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Presentato a Palazzo dei Bruzi “Sovversivo”, il libro di Maria Mollo sull’antifascista cosentino Eugenio Dionesalvi

Un libro piccolo, ma intenso, di quelli che si leggono tutti d’un fiato e che vanno dritti al cuore. Dal titolo, il lettore sarebbe portato a pensare a tutt’altra storia. Quella raccontata da Maria Mollo in “Sovversivo”, è storia sì cruda, assumendo, a volte, i tratti del pugno nello stomaco, quando racconta gli orrori della guerra e la degenerazione del regime dittatoriale, non senza conseguenze anche nella città di Cosenza, non risparmiata dal conflitto.

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“La Battaglia di Beatrice”: diario di una guarigione fra fiducia nella medicina e fede

Raccoglie consensi “La battaglia di Beatrice. Diario di una Guerriera", edito da Pellegrini editore.

Il libro, scritto dalla cosentina Mariacristina Zangari per raccontare la storia della sua secondogenita Beatrice, è un diario coraggioso, ma soprattutto vero, di un percorso di guarigione che diventa testimonianza di grande fiducia nella medicina, nell’amore, oltre che di una profonda fede.

La storia 

Beatrice, una bambina di soli quattro anni, figlia di musicisti e amante, in particolare, del canto e del violino, si ammala all’improvviso di leucemia. Dalla Calabria, e precisamente da Acri (Cs), la sua famiglia raggiunge immediatamente l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, dove la piccola guarisce grazie alle cure di medici eccellenti. Durante il ricovero i suoi genitori trasformano ogni difficoltà in gioco, non lasciando trapelare mai le preoccupazioni e il dolore da cui sono afflitti, e consentendo in questo modo che la bambina conservi il suo meraviglioso sorriso. Da questa toccante e difficile vicenda, nasce nella mamma di Beatrice la convinzione che attraverso la scrittura sia possibile ritrovare una parvenza di normalità. Il discorso, a questo punto, si allarga fino ad analizzare il contenuto di questa parola e il suo riflesso nella quotidianità. Con alcune domande di fondo che fanno riflettere. Cos’è la normalità nelle nostre vite? È normale lamentarsi perché ci si annoia, perché non si è abbastanza soddisfatti della propria vita, perché tutto sembra dovuto, perché ci si sente stanchi?

Per Beatrice e la sua famiglia, dopo aver conosciuto un mondo parallelo purtroppo molto affollato, appunto quello della malattia, ciò che più conta è godere pienamente della “seconda vita” che li vede fortunatamente protagonisti.

Una rinascita esistenziale che apre lo sguardo e il cuore a quanto di bello ci circonda, lontano da egoismi e protagonismi. Insomma, la battaglia contro il mostro, che Beatrice (amorevolmente aiutata dai suoi genitori) ha combattuto e vinto, offre a tutti l’opportunità di osservare il mondo da un altro punto di vista; di scoprire quanta ricchezza umana e profondità di valori esistono dove non siamo abituati a guardare.

Perché la vita – è questo il messaggio centrale di questo libro – rappresenta un dono che occorre imparare ad apprezzare, a proteggere, ad alimentare con semplici atti d’amore. 

Il ricavato del libro spettante all’autore sarà devoluto alla Fondazione Bambin Gesù di Roma in segno di riconoscenza dei genitori di Beatrice per le cure date alla figlia. 

Le sette vite di Ettore Majorana ne “L’atomo inquieto” di Mimmo Gangemi. Le attività culturali in programma

COSENZA – Un libro particolarmente intenso, tra la spy-story e il romanzo psicologico e interiore, e che cerca, senza pretese di esaustività, di dare un contributo di immaginazione e insieme di credibilità ad un mistero che si è sempre più infittito negli ultimi 85 anni e che riguarda la misteriosa scomparsa o sparizione del fisico Ettore Majorana, uno dei ragazzi di via Panisperna il cui mentore assoluto era Enrico Fermi.

Il libro è “L’atomo inquieto”, edito da Solferino e a scriverlo è stato Mimmo Gangemi, il noto scrittore di  Santa Cristina d’Aspromonte che ha regalato ai suoi lettori pagine interessanti in pubblicazioni come “25 nero”, “Il passo del cordaio” (suo primo grande successo), “Il giudice meschino” dal quale venne tratta la celebre fiction con Luca Zingaretti, “La signora di Ellis Island”, “Marzo per gli agnelli” e il più recente “Il popolo di mezzo”. La sua ultima fatica letteraria, “L’atomo inquieto” è stata presentata a Villa Rendano nell’ambito della programmazione condivisa dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Franz Caruso con la Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”, come ha ricordato il Presidente della stessa Fondazione  Walter Pellegrini nel suo indirizzo di saluto. Obiettivo  della sinergia è quello di dare, in occasione del decennale della Fondazione, nata il 13 luglio del 2013, un contributo fattivo  alla definizione di un vero e proprio Piano strategico di sviluppo culturale al quale si sta già lavorando (il prossimo incontro è fissato per il 10 marzo) con il coinvolgimento delle associazioni culturali del territorio. Walter Pellegrini ha ricordato, inoltre, la figura di Sergio Giuliani, “al quale – ha detto – dobbiamo dire grazie per l’atto donativo straordinario compiuto a suo tempo e che è nostro impegno portare avanti in sinergia con tutta la città”. Ad introdurre l’autore Mimmo Gangemi ed il suo libro è stata Antonietta Cozza, consigliera delegata alla cultura del Sindaco Franz Caruso. “L’atomo inquieto” prende le mosse dalla vicenda che ha riguardato il fisico Ettore Majorana che scomparve nel mistero il 26 marzo del 1938, all’età di 31 anni. Quella sera Majorana si imbarcò su un piroscafo Palermo-Napoli e da allora non si ebbero più notizie certe su di lui. Carattere ombroso, Majorana era ordinario di fisica all’Università di Napoli. Nel lasciare Napoli invia una lettera al  prof. Antonio Carelli, professore di Fisica Sperimentale presso la sua stessa Università e nella missiva adombra l’ipotesi di togliersi la vita gettandosi in mare. Ma il giorno seguente Carelli riceve prima un telegramma e poi una seconda lettera di Majorana nella quale il fisico scrive che il mare lo aveva rifiutato. Attorno al mistero che ancora oggi avvolge la scomparsa di Majorana  sono state formulate molte ipotesi e tra queste quelle contenute nel saggio di Leonardo Sciascia “La scomparsa di Majorana”, del 1975, nel quale lo scrittore di Racalmuto prospettava lo scenario che il fisico si fosse nascosto, cambiando vita, nella Certosa di Serra San Bruno, dopo aver intuito che le scoperte  cui erano pervenuti i Ragazzi di via Panisperna per arrivare al primo reattore nucleare, potessero avere sviluppi nefasti per l’umanità.

Nei precedenti libri, Mimmo Gangemi si esprime sempre in terza persona, ma mentre scriveva il nuovo libro qualcosa lo lasciava insoddisfatto, tant’è che, dopo diversi tentativi durante i quali  il libro si arenava dopo le prime quindici pagine, cambia registro ed utilizza la prima persona. Una modalità che sembra funzionare e avvincere, legando il lettore alla pagina.

L’autore si è detto orgoglioso di aver scritto il primo romanzo su Majorana, rivelando le fonti alle quali ha attinto: leggende, verità, mezze verità. Di Majorana dice che Fermi lo aveva indicato come un grande genio, forse il più dotato del gruppo dei ragazzi di via Panisperna, tant’è che lo aveva paragonato a Galileo Galilei e ad Isaac Newton. “Le sette vite di Majorana – avverte Gangemi – non sono staccate ma sono collegate tra loro e mantengono una conseguenza logica”. Il libro si apre con la figura di un clochard, sorta di reietto, colto, nel 1960, sulle rive del Mar Ionio calabrese e poi prosegue in un lungo flashback, dal 1960 a ritroso, fino agli attimi che ne precedono la scomparsa, nel 1938. Gangemi mantiene l’ipotesi dell’identità acquisita da Majorana all’interno della Certosa di Serra San Bruno “per una sorta di rispetto   – confessa – nei confronti di Sciascia che per primo l’aveva teorizzata”, ma è l’ipotesi che gli piace meno delle altre. “Ogni avvenimento che accade, durante i diversi momenti che ci restituiscono di Majorana, un’identità ogni volta diversa, e che non hanno una pretesa di verità – dice Gangemi – è appeso a storie e testimonianze che hanno una loro credibilità”. Nel profilo tracciato dallo scrittore reggino, il fisico è  un ossessivo-compulsivo che non sa vivere e che appartiene ad una famiglia agiata tra i quali si annoveravano anche alcuni ministri del Regno. Ed è per questo che Mimmo Gangemi non crede all’ipotesi del suicidio. “Non si suicida in mare uno che sa nuotare. Come non può decidere di farla finita chi, un attimo prima, ha in tasca 5 mesi di stipendio e, in più, una eredità paterna che sta per essere riscossa”. E allora, forse, in ciò che è avvenuto e nella sua misteriosa scomparsa c’è dell’altro. Un’ulteriore congettura può essere legata secondo Gangemi al fatto che pur essendo innegabile il suo amore per la scienza, Majorana rifiuta di rendere pubblico ciò che intuisce prima degli altri. “Vuole penetrare le tenebre dell’ignoto, ma non vuole pubblicare le risultanze dei suoi studi”, tanto è vero che, a fronte delle innumerevoli intuizioni, Majorana pubblicò solo 10 studi scientifici. Nelle sette vite del fisico c’è posto anche per un’altra ipotesi che lo vuole malato di tubercolosi, in un sanatorio localizzato probabilmente dalle parti di Chiaravalle centrale. Altre identità lo indicano in Argentina e poi in Venezuela. Il libro ricorda anche la fuga in Alto Adige dove ripara quando, dopo che nel 1938 iniziò la campagna antisemita in Italia con la pubblicazione delle leggi razziali,tutti gli scienzati, caduto Hitler, sono fatti prigionieri in Inghilterra. Gangemi racconta ancora che Majorana conosce, nel trasporto per una ricercatrice, l’amore e, finalmente , una sua dimensione più umana. Il libro, dopo questo lungo e vorticoso giro, torna all’inizio e si ricongiunge al clochard dalla cui storia era partito. Se il bel volume, intriso, come ha fatto notare Antonietta Cozza, di “attimi di lirismo che strappano l’anima” non dà un contributo risolutivo a decrittare il mistero di Ettore Majorana, è, però, alquanto appassionante e fa venir senz’altro voglia di continuare ad indagare e ad immergersi nelle sue pagine alla ricerca di una nuova chiave di volta che abbia il crisma della credibilità. 

 

 

 

 

 

 

Festival della Pace: a Brescia il battesimo di “Ovunque qualcuno” di Vitaliano Fulciniti

CATANZARO – “Ovunque qualcuno. Storie di condivisione e accoglienza” è il terzo volume (edito da Rubbettino, 2022) scritto dal catanzarese Vitaliano Fulciniti che, come i precedenti “Dall’accoglienza all’integrazione. L’esperienza del Cara Casa del Regional Hub Sant’Anna in Calabria” (2019) e “Frammenti di vita. L’umanità al tempo del coronavirus” (2020), trae origine da un progetto di più ampio respiro sui suoi 14 mesi di Fulciniti alla guida del Cara di Isola Capo Rizzuto. libro_Festival della Pace

La presentazione ufficiale del libro avverrà lunedì 21 novembre 2022, alle ore 17:30 al Teatro San Carlino di Brescia (C.so G. Matteotti, 6), all’interno della prestigiosissima cornice del Festival della Pace (11 – 26 novembre), rassegna culturale che con le sue riflessioni, azioni, i suoi protagonisti ed eventi torna a interrogarsi su come costruire la pace, sia portando concrete testimonianze di pacificazione, sia approfondendo le cause e le conseguenze dei conflitti, analizzando dinamiche e modalità per cercare di superarli, e mostrando gli effetti devastanti delle guerre come monito per il presente. Giunto alla V edizione, il Festival della Pace è organizzato dal Cantiere Internazionale per il Bene e la Pace dell’Umanità, in collaborazione con il Comune di Brescia e la Provincia di Brescia e con l’Alto patrocinio del Parlamento europeo e il patrocinio di Amnesty International.

Nel corso della presentazione di “Ovunque qualcuno” a dialogare con Fulciniti sarà Massimo Morelli, de La Voce del Popolo. Evento a ingresso libero.

A raccontare la mission del libro è lo stesso autore: «È un libro che pone a confronto le storie dei nostri connazionali che hanno conosciuto la realtà dell’emigrazione, con quelle di chi oggi arriva sulle nostre coste dopo essere stato costretto ad abbandonare la propria casa. Mai come in questa travagliata fase storica è importante far capire alle giovani generazioni quanto il passare del tempo non sia riuscito a migliorare la condizione di chi è obbligato a migrare: sogni, speranze, dolori, lacrime, gioie, sono uguali a prescindere dal luogo di nascita, dalla religione professata o dal colorito della sua pelle». «È un grande onore portare il mio libro in un contesto culturale di così alto livello. Sebbene questo libro sia stato pubblicato da non molto tempo, sta già compiendo passi da gigante per farsi conoscere», aggiunge Fulciniti.

«“Ovunque qualcuno” non vuole insegnare nulla, ma tutto condividere perché ogni parola scritta sia ascoltata: ognuno di noi ha qualcosa da dire, da tramandare, ma se nessuno ascolta tutto si perde, come acqua che scorre senza meta. L’insieme dei racconti evidenzia scelte, sacrifici, illusioni di persone diverse che nella loro diversità ci fanno capire come sia importante costruire una vita senza mai abbandonare la speranza, la speranza di vivere per costruire. Ripensando all’acqua che scorre, accarezziamo l’idea che quest’acqua, come la vita, sia un po’ come la storia di un ruscello che nascendo scorra ovunque e ovunque caparbiamente s’alimenti per continuare a scorrere incessantemente per raggiungere un luogo in cui ogni singola goccia dia significato all’intero percorso».

L’AUTORE

Vitaliano Fulciniti, laureato in Consulenza e Controllo Aziendale, ha lavorato nella Guardia di Finanza e per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In pensione da cinque anni, è stato Amministratore Giudiziario per il Tribunale di Catanzaro e per l’ANBSC e dall’1 gennaio 2018 al 29 febbraio 2019 direttore del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (Kr).

 

“Giustizia, società, conflitto” è l’ultimo libro di Antonio Mirko Dimartino

CATANZARO – È da poco uscito per Tab edizioni Giustizia, società, conflitto”, il secondo libro del sociologo Antonio Mirko Dimartino, assistente universitario alla cattedra di Conflitti e mediazioni presso l’Università “Magna Græcia” di Catanzaro, autore di numerosi saggi e pubblicazioni scientifiche, membro dell’Associazione italiana di sociologia (AIS) e redattore capo della Rivista internazionale di Sociologia giuridica e diritti umani.

Il volume propone al lettore alcune riflessioni di analisi sociale sul tema della giustizia in uno sfondo costante di teoria di conflitto sociale. Un percorso che non ha pretese esaustive ma che non può ignorare come nel panorama vasto e complesso degli studi socio-giuridici fin qui prodotti, in realtà molti meno di quanto il tema e la crescente problematicità delle situazioni sociali a questo collegate che quotidianamente emergono meriterebbero, richiede di indagare ancora una volta i rapporti tra diritto e società, con un occhio scientifico più attento ad una maggiore fruibilità delle tematiche stesse piuttosto che a quello degli approfondimenti strettamente tecnici o procedurali.

L’idea della stesura di un secondo libro nasce nel Dimartino dal poter constatare da sociologo del diritto, dopo anni di approfondimenti tematici da cultore della materia, nonché la collaborazione in discipline importanti come la Sociologia dei conflitti, la Sociologia giuridica e della devianza ed i Conflitti e mediazioni, come il panorama nazionale e internazionale degli studi e delle analisi sulla “giustizia” e sul “conflitto sociale” sia progressivamente cresciuto. Se, infatti, per un verso è aumentata a dismisura la richiesta di giustizia, per altro verso si è dilatata l’esigenza di controllare questa domanda.

Il volume, dunque, dopo una ricostruzione teorica dei principali dibattiti, compie un’analisi strutturale e funzionale del conflitto sociale, confermando come il conflitto sia la normale modalità di interazione tra gli uomini. La solidità del rapporto sociale, difatti, deve essere misurata dalla presenza del conflitto e non dall’assenza dello stesso. Insomma un libro che offre finalmente la possibilità di comprendere come il conflitto sia un fenomeno ineliminabile della società, riflettendo su come la giustizia, in qualche modo, tenda a nutrirsi del conflitto stesso.  

 

Vitaliano Fulciniti e le storie del Cara di Isola al Salone Internazionale del Libro di Torino

Dopo essere stata capitale della musica europea grazie all’Eurovision Song Contest, Torino si appresta a divenire, come ogni anno, capitale internazionale libraria con la XXXIV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino che si aprirà giovedì 19 maggio con la lectio inaugurale dello scrittore indiano Amitav Ghosh, in collaborazione con Neri Pozza. In contemporanea, nell’Arena Bookstock, si terrà l’inaugurazione del Bookstock, lo spazio dedicato ai giovani lettori, con l’intervento di Maria Falcone, che racconterà agli studenti le battaglie e il lascito morale del fratello Giovanni a 30 anni dal suo assassinio. 

Alla celeberrima rassegna, quest’anno denominata “Cuori selvaggi”, come portacolori della Calabria non mancherà la presenza di Rubbettino che ha curato una serie di eventi significativi in programma per tutta la durata del Salone, dal 19 al 23 maggio, al padiglione Padiglione Oval V66. 

Fra gli appuntamenti della giornata inaugurale, giovedì 19 maggio, in programma alle ore 17.30, per lo Spazio Eventi Stand della Regione Calabria (V162 – W161 OVAL), ci sarà l’incontro con Vitaliano Fulciniti dal titolo “Cieli nuovi e terra nuova”, che prenderà le mosse dal suo libro “Dall’accoglienza all’integrazione. Un’opportunità importante per l’ex direttore del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo (C.A.R.A.) di Isola Capo Rizzuto che proprio all’esperienza, agli ospiti e agli ex collaboratori del Regional Hub Sant’Anna ha dedicato i suoi due libri finora pubblicati per Rubbettino (“Dall’accoglienza all’integrazione“, appunto, e “Frammenti di vita. L’umanità al tempo del coronavirus“), con un terzo in cantiere.

«Portare il primo volume al Salone Internazionale del Libro è per me un grandissimo onore perché vuol dire anche presentarlo ad una vasta platea che potrà conoscere questi 14 mesi di una storia meravigliosa di accoglienza, integrazione e inclusione nel tessuto sociale (raccontata e rievocata in pillole anche sulla pagina Facebook “Frammenti di vita“, ndr) – commenta Fulciniti -. Una storia breve ma così intensa che si presta proprio ad essere raccontata e soprattutto replicata dappertutto». 

Il libro

Dalla quarta di copertina di “Dall’accoglienza all’integrazione“: 

Parlare oggi di accoglienza e integrazione non è cosa semplice. I fomentatori di odio identificano lo straniero come il problema e non l’opportunità; e così i più alti principi dell’essere umano rischiano di lasciare posto a sentimenti di preclusione per l’altro. Questo libro è, invece, la testimonianza di come si possa operare in tale delicato settore ottenendo ottimi risultati; è l’esposizione di un modello virtuoso che è stato già applicato e ha prodotto risultati lusinghieri sia nella società civile, che ha sempre dimostrato rispetto e comprensione per lo straniero, sia nei rapporti con quei meravigliosi fratelli, non per nascita, ma per scelta, che hanno costantemente restituito l’amore ricevuto. Questo libro dimostra che lavorando con amore si può creare un habitat ideale dove esseri umani provenienti da ogni parte del mondo possano vivere liberi, sentirsi uguali, condividere la quotidianità in modo fraterno utilizzando una grande dote: la tolleranza.

L’autore:

Vitaliano Fulciniti, laureato in Consulenza e Controllo Aziendale, ha lavorato nella Guardia di Finanza e per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In pensione da cinque anni, è stato Amministratore Giudiziario per il Tribunale di Catanzaro e per l’ANBSC e dall’1 gennaio 2018 al 29 febbraio 2019 direttore del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (Kr).

“Caterinetta e la stecca di cioccolata”: il romanzo della cirotana Domenica Milena Arcuri Rossi tra il covid e la guerra

Quelle sirene che rimbombano nelle orecchie della protagonista e riportano alla memoria i momenti terribili della Guerra. Le ambulanze che percorrono le strade deserte con a bordo i malati di Covid, il virus che, ora, attanaglia il mondo intero, e quel suono che, durante la seconda Guerra Mondiale, annunciava l’imminente pericolo a causa dei bombardamenti. E’ “Caterinetta e la stecca di cioccolata”, il libro di Domenica Milena Arcuri Rossi, a riportare alla mente la stessa sofferenza, la stessa paura, la necessità di scappare – da una parte – e di stare in casa – dall’altra. La stessa conta dei morti. Lo stesso batticuore e gli stessi sospiri di sollievo. «Potrebbe essere anche una metafora della guerra al Covid per i lettori – dichiara l’autrice – che, leggendo, si immergono in un’altra realtà, ma inevitabile è che debbano tenere in mano, ben stretto il filo della speranza. Ogni epoca ha la sua guerra e bisogna lottare per, almeno, provare a vincere».

L’autrice, originaria di Cirò Marina (Crotone) e residente a Lestizza (Udine), è docente di Spagnolo e Francesce, e autrice di 26 libri di diverso genere, dalla grammatica ai romanzi. Una vita in cui la scrittura è sempre stato un impulso e mai qualcosa di studiato a tavolino. «Mi recavo su un albero di nespole, da bambina – racconta Domenica Milena Arcuri Rossi – per scrivere poesie che erano veri raccontini. Certo che è un’esigenza dell’anima, mi sveglio nel cuore della notte per scrivere versi; interrompo i pasti, a volte, per scrivere e riverso, sui fogli bianchi, fiumi di emozioni e sentimenti, sentiti, improvvisi, propri e senza filtri».

Si tratta di una storia vera, raccontata con dovizia di particolari dove, nonostante tutto, si cerca la normalità, si vive una storia d’amore e si esalta la bellezza dei luoghi naturali. Proprio da qui, infatti, l’esigenza di dar voce ai racconti ascoltati da bambina e «agli aneddoti che hanno caratterizzato – afferma l’autrice –  la vita di mia madre, per renderle omaggio e immortalare con le parole la sua esistenza inquadrata in un periodo storico reale, ma durante il quale i migliori sentimenti non sono venuti a mancare. La mia fantasia ha, poi, provveduto a rendere vivi personaggi, storie, luoghi e avvenimenti».

Il romanzo – pubblicato nella collana “I Diamanti – Narrativa” della Aletti editore -nonostante i ricordi di dolore e quelle sirene nelle orecchie, è un inno alla vita. «La protagonista, in ogni caso, insegna a tenere accesa la fiammella dell’amore, quelle della solidarietà e della speranza. Il solo ricordo di aver ricevuto in dono la cioccolata dagli americani le riempiva e le riempie il cuore di dolcezza e di gratitudine».

 

Rosalba Baldino presenta “Il Sigillo di Francesco”

COSENZA – Si chiama “Il Sigillo di Francesco” il nuovo libro  di Rosalba Baldino, giornalista e Caporedattore del Tg Ten,  per Falco Editore. 

 Il libro sarà presentato mercoledì 14 luglio alle ore 18.00  nel chiostro di San Domenico a Cosenza.

A dialogare con l’autrice saranno: Elly Sirianni che ha curato la prefazione del volume, l’editore Michele Falco, Don Enzo Gabrieli, Vicario per la comunicazione e la cultura, Attilio Sabato, direttore del Tg Ten. A moderare i lavori la giornalista Isabella Roccamo.

“Si conclude il viaggio di Francesco e Amir che ha tanto appassionato adulti e bambini” – afferma Rosalba Baldino  – “ Amir cresce  nelle città e nei borghi della Calabria, guarda con occhi nuovi alla terra che lo ha accolto, terra di opportunità. Adolescente  inquieto,  si scontrerà con la pandemia”.   La copertina de  “Il Sigillo di Francesco” è firmata da Monica Bauleo, tra le più brave e accorsate illustratrici italiane “ che ringrazio- conclude l’autrice – per essersi innamorata della storia  ed aver dato il volto al personaggio di Amir”.

All’interno del libro le illustrazioni sono curate da Elena e Greta Falco, Gianpaolo Gallo, Antonio Lorenzi, Marianna e Nicolò Agapito, Vincenzo e Ilenia De Luca.

Il Sigillo di Francesco  chiude la trilogia iniziata con “I cristalli di Francesco” nel 2016 e continuata con  “Mi porti da Francesco” nel 2019.

Domenico Madeo racconta il mondo del lavoro prima e dopo il Coronavirus

RENDE (CS) – E’ stato presentato nei giorni scorsi a Rende, presso i locali dell’Associazione culturale e di formazione 360 Forms, il libro “Il mondo del lavoro prima e dopo il Coronavirus”, scritto da Domenico Madeo ed edito da Rossini Editore. 

Durante l’incontro l’autore ha esposto i tratti essenziali del libro e analizzato la sua esperienza, le strategie aziendali utilizzate e le soluzioni innovative adottate dalla sua azienda. Con lui, Raffaele Costabile, editore e direttore della casa editrice Rossini, che ha espresso massima soddisfazione per la pubblicazione del libro e per la qualità degli argomenti trattati. Samuela Guidi, presidente dell’associazione 360 Forma, ha invece sottolineato che i valori espressi nel libro sono esattamente quelli condivisi dall’associazione, perché hanno ispirato tutta l’attività lavorativa dei dirigenti e dei collaboratori. Infine Alessandro Zanfino, presidente dell’Associazione nazionale professionisti, ha affermato che il componimento di Madeo ha una forte valenza “solidaristica” sia per il messaggio di condivisione, di collaborazione e di “sollievo sociale” che porta in sè, sia perché tutti i proventi della vendita del libro saranno interamente devoluti all’Associazione di volontariato “La Terra di Piero”.

Il libro nasce dall’esperienza di anni di lavoro, ma può essere letto anche come uno strumento per guardare al futuro, adattando la formazione professionale e il mercato del lavoro alle nuove esigenze post-pandemiche e di crisi economica mondiale.

E ancora: «Il libro – come si legge nel comunicato stampa – non ha la presunzione di risolvere problemi strutturali e atavici, ma ha la pretesa, perché misurata ogni giorno sul “campo”, di dare suggerimenti e proposte per accogliere le sfide del futuro con maggiore professionalità e competenza». Dalla sua lettura ognuno potrà trarre consigli, suggerimenti e idee per orientarsi nel mondo della formazione e del lavoro in un mercato sempre più globalizzato e dinamico.

Il libro è reperibile on-line e nelle maggiori librerie.

L’autore

Domenico Madeo, dottore in Ingegneria Meccanica Energetica e in Ingegneria della Sicurezza, è docente formatore in sicurezza sul lavoro, docente e relatore presso associazioni, enti pubblici, privati e università. Ricopre il ruolo di business developer presso 360 Forma, agenzia per il lavoro – Ente di formazione ed orientamento, che eroga corsi di formazione rivolti ad aziende, professionisti e privati, rilasciando attestati abilitanti e certificati riconosciuti su tutto il territorio nazionale ed europeo. Studioso strategie aziendali volte ad anticipare i tempi di evoluzione dei mercati, portando la 360 Forma tra i punti di riferimento del panorama nazionale della formazione e-learning.

 

“Immuni”, Veronica Iannicelli racconta la Calabria che resiste al Covid-19

COSENZA – Fresco di stampa, è pronto ad arrivare in tutte le librerie italiane (anche online sulle principali piattaforme di e-commerce) il nuovo libro della giornalista calabrese Veronica Iannicelli, dal titolo “Immuni – La Calabria resiste al Covid-19. Storie e testimonianze dal fronte dell’emergenza che ha segnato una regione intera”.

Il volume è edito da “La Mongolfiera Editrice” di Cassano All’Ionio (227 pp – euro 15,00) e rientra nella collana degli Istant book.

Si tratta di un libro unico nel suo genere poiché racconta, in chiave giornalistica, grazie ad approfondimenti con dati, fatti e testimonianze dirette, l’emergenza Covid-19 in Calabria durante il periodo più difficile per l’Italia con un intero Paese in lockdown.

Nelle pagine del libro è racchiuso un frammento di vita vissuta in piena emergenza Covid in Calabria, la quale rimarrà in tutti i libri di storia moderna. Senza tralasciare, però, l’attualità perché, come scrive l’autrice Veronica Iannicelli «La battaglia al Covid-19 ha stravolto la quotidianità di ogni singolo individuo, limitando e ridisegnando abitudini e aspettative. Una pandemia, hanno dichiarato. In un’era in cui la mobilità è diventata colonna portante della socialità, la quarantena nella propria abitazione è risultata essere faticosa per una popolazione
abituata alla libertà. Una guerra, la più pericolosa e incontrollabile che ci sia, quella batteriologia: cammina sottotraccia, ti coglie alla sprovvista è subdola e infame. Il più delle volte non lascia scampo».
Il volume, per sintetizzare il senso e riprendendo le stesse parole dell’autrice, nasce per raccontare, dunque, in maniera semplice e realistica uno spaccato sanitario e sociale, dando particolare attenzione alla Calabria. Testimonianze dal fronte dell’emergenza, partendo dai canonici dati di monitoraggio, condurranno il lettore a ripercorrere tappa per tappa il periodo nero. Gli approfondimenti chiariranno i molti punti interrogativi posti negli ultimi mesi. Dalla correlazione clima- virus, alla sperimentazione della cura con il plasma. Dalla corsia del pronto
soccorso a quella di una casa di cura. Dalla Chiesa alla scuola. Dal bilancio della baldoria estiva al ritorno nei saloni di bellezza e allo sport. Tutto è cambiato e nulla sarà più come prima; le abitudini quotidiane le aspirazioni future. La mascherina ha assunto un ruolo fondamentale,
diventato accessorio stravagante. Mimetizzandoci nell’ adattamento darwiniano non ci siamo arresi. L’estate 2020 l’abbiamo cercata e vissuta ad iniziare dalle piccole cose. Da nord a sud un forte abbraccio ha unito lo stivale. Ogni pezzo di territorio ha combattuto per come ha potuto. La solidarietà, la fratellanza hanno dato forza, così come l’orgoglio di essere italiani. “Ce la faremo e ritorneremo più forti di prima”: l’Italia ha reagito urlando queste parole. Un motto che torna attuale anche in questi giorni di nuovi sacrifici per contenere la seconda ondata di contagi.

Il libro “Immuni” è impreziosito dal contributo di due giornalisti che a modo loro hanno raccontato il Covid in ambiti diversi.

Gennaro Cosentino, storico giornalista RAI e scrittore, autore di importanti approfondimenti su tematiche di rilievo nazionale, nonché autore di importanti volumi, ha curato la prefazione. Pasquale Golia, da anni inviato a grandi eventi sportivi nazionali ed internazionali, ha curato l’appendice sullo sport al tempo del Covid-19. Due figure per capire ancora meglio il dramma che stiamo vivendo, quasi un appiglio per non dimenticare e lottare come la fiaccola olimpica che continua ad ardere in Giappone, nonostante i Giochi rinviati al 2021 ma «un messaggio di speranza – come scrive Golia nella sua appendice – con la luce della fiaccola olimpica che sta alimentando questo cammino nel buio del virus globale».

La copertina è stata realizzata dalla giovane e talentuosa fumettista calabrese Matilde Lazzarano e raffigura la dea greca della speranza Elpìs. Un richiamo al territorio, Sibari e la Magna Graecia, dove vive l’autrice. Elpìs con le mani sorregge il Coronavirus, quasi a volerlo sconfiggere e confinarlo lontano, parafrasando la volontà dei calabresi alla lotta per liberarsi da questo incubo. Il capo della dea è agghindato con la pianta del peperoncino, in vita una cintura composta da monete raffigurante il toro cozzante. Sullo sfondo il mare e rami d’ulivo, elementi importanti per questa terra. Le imponenti colonne racchiudono lo scenario e sono incise con il simbolo cinese dello yin e yan, in riferimento al continente Asiatico dove tutto è nato.
La quarta di copertina con in foto l’autrice è stata realizzata dal fotografo Mimmo Aloise.