Tappa a Bisignano per il libro “Pasolini e la Calabria”.  Un omaggio al poeta profetico

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BISIGNANO (CS) – C’è una Calabria che Pier Paolo Pasolini ha attraversato con lo sguardo di chi cerca l’anima nascosta delle cose. Una terra considerata come l’emblema dell’intero Mezzogiorno per l’intreccio tra preistoria e storia, dunque per le contraddizioni tra popolo e intellettuali. Il rapporto tra il poeta e la regione è al centro del volume “Pasolini e la Calabria”, edito da Pellegrini Editore, curato da Carlo Fanelli, Docente Unical in Discipline dello Spettacolo, e presentato a Bisignano lo scorso 15 aprile, presso la Biblioteca Comunale.
 
Il libro raccoglie gli atti del convegno “Pasolini e la Calabria” (Acri, 24-25 marzo 2023), accolto nelle celebrazioni ufficiali del centenario della nascita di Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922), e si apre con l’introduzione di Vittorio Cappelli, direttore scientifico dell’ICSAIC – Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea – che ha sostenuto la pubblicazione insieme al Ministero della Cultura e alla Bcc Medio Crati. Tanti i contributi di autorevoli studiosi.
 
Il convegno a Bisignano è stato introdotto dalle note de “Il poeta” di Enrico Ruggeri,
brano che celebra la figura del poeta come voce libera e controcorrente. A coordinare e moderare l’evento, il poeta Stanislao Donadio. Il sindaco, Francesco Fucile, ha portato i saluti istituzionali e ha espresso una sentita riflessione sull’attualità della critica pasoliniana al consumismo. Al tavolo dei relatori, Carlo Fanelli, curatore del libro; Marco Gatto, Docente Unical di Teoria della Letteratura; Giuseppe Cristofaro, Presidente Fondazione Vincenzo Padula, tra i promotori del convegno; e Franco Murano, Dirigente scolastico in quiescenza.
L’iniziativa ha visto un momento artistico, curato dalla Professoressa Rosalba Granieri, che ha declamato alcuni componimenti poetici di Pasolini. Attenti e coinvolti anche gli studenti dell’Istituto Superiore E.Siciliano, accompagnati dal Professore Rosalbino Turco.
 
Estremamente attuali le parole di Cristofaro che evidenzia quanto, al giorno d’oggi, manchi un intellettuale come Pasolini, capace di osservare con acutezza, di provocare, di essere una voce libera in grado di leggere il “sottobosco” di una realtà. “Pasolini ha vissuto sulla propria carne la persecuzione della società – afferma Cristofaro – la sua è una morte sacrificale che parla il linguaggio del ‘No al potere!’ e del ‘Sì alla verità!’”.
 
Fanelli, nell’evidenziare il rapporto tra Pasolini e la Calabria, ha ricordato che il primo contatto del poeta con la regione risale al 1956, quando partecipò alla consegna del Premio Crotone a Leonida Repaci. Tre anni dopo, nel 1959, fu proprio lui a ricevere il premio, ma in un clima ben diverso: a seguito di alcune frasi scritte nel precedente viaggio-reportage “La lunga strada di sabbia”, Pasolini fu querelato dal sindaco di Cutro, Vincenzo Mancuso, per aver definito il luogo come “il paese dei banditi”. Parole percepite offensive per la dignità e l’onore della popolazione. Eppure, nel suo linguaggio, “banditi” non erano criminali, ma esclusi, emarginati. Uomini banditi dalle classi dominanti. Pasolini vede una Calabria segnata dalla povertà, dall’arretratezza economica, adatta, tra le altre location dell’Italia centro-meridionale, alle riprese de “Il Vangelo secondo Matteo”(1964).
 
Ad arricchire il dibattito, l’intervento del Prof. Marco Gatto, che ha messo in luce ciò che egli stesso ha definito “i due shock linguistici e poetici” di Pasolini: la scoperta del dialetto a Casarsa della Delizia (paese natale della madre), percepito come linguaggio puro e incontaminato; e l’incontro con il sottoproletariato romano nelle borgate. Tuttavia, permane un limite strutturale: lui, intellettuale borghese, può solo avvicinarsi a quel mondo, senza mai rappresentarlo pienamente. “Pasolini, corsaro ed eretico – afferma Gatto – ha sviluppato un pensiero alternativo, talvolta sbagliando o assumendo posizioni che forse oggi sembrerebbero inaccettabili, ma sempre criticando l’esistente per avere un esistente migliore.”

Il convegno si è concluso con l’intervento di Franco Murano, che ha ribadito l’importanza dell’iniziativa come occasione per riflettere sul presente e sul capitalismo, ringraziando relatori e partecipanti per aver reso possibile un evento così carico di pensiero e profondità. Le note finali sono state affidate a “Una storia sbagliata” di Fabrizio De Andrè, brano scritto su commissione per un programma di Rai 2, che documentava l’inchiesta sulla morte di Pasolini.

Elvira Sangineto