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Unical, prosegue la contestazione al Rettore Crisci

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Un altro capitolo va ad aggiungersi alle ormai note vicende che negli ultimi mesi hanno interessato il rettorato Crisci all’Università della Calabria. A dicembre era stata convocata un’assemblea studenti-docenti che si era conclusa con la presentazione, da parte di un gruppo di docenti dell’Ateneo, di una mozione di sfiducia nei confronti del Rettore Crisci, chiedendone le dimissioni immediate. Tra i principali fautori della protesta alcuni direttori di Dipartimento, tra cui Franco Rubino e Raffaele Perrelli, secondo i quali la causa della mozione di sfiducia è da ricercarsi nella mancata attuazione dei principali punti del suo programma elettorale da parte dello stesso Rettore. Dopo la replica e le precisazioni di Crisci e una lettera del docente Perrelli, in cui manifestava «grande delusione» per l’esperienza dell’attuale rettorato, è proprio quest’ultimo a intervenire oggi sulle problematiche dell’Università della Calabria contestando allo stesso Crisci un comportamento poco cristallino. Motivo di tale affermazione la notizia della richiesta di attivazione di un nuovo Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria – tra l’altro già presente all’Unical – presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. In particolare, a Crisci viene contestata la mancata comunicazione al Senato Accademico, organismo ch’egli stesso presiede, delle determinazioni del CORUC in merito all’attivazione di tale corso di studio, per la quale egli stesso avrebbe espresso voto favorevole, senza previa consultazione del Senato medesimo. Inoltre, secondo Perrelli, «il suddetto corso di laurea magistrale risulta proposto da una delibera del consiglio del dipartimento di Giurisprudenza ed Economia dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria», ma il Rettore Crisci «nulla avrebbe avuto da ridire sul fatto che nessun docente/ricercatore dell’area 10 e un solo docente dell’area 11 risultino incardinati in quell’Ateneo», chiedendosi, dunque, chi «sosterrebbe gli insegnamenti fondamentali di quel corso di studio, in stragrande maggioranza provenienti da quelle aree completamente assenti: è impensabile attivare un corso di studio in un Ateneo che risulta privo di quasi tutti gli insegnamenti di base e caratterizzanti (in quell’Ateneo mancano storici, pedagogisti, letterati, linguisti)». Per il Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, «non si può votare a favore di una proposta del genere – anche prescindendo dall’obbligo morale a salvaguardare l’interesse del proprio Ateneo – senza curarsi in alcun modo della qualità e della serietà dell’offerta formativa nè predicare il miglioramento della didattica del proprio Ateneo lasciando che la regione Calabria offra a degli studenti un corso di studi allocato in una università priva dei settori scientifico-disciplinari che dovrebbero governarlo». E Perrelli si chiede, ancora, se il Rettore sia consapevole «che il mantenimento di equilibri politici non può fare premio sulla tutela del patrimonio culturale e formativo dell’Ateneo e del rischio di duplicazione di tutti i corsi di studio che questo precedente determina» e, infine, della «progressiva perdita di centralità e autorevolezza dell’Ateneo rendese nel panorama della politica regionale dell’alta formazione che questa decisione testimonia».

 

 

 

 

Unical,conferita laurea a Karl Otto Apel e premio per la filosofia a Reinhard Hesse

laudatioRENDE(CS)-L’assenza dettata da motivi personali non ha impedito lo svolgimento dell’evento preannunciato nei giorni scorsi.In mattinata, presso l’Aula magna “Beniamino Andreatti” dell’Università della Calabria, si è svolta la cerimonia di assegnazione della laurea magistrale ad honorem in Scienze della Formazione Primaria a Karl Otto Apel. Dopo i saluti del pro-rettore Guerino D’Ignazio e l’intervento di Antonella Valenti, coordinatrice del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, Pio Colonnello,ordinario di filosofia teoretica del corso di studi in Scienze filosofiche e Scienze storiche, dopo aver attestato la propria stima nei riguardi del «magistero intellettuale che Apel ha consegnato alla scienza», si sofferma sull’accostamento del filosofo tedesco alla ricostruzione della linea di sviluppo dell'”idea” di lingua da Dante a Vico.Dopo la “svolta linguistica” novecentesca-dice Colonnello- ad esser messa in discussione è la tradizione moderna del versante razionalistico secondo il quale il linguaggio si riduce a un sistema di segni.L’Unica mediazione è rappresentata dalla tradizione umanistica italiana. Dalla rilevanza del De vulgari eloquentia come scoperta della lingua nazionale, passando poi per rinascimento e  il barocco, si arriva a Vico che valorizza la trascendentalità del logos.È poi la volta di Reinhard Hesse, ordinario di Filosofia e Etica presso l’Università di Freiburg, il quale dopo i saluti, affida a Michele Borrelli il compito di tenere la tradizionale laudatio.Con voce commossa parla Michele Borrelli.Il suo è un breve viaggio all’interno del poliedrico pensiero apeliano. Partendo dalla trasformazione semiotica dell’a priori Kantiano da intendersi come linguaggio, Borrelli poi si sofferma sul saggio del 1988, Discorso della responsabilità,  in cui  si tenta di coniugare la prospettiva trascendentale con la svolta linguistica. Secondo Apel, chi parla avanza sempre di fatto pretese di comprensibilità, di verità , di veridicità e di giustezza, pretese che forniscono le condizioni formali per garantire, dal punto di vista procedurale, la comunicazione ideale. Spetta a Raffaele Perrelli,direttore del Dipartimento di Studi Umanistici,la lettura della formula di conferimento di laurea e la consegna della pergamena a Reinhard Hesse.

hesse Dopo uno scrosciante applauso, ha avuto inizio il secondo step di quella che potrebbe esser definita la “mattinata apeliana”,con il conferimento del Premio Internazionale per la Filosofia Karl-Otto Apel.Ad aggiudicarsi la vittoria, è stato Reinhard Hesse, collega di Apel e autore di testi tradotti in più lingue.L’etica del discorso tra economia e politica  è il titolo della lectio magistralis in cui si discute di economia e politica in riferimento alla attuale situazione  sulla base dell’etica del discorso. Seguendo il maestro Karl-Otto Apel, Hesse colloca la ricerca della verità nella buona riuscita della comunicazione, consapevole che comunicare con successo presuppone il reciproco riconoscimento di diritti e doveri tra tutti i partecipanti.

Dopo la premiazione applausi, strette di mano e la consapevolezza di aver assistito ad un evento unico.

Rita Pellicori

Unical, con Vendola a lezione di democrazia

RENDE (CS) – Un’ora e mezza in cui Nichi Vendola ammalia un’aula magna piena come non si vedeva da tempo, grazie alla sua straordinaria attitudine nel descrivere e nel narrare la realtà attraverso costruzioni che rimandano certamente a delle prese di responsabilità ma anche all’occasione di prospettive diverse, migliori.

E’ la laureanda Mariagiovanna che apre l’incontro facendosi portavoce della generazione che rappresenta, quella dei bamboccioni, dei fannulloni e ora anche choosy, la cosiddetta generazione x, angosciata dallo spettro dei call center che porta sulle spalle più incognite che certezze in un futuro che vede nel lavoro più una concessione che un diritto garantito per tutti.
Nelle sue parole emerge prepotentemente la forza, quelle del riscatto, della redenzione, quella che non vuole che questa generazione venga catalogata in una condizione che non gli appartiene, che non vuole più essere etichettata con appellativi che diventano ogni volta sempre più denigranti.
Questa generazione, per quanto possa essere difficile crederlo, è ancora piena di speranza e l’intervento della studentessa si conclude con un accorato appello al Governatore delle Puglie di fare tutto il possibile per non lasciarla morire.

Ad intervenire successivamente è il Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Raffaele Perrelli che da questo incontro pretende di ascoltare le parole della vera sinistra, quella europea, dal momento che il dramma di oggi è proprio quello di una sinistra poco identificabile, da anni quando si parla di elezioni il campo sembra conteso da due destre. Il discorso poi passa inevitabilmente sul tema dell’università che diventa, in questo momento di decadenza, laboratorio della crisi nella sua interezza.
Con il 3+2 l’università cessa definitivamente di produrre sapere inteso come strumento di crescita critica ma diventa una merce come tante, viene asservito alla logica spietata del mercato del lavoro in cui lo studente viene pagato in crediti.
L’irrefrenabile professore continua con il denunciare che sono saltate tutte le dinamiche del merito, l’università diventa luogo per pochi dove tutto è in mano al rettore e al consiglio di amministrazione, dove la meritocrazia vigente fa prevalere chi ha di più su chi ha di meno.
Perrelli termina il suo intervento rivolgendosi proprio a Vendola quando dice che bisogna essere uomini colti per governare, l’università e non solo, e accanto al realismo c’è bisogno di una politica di riforme che non vada più in senso classista.

“Povere spalle mie” così Vendola prende la parola snocciolando ogni aspetto di una crisi che è sempre stata raccontata come un crollo finanziario sottovalutandone il disfacimento valoriale e culturale che le sta attorno.
Tutti ingenuamente pensavamo levato Berlusconi levato il problema , ma non è così il berlusconismo continua a vivere e a mietere le sue vittime.
Una volta erano gli educatori il ponte per ambire a una condizione di vita socialmente migliore ora ci sono la De Filippi, Corona , Lele Mora e l’isola dei famosi diventa il paradigma del nostro immaginario.
La scuola, continua il Governatore, è stata da sempre il luogo della formazione permanente, la sola in grado di disegnare i confini della società, di formare le coscienze, di addestrare alla sovranità popolare e colpire questa significa minare la resistenza democratica di un paese.
Diventa pericoloso approfondire determinati argomenti, potremmo rischiare di avere troppo cultura critica e di praticare troppo esercizio del dubbio e magari diventare tutte anime libere e inquiete, ecco perché a questo si preferisce l’afasia del pensiero, l’obbedienza, il silenzio.

Il discorso si sposta sulla questione del lavoro precario spacciato per flessibilità, tutto è iniziato con la legge 30 ed è finito con l’omicidio premeditato dell’articolo 18 che ci ha resi clienti educati alle dinamiche del mercato e del marketing.

Studenti e professori estasiati dall’intervento di Vendola, un comizio d’amore, intenso, confortante, ricco di citazioni bibliche e filosofiche, le parole hanno finalmente riacquistato il loro significato originario, quelle in cui la sinistra ritorna a contrastare le disuguaglianze, a educare alla convivialità delle differenze, ad abbattere i muri dell’ipocrisia.
Vendola saluta tutti con una citazione di L.Tze “Ciò che il bruco chiama “fine del mondo”, per il resto del mondo è una bellissima farfalla e noi non dobbiamo soffocare nel bozzolo ma avere la forza di romperlo”.

Gaia Santolla