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Spirlì alla Camera: «Stop commissariamento. Calabresi possono amministrarsi da soli»

CATANZARO – «Credo sia arrivato il momento di riconsegnare ai calabresi la possibilità di amministrarsi da soli, altrimenti il resto sarebbe un pregiudizio».

È quanto affermato oggi dal presidente facente funzioni della Giunta regionale, Nino Spirlì, nel corso della sua audizione in commissione Affari sociali della Camera sul Decreto Calabria.

«Tre commissari ad acta – ha detto ancora – hanno dimostrato pubblicamente inadeguatezza personale ma anche l’inadeguatezza del commissariamento».

Quanto al Decreto Calabria, depositato alla Camera per la conversione in legge, secondo Spirlì presenta «misure particolarmente invasive delle competenze regionali» che, facendo seguito al primo, «confermano, aggravandole, le norme di regime speciale».

Il presidente ff, dopo aver sostenuto che il commissariamento, in 18 mesi, «non ha prodotto alcun beneficio», ha quindi ribadito la proposta di una «gestione condivisa» con il Governo, sottolineando che l’attuale classe politica «non ha alcun riferimento con un passato che ha offeso i calabresi».

Montecitorio approva odg dei deputati PD per fine commissariamento della sanità calabrese

COSENZA – Soddisfazione nel PD calabrese dopo che mercoledi la Camera dei Deputati ha accolto la richiesta deliberata dalla conferenza regionale dei sindaci calabresi per determinare nuove condizioni di gestione della sanità in Calabria.
Ieri poi, dopo il voto di fiducia sul decreto fiscale, è stato approvato in aula a Montecitorio, un ordine del giorno, sottoscritto dai deputati Pd  calabresi Bruno Bossio, Magorno, Aiello, Barbanti, Battaglia, Censore, Covello, Nicodemo Oliverio, relativo alla criticità già evidenziata nel corso della conferenza regionale dei sindaci. Con tale atto si  chiede al Governo di porre fine all’attuale commissariamento della sanità in Calabria e di attivare contestualmente un tavolo istituzionale con la Regione Calabria al fine di porre in essere una road map in grado di assicurare un’attenta gestione finanziaria e soprattutto di garantire i livelli essenziali di assistenza per i cittadini

Wanda Ferro: «Vicenda Camera di Commercio di Catanzaro a dir poco paradossale»

CATANZARO – Il consigliere regionale e vice coordinatrice regionale di Forza Italia, Wanda Ferro, commenta la vicenda relativa al commissariamento della Camera di Commercio di Catanzaro. «La replica della presidenza della Regione, affidata ad una nota dell’Ufficio stampa, sulla vicenda del commissariamento della Camera di Commercio di Catanzaro, assume tratti  inverosimili e porta ad affermare che la toppa è peggiore del buco! Non si comprende il riferimento nella nota a logiche di “terzietà ed equilibrio” quando ad essere commissariata, per naturale scadenza di mandato, è la sola Camera di Catanzaro. Di quale garanzia di terzietà e di quale equilibrio parla la Presidenza della Regione? A Crotone e a Vibo le Camere di Commercio sono pienamente e legittimamente guidate dai rispettivi presidenti, così come pienamente legittime e operative sono le rispettive giunte ed i rispettivi consigli.  Probabilmente ad essere in malafede è proprio il governatore Oliverio: se non fosse così sarebbe ancora più grave, poiché vorrebbe dire che egli stesso non sa che il Commissario dell’ente camerale catanzarese da lui stesso nominato è chiamato a gestire la sola e semplice ordinaria amministrazione della Camera di Catanzaro, e non – come ha invece dichiarato – il processo di accorpamento delle Camere di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo. Tale fase è infatti già conclusa con un iter di accorpamento, già gestito in toto da un commissario ad acta di nomina ministeriale. Accorpamento sancito con un decreto della stessa Regione Calabria, che reca proprio la firma di Oliverio risalente a settembre 2016, con tanto di assegnazione dei seggi già definita. Se questa è la contezza delle vicende del nostro territorio da parte di chi lo governa, siamo davvero alla frutta».

A rischio commissariamento in Calabria è la depurazione

th (42)È questione di ore ormai per la firma del decreto da parte del Governo, che porta al commissariamento della Regione Calabria nel settore del trattamento delle acque e della depurazione. Una “diffida ad adempiere”, che per la Regione Calabria è stata fissata in trenta giorni entro i quali dovrà attenersi “agli obblighi imposti dalla legge di stabilità in materia di individuazione degli enti di governo d’ambito per la gestione del servizio idrico sul territorio (ex Ato)”. Al termine del periodo fissato il Governo attiverà i poteri commissariali sostitutivi previsti dallo “Sblocca Italia”. “A distanza di sette anni ci ritroviamo a dover vedere di nuovo il settore in mano ad una gestione commissariale i cui esiti nella nostra regione sono stati fallimentari e devastanti – dichiara Andrea Dominjanni, vice presidente regionale di Legambiente Calabria -. Nessun Commissario ha raggiunto in decenni gli obiettivi per cui era stato istituito. Anche sul fronte acqua e depurazione, dovremo attendere l’arrivo di un nuovo commissario”. Nel dossier del 2013 sulla depurazione, abbiamo illustrato nel dettaglio il quadro a dir poco allarmante in Calabria, evidenziando il fallimento di dieci anni di Commissariamento, dal 1998 al 2008, per l’emergenza ambientale. L’ufficio del Commissario delegato doveva censire tutta la rete fognaria e gli impianti della regione, verificando i problemi strutturali e quelli gestionali per definire gli interventi necessari a sanare rapidamente le criticità del sistema. La gran parte di questi obiettivi però, non sono stati raggiunti, ma non solo. La relazione finale dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) per gestione dei finanziamenti ricevuti dall’Ufficio del commissario delegato nell’ambito del Por Calabria 2000-2006, del 2010, è stata impietosa: gravi irregolarità amministrative, assoluta mancanza di controlli, appalti in deroga alle leggi violando le prescrizioni sul cofinanziamento dei programmi comunitari, assenza di collaudi, mancanza di relazioni sulla conclusione o sullo stato dei lavori, varianti e aumenti di spesa non giustificati. La situazione si è poi ulteriormente aggravata anche per i ritardi nella costituzione delle strutture operative dei cinque A.T.O. (Ambiti territoriali ottimali) della Regione e nell’affidamento della gestione del servizio idrico integrato. Il Governo lo ha previsto nel decreto Sblocca Italia, ma la Regione Calabria non ha fatto nulla in questi anni per dimostrare l’efficacia dell’azione della politica. Un fallimento denunciato da Legambiente Calabria che, purtroppo, trova rispondenza anche nelle recenti indagini della Procura di Paola, sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dei depuratori di due cittadine del tirreno cosentino. Gli interventi, programmati e finanziati con fondi regionali, non furono mai realizzati. Siamo contro i commissariamenti e le deroghe, vogliamo che la responsabilità sia di chi ha il dovere istituzionale e la legittimazione politica di governare i processi. Non possiamo più permettere che le acque e il servizio idrico, a partire dalla depurazione, in Calabria siano gestite con procedure e modalità di emergenza. “Purtroppo tutte le storie di commissariamenti sul territorio regionale  si sono tradotte in fallimenti, rifiuti, bonifiche, acque, per questo chiediamo – afferma Giorgio Zampetti, responsabile Ufficio Scientifico Nazionale di Legambiente – un mandato chiaro e limitato nel tempo che porti quanto prima ad attivare una gestione ordinaria delle risorse idriche che risponda a criteri di efficacia, efficienza e garantisca trasparenza nelle procedure di affidamento degli interventi e nell’utilizzo dei fondi a disposizione. Solo con obiettivi chiari e il loro rispetto sarà possibile uscire da questo stato di perenne emergenza”. I fiumi, i laghi e il mare calabrese non possono più sopportare ulteriori ritardi e inefficienze che si ripercuotono non solo sull’ambiente, ma anche sulla vita e sull’economia delle comunità locali. Il settore deve essere ricondotto nell’alveo della legalità e della trasparenza. Fa rabbia apprendere che siano attenzionati i bandi di gara del Dipartimento Ambiente dell’ultimo semestre per il ricorrere delle stesse imprese e delle stesse cordate. Un cambio di passo ed un inversione di azione politica e gestione della cosa pubblica verso la legalità, è più che mai necessaria ed impellente in una terra libera e bella come la Calabria.