“La lettera”, Paolo Nani: «Le microvariazioni fanno sì che sia sempre nuovo»

COSENZA – Una penna che non scrive e una lettera imbustata. Nasce da qui “La lettera”, uno spettacolo esilarante, un cult del teatro comico contemporaneo che regala risate da 25 anni e conta più di mille repliche in tutto il mondo. Un incontro piacevole e attimi esclusivi con il “giullare” Paolo Nani  che questa sera salirà sul palco del teatro comunale di Mendicino.

D – Quando ha capito che il mestiere dell’attore sarebbe stata la sua strada?

R- Nel 1977 ho visto unio sapettacolo dell’Odin Teatret, un gruppo danese. Fino ad allora ho fatto pittura, ho studiato arte fino ad allora, poi ho visto questo spettacolo, “la fine del mondo” ho pensato. Non è stato subito facile, anzi, non è stato per nulla facile. Ho smesso di studiare arte, poi è successo che un gruppo argentino è venuto a Ferrara, la mia città, per un workshop a cui mi sono iscritto e da allora ho lavorato con loro dal 1978 al 1990. Molto fisico, molto drammatico. Poca roba di teatro comico per la verità. Mi sono reso conto verso la fine di avere un talento per fare ridere la gente.

D – Porterà in scena “La lettera”, uno spettacolo che va avanti da 25 anni che conta  più di mille repliche in tutto il mondo, come è cambiato il pubblico? Lei sente di essere cambiato rispetto a loro?

R- Il trucco per cui uno spettacolo funziona per così tanto tempo, a parte il fatto che la struttura dello spettacolo è una genialata, una scena che viene ripetuta con diverse variazioni  ispirato a esercizi di stile, poi c’è il fatto che lo spettacolo è molto fissato, ci sono dettagli ogni 3 secondi perché durante i 25 anni ho scoperto varie cose, ad esempio durante le scene a sorprese scopro un chewing gum sotto il tavolo e l’ho scoperto dopo 10 anni sotto un tavolo in Svezia e adesso li metto io, quindi ci sono dettagli che sono usciti col tempo. Io gioco con il timing:ciò che faccio è fissato ma come lo faccio non è fissato e questo fa sì che io mi diverta ogni volta perché è diverso, sono microvariazioni, improvvisazioni che fanno sì che sia sempre nuovo.

D – Il pubblico reagisce sempre allo stesso modo oppure le reazioni variano rispetto alla Nazione?

R – È una domanda che molte persone mi fanno. I giapponesi sono tremendi, gli piace ma non lo dicono. I giapponesi si trattengono, sono molto educati. Il massimo della vita è in Brasile, urlano sin da subito. In generale, in Europa lo spettacolo è accolto bene perché è molto occidentale, a parte i belgi che sono molto maniaco-depressivi.

D – Dagli stralci presenti in rete è impossibile non notare le risate del pubblico, quali sono invece le cose che la fanno ridere?

R – Io guardo molti cartoni animati, mi piacciono i cartoni animati della Pixar. Quando viaggio guardo i cartoni, mi fanno morire dal ridere i pinguini della Pixar.

D – Nel corso del tempo ci sono state delle variazioni oppure lo spettacolo è sempre uguale?

R – La struttura è la stessa, col tempo sono stati inseriti molti dettagli. La struttura è la stessa ma è cambiato tantissimo.

D – Uno spettacolo incentrato sulla potenza espressiva del corpo.  Il corpo è sempre stato un suo alleato o alcune volte si è rivelato un ostacolo? 

R – È stato un ostacolo quando mi sono fatto male. In 25 anni è successo di tutto: incidenti, cadute, mi sono scheggiato un malleolo, e così ora non faccio più salti mortali con caduta sulla schiena.

Rita Pellicori

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