, che dopo avere subito un’intimidazione si è rivolto ai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cosenza consentendo l’arresto dell’autore dell’estorsione. Si tratta di Mario Vigliaturo, di 47 anni, arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta della Dda di Catanzaro.

A Vigliaturo vengono contestati un’estorsione ed una tentata estorsione messe in atto ai danni dello stesso imprenditore, con l’aggravante del metodo mafioso. Un mese dopo l’intimidazione, Vigliaturo, riferisce la Dda in una nota stampa, aveva avvicinato i responsabili dell’impresa chiedendo una somma di denaro quale “regalino per gli amici di Corigliano”, cittadina della zona jonica cosentina dove si registra una forte presenza criminale.

Fonte Ansa

Alloggi popolari, minacce ai legittimi assegnatari, arresti nel cosentino

CORIGLIANO – ROSSANO (CS) – Minacciavano con il metodo mafioso i legittimi assegnatari di alloggi popolari per allontanarli dalle abitazioni e sistemarvi parenti o amici vicini ad ambienti criminali. Giacomo Pagnotta, di 44 anni, Francesco Sabino (28) e Marco Giuseppe Vitelli (24), tutti con precedenti, sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Corigliano con l’accusa di concorso in estorsione, danneggiamento ed occupazione.

L’arresto è stato fatto in esecuzione di ordinanza emessa dal tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda. Le indagini dei carabinieri sono cominciate in seguito a diverse segnalazioni dei legittimi assegnatari degli alloggi popolari di Corigliano, i quali sostenevano che molti immobili erano stati occupati arbitrariamente da persone aiutate dai tre. In una circostanza,gli arrestati, secondo quanto accertato, avrebbero intimidito le vittime vantando un rapporto di parentela tra gli occupanti abusivi e persone già condannati per diversi reati.

Foto e fonte Ansa 

Blitz della DIA tra Sicilia e Calabria, 32 arresti

VIBO VALENTIA –  E’ in corso dalle prime ore di oggi un bliz della Dia, Direzione Investigativa Antimafia che vede coinvolti soggetti di Cosa Nostra tra le città di Agrigento, Trapani, Palermo, Ragusa, Catania e Vibo Valentia.

Nella città calabrese sono state arrestate due persone di Briatico. L’operazione si è anche estesa nella città di Parma. In tutto sono 34 gli ordini di arresto notificati.

Gli indagati da parte della procura di Palermo sono accusati di associazione mafiosa, partecipazione in concorso in associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di droga, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo estortivo e danneggiamento.

L’operazione è stata denominata Kerkent e tra le accuse compare anche quella di violenza sessuale. Secondo gli inquirenti, l’associazione a delinquere avrebbe avuto base in Sicilia e si sarebbe poi estesa anche in Calabria ed Emilia Romagna. 

 

 

Sequestro di persona e tentata estorsione, arresti nel reggino

REGGIO CALABRIA, Sette persone sono state a Reggio Calabriqa nell’ambito di un’operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda con l’accusa, a vario titolo, di sequestro di persona e tentata estorsione, reati aggravati dalle modalità mafiose. L’indagine condotta dalla Squadra mobile ha fatto emergere un sequestro di persona messo in atto allo scopo di costringere la vittima a pagare il “pizzo”. I fatti risalgono al 30 dicembre scorso. Vittima é stato l’esercente di una pizzeria, sequestrato poco dopo che era uscito dal suo locale insieme alla convivente. L’uomo, sotto la minaccia delle armi, é stato prelevato con la forza, caricato su una vettura e tenuto in ostaggio per alcune ore. Poi é stato rilasciato con la condizione che avrebbe provveduto a sborsare in tempi brevi una somma di denaro. Il piano é però saltato grazie ad una segnalazione della convivente della vittima. Eseguite diverse perquisizioni domiciliari. I sette arrestati, tra l’altro, sarebbero contigui ad ambienti della ‘ndrangheta.