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Sparatoria Crotone, deceduta vittima agguato

CROTONE – E’ deceduto all’ospedale di Crotone Giovanni Tersigni, 36 anni, vittima dell’agguato avvenuto nella serata di ieri nel centro storico della Città.

Tersigni, poco dopo le 19 di sabato, era stato fatto oggetto di colpi di arma da fuoco nella zona conosciuta come ‘ferriata’ nei vicoli del centro storico.

La vittima è stata portata subito al Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone dove, però, è deceduto nella notte. La Squadra Mobile sta indagando per capire i motivi dell’agguato ed identificare gli autori. Non sarà facile considerato che nel centro storico manca la videosorveglianza che pure era stata promessa dopo l’omicidio di Giuseppe Parretta avvenuto nel gennaio del 2018.

Cosenza, Fabio Catalano nuovo dirigente della squadra mobile

COSENZA – Il Vice Questore Aggiunto Fabio Catalano, 44 anni, è il nuovo capo della squadra mobile di Cosenza. Proviene da Reggio Calabria dove ha ricoperto l’incarico di vice dirigente della locale squadra mobile. Subentra a Giuseppe Zanfini il quale assume invece l’incarico di vice dirigente della divisione anticrimine della questura di Cosenza

Catanzaro, un arresto per maltrattamenti

CATANZARO – La Squadra mobile di Catanzaro hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di un uomo, R.V., di 38 anni, che è stato arrestato e posto ai domiciliari in una struttura pubblica per la cura di malati psichiatrici. Le accuse, per l’uomo che soffre di patologie psichiatriche, sono di maltrattamenti in famiglia, lesioni e percosse. Le violenze messe in atto negli anni dall’uomo ai danni di alcuni familiari avrebbero costretto addirittura alcuni suoi congiunti ad abbandonare il comune domicilio.

Tentata violenza su minore, denunciato un pakistano

COSENZA – Un cittadino di nazionalità pakistana, S.K. Di 35 anni, è stato denunciato dagli agenti della questura di Cosenza, per tentata violenza sessuale ai danni di un minorenne. <<L’uomo, nel tardo pomeriggio di ieri 24 novembre, a Cosenza – si legge in una nota-  ha bloccato il minore in una strada del centro cittadino e, approfittando della scarsa luce e del poca gente nei dintorni, dopo essersi denudato lo ha afferrato, cercando di immobilizzarlo. Il minore riusciva però a divincolarsi ed a chiamare il 113. Gli agenti della volante e Squadra Mobile giunti immediatamente sul posto acquisivano le prime necessarie informazioni, riuscendo prontamente a rintracciare e bloccare l’aggressore. Il cittadino straniero veniva pertanto denunciato in stato di libertà>>.

Agguato a Reggio Calabria, un morto e un ferito

REGGIO CALABRIA – Agguato nella notte a Calanna, un centro dell’hinterland di Reggio Calabria. Un uomo, Domenico Polimeni, di 48 anni, con precedenti di polizia, è stato ucciso in un agguato che ha coinvolto anche  Giuseppe Greco, di 46 anni, che si trovava insieme a Polimeni. Sul fatto di sangue indaga la Squadra mobile di Reggio Calabria sotto le direttive della Dda. Secondo quanto si è appreso Polimeni e Greco sono stati feriti mentre erano affacciati ad un balcone. A sparare dalla strada è stata una persona armata di fucile, giunta su posto a bordo di un’automobile che si è poi allontanata. L’ipotesi che appare più verosimile è che l’obiettivo dell’agguato fosse Giuseppe Greco e che Polimeni sia stato coinvolto nell’episodio solo perché si trovava insieme al pentito. Giuseppe Greco è stato ricoverato negli “Ospedali riuniti” di Reggio  in gravi condizioni. Aveva iniziato a parlare con i magistrati nel marzo 2013, ai quali aveva riferito alcuni fatti e dinamiche della ‘ndrangheta reggina, poi nel maggio 2015 svanì nel nulla, non comparendo in un processo dove doveva essere sentito. Le sue dichiarazioni erano importanti perché ritenuto uno dei capi delle cosche a Calanna, centro a nord di Reggio Calabria. Infine nell’ottobre scoro, durante un processo, dichiarò di non voler più collaborare con la giustizia. Sul caso, il procuratore della città dello Stretto, Federico Cafiero De Raho, si dice preoccupato: «Leggere questo episodio come un fatto isolato sarebbe un grave errore. Il tentato omicidio di Greco va inserito in un quadro più ampio, che ha a che fare con gli episodi, anche di sangue, che stiamo registrando a Reggio Calabria dove c’è un fermento criminale che non possiamo ignorare». Da mesi, a Reggio Calabria si contano omicidi, ferimenti e gambizzazioni che hanno insanguinato diversi quartieri della città. Meno di una settimana fa, l’imprenditore edile Sebastiano Morabito è stato ferito alla testa nel quartiere di Gallina da un sicario che ha tentato di ucciderlo sparando con una carabina di precisione. Un mese fa invece, nello stesso quartiere, è stato ucciso Giovanni Vilasi, imprenditore edile ritenuto vicino alla cosca Libri. Gli hanno sparato in pieno giorno, nei pressi di una scuola. Sempre a Gallina, poche settimane prima un altro imprenditore, proprietario di un supermercato, è riuscito a sfuggire a chi lo voleva morto, ma in tutta Reggio da mesi si registrano attentati, intimidazioni, ordigni lasciati anche in pieno giorno di fronte ad attività commerciali, e colpi di pistola esplosi contro vetrine e saracinesche.  Il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, ha convocato per il, 5 aprile, alle ore 17, Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica “per un ulteriore esame dello stato dell’ordine e della sicurezza pubblica -è detto in un comunicato – nel capoluogo e nella provincia, anche in relazione ai recenti eventi”. All’incontro parteciperanno il Procuratore della Repubblica, titolare della Direzione Distrettuale Antimafia, il Questore e i Comandanti provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza.

Cosenza, estorsione da mille euro ai danni di un commerciante

COSENZA – La Squadra mobile di Cosenza ha arrestato Antonio Marotta, 37 anni, con l’accusa di estorsione ai danni di un imprenditore. L’uomo, ritenuto dagli investigatori vicino al clan degli zingari, si sarebbe fatto consegnare, dietro minacce, la somma di 1000 euro in contanti dal titolare dell’esercizio commerciale. I poliziotti, che pedinavano Marotta da giorni, lo hanno fermato all’uscita del negozio. Sono state altresì acquisite le immagini di videosorveglianza del locale che avrebbero registrato il passaggio del denaro. Sono in corso ulteriori indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni.

I presunti rapinatori di Zumpano forse preparavano un altro colpo in Calabria (AUDIO)

COSENZA – Stavano preparando un altro colpo, ma sono stati bloccati dalle forze dell’ordine prima di poter agire. Si tratta di Antonio Fortunato e Massimo Niro, entrambi residenti in Lombardia ed arrestati per aver rapinato lo scorso 14 dicembre il Brico Center dell’area commerciale di Zumpano.
Antonio Fortunato è stato fermato sabato sera dai carabinieri della Compagnia di Girifalco a bordo di un’auto che aveva rubato poco prima a Maida. Sul veicolo, rintracciato grazie al Gps e sul quale viaggiava un’altra persona, Domenico Iommello, residente in provincia di Milano, i militari dell’arma avevano rinvenuto due kalashnikov con i numeri di matricola cancellati ed una sessantina di cartucce. In una casa che i due avevano preso in affitto a Lamezia Terme i militari hanno trovato successivamente una pistola calibro 9, anche questa con la matricola cancellata. Le indagini sono poi proseguite ed hanno consentito di mettere in collegamento questo episodio con la rapina consumata a Cosenza. Nessuna traccia però del bottino, oltre centomila euro in contanti, anche se sono in corso gli accertamenti della magistratura. Con ogni probabilità i due arrestati fanno parte di una più articolata organizzazione dedita alle rapine. Antonio Fortunato e Massimo Niro hanno precedenti specifici per colpi consumati in diverse località italiane. Di seguito l’intervista al dirigente della squadra mobile di Cosenza Giuseppe Zanfini.

Alla conferenza stampa organizzata presso la Questura di Cosenza era presente anche il procuratore aggiunto di Cosenza. “Il risultato, ottenuto in così poco tempo – ha detto – è significativo anche perché le rapine rappresentano in questo territorio un aspetto importante. I responsabili sono milanesi, quindi riteniamo che si tratti di una batteria di professionisti. Erano organizzati e preparati – ha aggiunto la Manzini – E’ stato fondamentale il lavoro svolto dalla squadra mobile. Uno dei due rapinatori era stato già fermato in provincia di Catanzaro, a Girifalco, e trovato con tante armi tra cui kalashnikov”. Infatti, gli agenti della Mobile hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare a Fortunato nel carcere di Catanzaro, mentre Niro è stato raggiunto nella sua abitazione a Cologno Monzese. Le immagini adeso non si fermano. E’ caccia aperta ai presunti basisti dell’organizzazione.

Truffa assicurativa, denunciati imprenditori titolari

polizia di notteCATANZARO – Nel 2015 il magazzino nel quale avrebbero dovuto aprire un mobilificio era stato incendiato due volte in 20 giorni, ma ad appiccare le fiamme non era stato il racket delle estorsioni ma gli imprenditori titolari. A questa conclusione sono giunti gli investigatori della squadra mobile di Catanzaro che hanno notificato un avviso di conclusione indagini della Procura, in cui si ipotizza il reato di incendio doloso e fraudolento danneggiamento di beni assicurati, a Alfonso Talarico, 38 anni, e Graziano Gregorio Russo (50) mentre è in corso di notifica ad Antonio Celia (40). Gli investigatori sono risaliti ai tre grazie alle immagini della videosorveglianza di un negozio Brico. Sul luogo dell’incendio, infatti, era stata trovata una scatola di diavolina e lo scontrino dell’acquisto effettuato il giorno prima. Nelle immagini si vedono i tre comprare la diavolina. La struttura non era andata completamente distrutta grazie agli agenti di una volante che vedendo il fumo avevano chiamato i vigili del fuoco

Tentata estorsione: arrestato un pregiudicato a Cosenza

COSENZA – La Squadra Mobile cosentina ha eseguito, nel pomeriggio, una misura cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, il Dottor Pierpaolo Bruni. L’arrestato si chiama Candido Perri, classe 1966, considerato vicino alla Cosca “Rango – Zingari “. L’uomo si è recato, nei mesi scorsi, presso un esercizio commerciale richiedendo, con metodi mafiosi, il pagamento di una somma pari a 9000 euro. L’episodio è stato ricostruito dagli uomini della Squadra Mobile che, al termine delle indagini, hanno identificato e denunciato Perri, il quale è attualmente rinchiuso presso la Casa Circondariale di Cosenza.

Nel covo dei latitanti, anche un arsenale di armi e soldi

Arresti polizia di stato bunker crea e ferraro 2REGGIO CALABRIA – Un anno di indagini serrate, di pedinamenti, di prudenti perlustrazioni nella boscaglia e di telecamere piazzate finanche sui rami degli alberi. Alla fine però, il duro e prezioso lavoro di inquirenti e forze dell’ordine, ha prodotto un risultato eclatante: l’arresto di due superlatitanti, ricercati da diversi anni. Li hanno stanati sotto terra, in un rifugio bunker pieno di armi, sito nel cuore di una montagna tra Rizziconi e Melicucco, nella piana di Gioia Tauro. Era lì che i boss Giuseppe Ferraro e Giuseppe Crea si nascondevano e continuavano a dirigere le rispettive cosche. Tenere sotto controllo un luogo così impervio e isolato senza essere scoperti dalle sentinelle e dai corrieri dei capicosca, non è stata un’impresa semplice. Negli ultimi trenta giorni, gli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo hanno stretto il cerchio, riuscendo ad individuare una rete di fiancheggiatori composta da diverse persone, tutti uomini, che svolgevano diversi ruoli: rifornire di viveri i latitanti, controllare che nessun personaggio sospetto si avvicinasse, portare ai boss le informazioni e ricevere gli ordini. Il bunker era protetto nel raggio di un chilometro, fatto di sentieri sterrati e passaggi tra la boscaglia che finivano in una gola stretta. “Avevamo capito che erano lì – hanno detto gli inquirenti – e temevamo che potessero organizzare un cambio di covo, così abbiamo dato il via all’operazione”. Il blitz è scattato quando era ancora buio: 40 uomini dello Sco e della squadra mobile, divisi in quattro squadre, si sono suddivisi l’intera zona, mentre un quinto Arresti polizia di stato bunker crea e ferraroteam, composto da altre 10 persone oltre al capo della Mobile Francesco Rattà e al dirigente della prima sezione dello Sco Andrea Grassi, ha fatto irruzione. A guidarlo il vice capo della Mobile, Fabio Catalano. Arrivati in prossimità di un costone ripido e sconnesso, il team ha individuato un sentiero “che sembrava battuto”, fino a quando ha scoperto “una copertura anomala sul terreno, fatta con una specie di tenda mimetica”. Li’ sotto c’era il bunker, un edificio parte in muratura e parte in lamiera, un tugurio dove però i boss mangiavano ostriche, stando ai resti trovati dagli investigatori. Con corrente elettrica, tv satellitare e computer. “Abbiamo sfondato la porta con un’ariete e la prima cosa che abbiamo visto – dice ancora Arresti polizia di stato bunker crea e ferraro 3l’investigatore – è stato un letto a castello con 2 persone. Li abbiamo sorpresi nel sonno. Uno l’abbiamo riconosciuto subito. Avevamo fatto centro”. Ferraro e Crea erano vestiti, nessuno dei due aveva armi indosso e dopo esser stati immobilizzati non hanno detto una parola. Nel bunker gli investigatori hanno trovato pistole, fucili mitragliatori e, anche, dei detonatori. C’erano anche dei soldi: diverse banconote da 100 euro. E non è escluso che la scientifica possa trovare dell’esplosivo, sepolto da qualche parte nella zona. I due latitanti erano insieme a conferma che tra le due cosche era stata da tempo stretta una solida alleanza.