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Presentato alla Luiss l’ultimo libro di Mario Caligiuri

ROMA – È stato presentato all’Università Luiss “Guido Carli” di Roma il nuovo libro di Mario Caligiuri “Intelligence e magistratura. Dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria”, edito da Rubbettino con la prefazione di Carlo Mosca. Ha introdotto e coordinato i lavori Paolo Boccardelli, Direttore della Luiss Business School che ha promosso l’evento. Boccardelli ha evidenziato come il rapidissimo e costante cambiamento sociale richieda nuovi strumenti di interpretazione. In tale quadro, l’intelligence rappresenta un privilegiato e utile punto di incontro multidisciplinare e quindi si richiederanno presto specialisti appositamente formati in questo settore. È quindi intervenuto Luciano Violante, Presidente della Camera dei Deputati dal 1996 al 2001, che ha illustrato come il tema del libro gli sia particolarmente caro poiché nel 1974 da magistrato sollevò il tema del segreto di Stato che poi portò a una sentenza della Corte Costituzionale che contribuì a determinare l’emanazione della prima legge sui Servizi nel 1977. Ha inoltre ricordato di essere stato il relatore della legge di riforma 2007, che cerca appunto di chiarire i rapporti tra Intelligence e magistratura, auspicandone una riflessione a distanza di dieci anni. Violante ha quindi spiegato che l’attività di intelligence vada collocata nell’ambito culturale sia per formare quadri nel settore che per inserirla pienamente nel sistema democratico. Ha concluso dicendo che nell’intelligence c’è bisogno di una cultura specifica, da non confondere con quella di polizia, che riesca a fondere e ad aggiornare costantemente saperi diversi, dalla storia all’informatica, per creare dei “manager dell’informazione” in grado di interpretare il mondo che cambia. È quindi intervenuto il consigliere di Stato Carlo Mosca che ha collegato l’intelligence con la difesa degli interessi nazionali, precisando la necessità di individuarla come un ambito che opera non “contro” ma “oltre” la legge. Ragion per cui uno dei meriti della pubblicazione di Caligiuri è quella di cominciare ad affrontare un tema finora quasi per nulla affrontato. Ha quindi definito sia la sicurezza che l’intelligence come un “diritto di libertà”, auspicando la diffusione della cultura dell’intelligence poiché risultano ancora rare nel nostro Paese le occasioni per dibattere scientificamente su questo tema fondamentale, che consolida la democrazia. Ha preso la parola il Direttore del Centro Studi Americani Paolo Messa che ha ricordato l’importanza della riforma del 2007 poiché ha anche promosso la diffusione della cultura della sicurezza che vede nei media e nelle università gli strumenti più significativi. Ha inoltre ribadito il particolare ruolo che può avere in tale contesto il servizio pubblico radio-televisivo, che è un luogo di straordinarie opportunità. Ha quindi sottolineato il ruolo delle scuole della magistratura e dell’intelligence che stanno dialogando insieme su un tema comune, che appunto il libro aiuta ad approfondire. L’editore Florindo Rubbettino ha evidenziato che probabilmente la propria casa editrice più di ogni altra abbia contribuito alla diffusione della cultura dell’intelligence ricordando i vari volumi e collane che hanno visto la luce dal 2002 ad oggi. A tale riguardo ha inteso evidenziare il ruolo di stimolo svolto da Mario Caligiuri, nonché le pubblicazioni di Francesco Cossiga, Giancarlo Elia Valori e della Fondazione ICSAS, promossa dall’attuale Ministro dell’Interno Marco Minniti. Ha infine rilevato come il libro sia riuscito a coniugare il metodo scientifico con la chiarezza della divulgazione. Ha concluso gli interventi il docente della School of Government della Luiss Raffaele Marchetti che ha precisato come il volume presentato affronti il tema centrale della qualità della democrazia. Ha quindi ribadito come la politica sia indispensabile per definire i ruoli sia della magistratura che dell’intelligence. Ha poi rilevato come il contrasto ai nemici dello Stato non avvenga più nell’ambito nazionale ma richieda necessariamente collaborazioni sempre più ampie. Infine, Marchetti ha auspicato un’azione convinta e costante sul piano della formazione e dell’informazione per consolidare la funzione dell’intelligence. Ha concluso Mario Caligiuri mettendo in luce come la pubblicazione del volume si inserisca nell’ambito di una profonda trasformazione e percezione dell’intelligence: da luogo inevitabilmente oscuro a strumento indispensabile per contrastare il terrorismo; dalla capacità di prevedere a quella di interpretare l’eccesso di informazioni; da strumento esoterico per pochi a metodo indispensabile per tutti. Inoltre ha dichiarato come il libro metta insieme fatti notissimi interpretandoli non nella dimensione delle deviazioni e dei complotti, degli scandali e dei misteri ma nell’evoluzione delle dinamiche storiche e politiche e del confronto tra i poteri dello Stato. Ha quindi puntualizzato l’idea di fondo del libro che, dopo aver descritto la “diffidenza reciproca”, auspica la “collaborazione necessaria” tra intelligence e magistratura, per contrastare i nemici comuni delle istituzioni rappresentati dal terrorismo e, ancor di più, dalla criminalità organizzata. Caligiuri ha infatti spiegato che oggi esiste una profonda asimmetria nello scontro tra democrazie da un lato e terrorismo e mafie dall’altro, rilevando sopratutto la differente modalità di selezione delle rispettive élite. Dopo alcune domande si è conclusa la manifestazione durante la quale, attraverso la presentazione del volume “Intelligence e magistratura”, si sono approfonditi temi legati alla fondamentale area della sicurezza, che, come ha evidenziato gran parte dei relatori, andrebbe presto riconosciuta anche a livello accademico.

“La valigia diplomatica”, il libro dell’ambasciatore Morabito presentato all’Unical

RENDE (CS) – Uno sguardo sul Mondo visto da Sud. Una storia di valori, una storia di passione solidale e di fede. Una valigia di cartone, retaggio di una tradizione secolare spesso simbolo di un immaginario di sofferenza e sconfitta sociale diviene simbolo di riscatto. All’Unical l’ambasciatore Antonio Morabito ha raccontato la sua storia di calabrese emigrato all’estero per servire le Istituzioni. Lo ha fatto presentando il suo libro “La valigia diplomatica” edito da MIND. L’evento è stato  organizzata dalla cattedra di Pedagogia della Comunicazione e dal Centro di documentazione scientifica sull’Intelligence del Dipartimento Lingue e Scienze e dell’Educazione, diretto da Mario Caligiuri. Parlando con gli studenti Antonio Morabito ha illustrato i passaggi chiave e le tappe di un percorso umano e professionale iniziato tra i banchi di scuola a Gallina di Reggio Calabria, dove l’ambasciatore è nato e ha iniziato a formarsi secondo i crismi di una “cultura” impregnata di fede cattolica. Studi proseguiti in collegio, prima nella Città dello Stretto, poi a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana. Infine all’Università La Sapienza, dove, non pago, l’ambasciatore ha intrapreso e completato il corso di Politica ed Economia Internazionale della Facoltà di Scienze Politiche. Nel corso degli anni  Morabito ha custodito e coltivato gelosamente il sogno di diventare Nunzio Apostolico, ambasciatore della Santa Sede. Lo studio e il sacrificio lo hanno però portato sul fronte laico della diplomazia, carriera iniziata nel 1986. Morabito assume il primo incarico a Jakarta, in Indonesia, dove ricopre le funzioni di primo segretario per l’economia e il commercio. Poi guida il consolato italiano di Mendoza, in Argentina. Presta servizio al Ministero degli Affari Esteri e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: qui si occupa di cooperazione allo sviluppo, rapporti con le Nazioni Unite e la Santa Sede. Nel dicembre del 2000 è inviato come Primo Consigliere all’Ambasciata d’Italia a Teheran. Nel 2010 è nominato Ambasciatore italiano nel Principato di Monaco, incarico che mantiene fino al 2015. «E’il racconto di un italiano che ha voluto mettersi a disposizione del suo Paese senza ostentazioni, senza retorica, senza eccessi di egocentrismo ma serenamente determinato a fare tutto ciò che va fatto a vantaggio delle istituzioni e del buon nome dell’Italia nel mondo» scrive Stefano Folli nella sua prefazione al libro. «Tutto è iniziato da quella valigia di cartone appartenuta a mio nonno e preparata da mia madre – ha spiegato Morabito nel corso del suo intervento – con la quale da ragazzo sono partito per andare in collegio. Era una valigia piena di sogni, entusiasmo, progetti di vita, coraggio. Negli anni della diplomazia quella valigia piena di responsabilità acquista il valore di civile convivenza tra i popoli e diventa segno di impegno e di trasparenza – ha detto l’ambasciatore – come pure di pace e di solidarietà in un quadro di autentica realizzazione». Nel suo intervento di chiusura il direttore del Centro Studi sull’Intelligence, Mario Caligiuri, ha sottolineato il valore pedagogico del progetto editoriale. «Cultura, studio e valori popolano un percorso di educazione permanente alla solidarietà e all’umanità. Antonio Morabito – ha detto Caligiuri – fa del mito, del sogno e della visione gli elementi portati di un diritto alla cittadinanza attiva che si alimenta di conoscenza. Il nostro ambasciatore delimita il perimetro di un villaggio vivente nella memoria i cui costanti richiami alle radici sono il segno della concretezza in un contesto di vita che muta e si rinnova. Che si scontra con le difficoltà e si confronta con l’esistente. La curiosità di sperimentare – ha concluso Caligiuri -si educa con la forza delle parole e con la forza degli esempi che nella vita e nel lavoro di Morabito sono espressione di chiarezza di idee e di concretezza di azioni e comportamenti».

Intelligence, a Reggio lezione di Mario Caligiuri

REGGIO CALABRIA – L’intelligence, questa sconosciuta. L’affascinante – spesso inafferrabile ma quanto meno fondamentale per la sicurezza dello stato e dei suoi cittadini – materia dell’intelligence sarà al centro della conferenza di studi che Mario Caligiuri, docente di pedagogia della comunicazione e professore di prima fascia di pedagogia generale all’Università della Calabria, nonchè direttore del master in Intelligence dell’Ateneo di Arcavacata, terrà a Reggio Calabria venerdì 7 aprile, alle ore 16,00, nella sala conferenze DiGiEc di Palazzo Sarlo.

La conferenza, dall’emblematico e interessante titolo “Di cosa parliamo quando parliamo di Intelligence“, è promossa dalla Scuola di cultura politica organizzata dall’Istituto superiore europeo di studi politici. La lezione di Caligiuri sarà introdotta da Nico D’Ascola, presidente della commissione Giustizia al Senato, e da Daniele Cananzi, docente del Dipartimento di Giurisprudenza ed Economia dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, rispettivamente direttore e coordinatore scientifico della Scuola di Cultura Politica.

intelligence Caligiuri

Intelligence, Violante all’Unical: «I servizi sono il magazzino delle scope per tenere pulita la casa»

RENDE (CS) – «I servizi sono come il magazzino delle scope, in ombra e a volte con un po’ di cattivo odore, ma che è indispensabile per tenere pulita la casa». Riportando questo aneddoto Luciano Violante, Presidente della Camera dei Deputati dal 2001 al 2006 e relatore della legge di riforma dell’intelligence del 2007, ha introdotto la sua lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Violante ha precisato che la politica della sicurezza è fondamentale per il Paese ribadendo che in tali attività è fondamentale la reputazione. Ha poi ricordato che fino al 1977, anno della prima legge che ha regolamentato i Servizi, l’Autorità Nazionale per la Sicurezza era l’autorità militare che dirigeva i Servizi e non l’autorità politica del Presidente del Consiglio. Violante ha messo in risalto che entrambe le normative sui Servizi, le leggi 801/1977 e 124/2007, sono state approvate per definire i rapporti con la magistratura, che rappresentano un problema endemico per il nostro Paese, dove esiste il regime dell’obbligatorietà dell’azione penale. Violante ha poi spiegato entrambi i passaggi parlamentari. Nel 1977, epoca di guerra fredda e di terrorismo politico, furono creati due distinti Servizi, il primo per le attività estere per tenere i contatti nell’ambito dell’Alleanza Atlantica e il secondo per le questioni interne. Nell’occasione si era previsto il controllo parlamentare mentre non vennero individuati limiti temporali al segreto di Stato. La riforma del 2007, ha spiegato Violante, è stata resa necessaria per ridare credibilità ai Servizi dopo alcune indagini giudiziarie. È stata modificata l’architettura dell’intelligence, individuando un unico responsabile nella figura del Presidente del Consiglio dei Ministri, assegnando poteri e funzioni di coordinamento al Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza e meglio definendo i controlli dei parlamentari, che esprimono pareri su bilanci e regolamenti e svolgono un’azione più penetrante rispetto al passato. Le funzioni da assegnare oggi ai Servizi devono riguardare non solo l’aspetto economico ma anche la disinformazione, a cominciare dalle “false notizie” che diventano virali attraverso la Rete. Infine, Violante si è soffermato sui rapporti tra intelligence e magistratura, ricordando che si tratta di una tensione storica e precisando i contorni del segreto di Stato, dove non solo si sono individuate precise scadenze ma non si può in ogni caso invocare per episodi relativi a terrorismo, eversione e criminalità. Le perquisizioni dei locali dei Servizi avvengono attraverso “ordini di esibizione” che consentono di mettere a disposizione secondo precise procedure i documenti richiesti, mentre le garanzie funzionali per gli operatori dei Servizi, che in altri Paesi sono più ampie, escludono in ogni caso violazioni fisiche e morali alle persone. «Occorre in definitiva – ha detto – una continua ricerca di equilibrio tra i poteri dello Stato per garantirne la legalità Costituzionale. Successivamente, Violante ha osservato che la legislazione sull’intelligence richiede una flessibilità permanente. Ha infine risposto alle domande di tutti gli studenti, invitandoli ad acquisire un quadro generale sull’intelligence, poiché i dettagli sono destinati a mutare rapidamente e costantemente. La lezione è stata conclusa dal Direttore del Master Mario Caligiuri che ha riassunto e commentato la giornata di studi».

“Intelligence e magistratura” di Mario Caligiuri all’Istituto italiano per gli studi filosofici

COSENZA – «L’intelligence è il cuore dello Stato. Difronte a minacce epocali, come la criminalità e il terrorismo, non solo tra gli Stati, ma sopratutto all’interno degli Stati occorre fare fronte comune, superando limiti e incomprensioni». È il commento di Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence dell’Universita della Calabria, che mercoledì 15 febbraio 2017 alle ore 17 a Napoli presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici presenterà il suo ultimo libro “Intelligence e Magistratura. Dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria”, edito da Rubbettino. Alla manifestazione interverranno Florinda Li Vigni (direttore dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), Giuseppe Esposito (vice presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) ed Ermanno Bocchini (Università “Federico II” di Napoli). caligiuri

Mario Caligiuri da vent’anni promuove l’insegnamento dell’Intelligence nelle università italiane. Autore di decine di pubblicazioni sul tema, dirige il Master in Intelligence dell’Università della Calabria dal 2007, primo ad essere attivato nel nostro Paese, grazie al sostegno di Francesco Cossiga. Il testo, che ha la prefazione di Carlo Mosca, affronta per la prima volta il tema delicato dei rapporti tra Intelligence e Magistratura, che hanno segnato profondamente le vicende della nostra Repubblica. Eppure si è ancora poco indagato su un argomento così rilevante, che anima da anni il dibattito politico. Oggi più che mai, sostiene Caligiuri, c’è bisogno di una risposta forte delle élite pubbliche per fronteggiare il terrorismo e la criminalità che minacciano le istituzioni rendendo sempre più incerta la vita dei cittadini. Pertanto, a giudizio dell’autore, tra Intelligence e Magistratura, occorre passare dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria. In questo libro viene affrontata una questione fondamentale con un taglio insieme divulgativo e rigoroso, evidenziando un aspetto centrale per la sopravvivenza delle democrazie nel XXI secolo, che vinceranno o perderanno la sfida del futuro sul terreno dell’Intelligence.

Diplomazia e nuove minacce planetarie, Valensise al master Unical in Intelligence

RENDE (CS) – Nei giorni scorsi al Master in Intelligence dell’Università della Calabria si è parlato di diplomazia per illustrare “I fronti planetari del disordine”. Docente d’eccezione Michele Valensise, segretario generale del Ministero degli Esteri fino all’aprile del 2016, che è stato introdotto dal Direttore del Master Mario Caligiuri. Per Valensise l’equilibrio della guerra fredda si è dissolto inaspettatamente, con la caduta del muro di Berlino, avviando tra l’altro una globalizzazione che ha modificato in profondità l’economia mondiale. Da un sistema quasi immobile si è passati a uno estremamente fluido. E gli stessi capisaldi storici della politica estera nazionale, l’Unione europea e l’Alleanza atlantica, sono sembrati vacillare alla ricerca di un ruolo aggiornato. L’emergenza delle migrazioni, gli sviluppi demografici e il terrorismo sono oggi tra le fonti principali del disordine globale, che vanno analizzate con obiettività e gestite con attenzione e rigore, e soprattutto con un’adesione ai principi di libertà e rispetto dei diritti umani propri dell’Occidente. In particolare sul terrorismo, al di là degli evidenti errori di valutazione sinora compiuti sul piano internazionale sul modo più efficace di contrastare i suoi orribili crimini, oggi occorre una strategia internazionale coordinata anche con i paesi islamici per stroncare il fenomeno sul piano militare, politico, culturale e religioso. Anche il tema dei rapporti con gli Stati Uniti e del ruolo di quel paese, nostro tradizionale alleato, è stato evocato nel corso dell’incontro, con interrogativi sul nuovo corso del Presidente Trump e sulla maggiore o minore realizzabilità, nello stesso contesto interno degli Usa, di alcuni propositi da lui sostenuti in campagna elettorale. Il nuovo presidente americano può d’altra parte rappresentare un elemento di novità nelle relazioni internazionali e costituire un’occasione straordinaria, un forte stimolo per l’Europa per superare le sue attuali incertezze, divisioni e debolezze. Infine Valensise si è soffermato sul tema “Diplomazia e intelligence”, illustrando il rapporto tra due mondi diversi, ma con l’obiettivo comune di promuovere l’interesse nazionale. Ha ricordato la crescente collaborazione tra diplomazia e intelligence, grazie a opportuni meccanismi di raccordo istituiti dal governo e soprattutto a una più moderna visione che ispira l’attività dei due settori, con una efficace sinergia tra i rispettivi addetti sia al centro sia nelle sedi estere.

Minniti inaugura il Master in Intelligence

RENDE (CS) – La minaccia del terrorismo è diventata imprevedibile ed è per questo che occorre una “grande alleanza” tra l’Intelligence istituzionale e i sentimenti del popolo italiano. La partita si gioca su questo. A sostenerlo, è scritto in una nota, è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle informazioni per la sicurezza della Repubblica Marco Minniti intervenendo, a Rende, all’inaugurazione della sesta edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria. Minniti ha sostenuto che l’Intelligence è il cuore della sicurezza nazionale ed ha sottolineato come, a suo avviso, stia probabilmente cadendo quel muro di straordinaria diffidenza che identificava sistematicamente nei servizi segreti tutte le vicende che non avevano una spiegazione. Il direttore del Master Mario Caligiuri, che nel 2007, con il sostegno del Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, ha avviato per la prima volta in Italia un percorso di studi sull’Intelligence, ha detto che l’Intelligence è un metodo di trattazione delle informazioni fondamentale per cittadini, imprese e Stati, aggiungendo che nella società della post-verità dove si confondono fatti e opinioni, informazione e propaganda, l’Intelligence è uno strumento decisivo per comprendere la realtà.

Intelligence, sottosegretario Minniti all’inaugurazione del master Unical

RENDE (CS) – La sesta edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria verrà inaugurata sabato 26 novembre, alle ore 9 presso l’Aula Magna “Baniamino Andreatta” ‘Università della Calabria, dal Sottosegretario alle informazioni per la sicurezza Marco Minniti. Il programma della giornata inaugurale prevede i saluti del Rettore Gino Mirocle Crisci, del Direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione Franco Altimari e del Presidente del Corso di Laurea di Scienze dell’Educazione Angela Costabile. La relazione introduttiva sarà a cura del Direttore del Master Mario Caligiuri, che nel 2007, con il sostegno del Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, ha avviato questo percorso di studi sull’intelligence, primo del genere nelle università italiane. Seguirà intorno alle 10.30 la lectio Magistralis di Marco Minniti sul tema “L’intelligence e la Repubblica. Democrazia e sicurezza nel XXI secolo”. È poi previsto un dibattito con gli interventi programmati dei professori dell’Università della Calabria del Presidente del Centro calabrese del Mediterraneo Islamico Alberto Ventura, del Presidente della John Dewey European Foundation Giuseppe Spadafora, dal Direttore del Laboratorio di Documentazione dell’Unical Roberto Guarasci e dal docente di Pedagogia della R-Esistenza dell’ateneo calabrese Giancarlo Costabile.

Caligiuri, Trump e i servizi segreti

COSENZA – L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca ha echi di risonanza anche in Calabria. Nel suo primo discorso da 45esimo presidente a stelle e strisce, Trump ha citato e ringraziato i servizi di Intelligence. Un riconoscimento questo che, secondo il professore Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence dell’Unical, corrisponde allo sdoganamento dell’attività svolta dai servizi segreti. «Che Donald Trump fosse un candidato fuori dagli schemi lo ha anche confermato nel corso del suo primo intervento appena eletto, quando ha fatto esplicito riferimento ai servizi segreti – spiega Caligiuri -. Non si era finora mai visto un presidente degli Stati Uniti che, addirittura a caldo, subito dopo un trionfo imprevisto  si riferisse agli uomini dei servizi definendoli “persone acute, intelligenti, incredibili”, proseguendo “con loro non mi sentirei mai in pericolo” e concludendo “voglio ringraziare di cuore i servizi segreti”».

«Com’è consuetudine negli States – prosegue nelle sue considerazioni l’ex assessore regionale -, entrambi i candidati alla presidenza durante la campagna elettorale hanno come interlocutori gli uomini e le strutture dell’intelligence. E proprio in un’intervista di queste ultime settimane il direttore della National Intelligence James Clapper, ha evidenziato qual è il rapporto con i responsabili politici: “Se non credono nel nostro lavoro, è affar loro: noi riferiamo”. E proprio nel suo primo discorso Trump ha, invece, ribadito la sua fiducia in questa istituzione dello Stato. E poiché i Servizi dovunque sono considerati degli ambiti inevitabilmente opachi se non oscuri, si potrebbe considerare come una specie di sdoganamento, di riconoscimento mondiale dell’intelligence, considerato in modo evidente come uno strumento fondamentale per la democrazia. Questo attestato di credibilità dei Servizi è la dichiarazione per nulla evidenziata, ma secondo me, quella più significativa emersa dal primo messaggio di Trump, reso possibile dal clamoroso risultato elettorale che ha dimostrato che la realtà stavolta ha prevalso sullo storytelling, cioè sulla sua narrazione. Attraverso il riconoscimento di Trump, l’intelligence viene tirata fuori dal cono d’ombra per assumere una funzione centrale. Non a caso il tema della sicurezza, è stato chiaramente affrontato dal presidente appena eletto quando ha parlato in modo accorato dei veterani e quando ha dichiarato: “Andremo d’accordo con tutti i Paesi che vogliono andare d’accordo con noi”. Il passaggio di Trump sull’intelligence potrebbe costituire un’ulteriore sconfitta del “politicamente corretto” che ha interpretato sistematicamente i Servizi come il “luogo dell’inconfessabile”. Trump pone, invece, in primo piano la “Ragion di Stato” che prevede prima di tutto la sicurezza e il benessere reali dei cittadini, in opposizione a valori irrinunciabili ma a volte astratti e retorici.

Di fronte a un sistema mediatico che, sulla base di sondaggi, esperti e statistiche, narra una visione distorta dei fenomeni, l’intelligence può costituire lo strumento fondamentale per comprendere la realtà, poiché dal diluvio e dal delirio informativo occorre estrarre solo le notizie rilevanti. E questo consente di porre al centro le informazioni davvero utili. Non a caso l’importanza di questo processo lo descrive meglio di nessun altro proprio Bill Gates, un uomo che ha contribuito a rivoluzionare il mondo: “Ho una certezza semplice ma incrollabile: bisogna eccellere sul piano dell’informazione. Il successo o il fallimento di un’impresa dipendono al modo in cui si raccolgono, gestiscono e utilizzano le informazioni”. Donald Trump, contro ogni previsione, ha sconfitto l’establishment più potente del pianeta. È successo come con il crollo del muro di Berlino: imprevisto ma non imprevedibile, perché i segnali c’erano tutti solo che non abbiamo voluto vederli. Con tutti i suoi limiti, l’intelligence, con la sua caratura preventiva, può aiutarci a non rimanere attoniti e impreparati davanti agli inevitabili cambiamenti. L’intelligence, in definitiva, può essere una risorsa indispensabile per ricostruire la democrazia e per essere davvero contemporanei. E questo la vittoria di Trump lo mette in evidenza».

 

Ecco “Cyber Intelligence. Tra libertà e sicurezza”, il nuovo libro di Mario Caligiuri

RENDE (CS) – “Cyber Intelligence. Tra libertà e sicurezza”, edito da Donzelli, è l’ultimo volume di Mario Caligiuri che verrà presentato giovedì 13 ottobre 2016 alle ore 17.30 a Cetraro presso il Palazzo del Trono. La manifestazione è organizzata da “Il Caffè letterario”, in collaborazione con il Centro Studi sull’Intelligence e criminologia e con il Centro di Documentazione Scientifica sull’Intelligente dell’Università della Calabria. Dopo i saluti del Sindaco di Cetraro Angelo Aita, interverranno il Presidente de “Il Caffè letterario” Francesca Occhiuzzi, il Vice Sindaco di Cetraro Fabio Angilica, il Capo di Gabinetto del Consiglio Regionale Ugo Massimilla e il Consigliere Regionale Giuseppe Aieta. Modererà il giornalista Antonello Troya e concluderà Mario Caligiuri. L’autore del volume è il Direttore del Master in Intelligence dell’Universitá della Calabria, le cui iscrizioni per la sesta edizione scadranno il prossimo 30 ottobre. Caligiuri, autore di numerosi volumi sull’intelligence, è stato tra i primi a introdurre lo studio scientifico di questa materia nelle università italiane già dalla fine degli anni Novanta. “Cyber Intelligence” è stato presentato lo scorso mese al Festival letterario “Lectorinfabula” di Conversano.