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Pedagogia, Mario Caligiuri premiato per il saggio “Come i pesci nell’acqua. Immersi nella disinformazione”

COSENZA – A Mario Caligiuri, Coordinatore del corso di laurea in scienze pedagogiche dell’Università della Calabria è stato assegnato uno dei tre “Premi Siped” per la migliore monografia scientifica riservata ai professori ordinari. Il testo premiato è “Come i pesci nell’acqua. Immersi nella disinformazione”, edito da Rubbettino. Na da notizia un comunicato della casa editrice per la quale Caligiuri dirige la collana di studi dell’educazione “Pedagogia anima mundi”.
Insieme al professore dell’Università della Calabria, sono stati premiati Giuseppe Milan dell’Università di Padova per il volume “A tu per tu con il mondo. Educarci al viaggiare interculturale nel tempo dei muri” edito da Pensa MultiMedia, e a Maurizio Sibilio dell’Università di Salerno per “L’interazione didattica”, pubblicato da Scholé.
La Commissione del premio è presieduta da Simonetta Polenghi, e vede come componenti Massimiliano Fiorucci, Pierluigi Malavasi, Loredana Perla, Giuseppe Elia e Maria Tomarchio. La manifestazione di conferimento del Premio avverrà il 25 giugno 2021 all’Università “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano. Tra gli altri verranno consegnati anche i Premi Siped alla carriera, quest’anno assegnati a Luigi Pati dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Luca Gallo dell’Università “Aldo Moro” di Bari, Lucia Chiappetta dell’Università Roma Tre e Giuseppe Zanniello dell’Università di Palermo.

In libreria “Giulio Andreotti e l’intelligence. La guerra fredda in Italia e nel mondo” a cura di Mario Caligiuri

ROMA – “Giulio Andreotti e l’intelligence. La guerra fredda in Italia e nel mondo” è il titolo del testo curato da Mario Caligiuri appena dato alle stampe da Rubbettino. Il volume si inseriscenell’ambito degli approfondimenti storici e scientifici che l’Università della Calabria sta promuovendo per fare diventare l’intelligence materia di studio nelle università del nostro Paese. Dopo “Cossiga e l’intelligence” del 2011 e “Aldo Moro e l’intelligence. Il senso delloStato e le responsabilità del potere” del 2018, adesso vieneapprofondita la figura di Giulio Andreotti. E’ in preparazione un ulteriore studio su “Enrico Mattei e l’intelligence”. Il saggio su Andreotti contiene contributi di Vera Capperucci della LUISS “Guido Carli” di Roma, Tito Forcellese dell’Università di Teramo, Paolo Gheda dell’Università della Valle d’Aosta, Luca Michelettadell’Università “La Sapienza” di Roma, Giacomo Pacini ricercatore e saggista, Luca Riccardi dell’Università di Cassino e Federico Scaranodell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Così illustra il volume il curatore Mario Caligiuri dell’Università della Calabria e Presidente della Società Italiana di Intelligence: ”A più di cento anni dalla nascita, Giulio Andreotti continua a suscitare opinioni molto discordanti. In questo volume viene affrontato con un approccio scientifico il tema delicatissimo e sostanzialmente inedito dei suoi rapporti con l’intelligence. Prima da Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e poi progressivamente da Ministro della Difesa, Capo del Governo e Ministro degli Esteri ha rapporti costanti con i Servizi Segreti. Iniziano dal 1947, quando viene delegato da De Gasperi come direttore dell’Ufficio Zone di Confine quando Trieste era ancora contesa e la NATO dava vita a organizzazione di resistenza in caso di invasione sovietica. Proseguono poi negli anni Cinquanta e Sessanta da responsabile del Ministero della Difesa nel confronto costante con il comparto militare, impegnato pure in complesse forniture di carri armati tedeschi ad Israele. Da Presidente del Consiglio deve affrontare prima l’emergenza del terrorismo con l’apice dell’omicidio di Aldo Moro e poi il crollo del muro di Berlino, che segna la fine della guerra fredda combattuta principalmente attraverso lo spionaggio internazionale. Da Ministro degli Esteri, dopo il bombardamento di Lampedusa del 1986 interrompe le relazioni diplomatiche con la Libia, mantenute aperte attraverso i Servizi per garantire la fornitura del petrolio indispensabile per l’Italia. Inoltre, grazie alle analisi dell’intelligence, spesso speculari ai giudizi degli ambasciatori, osserva le trasformazioni della politica sovietica, comprendendo in anticipo che la fine mondo bipolare avrebbe potuto costituire “un disastro”. Consapevole del ruolo fondamentale dei tempi dell’informazione, è lui che rende pubblica nel 1974 la circostanza che Guido Giannettini era un informatore del SID e nel 1990 dichiara in Parlamento l’esistenza di Gladio. Chiamato in causa in innumerevoli e complesse vicende politiche e giudiziarie, Andreotti si è servito dei Servizi o li ha utilizzati nell’interesse del Paese? A tale quesito di fondo, prova a fornire le prime risposte questo volume, che raccoglie i saggi di autorevoli storici italiani. Dal quadro che emerge, studiare la vicenda di Andreotti significa comprendere in profondità la storia della Repubblica, sopratutto per verificare la fondatezza di una sua ironica osservazioni maturata nella temperie di quegli anni: “A volte penso che sarebbe meglio sospendere per un paio d’anni l’attività di tutti i Servizi, forse le cose si rimetterebbero a posto”.

Intelligence, Mario Caligiuri scrive voce per Enciclopedia Treccani

COSENZA – “L’Intelligence è fondamentale per capire e vivere il XXI secolo”. Così Mario Caligiuri conclude la voce “Intelligence” nella X Appendice della “Enciclopedia Italiana” appena pubblicata dall’Istituto Treccani.

La definizione di Intelligence

Per Caligiuri, “l’intelligence è la capacità di selezionare le informazioni necessarie per assumere decisioni, nel proprio interesse o in quello generale”. Pertanto il professore, presidente della SOCINT e docente dell’Università della Calabria, “la sicurezza è fondamentale”. Però va equilibrata con la libertà e “l’intelligence può rappresentare un sistema cognitivo indispensabile, da studiare scientificamente nelle scuole e nelle università”.

Caigiuri affronta poi il rapporto tra intelligence e democrazia, che rappresenta, secondo la lezione di Giorgio Galli, “uno strumento per stabilizzare le democrazie occidentali [e] “può essere interpretata come un mezzo per difendere la democrazia da sé stessa e dalle sue degenerazioni”.

Per Caligiuri, l’intelligence dal 1945 ha attraversato quattro fasi.

La prima è quella della guerra fredda a cui segue quella economica fino al 2001. Successivamente c’è quella del sostegno alle decisioni politiche e dal 2015 quella di contrasto al terrorismo e della dimensione cyber.

Nel futuro “gli attori politici internazionali più che gli Stati saranno le multinazionali finanziarie e le megalopoli”. In tale quadro, l’intelligence sarà chiamata a svolgere la funzione di tutelare l’interesse nazionale e la continuità dello Stato. Sul piano tecnologico, invece, l’intelligenza artificiale e lo sviluppo dell’informazione quantistica cambieranno radicalmente la trattazione delle informazioni.

“La disinformazione – ha proseguito – rischia di essere ulteriormente ampliata dai deep fakes, contenuti multimediali che rendono indistinguibile il vero dal falso”. Il crescente disagio sociale e il terrorismo ideologico e religioso, insieme alle mafie, rappresenteranno concrete minacce.

“Sul piano culturale – rileva Caligiuri – una chiave per fronteggiare i fenomeni è l’educazione”, che consente di prestare “attenzione ai segnali deboli che provocano conseguenze impensabili”. “Pertanto l’inatteso, l’improbabile e l‘imprevisto possono trovare nella parola “«intelligence» una chiave interpretativa fondamentale per il XXI secolo”.

“La vera nascita della questione”: l’ultimo libro di Mario Caligiuri è sulla storia del Sud

COSENZA – “La vera nascita della questione. Le conseguenze sul Meridione della prima Guerra Mondiale e del Referendum istituzionale” è il titolo dell’innovativo libro di Mario Caligiuri, edito da Grimaldi & C. per le strenne natalizie. 

Dalla quarta di copertina:

“Sulla questione meridionale è davvero difficile scrivere qualcosa di nuovo. Di sicuro è il tema politico centrale della storia nazionale, che pesa sul passato, sul presente e sul futuro. In questo scorrevole ma approfondito volume si documenta l’ipotesi che la nascita della questione sia diventata irreversibile con la Prima Guerra Mondiale e con il Referendum istituzionale. In modo serrato si pongono due Italie a confronto, con storie e culture diverse che dopo 160 anni fanno ancora fatica a capirsi. Emergono le responsabilità delle classi dirigenti del Mezzogiorno che non tutelano sistematicamente gli interessi dei cittadini che pure le esprimono. Il libro unisce punti dispersi ma tutti alla luce del sole. Si legge allora che un premio Nobel per la pace come Ernesto Teodoro Moneta possa diventare uno dei più strenui sostenitori dell’entrata in guerra, che Vittorio Emanuele Orlando si proclami orgogliosamente mafioso, che la democrazia possa trovare nuova linfa riflettendo a fondo su un tema inattuale come la monarchia. Probabilmente per comprendere le autentiche ragioni della mancata unità occorre cogliere i segnali deboli. É il tentativo di questo libro spiazzante, che fuoriesce dai luoghi comuni, scritto da uno dei più originali e brillanti meridionalisti delle ultime generazioni”.

L’autore

Mario Caligiuri è professore ordinario di pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria. Laureato in storia, è il Presidente della Società Italiana di Intelligence. Tra i suoi libri, “Breve Storia della Calabria” (1996), “La formazione delle Élite. Una pedagogia per la democrazia” (2003), “Come i pesci nell’acqua. Immersi nella disinformazione” (2019) e, con Giorgio Galli, “Il potere che sta conquistando il mondo. Le multinazionali dei paesi senza democrazia” (2020). Autore della voce “Intelligence” per l’Enciclopedia Italiana dell’Istituto Treccani.

Unical, Caligiuri al webinar antimafia: «La democrazia è minacciata dalle multinazionali, serve nuovo patto educativo»

RENDE (CS) – «La democrazia è minacciata dallo strapotere nel mondo delle multinazionali: occorre un nuovo patto educativo». Questo è in sintesi il messaggio che il Presidente della Società Italiana di Intelligence, Mario Caligiuri, ha espresso nel corso del webinar sul rapporto tra multinazionali, mafie e democrazia nel XXI secolo, organizzato dal Laboratorio didattico di Pedagogia dell’Antimafia, attivo presso il Corso di studi in Scienze dell’Educazione del Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria.

Il seminario, introdotto da Giancarlo Costabile, è stato promosso per studiare le argomentazioni presentate nell’ultimo lavoro editoriale di Giorgio Galli e Mario Caligiuri “Il potere che sta conquistando il mondo. Le multinazionali dei paesi senza democrazia”, edito da Rubbettino. Caligiuri ha spiegato la natura delle relazioni di potere delle multinazionali – «gli agenti politici più importanti dell’inizio del XXI secolo, a prescindere dalle forme di governo in cui hanno avuto origine» – approfondendone i legami con i gruppi dirigenti delle rispettive nazioni: Cina, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, India, Turchia, Brasile.

Una parte significativa della discussione, Caligiuri l’ha riservata ai rapporti ambigui e spesso opachi delle multinazionali di questi Paesi con il crimine organizzato, evidenziando le modalità di affermazione della fase delinquenziale del capitalismo come un passaggio quasi obbligato dell’economia di mercato. Caligiuri, nella sua analisi scientifica, ha posto l’accento sull’importanza del metodo dell’intelligence per selezionare le informazioni e costruire un nuovo patto educativo in grado di favorire una presa di coscienza collettiva nei confronti dei limiti (e delle gravi conseguenze sul piano del controllo sociale) della società della disinformazione, che rappresenta l’emergenza educativa e democratica di questo tempo, come le vicende del coronavirus hanno clamorosamente confermato. «Abbiamo bisogno – ha concluso – di nuovi progetti educativi per sviluppare un approccio innovativo ai saperi in modo da rendere effettiva la democrazia, ridotta al simulacro di una procedura elettorale che rende molto improbabile la selezione delle élite».

Didattica e innovazione, Caligiuri: «C’è bisogno di nuove teorie pedagogiche e regole»

COSENZA – «Oggi il cyberspazio è l’ambiente educativo prevalente in un contesto in cui le classifiche internazionali pongono la scuola italiana spesso negli ultimi posti. Non potrebbe esserci prova più evidente che nelle politiche scolastiche probabilmente stiamo andando nella direzione sbagliata». In questo modo Mario Caligiuri, professore di pedagogia della comunicazione dell’Università della Calabria, ha introdotto il suo intervento sull’innovazione didattica in occasione dell’audizione svolta oggi alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, presieduta da Luigi Gallo.

Tra gli altri intervenuti anche Paolo Gheda, dell’Università di Aosta.

«L’innovazione didattica – ha proseguito Caligiuri- è una necessità talmente vasta e profonda che non può essere affrontata con soluzioni di dettaglio o con buone pratiche, magari importate dall’estero oppure spesso legate a singole persone e che scompaiono con loro. C’è bisogno di azioni strutturali che sono più difficili ma le uniche che possono garantire qualche risultato».

Secondo Caligiuri, il punto di partenza è la consapevolezza che i risultati delle politiche scolastiche si manifestano dopo decenni, sostenendo che al boom economico degli anni Sessanta concorse la riforma di Giovanni Gentile del 1923 e che gli esiti attuali sono determinati anche da quello che ha definito il “facilismo amorale” che a partire dal ‘68 ha progressivamente abbassato il livello della preparazione, allargando paradossalmente le distanze sociali con l’illusione di ridurle. Soffermandosi poi sulla situazione attuale ha evidenziato che si continua «a insegnare come nel Medioevo mentre oggi abbiamo a che fare con studenti a tre dimensioni: fisica, virtuale e aumentata, e quindi con giovani che elaborano le informazioni a livello cerebrale in lodo diverso rispetto alle generazioni precedenti. Inoltre, occorre avere la consapevolezza che le discipline che serviranno nei prossimi anni ancora non si conoscono, mentre gran parte delle professioni necessarie nel futuro ancora non sono stata inventate mentre è probabile che buona parte degli attuali percorsi formativi stanno preparando a professioni senza futuro. Le abilità che l’istruzione sta promuovendo – ha continuato – sviluppano la capacità di produrre reddito in funzione del consumo 24 ore su 24. Non si presta attenzione a quella che potrebbe essere l’emergenza educativa e democratica di questo tempo rappresentata dalla società della disinformazione, che si materializza con l’eccesso di informazione da un lato e il basso livello di istruzione dall’altro, creando un corto circuito cognitivo che allontana le persone dalla comprensione della realtà. Occorre quindi puntare sul fattore umano, ponendo la persona al centro del processo educativo per metterlo in condizione di fronteggiare la sfida con l’intelligenza artificiale, attraverso discipline come le neuroscienze, la genetica, l’intelligence».

Caligiuri ha concluso con una proposta di metodo e di merito. Nel merito ha evidenziato che occorre ribaltare l’impostazione delle politiche scolastiche puntando sulle riforme di sistema e non su provvedimenti particolari, che finiscono spesso con il peggiorare la situazione. Nel metodo ha evidenziato che per realizzare l’innovazione didattica occorre partire dagli insegnanti, auspicando la necessità di una differente formazione e selezione sia a livello scolastico che universitario. A quest’ultimo riguardo, ha invitato la Commissione ad approfondire ulteriormente le attuali procedure concorsuali, che, a suo giudizio, stanno indebolendo e rendendo precario l’insegnamento universitario. Rispondendo poi alle domande dei deputati ha precisato che è fondamentale chiarire gli scopi dell’istruzione: ambiti di ammortizzazione e di socializzazione oppure luoghi di costruzione della democrazia e di prevalenza dell’umano? Ha infine precisato che oggi le teorie pedagogiche devono applicarsi in un contesto assolutamente nuovo e quindi vanno profondamente rinnovate. «Probabilmente, c’è bisogno – ha concluso – di pedagogie radicali che introducano nuovi concetti, nuovi saperi e nuove visioni del mondo nelle scienze dell’educazione».

Francesco Farina

“Introduzione alla società della disinformazione” sbarca a Ravenna

RAVENNA – Il tema della disinformazione approda alla festa nazionale dell’Unità che si sta svolgendo a Ravenna. Infatti oggi pomeriggio, alle ore 18.30, presso lo spazio “Libreria” del Pala De Andrè è prevista l’intervento di Mario Caligiuri, professore ordinario e direttore del Master in intelligence dell’Università della Calabria, che presenterà il suo libro “Introduzione alla società della disinformazione. Per una pedagogia della comunicazione”, edito da Rubbettino.

Con Caligiuri dialogherà Giovanni Boccia Artieri, Professore ordinario di Scienze Comunicazione dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.

Accordo di collaborazione tra l’Unical e il Centro Studi Internazionali di Andrea Margelletti

RENDE (CS) – Un importante accordo di collaborazione è stato avviato tra l’Università della Calabria e il Centro Studi Internazionali di Roma.

L’intesa è stata approvata all’unanimità dal Consiglio di Dipartimento di Culture, Educazione e Società.

La collaborazione prevede lo svolgimento di programmi di ricerca di rilevanza nazionale ed internazionale, l’organizzazione di seminari, conferenze, 

Work-shop, corsi di alta formazione, incontri di studio, partecipazioni a bandi europei, pubblicazione congiunta di lavori scientifici e organizzazione comune di eventi e attività formative e scientifiche, scambi di esperienze e di tirocini.

L’accordo, che riconosce il Ce.S.I. come un centro d’eccellenza per quanto riguarda gli studi di politica internazionale, è incentrato sulle attività formative e didattiche promosse dall’Università della Calabria nel settore dell’Intelligence.

Ambito nel quale l’Ateneo di Arcavacata opera già da molti anni promuovendo Master, Corsi di laurea specialistici, Laboratori scientifici, Collane editoriali, Siti internet, Comitati e Osservatori di studio.
Il Rettore dell’Università della Calabria Gino Crisci ha dichiarato che “l’Università della Calabria sta diventando un punto di riferimento nel settore dell’intelligence che è sempre più importante per la sicurezza e la tutela dell’interesse nazionale”. Per il direttore del Dipartimento DiCES Roberto Guarasci “il nostro Ateneo si sta distinguendo nella capacità creare relazioni con i più importanti centri di ricerca pubblici e privati, ampliando la sfera della opportunità di crescita per gli studenti”.

Intelligence territorio di frontiera

Mario Caligiuri, Direttore del Master in Intelligence e uno dei promotori dell’iniziativa ha sottolineato che “l’intelligence è un territorio di frontiera ai bordi del caos che aiuta a comprendere questo tempo, per cui sarebbe importante il suo riconoscimento scientifico”. Il Presidente del Ce.S.I. Andrea Margelletti ha affermato che “il nostro Centro è particolarmente soddisfatto di poter aggiungere alle sue collaborazioni internazionali anche l’Università della Calabria, pioniera degli studi di intelligence nel nostro Paese, con la quale costruiremo senz’altro qualificati percorsi di formazione e di ricerca”.

Educazione base della democrazia. Presentato a Cosenza il libro “Introduzione alla società della disinformazione. Per una pedagogia della comunicazione”

COSENZA – Grande partecipazione alla presentazione del libro di Mario Caligiuri “Introduzione alla società della disinformazione. Per una pedagogia della comunicazione”, edito da Rubettino, che si è tenuta lunedì scorso a Cosenza presso la sede provinciale dei Consulenti del lavoro.

Nel corso dell’evento l’autore Mario Caligiuri, professore ordinario di Pedagogia della Comunicazione all’Università della Calabria, ha affermato che «oggi la cultura ha subito una trasformazione profonda. Prima per cultura si intendeva la conoscenza del passato ora invece è la giusta preparazione al futuro. 

L’educazione, nonostante tutti i limiti, è ancora oggi fondamentale per costruire la democrazia.

Bisogna investire sull’educazione in quanto per ogni problema che si presenta, dalla mafia ai problemi ambientali, dai rischi dell’intelligenza artificiale allo sviluppo economico, si invoca sempre la ricetta di una maggiore educazione». 
 
L’autore ha sostenuto inoltre che «alla crisi della democrazia bisogna rispondere con una maggiore democrazia ed alla crisi dell’educazione che appare evidente, bisogna rispondere con una maggiore educazione. La disinformazione è l’emergenza educativa e democratica più grave di questo tempo.
L’istruzione è alla base della convivenza civile e del progresso, ma è sempre più in crisi in quanto in un mondo che cambia sempre più velocemente c’è bisogno di inediti riferimenti pedagogici. Oggi le basi dei processi educativi sono messe pesantemente in discussione, poichè nei paesi occidentali a un numero crescente di diplomati e laureati non corrisponde un progresso sociale che attenui le disuguaglianze, che aumentano sempre di più.
Di fatto stiamo assistendo al più grande spreco della storia: quello del capitale umano per il quale non vengono create le condizioni di un proficuo utilizzo, nonostante l’accessibilità al sapere tramite le tecnologie sia alla portata di tutti.
Mai come adesso abbiamo un’abbondanza di informazioni gratuite, ma il sovraccarico dei dati non genera maggiore conoscenza ma confusione. Tutto questo non fa aumentare il livello culturale, nè fa migliorare la democrazia o la convivenza sociale.
Di fronte alle varie emergenze sociali del nostro paese e dell’Occidente, dall’’immigrazione ai rischi ambientali, dall’intrusione delle criminalità alla crisi della democrazia, dai pericoli del cyberspazio all’avvento dell’intelligenza artificiale che è destinata a sostituire, in gran parte, il lavoro dell’uomo, è necessaria maggiore educazione.
Nell’era in cui è connessa più di metà dell’umanità la comunicazione rappresenta sempre di più una fonte di potere. La disinformazione e dell’informazione manipolata si collega con la trasparenza della democrazia e della comunicazione. Per fronteggiare la società della disinformazione è necessario partire dalla ricostruzione delle scienze dell’educazione basata sulla pedagogia della comunicazione».

Nel suo libro Caligiuri ha quindi cercato di dimostrare la necessità di questa proposta, in quanto l’eccesso di informazioni supera la capacità umana di poterle comprendere.

La presentazione è stata organizzata e coordinata dal Vice Presidente nazionale CONFAPI, Confederazione Italiana delle Piccole e Medie Imprese Francesco Napoli, dalla Presidente provinciale dei giovani Consulenti del lavoro Fabiola Via e dal Presidente dei giovani Consulenti del lavoro Roberto Garritano.

Torino, la Calabria al Salone Internazionale del Libro, ieri la giornata inaugurale

TORINO – Inaugurata ieri la 32esima edizione del Salone internazionale del Libro di Torino.

La Regione Calabria, presente con uno stand di 120 metri quadri ospitato all’interno del padiglione Oval, ha dato il via al proprio calendario di appuntamenti, molto ricco e partecipato.

La presentazione del libro di Mario Caligiuri “Introduzione alla società della disinformazione, per una pedagogia della comunicazione” (Rubbettino) ha aperto gli incontri.

Intervistato da Salvatore Bullotta, responsabile amministrativo dell’assessorato regionale alle Attività Culturali, che ha portato i saluti del Presidente Mario Oliverio e dell’Assessore alla Cultura, Maria Francesca Corigliano, Caligiuri si è lungamente soffermato su alcuni temi chiave del XXI secolo: la crisi della democrazia, i pericoli del cyberspazio, l’irrompere dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana, l’invadenza della criminalità, l’immigrazione, la questione ambientale.

«Resistere alle sfide della società della disinformazione »la necessità quasi ontologica di questa particolare congiuntura storica, espressa da Mario Caligiuri. È in un maturo e consapevole approccio pedagogico, secondo l’autore, la chiave per poter affrontare i rischi della disinformazione.

Bullotta, nell’occasione, ha sottolineato la scelta della Giunta regionale di confermare la partecipazione al Salone di Torino proprio per la necessità di favorire il confronto delle idee a vantaggio della nostra società democratica.

La giornata è proseguita con le presentazioni di alcuni romanzi quali “La cecità del vicolo” di Piero d’Alfonso con Gianluca Lucia (La Rondine), “Uno Qualunque” di Alessandro Agnese con Davide Cataneo (Ferrari), “Dietro la fontana…” di Felice Foresta con Gianluca Lucia (La Rondine), “Indizi del passato” di Fulvia Dorigo con Francesco Scalfari e il direttivo dell’associazione culturale “La Città del Sole”,  sodalizio fondato da calabresi residenti in Piemonte.

Particolare interesse ha suscitato l’ampio spazio riservato alla produzione editoriale calabrese più recente, con un costante flusso di visitatori allo stand e al bookshop. In mattinata anche il direttore artistico del Salone internazionale del Libro di Torino, Nicola Lagioia, ha fatto tappa presso lo spazio espositivo della Regione Calabria. Domani, primo appuntamento alle ore10.30 con la presentazione del disco “Io non ci sono più” (Squi[libri]) del cantautore Peppe Fonte: stand Regione Calabria, padiglione Oval, stand V188 W189.