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Lavoro, Orsomarso: “nostro piano da 72mln decisivo per la Calabria”

CATANZARO «Il nostro piano di misure integrate, che prevede politiche attive per il lavoro da 72 milioni di euro, è un segnale decisivo per la Calabria e sta registrando un largo apprezzamento anche a livello nazionale».

È quanto dichiara l’assessore al Lavoro, Sviluppo economico e Turismo della Giunta regionale, Fausto Orsomarso.

«Siamo continuamente impegnati – spiega ancora Orsomarso – a creare quello che definisco un ponte oltre la crisi, sostenendo i livelli occupazionali e il riallineamento delle competenze dei lavoratori alle necessità di riconversione e ristrutturazione delle aziende calabresi. E, in questo senso, fanno davvero piacere l’apprezzamento e la vicinanza istituzionale dell’assessore al Lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan, che ha sottolineato il mio impegno e quello di tutta la Giunta per fare del Sud una terra a difesa del lavoro e delle imprese. La ringrazio e la invito a rinnovare un confronto sempre più efficace e duraturo. L’Italia, quando si muove unita, affronta meglio le sfide verso il futuro».

«Accolgo con convinzione, inoltre, l’appello lanciato dal segretario regionale della Cgil regionale, Angelo Sposato, che ha invitato tutte le istituzioni e i rappresentanti politici a unire le forze per affrontare quella che è stata giustamente definita come la peggiore crisi di sempre. Sono pienamente d’accordo e ritengo che, oggi più che mai – conclude l’assessore –, sia il tempo della responsabilità e non quello della partigianeria politica. Auspico, dunque, che questa comunione d’intenti possa essere raggiunta al più presto e, in particolare, a partire dalle questioni che ruotano attorno ai fondi del Recovery fund, fondamentali per lo sviluppo della Calabria».

 

Lavoro, Cisl Cosenza:”agire subito o si rischia disastro nel 2021″

Cosenza – «La Ministra del Lavoro Catalfo riprenda urgentemente il confronto con il Sindacato per concertare tutte le misure necessarie in materia di ammortizzatori sociali, politiche attive, formazione e crescita delle competenze per fronteggiare perdite di occupazione e i posti di lavoro a rischio dopo la fine del blocco dei licenziamenti, che andranno ad aggiungersi alle centinaia di migliaia di persone che in questi 12 mesi hanno perso il lavoro: specialmente donne, giovani e precari. Senza adeguate reti di protezione, che ancora non vediamo, nel 2021 rischiamo il disastro economico e sociale» ha detto il Segretario generale aggiunto della Cisl nazionale, Luigi Sbarra nell’intervento a conclusione dei lavori del Consiglio generale della Cisl di Cosenza, convocato in modalità on line.

«Serve una strategia concertata – ha aggiunto il sindacalista –. Dobbiamo unire il Paese, mettere insieme tutte le intelligenze collettive per costruire l’Agenda dei prossimi 20 anni utilizzando in modo pieno e virtuoso le risorse nazionali ed europee. Vanno sviluppate, già in Manovra, tre direttrici: il consolidamento degli ammortizzatori passivi, l’avvio di un solido sistema di politiche attive collegato a formazione e competenze e lo sblocco degli investimenti». 

Sotto il profilo delle protezioni passive, ha sottolineato il numero due Cisl, «è indispensabile prolungare la Naspi a 36 mesi senza dècalage, estendere la DisColl per i lavoratori atipici. Occorre ammodernare gli ammortizzatori, allargando la platea a tutti i lavoratori, anche delle piccole e micro imprese, su meccanismi solidali, universali, mutualistici e assicurativi differenziati. Quanto alle politiche attive, va reintrodotto l’Assegno di ricollocazione per i percettori di Naspi, rilanciati i contratti di solidarietà, costruita quasi da zero una rete che sostenga la persona in ogni transizione lavorativa, garantendo l’esercizio del diritto/dovere alla formazione». 

Alla base di tutto, ha incalzato Sbarra, «c’è da sbloccare una politica di sviluppo realmente espansiva, inclusiva e anticiclica, fondata su una mobilitazione imponente delle risorse nazionali ed europee su infrastrutture, sanità e pubblica amministrazione, sostegno alla non autosufficienza, sostegno alle Pmi, messa in sicurezza del territorio, riscatto del Mezzogiorno. La questione meridionale sia al centro della strategia nazionale ed europea di sviluppo. Rimuovere le zavorre che rallentano il Sud significa contrastare diseguaglianza ed iniquità, incrementare la produttività nazionale, generare nuova ricchezza.

Bisogna mettere in campo energie e competenze di tutti gli attori in gioco.  Per questo torniamo a chiedere all’Esecutivo di aprire anche alle Parti sociali la costruzione del Recovery Plan. Siamo ancora ai titoli, ma già troviamo allocazioni deboli specialmente sul versante Sanità.  Ad essere decisivo sarà il modello di governance che si intende dare al processo di decisione: ci vuole compartecipazione sociale, ci vuole concertazione». 

La relazione introduttiva del Segretario generale della Cisl cosentina, Giuseppe Lavia, ha toccato molti temi legati alla condizione della Calabria e del Paese nel tempo dell’emergenza sanitaria ed economica, «il più buio dal secondo dopoguerra».

Lavia ha evidenziato con forza il fatto che «una sanità normale parte dalla ristrutturazione della rete ospedaliera, dal potenziamento degli ospedali di montagna e di confine e ha il suo cuore nella riorganizzazione della medicina del territorio. Ma è necessario in primo luogo risolvere il problema della grave carenza di personale. Fondamentale sarà proporre alla guida di ASP e AO un management capace di svolgere fino in fondo il proprio compito».

Per quanto riguarda i temi della crescita e dello sviluppo della regione, Lavia ha sostenuto la necessità di «governare l’emergenza e programmare la ripartenza. In questa fase – ha affermato – serve un impegno comune per sbloccare le opere e le risorse ferme, perché senza cantieri non c’è lavoro ed ogni cantiere che si apre è un seme di speranza. Sono troppe – ha sottolineato – le risorse delle politiche di coesione ferme al palo. Sul ciclo di programmazione 2014-20, per il territorio della provincia di Cosenza alla voce investimenti sono assegnate risorse di poco superiori al miliardo di euro per 536 progetti. Ma un progetto su quattro non è stato ancora attivato; 416 sono in corso di realizzazione, molti dei quali in gravissimo ritardo e tanti con pagamenti pari a zero. Solo 6 progetti sono stati portati a termine. Con il patto per la Calabria che vale 1,1 miliardo e che registra pagamenti effettuati al 31 agosto scorso per soli 20 milioni di euro. L’elenco delle opere che procedono a rilento o sono completamente ferme è troppo lungo.

Condividiamo perciò – ha proseguito il Segretario provinciale della Cisl di Cosenza – l’appello di Annamaria Furlan al Governo: si cambi marcia. Si apra il confronto sugli investimenti del Recovery fund. Utilizziamo queste opportunità per unire il Paese ripartendo dal Mezzogiorno. La bozza del piano non ci convince, specie sulle infrastrutture: 27 miliardi, di cui 23 per l’alta velocità ferroviaria e 4 per la manutenzione stradale. Per il nostro territorio, il Recovery plan deve prevedere il completamento dell’A2 nel tratto Cosenza-Altilia e della S.S. 106 lungo tutto il suo tracciato. La “diagonale del mediterraneo”, il progetto di alta velocità che il governo si avvia a proporre, non precluda il futuro della linea ferroviaria ionica. Al contrario, è necessaria un’alta velocità di ultima generazione per il Sud e per la Calabria. Chiediamo, inoltre, attenzione per il Porto di Corigliano, con la realizzazione degli interventi per un suo pieno utilizzo».

Per il Segretario provinciale «di fronte all’attacco strumentale alla Cisl di questi giorni, rispondiamo occupandoci delle urgenze del paese. La Cisl è impegnata in un grande lavoro, la sua guida affidata ad Annamaria Furlan e Luigi Sbarra, due grandi sindacalisti ai quali va la nostra stima ed il nostro apprezzamento.

A noi – ha concluso Lavia – rimane il compito di rappresentare i bisogni dei nostri associati, di proseguire il nostro impegno per la persona e per il lavoro. Ci sono catene da spezzare. C’è una Calabria che reagisce. Ripartiamo dal lavoro che difende il lavoro».

Il dibattito – approfondito e partecipato – ha ripreso tutti i temi toccati dal Segretario provinciale nella sua relazione, temi sui quali è stata manifestata la piena condivisione dell’impostazione di Giuseppe Lavia da parte dei Segretari delle Federazioni di categoria e dei responsabili dei servizi Cisl, con grande disponibilità all’impegno comune.

In particolare, nel corso del suo intervento, il Segretario generale di Cisl Calabria Tonino Russo, cui era stata affidata la presidenza della riunione, ha tra l’altro informato il Consiglio sull’incontro dei tre Segretari confederali regionali con il Commissario della Sanità, Guido Longo. «È stato un colloquio proficuo e costruttivo – ha detto Russo –, al quale ha partecipato anche il Dirigente generale del Dipartimento alla Salute della Regione, Dottor Bevere: segnale positivo di una nuova fase di collaborazione tra Regione e Ufficio del Commissario. Dal Prefetto Longo sono state date assicurazioni sulla volontà di procedere in tempi brevi alla nomina dei nuovi manager dell’ASP e dell’AO nonché sulla proroga dei contratti in scadenza del personale precario della Sanità. Ci è stato poi comunicato che si sta procedendo alla riorganizzazione del Dipartimento della Regione. Ci incontreremo nuovamente subito dopo le festività natalizie – ha detto il Segretario generale della Cisl calabrese –, con la presenza delle Federazioni dei Medici e del Pubblico Impiego, per avviare un tavolo di confronto permanente sulla riorganizzazione delle reti territoriale e ospedaliera e sui nodi relativi al personale: scorrimento delle graduatorie esistenti, stabilizzazione dei precari, attivazione delle procedure concorsuali per le nuove assunzioni».

Innovazione e lavoro 4.0, seminario informativo ad Acri

ACRI (CS) – Si terrà sabato 25 maggio, presso il palazzo San Severino Falcone, dalle ore 10,30, il workshop dal titolo “Innovazione & lavoro 4.0”, pensato e studiato per mettere sul tavolo i risultati più recenti e maggiormente significativi acquisiti da ricerche e nuove economie di sviluppo.

Un seminario organizzato dall’associazione “Stato delle persone” che ha sede ad Acri – nata per dare voce e aprire contesti, anche nuovi, alle nuove forme di “essere” delle persone così come fece Vincenzo Padula, di cui quest’anno ricorre il bicentenario.

Un Evento culturale di ampio respiro.

Che si avvale degli interventi di prestigiosi studiosi, universitari e non. Domenico Ielasi, Ceo di Artémat; Andrea Attanasio, responsabile Liaison Office Unical; Peppino Sapia, docente presso Unical; Mirko De Maldè, Ceo di Tharis e Chiara Paradiso, Event and Community manager per Talent Garden Cosenza. E degli inventori di Swag – un game ma anche un progetto di Contamination Lab premiato all’Università della Calabria tra quelli più innovativi del palcoscenico universitario che dà risposte sulle proprie soft skill. Profili e contesti cercati come il pane dalle imprese che vogliono innovare la propria offerta. Natalia e Luca Altomari e Daniele Vigliaturo, dunque. Un trio universitario che ha messo insieme tre discipline: psicologia, ingegneria e giurisprudenza, dando vita a qualcosa di innovativo in un’epoca di lavoro 4.0.

Sarà presente l’Amministrazione comunale di Acri, che il vicepresidente dell’associazione, Michael Barillaro, ha inteso ringraziare perché «ha da subito sposato l’iniziativa mettendo a disposizione risorse e suggerimenti per la buona riuscita dell’evento»., con il sindaco, Pino Capalbo, e l’assessore alla Cultura, Giuseppe Giudice.

Massiccia sarà la presenza degli studenti delle classi quinte degli Istituti superiori della cittadina, i quali avranno la possibilità di cimentarsi con Swag durante la seconda parte del Workshop che si terrà martedì 28 maggio alle ore 14,30 presso l’ITCGT “G. Falcone”. 

Il seminario sarà, infine, moderato dalla giornalista Giulia Zanfino.

 

 

Mondo femminile e lavoro, martedì 16 aprile la presentazione della ricerca del Coordinamento Donne Acli

COSENZA – Si svolgerà il prossimo 16 aprile, dalle ore 09,30 presso la Sala Seminari “G. Arrighi” Dipartimento Scienze Politiche e Sociali (Piano Terra – Cubo 0B dell’Università della Calabria, la presentazione della ricerca del Coordinamento Nazionale Donne Acli e dell’IREF su “Lavoro – Strategie e vissuti di donne nel mercato del lavoro”.

L’evento, organizzato dalle Acli  Calabresi,  dal Coordinamento Nazionale e Provinciale delle Donne Acli, dalla Segreteria Nazionale delle Acli Colf in collaborazione con  il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria e del Centro di Womens’s Studies dell’Università della Calabria .

La manifestazione, fortemente voluta dalla Responsabile del Coordinamento delle Donne Acli della Provincia di Cosenza, Mariangela Caserta, mette al centro il tema dello svantaggio femminile, rispetto alla ricerca e al modo in cui viene vissuto il lavoro oggi, analizzando le opinioni e gli atteggiamenti delle donne. L’indagine è stata condotta su un campione di 2500 giovani, donne e uomini al di sotto dei 29 anni, coinvolgendo sia residenti in Italia sia giovani trasferiti all’estero e di seconda generazione.

L’incontro, che inizierà con i saluti delle Istituzioni e delle Presidenze Acli, sarà  moderato da Michele Leonetti Senatore Accademico dell’Università della Calabria.

Seguirà l’introduzione di Agnese Ranghelli, sociologa, Responsabile Coordinamento Nazionale Donne Acli, che  dà visibilità alla presenza femminile sia nel contesto associativo sia in quello sociale, promuovendo competenze e assunzioni di responsabilità. Oggi le donne rappresentano oggi il 40 per centro degli iscritti delle Acli

Sono previsti gli interventi di Simonetta De Fazi e Federica Volpi, ricercatrici  presso l’Istituto di ricerche educative e formative (Iref), si occupano  di tematiche riguardanti lavoro, welfare, nuove forme di responsabilità sociale, anche in ottica internazionale ed europea. Seguono, inoltre,  i temi legati alle pari opportunità e alle questioni di genere a cura di Giamaica Puntillo (Assistente Sociale e Mediatrice  familiare – Responsabile Nazionale delle Acli Colf), di Rosanna Nisticò (Professore Associato Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza “Giovanni Anania” – DESF – Università della Calabria), di Giovanna Vingelli (Direttora del Centro Interdipartimentale di Women e Gender Studies Milly), di Pietro Fantozzi (Dipartimento di Scienze e Politiche e sociali un vero e proprio luminare nel settore e non solo,  esperto di legalità e legittimazione, regolazione sociale, sistema politico meridionale, relazioni tra politica e mercato e politica e istituzioni), di Angela Robbie (già presidente di Lega Coo, Assessore al Lavoro e welfare della Regione Calabria con competenze sulle  politiche del lavoro e mercato del lavoro; formazione professionale; politiche sociali, cooperazione alla solidarietà sociale; politiche per la famiglia e per i soggetti svantaggiati, volontariato e no profit, servizio civile, immigrazione e stranieri; previdenza integrativa; imprenditoria femminile e giovanile).

Donne Acli

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Cosenza, lettera aperta del consigliere Falbo al Ministro Di Maio

COSENZA – Lettera aperta al Ministro Di Maio dal consigliere comunale Andrea Falbo, delegato del Sindaco di Cosenza alle strategie attive per il lavoro. 

Di seguito quanto scritto dal consigliere Falbo

Gentile Ministro,

confido in una Sua visita in Calabria, affinché venga a rendersi conto della situazione di tanti lavoratori, laureati e diplomati, dotati di significative specializzazioni  in grado di rispondere alle sfide dell’innovazione cui sono chiamati dal Mercato del lavoro a livello globale. La Calabria è, però, terra di forti contraddizioni: mentre, infatti, un colosso come NTT DATA (multinazionale giapponese nell’ambito della Consulenza e dei Servizi IT, con sede anche nell’area urbana di Cosenza) ha investito nella nostra terra valorizzando i nostri giovani, assicurando loro un futuro qualificato  e svolgendo, dunque, un’azione di contrasto alla migrazione lavorativa dei nostri cervelli, si continua ad assistere impotenti a situazioni paradossali come quelle alimentate da TIM che improvvisamente e senza una plausibile ragione, decide di ridurre sensibilmente le commesse e i volumi di traffico all’azienda Abramo, che gestisce alcuni call center anche sul territorio cosentino, facendo pagare il prezzo di questa scellerata decisione a lavoratrici e lavoratori senza programmare un piano di investimenti nel nostro territorio. Un atteggiamento, quello di TIM, che ha costretto l’azienda a collocare i dipendenti in FIS, Fondo di Integrazione salariale, sia quelli che lavoravano a tempo indeterminato che quelli che lavoravano a tempo determinato. Il FIS avrà inizio l’11 marzo e dovrebbe terminare il 31 maggio, quindi per tre mesi i dipendenti lavoreranno 15 giorni al mese, pagati dall’azienda e 15 giorni resteranno a casa.

Ciò che preoccupa tutti  è l’incertezza del loro futuro. Nessuno sa rispondere a questo interrogativo.

Vorremmo, signor Ministro, che almeno da parte Sua qualche risposta arrivi. E con essa l’attivazione, insieme alla Regione, di strategie occupazionali che prevedano sinergie territoriali con il mondo accademico e imprenditoriale.

Cordialmente.

 

Andrea Falbo

consigliere comunale e delegato del Sindaco di Cosenza

alle strategie attive per il lavoro

Precariato, stabilizzati circa 1200 lavoratori, soddisfatta l’assessore Robbe

CATANZARO –  «In questi giorni a Crotone 400 addetti di un importante call center vivono il dramma del licenziamento è questo il risultato paradossale di un provvedimento del governo lega-5stelle, il cosiddetto ‘Decreto dignità’, presentato pomposamente come decisivo strumento di lotta al precariato che, invece, sta portando in tutta Italia migliaia e migliaia di lavoratori a passare da una condizione incerta ad una stabile anche se assai più drammatica, quella di disoccupati. A questi lavoratori e alle loro famiglie esprimo la nostra solidarietà, ma non posso non sottolineare come molto spesso gli annunci propagandistici e roboanti del governo (abolizione della povertà, distruzione della mafia, ora addirittura garanzia di boom economico) si traducano in nulla o, peggio, in iniziative che provocano disastri economici e sociali».

E’ quanto afferma l’assessore regionale al Lavoro Angela Robbe che prosegue:

«In Calabria abbiamo scelto un’altra strada per la lotta al precariato: quella della stabilizzazione. Irrisi da profeti di sventura e seminatori di scetticismo, ostacolati dal governo nazionale che ci ha a lungo negati fondi che da anni venivano assegnati alla Calabria, sotto l’impulso costante del presidente Oliverio, abbiamo ottenuto risultati straordinari».

«Al 31 dicembre del 2018- puntualizza ancora-  sono stati definitivamente assunti 287 lavoratori provenienti dal bacino della ex Legge 28. In base ad un decreto regionale del novembre scorso 16 enti, fra cui 14 Comuni, avvalendosi della premialità prevista dalla Regione, hanno prodotto contratti a tempo indeterminato per 216 lavoratori ex LSU LPU. Altri 5 enti hanno assunto, senza far ricorso alla premialità regionale, altri 40 lavoratori della stessa provenienza.Ben 43 enti hanno prodotto domanda di ammissione all’incentivo per l’assunzione a tempo indeterminato per un totale di 660 lavoratori. In tutto circa 1203 stabilizzazioni- sottolinea la Robbe-, 1203 famiglie calabresi che potranno da oggi progettare con qualche sicurezza in più il loro futuro. Decine e decine di comuni calabresi, inoltre, potranno garantire ai propri cittadini con continuità servizi essenziali, assicurati fino ad oggi in maniera incerta e a singhiozzo. Non abbiamo, infatti, prodotto stipendi o, peggio, sussidi: abbiamo dato sicurezza e stabilità a lavoratori e servizi pubblici ai cittadini. Rivendichiamo- conclude la delegata regionale al Lavoro- questi risultati ed il percorso, indicato dal presidente Oliverio per conseguirli».

Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down, Misiti:«Occorre favorire l’inserimento nel mondo del lavoro»

COSENZA- «Gi adulti con sindrome di Down che oggi in Italia possono vantare un lavoro ed un contratto regolare sono poche. Occorre garantire a questi individui la possibilità concreta di entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro, anche per dare loro la giusta dignità e per affrancarli da quell’idea che molti hanno di considerarli eterni bambini». Il deputato calabrese 5Stelle Massimo Misiti approfitta della “Giornata nazionale delle persone con Sindrome di Down”, che si celebra domani, per anticipare quella che sarà una proposta da inserire nella legge di bilancio: garantire loro un percorso di inclusione ed una competa accessibilità al mondo del lavoro. «Un intervento in questo senso – continua Misiti – è un dovere di civiltà. Secondo un’indagine del Censis, in Italia le persone con sindrome di Down, che sono circa 48 mila, hanno un lavoro solo nel 31,4% dei casi, da riferirsi a chi ha più di ventiquattro anni. Occorre intervenire sulle aziende fornendo loro le giuste informazioni, ma anche sul corretto funzionamento dei servizi, penso ai Centri per l’impiego, in molti casi con personale poco formato sull’argomento. L’ inserimento delle persone con sindrome di Down nelle aziende porterebbe diversi benefici, come ha rivelato un recente sondaggio, che riguarderebbero la soddisfazione dei clienti, il clima interno e la risoluzione dei conflitti».

 

Sfruttava extracomunitari richiedenti asilo, arrestato imprenditore agricolo

ROGGIANO GRAVINA (CS) – Lavoratori extracomunitari richiedenti asilo politico ed ospiti nel territorio di Roggiano Gravina, sottoposti a turni di 9 ore e pagati giornalmente 20 euro, senza alcun rispetto delle norme di sicurezza ed in assenza di regolare contratto. E’ quanto scoperto dai militari della Stazione Carabinieri di Roggiano Gravina, che hanno arrestato un imprenditore agricolo, A.L. 44enne, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Cosenza per i reati di “intermediazione illecita” e “sfruttamento del lavoro”.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Cosenza, sono state avviate dai militari della Stazione Carabinieri a seguito di segnalazioni sulla presunta presenza di un c.d. “caporale” che impiegava nel proprio fondo agricolo lavoratori stranieri, approfittando dello stato di bisogno in cui versavano, per sottoporli a condizioni di illecito sfruttamento senza neppure un contratto di assunzione.

Partendo da tali elementi, i militari hanno proceduto ad effettuare mirati servizi di osservazione in alcuni terreni siti nel Comune di San Marco Argentano che, in un arco temporale compreso tra il mese di settembre dello scorso anno ed agosto 2018, hanno consentito di dare un nome ed un volto al “caporale”, accertando che era solito prelevare quotidianamente diversi extracomunitari da un Centro di Accoglienza Straordinaria di Roggiano Gravina e condurli presso un fondo ubicato nel territorio di San Marco Argentano, ove venivano sistematicamente impiegati quali braccianti agricoli nella raccolta di ortaggi. Attraverso videoriprese i Carabinieri sono riusciti a documentare le pesanti giornate lavorative degli extracomunitari, come confermato dalle dichiarazioni precise, dettagliate e convergenti successivamente rese dagli stessi (provenienti dal Gambia, dal Bangladesh e dal Senegal):  prelevati all’alba, intorno alle ore 05.00, da un furgone condotto dall’imprenditore, affluivano sui terreni coltivati ad ortaggi ove prestavano la loro attività lavorativa ininterrottamente fino a 9 ore – orientativamente dalle 06.30 alle 15.30 – in un contesto lavorativo assolutamente degradante. Le condizioni di lavoro imposte dal “padrone” – in palese difformità dalle minimali regole dei contratti collettivi nazionali – contemplavano soltanto una pausa di appena 30 minuti (nel caso gli immigrati avessero voluto consumare cibi portati al seguito), senza mettere a disposizione degli “sfruttati” acqua per rifocillarsi ed in assenza di luoghi idonei per ripararsi dal caldo o per soddisfare le proprie esigenze fisiologiche. A fronte di così gravose condizioni di lavoro la retribuzione concordata era di appena 20 euro giornaliere, del tutto sproporzionata rispetto alla quantità ed alla qualità del lavoro prestato, a riprova dell’opera di sfruttamento posta in essere in danno dei lavoratori stranieri.

Nel medesimo contesto investigativo, i Carabinieri hanno anche potuto ricostruire un tentativo di deviare il corso delle indagini da parte dell’odierno arrestato, il quale, in diversi approcci con gli extracomunitari, aveva provato a condizionarne i racconti al fine di alleggerire le proprie responsabilità.

I gravi fatti portati alla luce dimostrano, ancora una volta, lo straordinario impegno e la particolare determinazione con cui i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, operano per contrastare il triste fenomeno del “caporalato”, conducendo un’intensa azione a difesa dei lavoratori coinvolti e di quelle aziende oneste, che indirettamente vengono danneggiate da operatori economici che non esitano a lucrare e fare cassa sulle spalle delle persone più deboli.

Ne è tangibile prova l’arresto lo scorso aprile di un 52enne, titolare di un’azienda edile, che nelle campagne di Acri aveva vessato per oltre un anno con angherie e minacce tre giovani in stato di indigenza – due cittadini afghani (in possesso del permesso di soggiorno per motivi umanitari) e un cittadino rumeno – costringendoli a lavorare quotidianamente per 14 ore consecutive in lavori edili, nella coltivazione dei campi e nella custodia di animali. O, ancora, le 14 misure cautelari eseguite a carico di altrettanti soggetti nel settembre 2017, a conclusione di un’articolata indagine sul fenomeno del caporalato sul territorio silano ed, in particolare, sullo sfruttamento dei migranti nell’area di Camigliatello Silano.

 

Fiamme Gialle, scoperti nel cosentino 24 lavoratori irregolari

SCALEA (CS) – Scoperti dalla Guardia di Finanza di Scalea 24 lavoratori irregolari in quanto impiegati in
parte in “nero” ed in parte attraverso l’utilizzo improprio di contratti di appalto di servizi. Coinvolte due società calabresi che si erano accordate al fine di impiegare manodopera attraverso la stipula un apparente contratto di appalto di servizi che, tuttavia, nascondeva una effettiva somministrazione di lavoro. I lavoratori, seppur formalmente assunti da una società di Lamezia Terme, prestavano di fatto irregolare attività lavorativa presso un’altra società dell’Alto Tirreno cosentino, in forza della sottoscrizione di un “appalto di servizi”: forma contrattuale molto diffusa tra le aziende in quanto consente di snellire le incombenze burocratiche legate all’assunzione e di fruire, al contempo, della prestazione lavorativa del dipendente. Se, però, da un lato questa procedura presenta evidenti vantaggi per l’azienda che usufruisce della manodopera, dall’altro può prestare il fianco ad abusi a danno dei lavoratori, quali: il mancato rispetto del minimo salariale, della normativa in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavori, la mercificazione della prestazione lavorativa, etc., a causa della separazione tra la titolarità formale del rapporto di lavoro e l’effettiva fruizione della prestazione. Ed è proprio finalizzata a garantire la massima tutela dei lavoratori ed evitare eventuali usi distorti della particolare forma contrattuale la previsione del legislatore di richiedere espressamente che gli appalti di servizi non si riducano alla mera somministrazione di manodopera, ma prevedano un’opera compiuta, un servizio complesso, mediante l’impiego di organizzazione, mezzi e strumenti di proprietà dell’appaltatore; per cui, qualora il cedente la manodopera si limiti a conferire la mera prestazione lavorativa dei suoi dipendenti si è in presenza di una mera somministrazione di lavoro che deve essere autorizzata attraverso l’iscrizione della società ad apposito albo detenuto presso il Ministero del Lavoro. L’azione ispettiva sviluppata dalla Fiamme Gialle ha consentito di fare emergere chiaramente la non corrispondenza della forma contrattuale sottoscritta alle caratteristiche previste dalla legge, rivelandosi un caso di somministrazione di lavoro compiuta in maniera abusiva in quanto la società, non essendo iscritta presso l’albo ministeriale, non offriva le dovute garanzie di tutela ai lavoratori.

I Finanzieri hanno quindi proceduto alla contestazione nei confronti di entrambe le società
responsabili delle sanzioni amministrative per € 145.000. Il rispetto delle norme in materia di regolarità del rapporto di lavoro è oggetto di un costante controllo da parte delle Fiamme Gialle, al fine di contrastare la diffusione dell’illegalità e garantire, agli imprenditori e ai datori di lavoro onesti, forme di equità sociale.

Pierfrancesco De Napoli: «Le ACLI di Cosenza non danno valore al lavoro»

COSENZA – «Attualmente, nonostante sia sempre più frequente sentirne parlare, stupisce ancora una notizia riguardante lo sfruttamento del lavoratore soprattutto quando tocca le coscienze collettive.
Questa storia ha dell’inverosimile: tutto nasce dalla chiusura della sede del Patronato ACLI COSENZA nel maggio dello scorso anno. I motivi, anche se poco chiari, vengono addotti alla poca produzione della sede che comunque rimane punto zonale del patronato ACLI di Crotone. In questo periodo- prosegue Pierfrancesco De Napoli, ex dipendente ACLI Cosenza-  si è continuato a lavorare producendo circa 2000 punti che, di fatto, compensano lo stallo di questo intervallo.
Le conseguenze ricadono sui tre lavoratori delle ACLI di Cosenza che, con famiglia a carico, entrano in NASPI, coperti quindi da ammortizzatori sociali dello Stato.
Intanto però si erano accumulate le 18 mensilità arretrate oltre il Tfr per cui gli ultimi pagamenti percepiti risalgono al gennaio 2016.
La situazione diventa ancora più assurda se si pensi che, ad oggi, si è avuto un solo incontro a febbraio 2018 con il Presidente del Patronato Calabria, Antonio Tiberi, tra le altre cose presidente del Forum delle famiglie di Cosenza, ed i vertici nazionali del Patronato che si erano impegnati a liquidare una prima parte del debito accumulato verso i tre lavoratori. Ma a luglio 2018 ancora tutto tace, le tre famiglie attendono arretrati oltre che rassicurazioni.
A questo punto mi chiedo: quando le ACLI di Cosenza hanno svolto la campagna tesseramenti 2016 erano consapevoli che lo slogan della sede nazionale era “IL LAVORO È DIGNITÀ”? Il dubbio che mi sorge è forte!»