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Deontologia del giornalista e rapporto con le fonti d’informazione: Convegno in Prefettura a Catanzaro

th (7)All’evento, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Calabria, il 15 giugno, hanno partecipato il Prefetto Latella, il Procuratore Generale Mazzotta, il Procuratore Aggiunto Bombardieri, Monsignor Bertolone, il vicario del Questore Peluso ed il comandante dei CC di Catanzaro, Cantoni. “Il codice deontologico dei giornalisti ed il rapporto con le fonti d’informazione” sono stati al centro di un interessante incontro-evento organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Calabria al quale hanno partecipato circa 200 giornalisti calabresi e tenutosi nella Sala del Tricolore della Prefettura di Catanzaro. Sul tema sono intervenuti sei relatori d’eccezione che hanno sviscerato in tutti i suoi aspetti il tema del convegno. Il Prefetto di Catanzaro, dottoressa Luisa Latella, ha sottolineato l’importanza di una informazione corretta, che corrisponda alla realtà dei fatti e che non induca, nell’opinione pubblica, una percezione distorta o esagerata della realtà. “La gente si forma un’opinione leggendo i giornali, seguendo le televisioni o andando sui siti web d’informazione -ha detto la dottoressa Latella- e se le notizie che legge o ascolta non sono veritiere finisce col percepire una realtà deformata e con l’adattare anche i propri comportamenti o le proprie reazioni a quella realtà”. Il dottor Raffaele Mazzotta, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro ha incentrato il suo intervento su aspetti essenzialmente tecnici:  prima ha illustrato magistralmente i problemi legati al segreto istruttorio ed al diritto del giornalista di non rivelare la fonte della notizia, poi ha specificato quali siano le responsabilità degli Uffici di Procura e della Procura Generale, in quanto fonti primarie, in relazione alle notizie da diffondere. “Abbiamo il dovere di dare informazioni circostanziate, precise e corrette ai giornalisti” -ha detto il dottor Mazzotta- aggiungendo che “proprio per questo la responsabilità di divulgare le notizie ricade sui capi delle Procure e sul Procuratore Generale, i quali eccezionalmente possono delegare un altro magistrato dell’ufficio. E nel dare le notizie alla stampa -ha aggiunto il Procuratore Generale- bisogna tenere nel debito conto il rispetto della dignità di tutti”. Monsignor Bertolone, arcivescovo di Catanzaro, si è soffermato dal canto suo su aspetti più strettamente etici della professione giornalistica: “Giornalismo non deve significare -ha detto Monsignor Bertolone- soltanto dare notizie ma anche preoccuparsi dell’impatto che quelle notizie possono avere sull’opinione pubblica. Quello che deve venire in campo prepotentemente deve essere la sensibilità, la cultura e la professionalità del giornalista perché informare deve servire anche e soprattutto a formare”. Il dott. Giovanni Bombardieri, Procuratore Aggiunto della DDA di Catanzaro, ha illustrato nel dettaglio, e con grande efficacia, le norme che regolano la pubblicazione di atti giudiziari. “Non tutti gli atti depositati sono pubblicabili  -ha spiegato il dott. Bombardieri- perché alcuni di essi, pur già a conoscenza dell’imputato o del difensore, possono, se pubblicati, determinare danni alle indagini”. Il Procuratore Aggiunto ha inoltre ricordato come sia necessario, raccontando fatti di cronaca, “dare ad ogni elemento la giusta collocazione, evitando di collegare tout court episodi di valenza circoscritta a realtà criminali organizzate e molto più invasive. Bisogna evitare -ha detto ancora Bombardieri- di ingenerare allarmismi eccessivi ed ingiustificati ancorando le notizie alle informazioni che provengono solo da fonti primarie e credibili”. Il dott. Luigi Peluso, vicario del Questore di Catanzaro, si è soffermato sull’organizzazione interna alle Questure e sulle caratteristiche dell’ufficio che è delegato a tenere i contatti con la stampa ed a fornire informazioni. “Sempre raccordandoci con la Procura -ha detto il dott. Peluso- noi della Polizia diamo notizie alla stampa solo dopo averle adeguatamente filtrate e valutate e solo sulla base di elementi certi ed ormai agli atti”. Il colonnello Ugo Cantoni, Comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, ha invitato i giornalisti a tenere conto sempre dell’alta incidenza che le notizie da loro fornite hanno sulle persone. “Ancora oggi -ha detto il colonnello Cantoni- per dare forza ad una notizia la gente usa dire che l’ha letta sul giornale o l’ha sentita in televisione. Questo significa che una notizia falsa data dai giornali o dalla televisione acquista immediatamente una credibilità che non meriterebbe e che può però generare danni seri alle persone. Vi invito a riflettere su questo” –ha concluso Cantoni. Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Giuseppe Soluri, nel ringraziare tutti i relatori per il loro prezioso e pregnante intervento, ha concluso ricordando la necessità e l’obbligo per i giornalisti di rispettare il codice deontologico, “sia quello fissato dalle norme che quello -ha detto- rappresentato dalla propria coscienza, dalla propria cultura e dalla propria maturità professionale”

 

Festival della Comunicazione: Come comunicare la famiglia

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Tutte le foto di questo articolo sono di Francesco Farina – in una Enzo Romeo, vaticanista


Il 16 maggio si è tenuto un appuntamento su famiglia e media, inserito nel Festival della Comunicazione 2015, tenutosi a Cosenza dal primo maggio, si conclude oggi con uno stage di disegno per genitori e bambini organizzato dal “Dado della pace” a cura dei Focolari, dedicato ai comunicatori dell’informazione, con i maggiori rappresentanti delle testate giornalistiche di carattere cattolico, Avvenire, Famiglia Cristiana, un Vaticanista Rai, A sua Immagine. Infatti, a tenere il seminario che ha dato la possibilità di conseguire crediti formativi per l’aggiornamento della professione giornalistica, don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, Francesco Ognibene, capo redattore di Avvenire, Enzo Romeo, Vaticanista Tg2, Gianni Epifani direttore di “A sua Immagine”, ha introdotto il vicario e direttore delle comunicazioni sociali della diocesi cosentina, Enzo Gabrieli, ha moderato suor Cristina, delle edizioni Paoline. Il titolo dell’incontro,“La famiglia soggetto e oggetto di comunicazione. Il ruolo del giornalista”. Tutti i relatori hanno invitato a leggere il messaggio di Papa Francesco per la XLIX giornata delle comunicazioni sociali. “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”. 11121764_10207017280098728_1395827394_nDon Sciortino ha fatto riferimento al fatto di come la famiglia sia ancora il modello predominante dell’ambiente sociale e tuttavia non luogo oggetto dell’attenzione dei media. Invece la Famiglia è un grande ammortizzatore sociale di ciò che la riguarda e di cui, a sentire Sciortino, nessuno parla, disoccupazione e problemi inerenti a essa. Ognibene, di Avvenire ha posto l’accento sulla buona notizia da mettere in evidenza, piuttosto che la notizia di cronaca nera, che possa riguardarla e fa riferimento esplicito alle buone notizie che provengono dal mondo laico, come il messaggio del Presidente della Repubblica Italiana che ha visto l’inserimento nella prima pagina di Avvenire del 16 maggio, e che riguarda la famiglia come luogo primo della cittadinanza attiva. Le notizie, si sofferma Ognibene, vanno date e non scelte in base al clamore, ché alimenta la solitudine creando paure  e isolamento. 11270875_10207017280178730_460436617_nIl direttore Epifani ha fatto rilevare, attraverso una serie di firmati che riguardano, il cinema, le riviste di gossip, l’informazione, e la Tv di come negli ultimi anni passino modelli di famiglia, che a sentir Epifani, nella realtà non esistono e che sono enfatizzati come predominanti, poiché dettati da scelte artistiche e commerciali. Epifani, nella sua relazione, tocca la sfera delle famiglie di fatto e dei matrimoni omosessuali, il femminicidio e gli infanticidi, tutti modelli costruiti, per indurre il lettore a credere che la realtà sia fortemente “disturbata” da queste situazioni tralasciando i modelli veri della famiglia mononucleare. Enzo Romeo, giornalista Rai, ha ripercorso la difficile, ma affascinate realtà del social su cui pare ormai la11251550_10207017280258732_619017552_n gente non sottragga anche gli spazi personali, mostrando tutto. La tanta tecnologia, che è positiva, ha però determinato una sorta di prigione in cui l’individuo si trova a parlare con se stesso a comunicare con un pc e ad avere difficoltà di relazione con il mondo reale. Il ruolo del giornalista in questa situazione, per concludere, consiste forse nel saper capire come inserire le informazioni e i fatti e far convivere la cronaca nera con la buona notizia per dare apertura e non isolamento al lettore e togliere il giornalista da quel pericolo sempre più allarmante del suo stesso isolamento mediatico.

di Lucia De Cicco – foto di Francesco Farina

                                                                                                                                                         

Cosenza:Amedeo Ricucci fa il punto sulla professione giornalistica

amedeo Ricucci
Il giornalista Rai Amedeo Ricucci
incontro con Ricucci
L’Incontro all’Istituto “Monaco” di Cosenza

Il Circolo della Stampa di Cosenza, associazione dei giornalisti “Maria Rosaria Sessa”, con OdG Calabria in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa ha presentato: “Libertà di stampa e ruolo dell’Informazione nell’area dell’Islam” con Amedeo Ricucci, inviato di guerra Rai, il 7 maggio dalle ore 10,30 presso l’Istituto tecnico Industriale Monaco di Cosenza. Ha introdotto il giornalista, Gregorio Corigliano, presidente del Circolo della Stampa, è seguito l’intervento del dirigente scolastico, Ennio Guzzo, e i chiarimenti riguardo al seguito della formazione del giornalista, Giuseppe Soluri, presidente dell’ Ordine dei Giornalisti della Calabria. La partecipazione all’evento era gratuita, per due crediti formativi per l’aggiornamento alla professione. Amedeo Ricucci arriva trafelato, e da subito precisa che il termine d’inviato di guerra oggi è obsoleto. Il giornalista oggi è colui che vive di agenzie, che sta dietro alle scrivanie, ma la bellezza e il ruolo sul campo con una buona dose di studio alle spalle di certo fanno del giornalista un grande e buon giornalista, in grado di saper distinguere una notizia vera da una falsa. Di fatti il grande rischio, oggi è d’incorrere in errori di valutazione se non si è diretti osservatori dei fatti. Tutti scrivono e le informazioni volenti o nolenti sono in mano anche al social, in mano a tutti coloro, che disponendo di una macchina digitale possono riprendere fatti e porli all’attenzione mondiale, attraverso il semplice caricamento di un video o di una foto. Ma, aggiunge Ricucci, il ruolo del giornalista allora deve mutare, perché solo il giornalista, che è presente ai fatti, può discernere cause, motivazioni e conseguenze e dare voce esauriente alla verità di quel momento, che lo stesso fotografa e certifica con la sua presenza. Il fatto che il giornalista non sia presente sul posto, fa si che l’editore ne possa approfittare “essendo il più delle volte impuri della professione e scendono in campo solo per farsi i loro affari”. Ricucci pone l’accento di come l’obbligo di verificare i fatti sta alla base della sua stessa scelta primaria del fare giornalismo e che addirittura è cresciuto con questo valore fondamentale che è la verifica personale dei fatti. Riprende l’esempio dell’attacco alle Torri gemelle, atto terroristico dell’Islam Integralista, per ribadire, che nonostante i video dei cittadini americani presenti, solo i giornalisti sono stati in grado di tirare le somme di ciò che è accaduto e le dinamiche con le ipotesi. Il giornalista è giusto che mantenga un ruolo fondamentale nell’ecosistema informativo, che è un bene si sia arricchito di azioni o atti di giornalismo, continua Ricucci, ma la trasformazione dei fatti in notizie è e rimane essenziale e lavoro complesso. Ancora nell’incontro anticipa la notizia di un suo documentario, che andrà in onda il 17 maggio alle 23,00, nato dall’idea per un episodio accaduto a Porto Recanati dove alcuni cittadini, presi dalla paura degli attacchi dell’Isis, hanno telefonato alle forze dell’ordine per denunciare la presenza di un drappo nero su un albero, forse a dire loro la bandiera dell’Isis, poi rivelatosi uno straccio nero. Notizia che purtroppo è finita sui giornali, con servizi in tv private delle Marche, finta notizia, che se mai andava data come segno di psicosi collettiva. Nevrosi di massa, che però i media hanno enfatizzato. “Facciamo il nostro lavoro, dice Ricucci, con gli strumenti del nostro mestiere, che ci impone di non inseguire le notizie e di evitare i caratteri cubitali nelle colonne e il sensazionalismo”. Il giornalista per definirsi tale, deve evitare la fascinazione della notizia con conseguente emulazione e deve anche evitare la possibilità di una psicosi collettiva. Egli si fa consapevole del fatto che la rete viaggia veloce, lo stesso you tube ha oscurato migliaia di video dell’Isis che riportavano immagini crude. th (2)Si deve contestualizzare, invece, il senso delle immagini che si vanno a proporre, anche perché molti video possono essere costruiti così come le foto e mettere nei guai persone innocenti, che poi non riceveranno scuse per gli errori il più delle volte. Da evitare nell’informazione specifica su l’Islam, secondo Ricucci, è sicuramente l’equazione e sillogismo: terrorismo sta a Isis, come Isis sta a mondo Islamico. Riguardo all’aggiornamento professionale, il Giornalista invita ad aderire, indipendentemente dai crediti formativi, essendo il mondo oggi più complesso e necessita di maggiore comprensione. 

Lucia De Cicco