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Dalla Santa violenta alla Santa contesa, Anna e Pantaleone Sergi raccontano i mutamenti della ’ndrangheta»

COSENZA – Trenta anni dopo l’uscita de La ‘Santa’ violenta, uno dei primi testi sulla ’ndrangheta – pubblicato nel 1991, dopo la stagione dei sequestri di persona e la cosiddetta “pax mafiosa” -, alla penna esperta di Pantaleone Sergi, che la storia della ’ndrangheta negli anni Settanta, Ottanta e Novanta l’ha narrata in diretta, si accompagna un’analisi critico-accademica di Anna Sergi, criminologa, docente all’Università di Essex nel Regno Unito, e affermata ricercatrice del fenomeno mafioso e ’ndranghetista in Italia e all’estero. Ne scaturisce La Santa ‘ndrangheta. Da “violenta” a “contesa”, edita dalla Casa editrice Pellegrini nella Collana «Ossidiana. Teoria cultura e vita quotidiana»
In questa raffinata pubblicazione, da pochi giorni in libreria, Anna Sergi riprende l’eco della violenza mafiosa che La ‘Santa’ violenta aveva raccontato, chiedendosi cosa sia cambiato.
La Santa ’ndrangheta è ancora violenta? No, adesso «la ’ndrangheta è una mafia a cui piace piacere, non spaventare, se non quando è strettamente necessario». 
E se non è più violenta, cosa fa, cosa è diventata? È diventata, tra le altre cose, una Santa ‘contesa’ per quattro motivi: l’unitarietà, la violenza dei clan, la loro mobilità e l’essenza stessa della Santa, come organizzazione cerniera con politica ed economia del territorio. 
Come si legge nella nota, «la Santa ‘contesa’ e la Santa ‘violenta’ – lette in successione, ci ricordano quanto sia fondamentale preservare la memoria storica di certi anni per arricchire le analisi di oggi».

Fuori il nuovo videoclip di N.a.i.p. “David chi?”

COSENZA – E’ uscito oggi il videoclip del nuovo singolo di N.A.I.P. “David chi?” (per Epic Records Italy / Sony Music Italy).

Il video che porta la firma del regista Mario Vitale, è stato girato interamente in Calabria tra Brancaleone e i Calanchi di Palizzi, due splendidi borghi dell’entroterra jonico reggino, immersi in una natura ancestrale e selvaggia.

Il racconto onirico e galattico di N.A.I.P. al centro delle immagini di “David chi”? parte da un luogo fortemente suggestivo e simbolico: la casa del confino di Cesare Pavese situata proprio nel cuore della città di Brancaleone.

Una dimora che oggi accoglie visitatori provenienti da tutto il mondo e che ospitò nel 1935 lo scrittore e poeta torinese che a seguito della sua attività antifascista venne mandato prima in carcere a Torino, poi a Roma e infine condannato al confino proprio in Calabria, a Brancaleone Calabro.

In quell’angolo incontaminato e ignoto del Regno d’Italia, Pavese trascorse sette mesi, un tempo bastevole per segnarne l’esistenza: la natura selvaggia di Brancaleone sarà illuminante per la sua opera letteraria: nel paesino ionico, inizia il suo diario, pubblicato poi col titolo Il Mestiere di vivere che lo accompagnerà fino a pochi giorni dal suicidio, nell’agosto del 1950 e sulle sponde del mare prenderà gli appunti che confluiranno ne Il carcere, il romanzo che più racconta dei suoi mesi di confino.

Un luogo ricco di fascinazione e simbolicamente denso di significati: il confino diventa infatti in “DAVID CHI?” metafora di reclusione, isolamento, solitudine dell’attuale periodo storico, un tempo sospeso e pandemico che ha fortemente influenzato la scrittura e la necessità del viaggio raccontato da N.A.I.P. nel brano, viaggio inteso come atto di libertà, come spazio di riappropriazione dell’immaginazione e della creatività artistica.

Ad accompagnare invece “l’arrivo su Marte”, sono i Calanchi di Palizzi, dei calcari marnosi frammisti di argille e Trubi, un paesaggio quasi lunare, nella costa sud orientale della Calabria dove troviamo David Guetta che sta facendo un dj set “e inizia il decollo” in pista.

Il brano uscito il 4 giugno per  (Epic Records Italy / Sony Music Italy) e prodotto da Stabber è un manifesto d’intenti electro dance.

Una polaroid che fotografa la fragilità sociale, artistica, umana di questo tempo, in cui la vicinanza fra le persone, il rito di aggregazione che si compie durante una performance sonora, sembra essere ancora un eco lontanissimo.

Questo è il viaggio cosmico ma estremamente terrestre che ci regala N.A.I.P. nel suo nuovo brano. L’arte come connessione di corpi, idee, nuovi suoni e N.A.I.P. ce la dona sotto forma di brano da ascoltare, da ballare, da spremere e bere e oggi anche da guardare.

Online “2020 DC” del compositore polistrumentista Gianfranco De Franco

RENDE (CS) – È in uscita sulle principali piattaforme digitali “2020 DC” il nuovo singolo di Gianfranco De Franco che segna l’esordio con la INRI Classic. Una traccia che anticipa il nuovo album da solista con l’etichetta indipendente nota per l’esplorazione di esperienze e contaminazioni innovative nella musica classica.

“2020 DC” è la fotografia sonora, tanto personale quanto universale, del momento in cui i nostri respiri, ormai legati all’assenza di confini, hanno cambiato totalmente ritmo, tra affanno e incredulità.

L’intero percorso sonoro è accompagnato da una leggerezza malinconica che genera una timbrica trascendentale tra l’acustico e l’elettronico, dalle caratteristiche intime, a tratti caotiche, governate da ritmiche statiche e protettive.

Gli strumenti di De Franco, in “2020 DC” cercano di dar suono alla dimensione sospesa in cui ci siamo trovati, attraverso la sperimentazione di stili e generi diversi, carattere distintivo dell’artista.

«Il brano è il risultato di una spinta emotiva, un voler proteggere me stesso e gli altri da un momento difficile per tutti, pieno di punti interrogativi molto forti – commenta Gianfranco De Franco –. Ho cercato di tradurre tutte queste paure, queste incertezze in musica. Da lì è partito questo nuovo percorso che si sintetizza con il primo singolo “2020 DC”, un pezzo composto da trenta tracce. È come se avessi creato una sorta di orchestra, cosa che rispecchia molto il mio percorso da solista. Utilizzare più strumenti è un gioco e una sfida anche per me stesso, un modo per avere vicino a me tanti piccoli amici invisibili in un momento di grande distanza sociale».

Gianfranco De Franco, polistrumentista, musicologo e musicoterapeuta, ha suonato e suona in diversi festival internazionali, da Londra a Dublino, dall’Argentina a Mosca. Il suo genere esplora stili di musica sperimentale ed ambient lambendo new age, metal industrial e musica contemporanea. Compone musiche per il teatro lavorando stabilmente con Saverio La Ruina, Dario De Luca (Scena Verticale) e Giancarlo Cauteruccio (Teatro Studio Krypton). Autore e compositore di performance e site specific. Collabora con vari artisti e vari progetti musicali. “Cu a capu vasciata” (MkRecords/Rubettino/Etnoworld) e “Imago” (IcarusFactory-IRD) sono i suoi due dischi da solista. Ha ricevuto due menzioni speciali per “Los Angeles Music Award 2013” e per “Artist in Music Awards 2014”. “2020 DC” è il singolo d’esordio con la INRI Classic.

Per ascoltare 2020DC

Multilink  https://GianfrancoDeFranco.lnk.to/2020DC

Fresco di stampa “Cosangeles”, il primo libro di racconti di Paride Leporace

CISENZA – Undici racconti nella cornice di Cosenza narrata tra epica di strada e una buona dose di noir, sullo sfondo degli anni Settanta e Ottanta con le derive esistenziali, i luoghi e i riti dell’estate sulla Costa tirrenica, i locali da ballo e da sballo, i viaggi, le Spoon river generazionali, i fuorisede romani, i malavitosi come Franco Pino nella parte di se stesso, le feste, i punk , gli hippy, gli ultrà, la voce della radio, i poeti maledetti, i quartieri del centro e della periferia, i cantautori malandrini come Fred Scotti e la ’ndrangheta reggina vista da vicino con una colonna sonora che spazia da “Buonanotte Cosenza” ai Joy Division. Questo il mix vincente di “Cosangeles” di Paride Leporace, edito da Pellegrini, nelle libreria dal 24 marzo.

Utilizzando un linguaggio audace e coinvolgente e la fluidità di un discorso indiretto libero che pare raccolto mimeticamente in mezzo alla strada, l’autore ci immerge da subito in una Cosenza / Cosangeles, che è una città in bilico tra mitologia e realtà, tra doppiezze e dualismi , e “cose” che non ci sono più ma che restano incollate alla memoria e paiono portare in una terra mitica, una sorta di “Itaca dell’anima”.

Due i protagonisti dei racconti. Ciccio Paradiso, alter ego dello scrittore, e Jo Pinter. Jo Pinter, chi era costui? Attore di cinema e teatro off, pubblicitario, commerciante, creatori di locali di tendenza che erano entrati nella leggenda, vitellone rollingstoniano, guidatore di auto sportive per diletto e autore di beffe, biscazziere, cartaro di tarocchi e di cartine ma soprattutto era stato colui che si era inventato il neologismo “Cosangeles”. E intorno a Jo Pinter, che è lo sguardo focale della narrazione, si apre un sipario teatrale di tipi umani che stanno sempre dentro /fuori la realtà e alimentano nel lettore la sensazione di trovarsi sempre ad un passo al di qua della veridicità.
Perché, se è vero che la Cosangeles che scorre sotto gli occhi come una pellicola filmica mostra tratti antropologici e sociali riconoscibili, è vero uguale che nell’incastro della narrazione si ha come l’immagine di un dagherrotipo. Che si fissa a ricordare quello che eravamo e quello che siamo diventati sia in provincia.

L’AUTORE

Paripre Leporace, cosentino, nato a Cerisano il 1962, è giornalista da molti decenni e ha diretto diversi quotidiani. Esperto di cinema, ha guidato la Lucana Film Commission. Ha scritto il saggio “Toghe rosso sangue”. Vive tra Calabria, Basilicata e Campania. “Cosangeles” è il suo primo libro di racconti.

“Economie fuori controllo”, studio di Giovanni Gambino su agenzie di rating e intelligence nelle crisi finanziarie

RENDE (CS) – “Economie fuori controllo, il ruolo delle agenzie di rating e dell’intelligence nelle crisi finanziarie globali”: è questo il titolo del nuovo studio pubblicato dalla Società Italiana di Intelligence a firma di Giovanni Gambino, membro della Società Italina di Intelligence (Socint) e dell’Intelligence Lab, presso l’Università della Calabria.

Crisi finanziarie globali e sicurezza nazionale, un tema necessario da approfondire.

Lo studio si propone di analizzare le crisi finanziarie globali sotto una logica di intelligence economica, sia sotto il profilo storico, sia sotto la crescente complessità data dall’ingegnerizzazione della finanza che nei fatti apri scenari necessariamente da sottoporre all’attenzione.
Le crisi finanziarie, tanto più in un mondo globalizzato, rappresentano con estrema evidenza una minaccia alla sicurezza nazionale, e queste potrebbero ben essere utilizzate in un contesto di economic warfare, e di ciò viene data dimostrazione nello studio a più riprese.
Alla luce dei temi trattati, anche sotto il profilo della sicurezza nazionale, sono state approfondite due vicende recenti che hanno lasciato tracce profonde nel nostro paese, l’attacco speculativo contro la lira nel 1992 e la crisi del debito sovrano del 2011.
Queste due vicende hanno mostrato con estrema evidenza che economia e finanza giocano un ruolo centrale nelle dinamiche delle relazioni internazionali rivestendo concretamente carattere di sicurezza nazionale, e pertanto, in tale contesto, assume carattere imprescindibile l’utilizzo di un approccio di intelligence.

Le prospettive future

«Il compito degli analisti di intelligence economica sarà quello di prevedere i possibili segnali di rischio, consentendo ai decisori di compiere scelte utili a contenerli – scrive il professor Mario Caligiuri, nella prefazione da lui curata -: Gambino dimostra che non è impossibile prevedere le crisi finanziarie e quindi in linea teorica in ogni caso è utile dotarsi di strumenti di analisi adeguati, che integrino saperi umani pluridisciplinari e algoritmi».
Secondo l’autore più intelligence economica potrebbe consentire alle nostre imprese una migliore capacità di resilienza ad eventi imprevisti, tutto derivante da un migliore ciclo informativo in ottica di difesa e sviluppo del proprio business. In questo quadro, e oltre, siffatta attività potrebbe consentire ai nostri decisori politici una migliore difesa dei nostri interessi nazionali in termini geoeconomici, anche alla luce delle numerose campagne predatorie condotte da aziende estere, che presumibilmente, nascondono alle loro spalle intenti non solamente economici, ma anche geopolitici.

L’autore

Giovanni Gambino, siciliano, è ricercatore dell’IntelligenceLab dell’Università della Calabria, senior analyst del centro studi Analytica for Intelligence and Security Studies e segretario per la Regione Sicilia della Società Italiana di Intelligence. Dopo aver completato gli studi in Giurisprudenza prosegue con un M.B.A. presso l’Università di Bologna ed un master in analisi dati, approfondisce il tema dell’Intelligence presso l’Università deella Calabria conseguendo l’omonimo master di II livello. Ha conseguito il Data Science Advanced Specialization Program alla John Hopkins University e studiato europrogettazione presso la Venice International University. Si è specializzato anche nell’analisi dei network relazionali, compiendo studi su reti terroristiche e finanziarie. Sempre per la Socint è fra gli autori del testo Studi di Intelligence: Analisi sugli effetti della pandemia.

Il suo ultimo studio è consultabile qui.

 

Riecco le “Confessioni” di Ettore Loizzo

In libreria dal 7 gennaio la ristampa dell’intervista concessa al giornalista Francesco Kostner dal massone calabrese assurto ai vertici del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani.

Un pensiero fresco. Vivace. Coinvolgente. E una capacità di scrutare oltre il mondo massonico, di cui è stato tra i maggiori esponenti, che ha pochi eguali. Parliamo di ciò che Ettore Loizzo, Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, continua a mettere a disposizione dei lettori grazie all’intervista rilasciata nel 2000 al giornalista Francesco Kostner, che dal prossimo 7 gennaio sarà nuovamente disponibile in libreria per i tipi di Luigi Pellegrini Editore.

Un’edizione notevolmente migliorata grazie ad un’attenta “riorganizzazione” del testo, ma anche per alcuni documenti inediti e per la presentazione del Gran Maestro Stefano Bisi: “Sono trascorsi 19 anni”, scrive il numero uno del GOI, “da quando il libro-intervista del compianto fratello Ettore Loizzo vide la luce per la prima volta con una apprezzata ed ormai quasi introvabile pubblicazione. Adesso la scelta di ristamparlo da parte dell’autore, Francesco Kostner, per la Pellegrini Editore non può che avere il mio più ampio plauso vista l’altezza del personaggio, e il suo straordinario contributo fornito da cittadino e da massone al Bene della Comunità. Ettore Loizzo”, continua Bisi, “è stato Gran Maestro aggiunti del Grande Oriente d’Italia, soprattutto è stato reggente insieme a Eraldo Ghinoi quando l’allora Gran Maestro in carica, agli inizi degli anni Novanta, lasciò improvvisamente la guida della nostra Comunione. Ho conosciuto il fratello Loizzo, e per tanti anni ne ho ammirato la sua schiettezza, la sua sincerità, il suo spirito di fratellanza: quello di un uomo e di un massone stimato in tutta Italia e ricordato nella sua Calabria ed a Cosenza dove è stato figura di spicco nel ruolo di docente, d’imprenditore e in quello di politico ed amministratore pubblico”.

Bisi si dice convinto che “l’ingegnere Ettore Loizzo per la sua infaticabile opera, per la sua strenua difesa dei valori massonici e dell’immagine dell’Istituzione in un momento delicato, rimarrà per tutti i fratelli una delle pagine belle della storia del Grande Oriente d’Italia”. Il Gran Maestro ritiene che “l’intervista, fra le mille sfaccettature del pensiero di Loizzo, per tanti aspetti più attuale e fresco che mai, fa trasparire tutta la bellezza e l’amore di Ettore per la Massoneria e il Grande Oriente d’Italia”, affermando in conclusione che il libro “ci ricorda la grande carica vitale, l’entusiasmo e anche lo spirito critico costruttivo che hanno sempre accompagnato e contraddistinto per 66 anni il suo percorso iniziatico nell’Ordine, quello di un massone a tutto tondo”.

La nuova edizione delle “Confessioni di Ettore Loizzo è arricchita anche da una lunga introduzione di Francsco Kostner, che rivela particolari inediti degli incontri avuti con il Gran Maestro aggiunto: “Esauriti i convenevoli, passammo al dunque. Tutto filò liscio. Fu il primo di dieci incontri. Sempre nel pomeriggio e, grosso modo, ognuno della durata di un’ora. Non volle leggere il lavoro finale: <Non ce n’è bisogno, procedi pure con la stampa>, disse consegnandomi con evidente soddisfazione la prefazione scritta da “Armandino”, come affettuosamente chiamava il Gran Maestro Corona. Non mi chiese nemmeno se avessi provveduto a cancellare, dall’elenco dei massoni di cui mi aveva parlato, il nome di un insospettabile Fratello, insigne figura di politico e accademico italiano, deputato all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana e tra i principali artefici della Carta Costituzionale. La rivelazione di un’appartenenza insospettabile e letteralmente esplosiva che, ammise Loizzo, la Massoneria, in quel particolare momento storico, non sarebbe stata in grado di difendere”.
Kostner ricorda, infine, quando Loizzo gli chiese di moderare una conferenza stampa con il Gran Maestro Virgilio Gaito, per “sostituire”, lui che non è massone, i giornalisti cosentini con il “grembiulino” ai quali si era rivolto, e i problemi che quella disponibilità gli ha a lungo creato: “Anche in contesti che, per definizione, dovrebbero valorizzare il confronto, arginare ogni forma di pregiudizio, difendere la diversità delle idee. Ambienti scientifici e culturali in cui pullulano massoni in servizio effettivo permanente e schiere di “assonnati”, terrorizzati solo all’idea che qualcuno ne ricordi l’antica militanza. Luoghi nei quali l’ipocrisia antimassonica raggiunge livelli inimmaginabili, quasi che avere indossato il “grembiulino”, magari dopo averne tratto vantaggi e gratificazioni, rappresenti agli occhi dell’opinione pubblica una sorta di peccato senza riparo. Una scelta (solo a distanza di tempo) considerata scellerata e in rapporto alla quale è opportuno a ogni costo prendere le distanze. Una “purificazione” illusoria perché priva di efficacia. Chiunque, infatti, abbia deciso di appartenere alla Massoneria: ingegnere, chimico, matematico, letterato, giurista, pedagogo, scienziato, medfico, giornalista (ed altri ancora), potrà mai cancellare queste particolare “identità”. Operazione, d’altra parte, difficile da comprendere, sempreché la scelta iniziale sia stata sincera e animata dai migliori propositi”.

In ogni caso, conclude Kostner, “non ho mai dubitato di avere agito correttamente. E secondo coscienza. Considero anzi un privilegio avere assicurato a Loizzo la mia disponibilità e, attraverso di essa, di avere onorato un fondamentale principio etico e culturale, che prescinde dall’appartenenza alla Massoneria: aiutare chicchessia a esprimere liberamente le proprie idee, anche quando non si condividono”.

I giochi di carte “esteri” più amati in Italia

Un passatempo che ormai è entrato a far parte della cultura di un popolo intero. Stiamo parlando delle carte, che piacciono così tanto gli italiani ormai da decenni su decenni. Sono veramente numerosi i giochi di carte che si sono tramandati nel corso dei secoli, ma anche le versioni che sono state lanciate seguendo nuove e innovative tendenze.

Un’ottima spinta è derivata anche dalle piattaforme dedicate al gioco online, che consentono ormai di divertirsi con le carte direttamente sul web, in modo semplice e altrettanto rapido. Un ottimo consiglio da seguire è indubbiamente quello di scegliere sempre un sito affidabile dove creare un conto di gioco e iniziare a puntare, magari dopo aver compreso le regole più importanti per poter capire come giocare al blackjack e affrontare con una certa competenza i vari match.

Proviamo a dare un’occhiata, in questo articolo, a qualche gioco di carte che è nato all’estero, ma che è amato e apprezzato notevolmente anche dal popolo italiano, con tante persone che ne hanno fatto una vera e propria passione senza limiti.

Poker

Le origini sono certamente estere, ma c’è una notevole incertezza su dove e quando sia stato inventato il gioco del poker. Le origini, infatti, sono oggetto di dibattiti che durano ancora oggi. Interessante notare, ad esempio, come presenta numerose similitudini con un gioco persiano e, con ogni probabilità, è stato insegnato ai vari colonizzatori francesi di New Orleans, da parte dei marinai persiani. Un nome che sembra derivare direttamente dalla parola francese poque, ovvero ingannare, che a sua volta è legata ad una parola tedesca, ovvero pochen. Quindi, non si capisce ancora se il gioco derivi da tutti quei nomi, eppure abbiamo una testimonianza particolarmente antica che sicuramente può dare indicazioni interessanti in tal senso.

Si tratta dell’attore inglese Joseph Crowel, che lo segnala all’interno di New Orleans, con delle partite che si svolgevano con un mazzo da 20 carte e quattro giocatori che erano soliti puntare su chi avesse la combinazione migliore. Il primo libro che venne scritto sul mondo del poker è quello di Green Jonathan H., intitolato “An Exposure of the Arts and Miseries of Gambling”. Questo tomo non fa altro che descrivere tutto il processo di diffusione del poker da New Orleans fino al Mississippi, in cui veniva semplicemente considerato un normalissimo passatempo. In men che non si dica si introdusse l’uso di un mazzo francese da 54 carte, con l’inserimento anche del colore. Nel corso della guerra civile negli Usa, si cominciarono a diffondere anche le prime versioni di questo gioco, tra cui il Draw Poker, lo Stud Poker e il Community Card Poker.

Burraco

Impossibile non soffermarsi anche sul burraco, un gioco di carte che fa parte della categoria della Pinnacola e che è nato, con ogni probabilità in Uruguay all’incirca intorno agli anni ’40. Nacque come una versione del tutto particolare della Canasta, da cui però si distingue per svariate regole e tattiche.

Bridge

Ecco un altro gioco di carte che è particolarmente apprezzato non solo in Italia, ma un po’ in tutto il mondo. Capita spesso di sentir parlare di tornei di bridge, senza dimenticare come ci sono sia campionati mondiali che un apposito campionato olimpico. Insomma, il bridge è un gioco che permette un divertimento a tutto tondo, partendo dai tornei serali di modeste dimensioni che vengono organizzate in appositi club, fino ad arrivare a campionati nazionali e mondiali. Un gioco molto divertente, in cui le partite prevedono la presenza di quattro giocatori, che compongono due coppie che si sfidano. Il match è formato da due differenti fasi: la prima è quella relativa alla dichiarazione, mentre la seconda prevede proprio di giocare con le carte. In poche parole, la dichiarazione prevede di prendere l’impegno, da parte di una delle due coppie che si affrontano di raggiungere un certo quantitativo di prese.

Le nuove dinamiche del mercato immobiliare dopo l’avvento del Coronavirus

L’avvento del Coronavirus ha stravolto le abitudini degli italiani, cambiando profondamente anche alcuni settori trainanti dell’economia, come quello immobiliare.

Nella prima parte della pandemia, complice anche il lockdown, si è registrato un calo piuttosto evidente delle vendite, pari al 21%.

Il dato non sorprende per due motivi: l’impossibilità di recarsi fisicamente sul posto per valutare una casa e l’incertezza economica che frenava ogni trattativa.

Dopo la fine del lockdown però il settore del real estate è ripartito alla grande, dimostrando una grandissima capacità di adattamento e di resilienza.

Naturalmente molte cose sono cambiate, a partire dalla tipologia di domanda degli italiani. Prima c’era una grande richiesta di bilocali, una soluzione più economica ma anche più piccola.

Dopo il lockdown invece i trilocali sono diventati le tipologie di appartamenti più richiesti. Il periodo di quarantena ha imposto alle famiglie di stare chiuse tra le quattro mura domestiche, situazione che ha evidenziato i limiti di spazio delle abitazioni piccole.

In previsione di ulteriori chiusure nei prossimi mesi, eventualità da non escludere in caso di nuove probabili ondate di contagio, gli italiani preferiscono abitare in una casa più grande e spaziosa.

Il comfort è diventato un fattore chiave per le famiglie al momento dell’acquisto di un nuovo appartamento. Sta crescendo anche la domanda per immobili siti nelle periferie delle grandi città, in particolare Verona, Firenze e Milano. Qui i collegamenti tra centro e periferie sono eccellenti, quindi acquistare una casa nell’hinterland conviene, poiché i costi sono più contenuti.

I dati hanno evidenziato un notevole interesse da parte degli acquirenti nei confronti delle case vacanza, che hanno fatto registrare una crescita sorprendente, in relazione agli ultimi anni.

Un altro dato che risalta subito agli occhi è la diminuzione dei tempi d’acquisto. Le trattative nelle grandi città si attestano a 112 giorni, mentre nei capoluoghi di provincia a 149 giorni. Da registrare anche il calo dei prezzi, che invece erano in costante salita dal secondo trimestre del 2017.

Chi desidera acquistare una casa, farebbe quindi bene a sfruttare questa fortunata congiunzione determinata dal Covid-19, trasformato da crisi in opportunità dal settore immobiliare.

Per approfittare delle migliori offerte nella propria città è opportuno rivolgersi ad esperti del settore, tra cui spicca Dove.it, agenzia immobiliare che opera su tutto il territorio italiano. Sul sito è presente un form da compilare per ottenere una stima immobile precisa ed affidabile, così da farsi un’idea sul valore reale di un appartamento.

La valutazione di una casa è particolarmente importante, soprattutto considerando che i prezzi variano sensibilmente in base a determinati fattori, come regione, città o quartiere.

Dove.it agisce come agenzia territoriale e fornisce un valido supporto durante le fasi di ricerca ed acquisto dell’immobile. L’agenzia vanta infatti una rete di agenti su tutto il territorio nazionale, in grado di proporre le offerte più vantaggiose ed economiche nell’area geografica desiderata.

 

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Nuova canzone per il cantautore cosentino Gianni Costanzo

COSENZA – Ritorna in campo con una nuova canzone il cantautore cosentino Gianni Costanzo – Il giovane cantautore cosentino Gianni Costanzo, dopo il successo ottenuto durante il primo lockdown  con la canzone “Terra mia”, tra i più ascoltati della playlist “new generation” di Spotify, torna sulla scena in questi giorni con una Seconda canzone dal titolo“Penso ancora a te” . E’ il terzo singolo ed il secondo inedito del primo disco, “Sette”, del cantautore che ne comprende altri di altrettanta importanza su argomenti e sentimenti umani.

Anche per questo secondo brano, che può essere ascoltato, a partire da domani, giorno festivo dell’Immacolata, attraverso gli store digitali, ci sono state collaborazioni molto importanti, quali quella del compositore, arrangiatore e chitarrista Alessandro Guido, del contrabbassista Antonio De Luise, del pianista Giovanni Brunetti, del batterista Fabio Lizzani e del trombettista Rocco Riccelli.

Dopo l’esordio da cantautore con “Terra mia”, brano dedicato alla propria terra, con “Penso ancora a te” Gianni Costanzo parla di un uomo che prova ad allontanare un amore che, in fondo, lo ha già conquistato. Un sentimento così profondo   da riportarlo anche a distanza di tempo a momenti, sguardi, così travolgenti da non lasciargli altra scelta che viverlo.

Anche se a tratti può sembrare  nostalgico, il brano è soprattutto un omaggio ai sentimenti puri, veri, di quelli in grado di far superare anche i propri limiti e di cambiare in un istante il corso della vita.

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”. In libreria la salvezza del Cosenza raccontata da Francesco De Filippo

COSENZA – Edito da Edizioni Erranti, arriva sugli scaffali delle librerie il libro sulla salvezza del Cosenza nella fase post-lockdown. A scriverlo il sociologo e giornalista Francesco De Filippo, direttore responsabile de ilpendolo.it. Una cronaca puntuale e dettagliata che parte dalla ripresa del Campionato sino alla partita decisiva contro la Juve Stabia.

E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE. L’incredibile salvezza del Cosenza nel silenzio degli Stadi”: questo il titolo scelto dall’autore.

Ad impreziosire la narrazione della miracolosa impresa della squadra rossoblù, le interviste esclusive al calciatore cosentino Luca Garritano e al tecnico dei rossoblù Roberto Occhiuzzi, ricche di aneddoti e particolari che svelano il dietro le quinte di una delle vicende più entusiasmanti della storia del calcio cosentino. Le conclusioni, invece, sono state affidate al giornalista nonché tifosissimo dei Lupi, Claudio Dionesalvi, e riportano la descrizione di una sorta di pellegrinaggio votivo al Santuario del glorioso San Francesco di Paola, in segno di devozione e gratitudine per la salvezza conquistata.

Un libro che farà rivivere, a tutti i tifosi rossoblù, le emozioni più belle e significative scaturite nell’arco delle 10 partite che hanno permesso alla squadra la permanenza in Serie B.

«In un calcio recluso dalla pandemia – spiega l’autore – ho ritenuto opportuno documentare le vicende di quella che resta un’esperienza esaltante. Mio malgrado, considero un privilegio aver avuto la possibilità di assistere in tribuna stampa al capolavoro realizzato dalla squadra di Occhiuzzi. Offro, quindi, questa mia cronistoria a quanti, fuori dalla Stadio, ma dentro il vortice della passione per il Cosenza, vorranno conservare testimonianza di questo straordinario ed inatteso risultato, conseguito al di là delle più ottimistiche attese o previsioni».

Il libro è disponibile presso le librerie Mondadori e Ubik di Cosenza oppure sullo store della casa editrice (clicca qui).

L’autore

Sociologo e giornalista. Direttore Responsabile della testata online ilpendolo.it. Collaboratore di periodici d’informazione, si occupa di Comunicazione Istituzionale nella Pubblica Amministrazione.