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Presentato a Cosenza “Giuditta-racconto dell’attesa” dello scrittore Nicodemo Vitetta per Pellegrini

Il racconto di una sofferenza che mette in subbuglio una vita, fino ad annientarla, ma anche gli affetti che la circondano e che al pari della prima ne rimangono travolti.

Ma un racconto che, partendo da un evento doloroso, segna le tappe successive per l’elaborazione del lutto, quasi a indicare la strada di come sia possibile dal dolore di un’assenza che pesa – e come se pesa! –  riaffermare, attraverso le parole giuste, delicate, emotivamente coinvolgenti, vergate sulle pagine di un libro, una presenza che continua a vivere e a far sentire la sua voce in ogni istante dell’esistenza di chi è rimasto ad eternarne il ricordo.

Il libro è “Giuditta – racconto dell’attesa” di Nicodemo Vitetta, autore raffinato, acuto, capace di suscitare in chi legge forti tempeste emotive. Lo ha pubblicato l’editore Luigi Pellegrini di Cosenza che ha voluto che il volume fosse presentato in anteprima al Terrazzo “Pellegrini”, autentico avamposto culturale della città bruzia dal quale passano le novità editoriali di buona parte della  pubblicistica calabrese. L’incontro con l’autore è stato introdotto e moderato, con la sua consueta grazia e professionalità, da Antonietta Cozza. Giuditta era – meglio dire è – la moglie di Nicodemo Vitetta, una maestra elementare piena di amore per i suoi allievi, così come lo era per i figli e tutta la sua famiglia. La sua ancor giovane esistenza (58 anni) è stata stroncata da un male incurabile. Nel libro Vitetta racconta il calvario della sua compagna di vita, ma anche il suo personale e quello della sua famiglia. Una storia drammatica, evidentemente triste che però assegna al libro una duplice missione: da un lato quella di eternare il ricordo e la memoria di Giuditta, dall’altro quella di elaborare il dolore e trovare la spinta per continuare a vivere, tesaurizzando la sofferenza e dando fondo a tutta la resilienza possibile per ridarsi forza e andare avanti. Quella di Nicodemo Vitetta è una scrittura che vive e si autoalimenta di una forte dimensione interiore. L’autore immagina di  entrare nel cuore e nella mente di Giuditta, affidandole la narrazione diretta anche del legame fortissimo con la famiglia e i tre figli, come nel più intimo dei diari. Il volume dell’autore di Gioiosa Jonica ricostruisce, senza cedimenti alla trappola della captatio benevolentiae, le diverse fasi attraverso le quali il calvario di Giuditta è passato. Ma non c’è, nelle pagine, solo la rappresentazione della malattia, sebbene il racconto di Vitetta fotografi anche la lotta impari contro il male, fatta di ricadute e di risalite, mostrando anche l’aspetto della convivenza con l’ospite inatteso, della contrapposizione ad esso e il tentativo di avere la meglio e di non essere sopraffatti.  “Giuditta” è, infatti, un libro che parla di amore, di affetti, di legami indissolubili che neanche la fine del percorso terreno può recidere, né ridimensionare.

Ad accompagnare al Terrazzo Pellegrini il racconto di Giuditta sono state le significative letture, apprezzatissime dal numeroso pubblico intervenuto,  dell’attrice  cosentina, ma a tutti gli effetti romana d’adozione, Diana Iaconetti. Di lei conosciamo a fondo il forte impegno nel teatro civile e nel sociale, così come il suo percorso immersivo nella solidarietà a favore di chi soffre, di chi vive ai margini e dei soggetti particolarmente a rischio di devianza. Per tacere della sua prevalente attività a sostegno delle donne vittime di violenza. E’ di tutta evidenza che un bagaglio del genere non può che condizionare positivamente ogni sua performance. Che è quella di un’attrice dotata di una capacità di immedesimazione fuori dal comune, circostanza niente affatto trascurabile e che, come nel caso delle pagine di “Giuditta”, viene fuori in tutta la sua forza e la sua espressività. Quando si immerge nella lettura di alcuni passi del libro di Nicodemo Vitetta, quelli maggiormente capaci di toccare nel profondo l’animo umano, come la lettera di commiato che Giuditta fa avere ai suoi alunni, la sala piomba in un religioso silenzio, la concentrazione sale e l’immaginazione si libera nel catturare le istantanee che la recitazione della Iaconetti suggerisce a più riprese, ripercorrendo le tappe di un dolore immenso che trasuda pathos, ma che al tempo stesso infonde in chi ascolta anche un sorprendente desiderio di andare avanti, sempre e comunque. Abbiamo sempre auspicato – e prima o poi questo momento arriverà – che l’Istituto del dramma antico possa accorgersi del talento di questa attrice e chiamarla al Teatro Greco di Siracusa. Sarebbe il suo habitat naturale e l’approdo di un percorso lastricato di sacrifici e di impegno che meriterebbe un giusto coronamento, anche perché Diana Iaconetti ha proprio le physique du rôle dell’attrice classica da tragedia greca. C’è nelle letture che danno corpo e anima al libro di Vitetta e a Giuditta un senso della resilienza molto forte, portata in qualche caso alle estreme conseguenze, quasi per aggrapparsi pervicacemente alla vita. Di quest’ultimo aspetto ha parlato, in occasione della presentazione del volume a Cosenza la psicologa e psicoterapeuta Susanna Fieromonte che ha messo in luce anche l’importanza della memoria come modus positivo per riuscire a vivere il dolore. Nel corso della presentazione è intervenuto anche l’editore Walter Pellegrini che non ha fatto mistero del suo legame affettivo con Nicodemo Vitetta dicendosi onorato di aver tenuto a battesimo, con la sua casa editrice, un libro dai contenuti così intimi, personali e sofferenti. Un libro che ha anche un valore aggiunto: il ricavato della vendita servirà, infatti, a finanziare l’Associazione “Angela Serra” per la ricerca sul cancro, con l’obiettivo di contribuire al progetto di rifunzionalizzazione della UOC di oncologia dell’Ospedale spoke di Locri, con la realizzazione di un’area , di circa 1000 metri quadri, dedicata all’accoglienza, alla cura e alla degenza dei pazienti oncologici. 

 

Festival della Pace: a Brescia il battesimo di “Ovunque qualcuno” di Vitaliano Fulciniti

CATANZARO – “Ovunque qualcuno. Storie di condivisione e accoglienza” è il terzo volume (edito da Rubbettino, 2022) scritto dal catanzarese Vitaliano Fulciniti che, come i precedenti “Dall’accoglienza all’integrazione. L’esperienza del Cara Casa del Regional Hub Sant’Anna in Calabria” (2019) e “Frammenti di vita. L’umanità al tempo del coronavirus” (2020), trae origine da un progetto di più ampio respiro sui suoi 14 mesi di Fulciniti alla guida del Cara di Isola Capo Rizzuto. libro_Festival della Pace

La presentazione ufficiale del libro avverrà lunedì 21 novembre 2022, alle ore 17:30 al Teatro San Carlino di Brescia (C.so G. Matteotti, 6), all’interno della prestigiosissima cornice del Festival della Pace (11 – 26 novembre), rassegna culturale che con le sue riflessioni, azioni, i suoi protagonisti ed eventi torna a interrogarsi su come costruire la pace, sia portando concrete testimonianze di pacificazione, sia approfondendo le cause e le conseguenze dei conflitti, analizzando dinamiche e modalità per cercare di superarli, e mostrando gli effetti devastanti delle guerre come monito per il presente. Giunto alla V edizione, il Festival della Pace è organizzato dal Cantiere Internazionale per il Bene e la Pace dell’Umanità, in collaborazione con il Comune di Brescia e la Provincia di Brescia e con l’Alto patrocinio del Parlamento europeo e il patrocinio di Amnesty International.

Nel corso della presentazione di “Ovunque qualcuno” a dialogare con Fulciniti sarà Massimo Morelli, de La Voce del Popolo. Evento a ingresso libero.

A raccontare la mission del libro è lo stesso autore: «È un libro che pone a confronto le storie dei nostri connazionali che hanno conosciuto la realtà dell’emigrazione, con quelle di chi oggi arriva sulle nostre coste dopo essere stato costretto ad abbandonare la propria casa. Mai come in questa travagliata fase storica è importante far capire alle giovani generazioni quanto il passare del tempo non sia riuscito a migliorare la condizione di chi è obbligato a migrare: sogni, speranze, dolori, lacrime, gioie, sono uguali a prescindere dal luogo di nascita, dalla religione professata o dal colorito della sua pelle». «È un grande onore portare il mio libro in un contesto culturale di così alto livello. Sebbene questo libro sia stato pubblicato da non molto tempo, sta già compiendo passi da gigante per farsi conoscere», aggiunge Fulciniti.

«“Ovunque qualcuno” non vuole insegnare nulla, ma tutto condividere perché ogni parola scritta sia ascoltata: ognuno di noi ha qualcosa da dire, da tramandare, ma se nessuno ascolta tutto si perde, come acqua che scorre senza meta. L’insieme dei racconti evidenzia scelte, sacrifici, illusioni di persone diverse che nella loro diversità ci fanno capire come sia importante costruire una vita senza mai abbandonare la speranza, la speranza di vivere per costruire. Ripensando all’acqua che scorre, accarezziamo l’idea che quest’acqua, come la vita, sia un po’ come la storia di un ruscello che nascendo scorra ovunque e ovunque caparbiamente s’alimenti per continuare a scorrere incessantemente per raggiungere un luogo in cui ogni singola goccia dia significato all’intero percorso».

L’AUTORE

Vitaliano Fulciniti, laureato in Consulenza e Controllo Aziendale, ha lavorato nella Guardia di Finanza e per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In pensione da cinque anni, è stato Amministratore Giudiziario per il Tribunale di Catanzaro e per l’ANBSC e dall’1 gennaio 2018 al 29 febbraio 2019 direttore del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (Kr).

 

“Eppure adesso suono”. Barreca pubblica il secondo album

REGGIO CALABRIA – Dal il 17 giugno è fuori “Eppure adesso suono”, il secondo album del cantante calabrese BARRECA che dal 24 giugno torneremo a sentire in radio con il primo singo0lo estratto “Scirocco”.

Il disco è arricchito da incontri musicali importanti, collaborazioni caratterizzate da sintonia e complicità artistica: il cantautore Mauro Ermanno Giovanardi ha preso parte al brano “Ma anche d’amore”, in cui si cimenta assieme a Barreca nel ruolo di cantastorie. Torna inoltre la già collaudata collaborazione con il cantante Peppe Voltarelli in “Che fortuna!”,  dove gli artisti si dilettano in un duetto scanzonato e ironico.

Il cantante sceglie un verso della canzone di apertura “Verso me” come titolo dell’intero album: eppure, avverbio che va a rappresentare la volontà dell’artista di affermare il proprio punto di vista, nonostante le contraddizioni e la confusione; adesso, che indica l’impellenza e il momento preciso in cui Barreca decide di agire e di tornare sulle scene; infine suono, che sta a rappresentare l’azione e al contempo l’oggetto della passione del cantante, dare voce alle proprie storie e a quelle degli altri.

Il disco è arrangiato e prodotto da Riccardo Anastasi per l’etichetta Muziko, promoter Show Net di Ruggero Pegna. L’album, i cui testi e musica sono a cura di Benedetto Demaio, racchiude e concilia due diverse anime, che solo all’apparenza sembrano distanti: una ha carattere etnico e si esprime attraverso sonorità mediterranee, mentre l’altra ha tratti più sofisticati. Il risultato è un mix vincente che si presta alla perfezione all’espressione di riflessioni intime e personali.

«È un disco che segna un’apertura, quasi una finestra spalancata sul mondo dalla quale mi sono posto all’ascolto degli altri: ho accolto le loro voci intrecciandole con la mia. Ho parlato di situazioni e persone che appartengono all’attualità, che mi colpiscono molto, soprattutto in “Scirocco” e in “Mercurio”. Allo stesso tempo, ho continuato a scavare nel profondo, tirando fuori tutte le sfumature della mia sensibilità artistica… un percorso “Verso me” – racconta BARRECA – Questo disco è un po’ come un dialogo, tra me e la varia umanità: c’è dentro un nuovo sguardo, sicuramente curioso, che non teme di esplorare diversità e confini».

Questa la tracklist dell’album: “Verso me”, “Scirocco”, “Frana il cuore”, “La notte che cos’è?”, “Tanti saluti (nostalgia)”, “Che Fortuna!” special guest Peppe Voltarelli, “Un’altra volta”, “Ma Anche D’Amore” special guest Mauro Ermanno Giovanardi, “Mercurio” e “Ho trovato te”.

Il disco è disponibile al seguente link: https://lnk.to/Px94SXl8.

SU BARRECA

Domenico Barreca è nato nel 1986 a Taurianova (RC). È laureato in “Musica, Spettacolo e Tecnologia del Suono” presso il Politecnico di Vibo Valentia con una tesi di ricerca sulla “scuola genovese”; specializzato in canto pop, ha seguito corsi e seminari tenuti da vari professionisti del settore, e si è esibito a lungo anche con diversi gruppi musicali.

“La stanza di Adel” è il nuovo romanzo di Ruggero Pegna. Storia di un’adozione tra fiaba e realtà

Dopo vari successi editoriali, tra cui “Miracolo d’amore” e “Il cacciatore di meduse”, è in arrivo “La stanza di Adel”, il nuovo romanzo di Ruggero Pegna, il produttore e promoter di grandi eventi musicali con l’altro volto di autore e scrittore: dalla poesia, alla satira, ai romanzi. Il suo nuovo emozionante e commovente racconto sarà disponibile online e in tutte le librerie a partire dal 21 aprile 2022, pubblicato dalla Casa Editrice Santelli.

La realtà che si trasforma in romanzo.

Dopo aver raccontato in “Miracolo d’Amore” la storia della sua improvvisa leucemia e della miracolosa guarigione, Pegna ha toccato il tema della pena di morte in “La penna di Donney” e quelli del razzismo e dell’integrazione nel bellissimo e toccante “Il cacciatore di meduse”, storia di un piccolo migrante somalo sbarcato con la madre a Lampedusa.  Ora, con “La stanza di Adel” ha scelto di addentrarsi nel delicato e tormentato tema dell’adozione che si intreccia a quelli dell’essere genitori, della famiglia e dei figli, dell’esistenza stessa.

“L’adozione è un modo naturale come qualsiasi altro per essere genitori e figli”, afferma l’autore, animato dal desiderio di trasmettere ancora una volta forti emozioni legate a storie vere, seppure trasformate in romanzo dalla sua penna assolutamente originale. “Non esiste un figlio adottato ma semplicemente un figlio. A volte la società tende a sottolineare una sorta di diversità nell’essere genitori e figli, arrivando quasi ad affermare che l’adozione o altre opportunità di creare una famiglia non siano naturali. Ma la realtà è ben diversa, l’amore supera ogni schema e convenzione”.

La stanza di Adel” è un romanzo da non perdere sia per chi ha vissuto e vive questa stupenda realtà, sia per chi volesse emozionarsi con l’avventura fantastica di una genitorialità piena raccontata con sensibilità, delicatezza e poesia. La stanza di Adel - copertina

SINOSSI

Nel romanzo “La stanza di Adel”, un padre ripercorre la sua stessa vita tra paure, sogni, speranze e la sofferenza dovuta all’impossibilità di avere un figlio finché, in un Istituto russo, incontra e adotta la piccola Adeliya di pochi mesi. Raggiunta la maggiore età, però, lei decide di tornare nella città natale, sostenendo di voler imparare la lingua. In realtà i genitori da sempre temevano che, prima o poi, Adeliya avrebbe desiderato cercare le sue vere origini e non si oppongono, consapevoli che si tratti di una prova d’amore da dover superare. Durante l’assenza, preso da sconforto e nostalgia, il padre s’impossessa della cameretta di Adel e comincia a ripercorrere la loro storia, a tratti come se fosse una favola: dal desiderio di avere un figlio fino alla lotta per un’adozione, tra burocrazia e timori, nell’inquieta e incerta attesa del suo ritorno.

Un libro capace di avvicinare il lettore ai sentimenti più forti e, forse, di contribuire a dipanare ogni dubbio sull’adozione e sulla necessità di snellire la burocrazia che la precede. Un romanzo avvincente e coinvolgente, dedicato a tutti i bambini in un momento di grande sofferenza in molti luoghi del mondo: “ai bambini che siamo stati, a quelli che verranno, a quelli abbandonati, vittime innocenti di guerre, violenze o abusi, a quelli indesiderati o mai nati…”.

 

Il bene e il male in versi: da Rocca Imperiale “Poesie belle e maledette”

ROCCA IMPERIALE (Cs) – E’ un flusso di pensieri che vagano nel tempo, tra l’incertezza e le parole, sui fogli di carta che diventano amori, addii e stati d’animo, l’opera “Poesie belle e maledette”, di Giuseppe Iannarelli, edita da Aletti, per la collana “I Diamanti”. Quarantacinque liriche e tre prose in cui si alternano stili e contenuti senza rinunciare al fine ultimo dei versi: la ricerca di libertà e creatività. Lo scrittore, nato il giorno di Natale del 1973 a Colobraro (Matera), da padre italiano e madre tedesca, ma residente a Rocca Imperiale (Cosenza), dopo la maturità è costretto ad intraprendere un’attività lavorativa, ma ciò non frena il suo interesse per la letteratura e la scrittura.

«Non ho mai patito la fame – racconta l’autore – ma ho avvertito in maniera disumana gli stessi dolori causati da un errato nutrimento del sapere. Posseggo una formazione di tipo tecnico, ho conseguito la maturità in un Istituto professionale e ho sempre lavorato come tecnico di industria anche se per un lungo periodo della mia vita ho svolto questo lavoro nella filiera di trasformazione dei prodotti ortofrutticoli quindi a stretto contatto con la dura realtà agricola della nostra terra. Ho visto e vissuto in maniera parallela episodi di vita amara, oltre i limiti delle più tenaci sopportazioni. Ho capito che non avevo alcun mezzo per combattere le ingiustizie e le disuguaglianze ma avevo una possibilità, ed era quella di raccontarle attraverso le prose o “dipingerle” attraverso le poesie». Una raccolta che spazia dalla natura agli stati d’animo e che percorre le stagioni della vita con i suoi aspetti più caratteristici, impetuosi e naturali. «Versi in frammenti – si legge nella Prefazione scritta dal regista e sceneggiatore pugliese, attivo soprattutto nel mondo del teatro, Cosimo Damiano Damiato – svogliati di titolo, sospesi in bozze aspettando che la vita cambi per trovare altre parole ed andare a capo. Poesia come anfetamina, versi mesciuti a limone filtrati da un ago alla ricerca dell’ultima vena di sangue».

Ma perchè queste poesie sono “belle e maledette”? «Nei miei versi – spiega l’autore Iannarelli – sono presenti il bene e il male nei loro molteplici volti e nelle loro diverse misure. I vizi e le virtù che ne derivano, le bellezze e le mostruosità che caratterizzano o modificano l’ambiente che ci circonda e gli stessi equilibri del pianeta che ci ospita, le azioni nobili e i delitti commessi dal genere umano, sono la sostanza delle mie poesie. In esse è racchiusa tutta la bellezza che può scaturire dal bene e la maledizione che si abbatte su tutto ciò che scaturisce dal male, in un’alternanza di cause ed effetti, con angolazioni diverse dei punti di vista. Nel libro – aggiunge – ho voluto riportare l’uomo sul piano umano e materiale, con i suoi vizi e le sue virtù, le sue debolezze e le sue imperfezioni».

L’autore parla, poi, del Sud e di quanta amarezza ci sia in questa terra che troppo spesso fatica a splendere. «Il Sud è una donna bellissima – afferma Iannarelli -. Con seni prosperosi e pieni di latte, ma questo latte non è nutrimento per i suoi figli, perché di notte quando essa giace addormentata, vengono al suo seno per nutrirsi, striscianti e silenziosi serpenti. Il Sud è un contadino ricurvo sul terreno, sulla sua fronte bagnata di sudore riflette la luce di un sole rovente, ai suoi piedi la zolla di terra si frantuma, arsa dal calore, al suo fianco un cesto pieno di frutti maturi e profumati dei quali non si potrà nutrire, perchè qualcun altro glieli porterà via. Il Sud ha figli meravigliosi, istruiti, intelligenti e con tanta voglia di fare».

E allora, solo la poesia, con la sua funzione catartica, libera da questa prigione di pena e insofferenza. «Non devo far altro che uscire di casa – conclude l’autore – e osservare ciò che mi circonda. Una passeggiata a piedi, intrattenendomi in conversazione con la mia ombra mentre intorno a me le persone sono assorte nei loro affanni quotidiani. Chiudo gli occhi, immagino. Ed é già poesia».

Online “Il Migliore”: il brano d’esordio della cantautrice Katia Pugliese

Il Migliore è il primo singolo pop della cantautrice calabrese Katia Pugliese, già disponibile dal 7 Gennaio su tutte le principali piattaforme di streaming e download.

Il Migliore è un brano che riflette su quanto ognuno di noi sia concentrato nel perseguire i propri obiettivi, egoisticamente, dimenticandosi del resto del mondo e delle persone che ci stanno vicine. La sonorità è basicamente pop, con toni nostalgici e un beat attuale,modulata da chitarre elettriche e acustiche.

“Il testo nasce da un’incomprensione con una persona cara e dalla sofferenza che ha suscitato ad entrambe. Ho cominciato a ragionare su quanto, in generale, siamo così concentrati su noi stessi e sui nostri problemi da sottovalutare e dare per scontato le persone che abbiamo intorno; di quello che ci danno e di quanto insieme potremmo raggiungere obiettivi ancora più grandi rispetto a tutto ciò che risulta egoisticamente individualista”.

Il brano, scritto e arrangiato da Katia Pugliese, è stato poi arrangiato e musicato presso Pleiadi Studio.

La scheda

Katia Pugliese, nata e cresciuta in Calabria (è di Caria, nel vibonese), scrive poesia da quando ha 14 anni e nel 2013 pubblica la sua raccolta “Pensieri notturni sul piacere di sentire” (Thoth edizioni).

Nel 2019 arriva alla seconda fase di selezione del Tour Music Fest (11° edizione) con il suo inedito “Self-Celebration”.

Nel 2021 con l’inedito “Il Migliore” è tra i finalisti del concorso musicale “Scrivi con noi la tua prossima hit” per Zara Edizioni; finalista del “Premio Rivelazione Castello D’Oro” per il Festival Sete Sois Sete Luas; semifinalista del Premio Spazio d’Autore (San Gimignano).

Si esibisce al Kalabria Eco Festival (Polia) e al Radio Sonica Live Show (Roma) presentando i suoi singoli inediti in versione acustica con chitarra. Negli anni, la sua è stata un’evoluzione da interprete ed esecutrice a cantautrice.

Il filo conduttore dei suoi brani è l’interazione e la non interazione tra le persone: vite che si incrociano, che si intrecciano, che si scontrano, che si perdono nell’incontro con altre persone e quanto questo flusso ci faccia evolvere e cambiare.

“Scrivo fondamentalmente di quello che mi circonda; sensazioni, emozioni, avventure, desideri e fantasie, le quali spesso vedo riflettersi nelle vite degli altri. Cantare quello che scrivo è diventato ormai la mia forma di espressione, la mia valvola di sfogo, il canale di comunicazione per raggiungere più persone possibili e per cercare di suscitare un senso di solidarietà, alla ricerca di una felicità comune”.

 

Transazioni online: per gli italiani la sicurezza è al primo posto

La pandemia ha avuto un forte impatto sui pagamenti digitali e sugli acquisti online. Anche in Italia, nel corso dell’ultimo biennio, si è registrata una consistente riduzione dell’uso del contante e un conseguente incremento nell’uso di e-commerce, carte di credito e prepagate. Questo cambiamento sarebbe stato agevolato non solo dalla facilità ma soprattutto dalla sicurezza della transazioni. Secondo l’ultimo rapporto sulle Tendenze dei Sistemi di Pagamento del 2020, 6 italiani su 10 preferiscono forme di pagamento digitale.

Uno dei motivi principali che avrebbe orientato la scelta degli italiani verso i nuovi metodi di pagamento digitali sarebbe proprio la sicurezza. Il timore più diffuso sembrerebbe essere la perdita di dati personali. Tra le soluzioni che meglio rispondono alle esigenze di protezione dei dati si sta diffondendo rapidamente, anche in Italia, il sistema di pagamento prepagato di Paysafe: un voucher di piccolo taglio, costituito da un codice a sedici cifre, con il quale è possibile pagare online in moltissimi settori differenti, come Social Media, Spotify, Google Play, film, intrattenimento e piattaforme del gioco.

Utilizzare Paysafecard per le transazioni online garantisce un alto livello di sicurezza agli utenti, soprattutto su quelle piattaforme che richiedono particolare attenzione nella condivisione di dati personali e coordinate bancarie, come negozi online e piattaforme del gioco, come evidenziano gli esperti del settore dei migliori casinò online con Paysafecard come opzione di pagamento.

Infatti, grazie alla semplicità d’uso e alla sicurezza, il codice a sedici cifre di Paysafe ha riscosso grande successo presso operatori del gioco e casinò online. Con Paysafecard, infatti, non è necessario né un conto corrente né una carta di credito. I voucher prepagati, emessi dall’omonima azienda fondata nel 2000, consentono di pagare nel Web senza indicare dati personali o estremi della carta di credito. L’utilizzo di questi voucher è cresciuto esponenzialmente fino a diventare il principale metodo di pagamento online, in alternativa ai quelli tradizionali.

La pandemia spinge la digitalizzazione: in crescita portafogli elettronici e Paysafecard

La pandemia ha messo in serie difficoltà la piccola e media impresa italiana, causando uno scossone digitale anche al mondo dei consumatori. Dopo una primo momento di stallo, in cui i dati finanziari delle piccole imprese italiane sembravano non vedere miglioramenti, le transazioni digitali hanno incentivato cambiamenti positivi, spingendo sia i commercianti che i consumatori verso la digitalizzazione.

“L’avvicinamento degli italiani ad uno stile di vita più digitale, di cui i pagamenti costituiscono una parte importante, è continuato anche oltre i mesi più duri dell’emergenza. Secondo le nostre ricerche più recenti, più dell’80% dei nostri connazionali dichiara di utilizzare frequentemente le carte per i propri acquisti quotidiani, segno che l’incremento nella fruizione di esperienze di acquisto digitale, maturate durante il lockdown, sono perdurate“, ha commentato Michele Centemero, Country Manager Italia di Mastercard. La digitalizzazione di prodotti e servizi in tutta Europa ha accelerato notevolmente la rapidità delle trasformazioni tecnologiche: sempre più consumatori sono propensi ad acquistare prodotti e servizi online.

Secondo una ricerca condotta da Mastercard, infatti, la pandemia da Covid-19 ha spronato anche gli italiani, storicamente “allergici” alle evoluzioni digitali, soprattutto in tema di pagamenti, ad utilizzare trasferimenti di denaro elettronici. Nel corso del 2020, durante la prima ondata, molti italiani hanno provato per la prima volta lo shopping online e l’e-banking. Oggi, ben 8 italiani su 10 fanno attualmente uso di portafogli digitali  e bonifici diretti. Tra i metodi utilizzati, entrati a far parte della quotidianità degli italiani, spiccano le carte di pagamento, seguite da quelle contactless.

La ragione di questo cambiamento sembrerebbe aver avuto un impatto soprattutto la maggiore disponibilità da parte di negozi e punti vendita ad accettare diverse forme di pagamento digitale, senza differenze consistenti tra le diverse regioni d’Italia. Non solo carte di pagamento e carte contactless, anche i pagamenti mobile sembrano registrare un trend in crescita: +3,2% per i pagamenti via smartphone seguiti da +1,9% per pagamenti via app dedicate. La maggior parte degli italiani intervistati considera i metodi di pagamento elettronici più semplici e sicuri, sia da un punto di vista dei trasferimenti in sé che della protezione dei dati. Inoltre i pagamenti contactless sono considerati più veloci e soprattutto più igienici.

Fonte foto: iStock

 

Premio Sila ’49, annunciata la cinquina finalista della sezione letteratura

COSENZA – Sono Marco Balzano con “Quando tornerò” (Einaudi), Domenico Dara con “Malinverno” (Feltrinelli), Mario Fortunato con “Sud” (Bompiani), Nicola Lagioia con “La città dei vivi” (Einaudi) e Paolo Nori con “Sanguina ancora” (Mondadori) i cinque finalisti, per la sezione Letteratura, della decima edizione del Premio Sila ’49.

A darne comunicazione, questa mattina, martedì 30 novembre 2021, nella sede del centro storico bruzio della Fondazione Premio Sila, il suo presidente Enzo Paolini, la direttrice del Sila Gemma Cestari e il giurato Valerio Magrelli.

Contestualmente allo svelamento dei libri e degli autori in parola, ulteriori le notizie trasmesse nel corso dell’incontro. «La cerimonia finale del Sila ’49 – dichiara non a caso Paolini – si terrà nel mese di marzo 2022 e ciò per mere ragioni di prudenza e sicurezza, date le cronache poco rassicuranti in merito all’emergenza sanitaria da Covid-19. Sarebbe irresponsabile organizzare un grande evento in un periodo di questo tipo, segnato ancora da timori e necessità di agire con cautela. Circa, invece – aggiunge il presidente della Fondazione Premio Sila -, il manifesto che quest’anno accompagnerà le battute finali della nostra manifestazione, si può dire che è il raffinato artista Natino Chirico, calabrese di nascita ma romano d’adozione, a firmarlo. L’opera, intitolata “Insieme”, ha un forte impatto empatico: su uno sfondo rosso accesso pone, infatti, due figure umane ispirate al tuffatore di Paestum nell’atto, secondo la libera interpretazione di ciascuno, di tuffarsi, chissà, nel mare della immaginazione, della letteratura, del mondo fantastico, poetico e suggestivo della cultura. Ultima comunicazione – conclude Paolini – è poi quella relativa alla lectio magistralis che, durante i giorni dedicati per l’appunto alla premiazione finale, il giurato e storico dell’arte Tomaso Montanari terrà sul sagrato del Duomo di Cosenza in occasione del relativo ottavo centenario».

Dalla direttrice Cestari arrivano, invece, i ringraziamenti per i ragazzi delle scuole del territorio che, con passione e costanza, hanno attivamente seguito fasi e incontri del Premio stesso. «Una presenza, quella dei giovani – afferma Gemma Cestari -, che ci riempie di gioia e di orgoglio e per la quale ringraziamo gli allievi del liceo linguistico Lucrezia Della Valle, coordinati dalle docenti Vincenza Costantino, Antonietta Cozza e Silvia Vitale, e, ancora, gli 85 giovani del liceo classico Telesio, guidati dalla professoressa Rosanna Tedesco».

È Magrelli, infine, a illustrare la cinquina: «Se Balzano con la sua opera riesce a parlarci dell’emigrazione dolorosa di chi lascia la patria per lavorare all’estero e in particolare delle madri che lasciano i figli per prendersi cura di qualcun altro, Domenico Dara restituisce atmosfere magiche e misteriose attraverso la storia del bibliotecario Astolfo Malinverno e quella del paese fantastico di Timpanara. Con Mario Fortunato, inoltre, si ha la possibilità di leggere una saga del Meridione che ha al centro Valentino, un giovane del Sud che va via con la volontà di non voltarsi più indietro: il passato, come nel mito di Orfeo ed Euridice, lo obbligherà tuttavia a girarsi, se non altro in un ritorno mentale. Infine, Nicola Lagioia, scegliendo di raccontare una delle più tremende e inspiegabili tragedie italiane degli ultimi anni, riesce a collocarsi nel filone a cui già appartengono Truman Capote con “A sangue freddo” e Emmanuel Carrère con “L’avversario”; e Paolo Nori ripercorre la vita di Dostoevskij attraverso la propria, evidenziando come ogni lettore venga “ferito” dai capolavori poetici e narrativi».

È uscito “Studi di Intelligence 3. Avvicinarsi alla realtà”, terzo libro degli studenti del master Unical

RENDE (CS) – “Studi di intelligence 3. Avvicinarsi alla realtà” curato da Mario Caligiuri ed edito da Rubbettino è il ventiseiesimo volume della collana del Laboratorio sull’Intellgence dell’Università della Calabria. Il volume contiene le sintesi dei lavori finali di studenti del Master in Intelligence dell’ateneo calabrese.

Gli autori

In particolare ci sono i contributi di Raffaella Amodio (L’Intelligence e le garanzie funzionali), Rossella Cerbelli (Organizzazione di un archivio digitale tramite intelligenza artificiale e analisi di Intelligence), Carmine Coscarella (Difesa civile contro gli attacchi terroristici NBCR 45 e nuove forme di Intelligence), Valentina De Rose (Il ruolo dell’Intelligence nel definire l’interesse nazionale in vista di futuri scenari mondiali: Italia e Cina a confronto), Francesco Femiano (Soundscape e Intelligence: uno spunto per ulteriori approfondimenti), Massimo Luigi Floris (La contraffazione farmaceutica: un problema di Intelligence), Giovanni Gambino (Intelligenza artificiale. Scenari di Intelligence tra etica e cambiamenti sociali, democrazia e Deep State), Rosa Maria Granato (La digitalizzazione e la messa in sicurezza dei dati), Mourad Jaballi (Intelligence tunisina prima e dopo la primavera araba), Francesco Napoli (Il ruolo dell’Intelligence nel potenziamento del protocollo di legalità. Proposte operative per contrastare l’infiltrazione criminale), Luigi Rucco (Quantum information science: opportunità e sfide per l’Intelligence), Andrea Trevisan (L’intelligenza artificiale applicata alla giustizia: per un’Intelligence del diritto), Marcello Trisolini (Intelligence di polizia. Le forze di polizia come human sensors nell’attività di Intelligence).

Il curatore della pubblicazione Mario Caligiuri ha commentato che “al bisogno di “avvicinarsi alla realtà” potrebbero contribuire gli studi di intelligence presenti in questa pubblicazione. I saggi affrontano temi che disegnano un quadro da cui emerge la necessità di affrontare i problemi, contestualizzandoli in modo rapido e interdisciplinare. Solo così è possibile cogliere i segnali deboli da sottoporre alle valutazioni dei decisori pubblici, che hanno la responsabilità di indirizzare il lavoro dell’intelligence, controllarlo e saperne utilizzare il prodotto. Gli argomenti trattati partono dalla necessaria cornice legislativa, considerando l’interesse nazionale come pietra miliare mentre la protezione cibernetica richiede un’attività specifica e crescente, dove prima di tutto occorrerebbe mettere in sicurezza i dati di persone ed organizzazioni. L’intelligenza artificiale rappresenta un ambito di riflessione ineludibile per l’intelligence, anche per affrontare lo scomodo tema degli algoritmi che si sostituiscono all’intelligenza umana in settori che sembravano intoccabili come l’esercizio della giustizia. Infine, l’intelligence non può che essere creativa perché si pone ai bordi del caos, sulla cima di un onda per vedere l’orizzonte più lontano: lo studio della trasformazione del paesaggio sonoro può avere, attraverso il cambiamento dei suoni nel tempo una capacità predittiva? La contraffazione dei farmaci è un rilevante problema sociale che mina la salute e quindi la sicurezza dei cittadini e dello Stato? Quanto la conoscenza delle intelligence degli altri paesi, a cominciare da quelli mediterranei, può aiutare la soluzione dei problemi italiani e favorire una collaborazione internazionale? La scienza dell’informazione quantistica renderà inviolabili le comunicazioni aumentando a dismisura la velocità delle informazioni? I singoli rappresentanti delle forze di polizia potranno rappresentare dei sensori umani nelle smart city risultando più efficaci delle tecnologie? Anche a questi interrogativi cerca di dare risposta un volume che affronta anche temi urticanti, ma tutti da valutare. In definitiva da questa raccolta emerge la necessità di approfondire e affrontare argomenti inesplorati, confermando come l’intelligence possa rappresentare il terreno privilegiato dello studio del futuro”.

E’ in preparazione la quarta raccolta delle tesi degli studenti del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, il cui bando per l’undicesima edizione sarà disponibile sul sito dell’Università della Calabria per i primi di settembre 2021.

Le lezioni inizieranno sabato 27 novembre 2021 con il convegno “Enrico Mattei e l’intelligence. Energia e interesse nazionale negli anni della guerra fredda”.

Gerardo Sacco e Francesco Kostner presentano “Come l’araba fenice – Rinascere dopo il Covid-19”

COSENZA – Può un’esperienza difficile e dolorosa, come la pandemia da Covid-19, ancora oggi lontana dal potersi considerare pienamente superata, diventare un’opportunità di rinascita e di cambiamento? E in che modo? Quali fattori possono contribuire a raggiungere un obiettivo tanto importante, ridando fiato alle trombe della speranza e della positività? Quali sono i presupposti ideali e civili di una palingenesi tanto significativa e necessaria? Sono alcune delle domande suggerite dalla lettura del libro Come l’araba fenice-Rinascere dopo il Covid-19, scritto a quattro mani dall’orafo Gerardo Sacco e dal giornalista Francesco Kostner, alle quali si proverà a dare risposta durante la presentazione del volume, in programma giovedì 29 luglio, alle 21, nella suggestiva cornice di Villa Rendano, in via Triglio, 21.

La presentazione

Il programma prevede, in prima nazionale, anche la sfilata delle nuove collane di gioielli Rinascita, Stil Novo e Modigliani, che il Maestro crotonese ha realizzato durante il lockdown.

La serata, che sarà condotta dalla giornalista Antonietta Cozza, addetto stampa della Luigi Pellegrini Editore, sarà caratterizzata anche da tre brevi interventi di Maria Cristina Martirano, Presidente della Società “Dante Alighieri” di Cosenza, don Giacomo Tuoto, già Rettore della Cattedrale di Cosenza, e Vittorio Caminiti, imprenditore turistico e Presidente dell’Accademia del bergamotto di Reggio Calabria.

L’idea di scrivere Come l’araba fenice-Rinascere dopo il Covid-19”, spiega Gerardo Sacco, “è nata la scorsa primavera, e segna la conclusione di un percorso di riflessione, iniziato qualche anno fa, che, almeno per quanto mi riguarda, con questo libro considero concluso. Francesco Kostner, anche questa volta, ha saputo aiutarmi a mettere ordine tra i ricordi e le emozioni di una fase difficilissima durante la quale, tra l’altro, ho contratto il Covid, anche se fortunatamente senza conseguenze serie. Un periodo che, nonostante tutto, ha positivamente influito sulla mia creatività artistica, consentendomi di ottenere importanti risultati. E’ stata soprattutto la “filosofia” da cui il mio lavoro ha tratto ispirazione – continua Sacco –  quel modo di pensare e di agire che ha sempre caratterizzato la mia esistenza, a segnare la differenza, mettendomi in condizione di attribuire un significato carico di aspettative e di buoni propositi ad uno dei momenti più dolorosi e problematici della nostra storia. Non ho difficoltà a dire – prosegue Sacco – che se, da un lato, non sento il peso degli anni, dall’altro, sono consapevole che i più di “venti per quattro” con cui devo fare i conti sono un passaggio che non consente illusioni. Per questa consapevolezza, per queste non secondarie ragioni”, conclude Gerardo Sacco, “considero Come l’araba fenice-Rinascere dopo il Covid-19 il mio testamento spirituale, che consegno ai miei figli, ai miei nipoti, ai miei collaboratori, ai tanti amici che mi onorano della loro stima, a tutti i calabresi che, come me e Francesco, non smettono di immaginare un futuro diverso per il presente e il futuro di questa meravigliosa terra”.

I diritti del volume saranno devoluti dagli autori in beneficienza. Quelli di Gerardo Sacco andranno alla Fondazione ricerca Fibrosi Cistica; quelli di Francesco Kostner alla Lega italiana per la lotta ai tumori (LILT).