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Estorsione, minacce, violenze e danneggiamenti, arrestato un cosentino

COSENZA Nel pomeriggio di ieri,  a conclusione di una serrata attività di indagine, personale della Squadra Mobile ha dato esecuzione all’Ordinanza di applicazione della Misura Cautelare degli arresti domiciliari,  dal G.I.P. presso il Tribunale di Cosenza, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un giovane, F.R., 29enne di Cosenza, per i reati p. e p. dagli artt. 56, 629 co.2 (tentata estorsione), 110, 513 c.p. (illecita concorrenza con minaccia o violenza) nonché 110 e 424 c.p. (danneggiamento seguito da incendio).

La ricostruzione dei fatti

Da un mese a questa parte, due fratelli commercianti nel settore dell’abbigliamento specialistico sono stati ripetutamente vittima di gravi episodi di danneggiamento e di incendio: il primo episodio è avvenuto la sera del 18 novembre in  Via Padre Giglio quando ignoti dopo aver effettuato un buco nella parete esterna di un box di proprietà di uno dei due fratelli lo hanno dato alle fiamme con liquido infiammabile causandone la completa distruzione.

Il danno cagionato ammontava a oltre euro 40.000

Successivamente, la mattina del giorno 28 novembre, il fratello del proprietario del box di cui sopra, anch’egli commerciante, all’atto di prendere la propria autovettura, carica di indumenti e merce da lavoro, ha constatato come ignoti avessero tentato di darla alle fiamme senza però riuscirci. Il giorno dopo, il 29 novembre, questo stesso commerciante ha subito il tentativo di incendio del proprio box adibito alla vendita di prodotti commerciali anch’esso ubicato in Via Padre Giglio. La notte tra il giorno 10 e l’11 dicembre u.s. lo stesso box era oggetto di un ulteriore tentativo di incendio domato però dai VV.FF.

Infine, in una escalation di azioni delittuose, la mattina del giorno 12 dicembre, il proprietario dello stesso box all’atto di aprirlo ha constatato come ignoti avessero lasciato dei materiali in stoffa verosimilmente per darlo nuovamente alle fiamme.

La conseguente attività di p.g. subito effettuata dalla Squadra Mobile  attraverso una complessa ricostruzione di immagini provenienti da servizi di videosorveglianza si è concentrata sul settore lavorativo delle vittime, quello del commercio di abbigliamento specialistico, e ha consentito in breve di accertare come nelle vicinanze dei box delle vittime insistesse un altro box adibito alla vendita di medesimi prodotti, concorrente agli stessi.

E proprio il figlio del proprietario di quest’ultimo box, il soggetto di cui sopra, veniva immortalato dalle telecamere e riconosciuto dagli uomini della Squadra Mobile come l’autore dell’incendio perpetrato la notte tra il 10 e l’11 dicembre scorso.

Le fonti di prova sono state così raccolte e compendiate in un’informativa di reato alla locale Procura della Repubblica, guidata dal Procuratore Capo dott. Mario Spagnuolo, che dopo averle attentamente valutate ha qualificato l’evento dell’11 dicembre come tentata estorsione e illecita concorrenza con violenza o minaccia, atteso che dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile si rilevava in modo inequivocabile come l’azione delittuosa fosse mossa proprio dall’invidia e dal proposito di impedire la regolare attività di commercio alle due vittime in un atto di concorrenza sleale.

Questo, unitamente agli altri riscontri raccolti nel corso delle investigazioni, ha costituito a carico dell’indagato un quadro indiziario grave ed univoco in ordine alla sua responsabilità per i reati perpetrati, per cui la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza ha richiesto ed ottenuto al Giudice per le Indagini Preliminari un provvedimento di applicazione di misura cautelare che è stato eseguito nel pomeriggio odierno mediante sottoposizione dell’uomo al regime degli arresti domiciliari.

Sono in corso indagini per risalire agli altri compici.

Associazione mafiosa ed estorsione, arresti nel reggino

REGGIO CALABRIA – Otto persone sono state arrestate da personale della squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Ps di Taurianova, con il supporto del Commissariato di Cittanova, con l’accusa, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni aggravata dall’avere agevolato la cosca di ‘ndrangheta Cianci-Maio-Hanoman operante nel territorio di San Martino di Taurianova.

I provvedimenti, sei di custodia cautelare in carcere e due ai domiciliari, sono stati disposti dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda. In carcere sono finiti Domenico Cianci, di 71 anni; Concettina Gligora (39), Domenico Forgetti (33), Giuseppe Mavrici (44), Damiano Forgetti (33) e Annunziato Chirico (51). Ai domiciliari Rachela Cianci (73) e Damiano Cianci (78). Dopo l’arresto del boss Domenico Cianci, nel 2014, nell’ambito dell’operazione “Vecchia Guardia” l’indagine è proseguita attraverso le intercettazioni dei colloqui in carcere di quest’ultimo con i suoi familiari.

Estorsione e detenzione di armi, tre arresti nel vibonese

GEROCARNE (VV) – E’ in corso, a Gerocarne, un’operazione dei carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tre persone, padre e due figli.

I tre sono ritenuti responsabili di estorsione aggravata e continuata ai danni di un avvocato vibonese, del danneggiamento seguito da incendio di un capannone avvenuto nell’ottobre 2017 e di detenzione e porto di pistola. Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Nucleo operativo di Serra San Bruno e coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.

I dettagli dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 10 nel Comando Provinciale di Vibo Valentia.

Fonte Ansa

Estorsione e droga, blitz nel centro storico di Cosenza. Sono 13 gli arresti – VIDEO

COSENZA – Al culmine di articolate indagini, supportate da presìdi tecnologici, condotte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile della Questura di Cosenza, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Cosenza, la polizia ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal gip del tribunale su richiesta della Procura della Repubblica, a carico di 13 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di detenzione e cessione di cocaina, eroina e hashish ed estorsione.

Per 2 soggetti il gip ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere, per uno ha disposto la misura degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico (ma in mancanza di questo della custodia cautelare in carcere), per 6 soggetti la misura cautelare degli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza e per altri 4 soggetti la misura del divieto di dimora nel comune di Cosenza.

Nel corso delle fasi conclusive è stata altresì eseguita una perquisizione nei confronti di una donna, indagata in stato di libertà per il reato di cui all’art. 73 D.P.R. 309/90.

L’indagine veniva avviata dalla Squadra Mobile di Cosenza nell’agosto 2016 a seguito di una perquisizione effettuata nel quartiere popolare di via Popilia di Cosenza nell’abitazione di un soggetto, noto per avere precedenti specifici in materia di stupefacenti, durante la quale era stata trovata una certa quantità di sostanza stupefacente di tipo eroina nonché materiale per il confezionamento della stessa e denaro contante.

Una seconda indagine veniva avviata a seguito del decesso, per overdose, di una donna di nazionalità straniera, avvenuto nel dicembre 2016 in questa Via Rivocati. Il successivo rinvenimento di sostanza stupefacente dello stesso tipo di quella che aveva causato la morte della donna durante una perquisizione effettuata nei confronti di un soggetto noto per annoverare precedenti specifici determinava l’immediato avvio di un’attività di indagine nei suoi confronti. Le due citate attività investigative venivano però presto riunite in quanto si rilevavano diversi punti di contatto tra esse: lo sviluppo di dette indagini, grazie alle diverse intercettazioni telefoniche, ambientali, alle perquisizioni e ai conseguenti sequestri, ha così consentito di far piena luce sull’esistenza di un gruppo di persone, locali e con precedenti specifici, che di fatto rifornivano di sostanza stupefacente la cittadina bruzia ed il suo hinterland.

Molti gli episodi di spaccio effettivamente cristallizzati dalla Squadra Mobile che, con appostamenti e pedinamenti, in diverse circostanze riusciva ad intervenire tempestivamente procedendo al sequestro delle diverse singole dosi di sostanza stupefacente.

In più occasioni venivano anche acquisite le dichiarazioni degli acquirenti ed assuntori che “certificavano” il quadro probatorio a carico degli odierni indagati. Le cessioni avevano luogo maggiormente presso le abitazioni degli spacciatori e per le vie cittadine previ incontri “lampo” fissati telefonicamente e dal contenuto, peraltro, fortemente criptico. Le investigazioni consentivano comunque di raccogliere numerosi elementi di responsabilità penale nonostante gli indagati, in alcune circostanze, a seguito di riscontri precedentemente effettuati, cambiassero completamente le loro modalità operative e le schede telefoniche. A rendere più complessa l’attività di investigazione vi era poi la particolare conformità dei luoghi oggetto di indagine ove anche il mero accesso e transito con autovetture di servizio provocava l’immediata sospensione di qualsivoglia attività. Ulteriori dettagli verranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terrà presso la Procura della Repubblica alle ore 10,30.

 

 

Minacciava una famiglia per portargli via eredità, arrestato per estorsione

SAN DEMETRIO CORONE (CS) – Avevano ricevuto dei beni in eredità da un caro amico, di cui si erano presi cura fino alla morte avvenuta circa un anno fa, ma avevano avuto la sfortuna di trovare sulla loro strada il fratello del defunto, che aveva iniziato a minacciarli di morte già dal settembre del 2017 per ottenere i beni o avere una cospicua somma di denaro in cambio.

I carabinieri hanno posto fine a questa escalation di violenze verbali e di minacce nei confornti di una famiglia di San Demetrio Corone, arrestando per estorsione un coriglianese di 64 anni.

Nello specifico i militari della Stazione di San Demetrio Corone, dopo aver ricevuto l’ennesima denuncia da parte dei componenti della famiglia che aveva beneficiato del lascito ereditario, hanno deciso di comune accordo con il Sostituto Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Dott.ssa Simona Manera, di pianificare un fittizio scambio di soldi per arrestare l’estorsore. Infatti il fratello del defunto, non accettando la divisione ereditaria, aveva iniziato a rivolgere continue minacce di morte, divenute nel tempo sempre più violente, ai componenti della famiglia, chiedendo in cambio del godimento dei beni ricevuti, una somma di 80 mila euro, da dividere in diverse trance.

L’epilogo 

Ieri mattina l’epilogo. Le vittime concordano con l’estorsore lo scambio di una prima somma di 500 euro in contanti, falsificati ed appositamente segnati dai Carabinieri – che partecipano all’incontro nascosti in osservazione nelle immediate vicinanze del luogo individuato -. A scambio avvenuto, i militari della Stazione di San Demetrio Corone, intervenivano bloccando immediatamente C. E., con precedenti giudiziari e di polizia, con ancora in mano la busta contenente il denaro segnato.

L’uomo è stato tratto in arresto per estorsione, come concordato con la Procura della Repubblica di Castrovillari, coordinata dal Dott. Eugenio Facciolla e lo stesso, dopo le formalità di rito, è stato condotto presso la Casa Circondariale di Castrovillari a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Si spacciava finto poliziotto su Instagram per estorcere denaro

TAURIANOVA (RC) Spacciandosi per un agente della polizia di Taurianova avvicinava le vittime con un falso profilo del social network Instagram, riuscendo a farsi consegnare denaro e preziosi con false promesse o costringendole con le minacce.

Estorsione, millantato credito e violenza privata, queste le accuse per cui un 35enne di Molochio (RC), martedì scorso è finito in carcere in seguito alle denunce di due donne.

Uno dei casi riguarda un’insegnante precaria.

Con la promessa di aiutarla ad ottenere un posto come insegnante di ruolo le avrebbe chiesto in cambio 600 euro per pagare il pubblico ufficiale che ne avrebbe facilitato l’assunzione. La donna, in seguito alle numerose insistenze da parte del falso agente, si è invece rivolta ai carabinieri sporgendo denuncia.

L’altro caso riguarda una bracciante agricola

A quanto pare l’uomo l’avrebbe minacciata di far vedere al marito alcune foto intime che si erano scambiati sul social network, riuscendo a farsi consegnare molti gioielli in oro per un valore di circa 10mila euro. Ad intervenire sono stati i carabinieri della compagnia di Taurianova in esecuzione dell’ordinanza emessa dal Gip del tribunale di Palmi. Durante l’attività investigativa sono state anche deferite in stato di libertà due donne, una 33enne ed una 68enne, a cui viene contestato il riciclaggio: la tesi è che consapevolmente avrebbero venduto dei gioielli estorti ottenendo del denaro contante e ostacolando l’identificazione della loro provenienza. Il 35enne, al termine delle formalità, è stato portato nel carcere di Reggio Calabria.

Operazione “Doppio Gioco”, arresti per rapina e tentata estorsione (I NOMI)

CROSIA (CS) – Nella mattinata odierna, nei Comuni di Crosia, Pietrapaola, Cariati, i Carabinieri della Compagnia di Rossano, nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Doppio Gioco”, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro soggetti ed, in particolare di due crosioti, PERFETTI Serafino, classe 1978 e LEFOSSE Rosario, classe 1987, di un cariatese, PIRILLO Rocco, classe 1984 e di un cosentino residente a Pietrapaola, CIRIGLIANO Antonio, classe 1964, indagati per i reati di rapina e tentata estorsione in concorso.

La vicenda nasce allorquando, alla metà del mese di maggio di quest’anno, veniva rubata un’utilitaria in Cosenza, il cui proprietario è un settantatreenne di Longobucco. Al fine di rinvenire l’autovettura, l’anziano si era rivolto ad un meccanico bocchiglierese quarantottenne, il quale – da quanto ricostruito nel corso delle indagini – si sarebbe adoperato con attività di intermediazione con soggetti operanti nel capoluogo bruzio per rinvenire la vettura, a fronte del pagamento della somma di 1.500 euro.

Contestualmente, l’anziano si confidava in ordine alla soluzione ipotizzata col proprio figlio, PERFETTI Serafino, il quale verosimilmente non soddisfatto della proposta fatta dal meccanico quarantottenne, a sua volta avviava contatti con soggetti dell’ambiente cirotano per il tramite di CIRIGLIANO Antonio, finalizzati a rinvenire l’utilitaria con una soluzione alternativa.

Veniva quindi organizzato un incontro tra il PERFETTI ed il meccanico quarantottenne, il giorno 21 maggio, a Mirto Crosia, per discutere sul rinvenimento dell’utilitaria. All’appuntamento, tuttavia, si presentavano, come ricostruito grazie alle immagini di un impianto di videosorveglianza, all’analisi dei tabulati telefonici, all’analisi dei gps installati sulle autovetture ed al riconoscimento effettuato dalla persona offesa, due cirotani, rispettivamente di trentanove e trentuno anni, ed il PIRILLO, accompagnati dal PERFETTI e dal LEFOSSE, che attiravano il malcapitato in una via isolata e, dopo averlo fatto scendere dal proprio fuoristrada, lo malmenavano ripetutamente e lo rapinavano del mezzo, minacciandolo di adoperarsi per il rinvenimento dell’utilitaria trafugata a Cosenza e per riottenere il fuoristrada, senza l’esborso di alcuna somma di denaro. Il meccanico quarantottenne, il giorno seguente, si recava così presso la Stazione Carabinieri di Bocchigliero ove sporgeva una denuncia di furto del proprio fuoristrada, non raccontando quanto accaduto per paura di ritorsioni. Solo l’intuito del Comandante di quella Stazione, unitamente ad una rete di informazioni acquisite in via preliminare, consentiva di fare scattare le indagini.

Il 27 maggio, una pattuglia dei Carabinieri di Cosenza rinveniva, nel corso di un servizio di controllo del territorio, l’utilitaria trafugata, per cui il fuoristrada veniva dapprima posizionato lungo una strada che da Crosia collega il limitrofo comune di Cropalati e poi rinvenuto dai Carabinieri della Stazione di Mirto Crosia.

Sempre dalle risultanze investigative, si appurava che il PERFETTI, per “ringraziare” del favore, avrebbe chiesto un incontro, nel quale avrebbe consegnato la cifra di 700 euro ad uno dei due cirotani. Le attività investigative, condotte in via principale dalla Stazione Carabinieri di Mirto Crosia e coordinate dal Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Dott. Eugenio FACCIOLLA, unitamente al Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Antonino IANNOTTA, sono state da subito serrate e si sono articolate sull’escussione di persone informate sui fatti, sull’analisi di filmati di impianti di videosorveglianza, attività tecnica e servizi di osservazione. All’operazione hanno preso parte oltre cinquanta carabinieri con l’ausilio delle unità cinofile di Vibo Valentia ed al termine delle formalità di rito, PIRILLO, PERFETTI e LEFOSSE sono stati trasferiti presso la Casa Circondariale di Castrovillari, mentre il CIRIGLIANO è stato sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione, tutti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Cosenza, estorsione e tentata rapina, in corso operazione dei carabinieri

COSENZA – Dalle prime ore della mattinata è  in corso un’operazione che vede impegnati oltre cinquanta carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, con ausilio di unità  cinofile, che stanno dando esecuzione a sei misure restrittive, emesse dal GIP presso il tribunale di Castrovillari nei confronti di altrettanti soggetti per i reati di rapina e tentata estorsione in concorso.

Ulteriori dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso della mattinata.

Droga, armi, estorsione e tentato omicidio, blitz nel reggino

REGGIO CALABRIA – È in corso un’operazione dei Carabinieri di Reggio Calabria, coordinata dalla Dda, in esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare a carico di 45 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di droga, tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione di armi, danneggiamento e altri reati.
La misura conferma in toto l’impianto accusatorio dell’indagine, avviata nel settembre del 2017 dal Nucleo investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro, che il 9 luglio scorso aveva portato al fermo di 32 persone. Oltre ai destinatari del fermo, fra gli arrestati figurano altre sette persone, non destinatarie del provvedimento del 9 luglio, con ruoli di rilievo in due cosche di Rosarno.
Dalle indagini emergono, in particolare, le responsabilità penali di quattro donne, che con le loro condotte hanno apportato, secondo l’accusa, un contributo sostanziale al perseguimento dei fini illeciti dell’organizzazione.

Tra le 45 persone arrestate stamattina dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria contro le cosche di ‘ndrangheta Cacciola e Grasso di Rosarno c’è  una criminologa, Angela Tibullo, di 36 anni, accusata di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione in atti giudiziari e intralcio alla giustizia. La criminologa, in particolare, grazie alla sua professione, riferiscono i carabinieri, “é risultata determinante nelle dinamiche associative e nel perseguimento degli interessi illeciti di alcune cosche di ‘ndrangheta”.

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Estorsione, tentato omicidio e traffico di droga, 38 arresti nel reggino

REGGIO CALABRIA- Un’operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinata dalla Dda reggina, è in corso per l’esecuzione di un provvedimento di fermo nei confronti di 38 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione di armi, danneggiamento e altri reati.

COINVOLTE DUE COSCHE DELLA ‘NDRANGHETA

Secondo gli investigatori sono state disarticolate due pericolose cosche della ‘ndrangheta di Rosarno, entrambe dedite alle estorsioni e all’importazione di quintali di cocaina purissima dal Sudamerica e di hascisc dalla Spagna e dal Marocco, destinate a piazze di spaccio in Lombardia, Piemonte e Sicilia.
Dalle indagini è emersa anche la violenta contrapposizione fra i due gruppi, entrambi intenzionati ad imporsi sulla scena criminale di Rosarno e ad acquisire il controllo mafioso del territorio con intimidazioni, danneggiamenti e agguati con armi da fuoco ed esplosivo.

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