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Gioia Tauro, crolla intonaco in aula. Ferite tre studentesse quattordicenni

GIOIA TAURO (RC) – Tre studentesse quattordicenni della scuola media “Campanella” di Gioia Tauro sono rimaste ferite, in maniera lieve, mentre si trovavano in classe, a causa della caduta di una parte dell’intonaco. Le cause dell’incidente sono ancora in corso d’accertamento. Le tre giovanissime sono state immediatamente soccorse e accompagnate in ospedale, ma le loro condizioni non destano, fortunatamente, preoccupazioni. I Carabinieri di Gioia Tauro hanno comunque avviato le indagini del caso e la Procura della Repubblica di Palmi ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità, nell’ambito della quale è stato disposto il sequestro della classe in cui si è verificato il crollo e di quella sita al piano superiore. Le lezioni sono state sospese.

 

Inchiesta Cosenza, Pd: «Non sorprende. Cittadini voltino pagina»

COSENZA – «La notizia della perquisizione da parte della Guardia di finanza negli uffici del Comune di Cosenza nell’ambito di un’inchiesta in merito a presunte “ditte amiche” a Palazzo dei Bruzi, non ci sorprende». Lo affermano, in una nota, Ernesto Magorno, deputato del Pd e segretario regionale del partito, e Luigi Guglielmelli, segretario provinciale. «La situazione del Comune cosentino – proseguono – è stata anche oggetto di una nostra interrogazione parlamentare che è rimasta fin qui senza risposta. Siamo certi che la magistratura e le forze di polizia andranno fino in fondo con le indagini. Siamo anche sicuri che i cittadini terranno conto nel voto per  le prossime elezioni amministrative di quanto sta succedendo a palazzo dei Bruzi e volteranno pagina».

Arresti Rende, anche il boss Lanzino assunto nelle cooperative

RENDE (CS) – C’era anche il boss Ettore Lanzino fra le persone impiegate nella cooperativa Rende 2000. La sua assunzione, è stato ricostruito dagli inquirenti nell’inchiesta, avvenne nel 2008 e durò alcuni mesi. Un collaboratore di giustizia ha svelato che il boss cosentino “venne assunto solo in modo fittizio tale da fargli percepire lo stipendio (ammontante a circa 750 euro mensili) pur senza prestare effettiva attività lavorativa”. Lanzino, condannato per omicidio, era stato inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi. Venne arrestato nel 2012 in un appartamento di Rende. Per gli inquirenti della Dda di Catanzaro e per il gip Carlo Saverio Ferraro, la sua, come “tutte le assunzioni presso la cooperativa Rende 2000, venivano decise o condivise da Sandro Principe”.

‘ndrangheta, maxi operazione nella locride

REGGIO CALABRIA – Alle prime luci dell’alba, in provincia di Reggio Calabria, è scattata una vasta operazione anticrimine condotta congiuntamente dalle Fiamme Gialle e dai Carabinieri nei confronti di un gruppo di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura ed esercizio abusivo del credito, con l’aggravante del metodo mafioso, operanti nella Locride ed, in particolare, nei Comuni di Siderno, Gioiosa Jonica e Marina di Gioiosa Jonica. L’operazione, che ha impegnato oltre 400 militari, tra finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria e dello Scico di Roma, e carabinieri del Ros, del comando provinciale di Reggio Calabria e dello squadrone eliportato carabinieri “Cacciatori di Calabria”, ha portato all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica-Dda di Reggio Calabria a carico di 34 persone, nonché a perquisizioni nei confronti di 52 indagati ed al sequestro preventivo di beni mobili, immobili e società per un valore di circa 15,5 milioni di euro. L’indagineprende le mosse dalla denuncia di un imprenditore operante nel settore tipografico, ora residente insieme alla sua famiglia in località protetta, che ha delineato una complessa attività di usura ai suoi danni da soggetti contigui alle cosche di ‘ndrangheta operanti nei Comuni della fascia Jonica della Locride, gli “Ursino-Macrì” e “Jerinò” di Gioiosa Jonica, i “Rumbo-Galea-Figliomeni” di Siderno, i “Bruzzese” di Grotteria, i “Mazzaferro” di Marina di Gioiosa Jonica. Le indagini, corroborate dalle investigazioni dei carabinieri del Ros sulle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, hanno permesso di ricostruire la struttura della locale della ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica, riconducibile alle famiglie Ursino – Macri’ – Jerino’ e individuare un consistente giro di usura ai danni di oltre 50 persone alle quali le cosche applicavano interessi usurari oscillanti tra il 50% ed il 500% annuale. Le indagini hanno evidenziato che quando la vittima di usura non poteva far fronte agli interessi mensili con il denaro, veniva costretta, in alcuni casi, ad emettere fatture false a favore di società riconducibili e/o vicine agli usurai, al fine di far figurare costi mai sostenuti da queste ultime ed abbattere così la base imponibile ai fini della successiva tassazione. Molti dei componenti della locale di Gioiosa Ionica sono già detenuti in quanto coinvolti in varie operazioni di polizia giudiziaria e colpiti da condanne, pertanto il provvedimento di fermo è stato emesso a carico degli affiliati in stato di libertà, sul conto dei quali sono emersi concreti elementi a suffragio della sussistenza del pericolo di fuga all’estero, in considerazione degli strettissimi legami tra la ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica e la criminalità organizzata di matrice calabrese operante in Canada che, come accertato, tra l’altro nei processi “Crimine” e “Morsa sugli appalti”, costituisce una diretta emanazione della stessa “società” gioiosana.

Inchiesta Calabria Verde, l’ex dg Furgiuele non risponde ai magistrati

CATANZARO – Si è avvalso della facoltà di non rispondere l’ex direttore generale di Calabria Verde Paolo Furgiuele, indagato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta su presunti illeciti nella gestione dell’ente. Furgiuele, che nei giorni scorsi aveva ricevuto un invito a comparire, ha deciso di non rispondere alle domande dei magistrati titolari dell’indagine, il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e il sostituto Alessandro Prontera. L’ex dg era accompagnato dall’avvocato Nicola Cantafora. Furgiuele deve rispondere di tre ipotesi di abuso d’ufficio in concorso con Alfredo Allevato, responsabile unico del procedimento per la gara d’appalto da 33 milioni di euro finanziata con fondi Por Calabria Fesr 2007-2013 – poi sospesa in autotutela da Furgiuele – per l’acquisto di un parco autoveicoli destinato a funzioni di antincendio boschivo. Proprio la sospensione dell’appalto è una delle vicende contestate dai magistrati ai due indagati. L’altra contestazione riguarda l’utilizzo e la gestione dei fondi per il rischio idrogeologico. Infine, l’ultima ipotesi si concentra sugli incarichi affidati a professionisti esterni all’ente.

Cosenza, tragico scontro a Portapiana. Una vittima

COSENZA – Una donna di 38 anni di professione infermiera ha perso la vita per le gravi ferite riportate in un incidente stradale verificatosi questa mattina in località Portapiana, nel centro storico di Cosenza. Secondo una prima ricostruzione, la vittima era alla guida della sua Lancia Y quando, per cause ancora da accertare, la sua auto si è frontalmente scontrata con una Fiat Multipla con a bordo due giovani. Nell’impatto è stata la donna ad avere la peggio, mentre gli occupanti dell’altro veicolo sono rimasti illesi. Sul posto i sanitari del 118 che hanno trasportato l’infermiera presso l’ospedale dell’Annunziata in codice rosso. Ma nonostante l’intervento tempestivo dei medici, non c’è stato nulla da fare. La donna è spirata poco dopo il ricovero nel nosocomio cosentino. La Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta per far luce su eventuali responsabilità.

FC Crotone, i fratelli Vrenna rispondono alle accuse

20150807_232403-300x225È di queste ore il comunicato diffuso dalla società del Football Club Crotone in cui il presidente Raffaele Vrenna e l’amministratore delegato Giovanni Vrenna intendono fare delle precisazioni in merito alla vicenda che li ha visti protagonisti di un’inchiesta, terminata lo scorso 14 gennaio con una sentenza di piena assoluzione da parte del Tribunale di Crotone che ha reputato i due fratelli “del tutto estranei alla criminalità organizzata crotonese, da cui hanno subito viceversa angherie e danni”. I giudici di Crotone hanno rigettato, con tale sentenza, la richiesta di confisca di tutti i beni appartenenti al gruppo Vrenna avanzata dalla Procura di Catanzaro. Nel comunicato si legge:

“Con inaudita pervicacia è in atto un’aggressione mediatica che enfatizza, unilateralmente, un ricorso che la Procura ha interposto avverso un decreto del Tribunale di Crotone che si è occupato di una richiesta avanzata dalla Procura di Catanzaro, rigettandola. Ebbene gli estensori di alcuni articoli di stampa, oltre a dare al patrimonio dei fratelli Vrenna fantasiose quantificazioni (addirittura 800 milioni!?) o ad affermare falsamente che il Presidente del Crotone sarebbe stato arrestato (circostanze queste ultime che, poiché false, saranno oggetto di valutazione in sede giudiziaria, visto che verranno perseguiti in sede civile e penale gli astiosi sprovveduti che si sono lasciati trascinare dall’impeto colpevolista che li ha travolti), continuano ad enfatizzare il ricorso della Procura e nel contempo banalizzare il doppio controllo giurisdizionale (da parte del Presidente del Tribunale -prima- e del Tribunale -dopo-) che, sulla richiesta della Procura, si è risolto in termini postivi, nel senso che è stato riconosciuto (si ribadisce) giurisdizionalmente che i fratelli Vrenna sono stati (e sono tutt’ora) vittime di angherie e vessazioni delinquenziali mafiose e non già conniventi. Parimenti, sempre in sede giudiziaria, è stata riconosciuta la legittimità del patrimonio (di gran lunga inferiore a quello surrettiziamente rappresentato). Ed allora ci si chiede perché un ricorso di parte (Procura della Repubblica) deve essere utilizzato per gettare deliberatamente discredito a livello nazionale su imprese sane, infangando anche la squadra di calcio che ha finora dimostrato di avere le carte in regola per uno storico approdo nella massima serie. Senza voler fare voli pindarici e pensare a contorte e perverse macchinazioni, magari ipotizzando strumentali manipolazioni dettate da interessi specifici e mirati, non si può fare a meno di rimanere sbigottiti di fronte a prese di posizione giornalistiche che non appaiono propriamente libere e scevre da condizionamenti. Non deve sfuggire che il diritto di cronaca soggiace al limite della contingenza che comporta moderazione, misura e proporzione nelle modalità espressive. Non bisogna, quindi, mai trascendere in attacchi personali diretti a colpire la dignità e professionalità altrui. All’uopo ha rilievo non solo il contenuto dell’articolo, ma l’intero contesto espressivo in cui lo stesso si è inserito, compresi titoli e sottotitoli. Questi sono tutti degli elementi che rendono esplicito il significato di un articolo che può esser idoneo a fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi. Ecco perché la percezione visiva concorre quindi in maniera determinante ad attribuire un significato diffamatorio alla pubblicazione a mezzo stampa. E’ bene evidente, quindi, che la veste grafica ed i titoli utilizzati negli articoli di cui si discute sono fuorvianti. Ma di ciò si occuperanno il Giudice Penale e quello Civile già investiti dalle domande e denunce in tal senso avanzate dai fratelli Vrenna contro gli estensori, i Direttori e gli Editori delle testate giornalistiche interessati. Verrà nello stesso tempo avanzata una richiesta alla Procura della Repubblica, alla Procura Generale della Corte Di Appello, ed alla Procura Generale della Corte di Cassazione, al fine di verificare la legittimità di un utilizzo esterno di atti di parte che riguardano un procedimento in corso di trattazione”.

Cosenza, le luminarie accendono lo scontro politico. Occhiuto se la prende col senatore Morra

LuminarieCOSENZA – Punta il dito contro il senatore Nicola Morra. il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto non ha dubbi: «C’è qualcuno che fa macchinazioni e ritengo che sia il senatore Morra, tra l’altro lo conoscevo e pensavo fosse una persona sensata e di cultura». L’inquilino di palazzo dei Bruzi lo ha detto a chiare lettere nel corso di una conferenza stampa organizzata a tempo di record dopo il servizio sui costi delle luminarie e sulle presunte irregolarità su cui indagano la Procura e le fiamme gialle, andato in onda nel tg1 delle 20 di domenica sera. Mario Occhiuto se la prende con il senatore del Movimento 5 Stelle: «Non sono complottista e rispondo alle polemiche con argomentazioni, non mi piace la politica parolaia che si richiama a complotti ma in questo caso devo denunciare quanto accaduto», ha affermato Occhiuto ricordando un precedente tentativo da parte di alcuni esponenti del centrosinistra di pubblicare notizie su di lui nella campagna elettorale del 2011. Occhiuto poi ha fatto un paragone con le altre amministrazioni: «Hanno speso molto più di noi per una sola serata mentre a noi vengono contestate le spese di più anni. Non accetto che tale notizia arrivi su Raiuno perché non hanno parlato del concerto di Capodanno». Il Luminarie 2primo cittadino snocciola dati, mostra documenti supportato dal vicesindaco Luciano Vigna, dallo staff dell’ufficio stampa e con il sostegno di assessori, consiglieri e suoi sostenitori presenti in una affollata sala degli Stemmi della Provincia. Occhiuto mostra le interdittive antimafia per alcune cooperative, delibere in cui fa vedere quanto spendono le altre città italiane per le feste natalizie. «Queste cose – aggiunge Occhiuto – sono dati inconfutabili: la riduzione degli affidamenti diretti e non solo. Su piazza Bilotti e per il cimitero abbiamo chiesto i componenti delle commissioni per i bandi di gara. Abbiamo otto milioni in meno per la spesa corrente. Le singole procedure di gara sono fatte dagli uffici in assoluta trasparenza». Risparmio e trasparenza sono i concetti ribaditi da Occhiuto: «Potevamo anche far venire i Negramaro ma non volevamo spendere tanto per un concerto». E poi va oltre: «Le denunce ci sono e ci mancherebbe. Ma le strumentalizzazioni non mi piacciono. So che dietro c’è Morra. Ovviamente se c’è una denuncia di un parlamentare è ovvio che devono esserci degli accertamenti. Come è accaduto per Piazza Bilotti. Possono indagare e non troveranno nulla, anche con centomila denunce».

L’allarme dei magistrati della Dda: siamo rimasti in sei con mille udienze da presenziare

Bombardieri e lubertoCATANZARO – Dopo aver illustrato i particolari dell’operazione che ha consentito alla Direzione Distrettuale di Catanzaro di procedere alla confisca dei beni riconducibili alla cosca Tripodi, il procuratore aggiunto della Dda Vincenzo Luberto si è lasci uno sfogo davanti ai cronisti, denunciando in maniera determinata la carenza di organico dell’importante ufficio giudiziario. “La Dda di Catanzaro ha a disposizione solamente sei magistrati per far fronte a mille udienze cui i singoli pm devono presenziare. Si tratta di un numero esiguo di uomini che fronteggia in ogni modo possibile la criminalità organizzata ottenendo un successo insperato, se si considera la carenza di organico. Voglio ricordare che abbiamo competenza su due terzi del territorio regionale. Parliamo di zone come Lamezia, gestita con sacrificio inenarrabile vista la presenza radicata di cosche come quella dei Giampà e dei Torcasio che comunque siamo riusciti ad arginare con numerose operazioni come “Medusa” e “Perseo”, e non ultima “Dirty Soccer”, ma se analizziamo tutto il territorio di nostra competenza non sfugge che Vibo Valentia ha in ogni frazione piccole cosche che gestiscono le attività criminali che fanno capo a quelle più note. Anche lì – ha sottolineato Luberto – la nostra attività è stata determinante e parliamo sempre di un uomo solo a gestire tutto. La situazione non cambia a Cosenza e Crotone, dove ci si divide tra Paola e Castrovillari con il clan Rango-Zingari e dove siamo riusciti con la nostra attività a svelare le ramificazioni nazionali del clan Grande-Aracri, attività che ha portato all’operazione Aemilia. Infine c’è Catanzaro, che non è un’isola felice come tutti vogliono far credere o come si potrebbe pensare. Anche qui la ‘ndrangheta è permeata notevolmente. Se la ‘ndrangheta, quindi – ha concluso il procuratore aggiunto – è il nemico numero uno, come dicono, non è così che si combatte. Le forze sono insufficienti perché si finisce per trascurare alcune situazioni che possono essere importantissime. Lo sforzo della Procura è notevole, ma potrebbe alla lunga non bastare. Per questo ribadiamo che serve un incremento di organico”.

Roma: dissesto Monte Paschi di Siena

Molinari
Avvocato Molinari

La Commissione d’inchiesta sul dissesto MPS. Incardinato il disegno di legge sulle vicende relative al Monte dei Paschi. Molinari (Misto): “Vogliamo i colpevoli : non è giusto che l’incuria dei rappresentanti sul funzionamento del sistema debba ricadere sul popolo rappresentato.Era doveroso andare avanti nella battaglia per l’individuazione dei colpevoli del dissesto del Monte dei Paschi di Siena. In seno alla Commissione Finanze e Tesoro, della quale rivesto la carica di Vice Presidente, ho reso la mia relazione e si è proceduto ad incardinare il DDL – AS n.624 – che prevede l’istituzione di una Commissione d’Inchiesta che  faccia luce sulla fine ingloriosa di uno fra i più importanti – oltre che tra i più antichi della storia – gruppi bancari del paese. All’epoca ne costituiva il terzo per numero di filiali, ricomprendendo Antonveneta e Biverbanca. Ritengo l’istituzione di tale Commissione un atto dovuto, che non porta in se’ l’intento di sovrapporsi alla macchina della giustizia quanto, piuttosto, la volontà di chiarire una vicenda, a tratti oscura, e restituire un quadro chiaro della vicenda ai risparmiatori italiani. E’ necessario stabilire la tortuosità di un percorso che ha condotto il Monte dei Paschi a dilapidare, dal momento dell’acquisto nel 2007 proprio della Antonveneta, un valore di circa 7 miliardi di euro (3 miliardi circa il suo valore effettivo, di fronte all’esborso di un costo pari a circa 10 miliardi). Un pessimo affare che ha portato al solito piano industriale “lacrime e sangue” di cui si sono dovuti caricare il costo i cittadini italiani variamente coinvolti, lavoratori e risparmiatori “in primis”. Ora bisogna chiedersi, non tanto chi dobbiamo ringraziare per una così poco avveduta acquisizione, quanto cosa non ha funzionato in quegli organismi tecnici deputati al controllo del corretto funzionamento del mercato finanziario. Si sa che spesso anche in organismi tecnici rientrano clandestinamente, dalla finestra, quelle convenienze politiche che si fanno uscire dalla porta del merito e della competenza: bisogna fare in modo che subentri la consapevolezza di tutte le forze politiche nell’impedire nuovi simili accadimenti. Non è giusto che l’incuria dei rappresentanti sul funzionamento del sistema debba ricadere sul popolo rappresentato. Avvocato Francesco Molinari-Cittadino eletto al Senato Vice Presidente Commissione Finanze e Tesoro