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Parla l’uomo del baciamano a San Luca: «Per me Giorgi è un amico fraterno»

SAN LUCA (RC) – Io non avevo alcuna intenzione di baciare la mano a Giorgi. Volevo solo salutarlo e abbracciarlo perché non lo vedevo da vent’anni e perché le nostre famiglie hanno rapporti da molto tempo. Per me è un amico fraterno. Chiedo scusa ai miei paesani per avere combinato questo casino. E anche alle istituzioni perché io vivo da sempre nella legalità». Lo ha detto, in un’intervista al telegiornale Rai della Calabria, Antonio Vottari, l’uomo che venerdì scorso ha baciato la mano al boss Giuseppe Giorgi subito dopo il suo arresto. «E’ stata una cosa – ha aggiunto Vottari – non voluta. Io ho sempre lavorato onestamente, i miei paesani sanno tutto di me, non sono mafioso e non copro nessuno. Sono pentitissimo di quello che ho fatto perché non era mia intenzione fare un gesto del genere. Un gesto insano, se potessi tornare indietro non rifarei il baciamano, ma un abbraccio glielo darei ben volentieri. Io e Giorgi – ha aggiunto Vottari – abbiamo rapporti anche come famiglie da molti anni. Suo padre ha battezzato mia sorella, mia sorella ha battezzato lui. Giorgi non aveva bisogno certo del baciamano. Non sta a me giudicare – ha detto ancora Vottari – se Giuseppe Giorgi è un boss o non è un boss. Per me è solo un amico fraterno. Qui, però, ormai, bisogna stare attenti. Qualsiasi cosa si fa, si massacrano le persone. A San Luca non viviamo più tranquillamente perché siamo tutti etichettati come mafiosi. Ed è una cosa che ci fa male».

Baciamano a boss, Cafiero de Raho: «Ignobile»

REGGIO CALABRIA – Il procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho ha definito all’Ansa “ignobile” la scena del baciamano fatto da un vicino al boss Giuseppe Giorgi dopo la cattura. «Ignobile, ma non è certo né condivisione né tantomeno segno di debolezza dello Stato che anzi, in questa occasione, ha dato una straordinaria dimostrazione di forza». «I carabinieri che si abbracciano dopo l’arresto – ha aggiunto Cafiero de Raho – sono la parte più bella di uno Stato efficiente in grado di catturare un latitante. I carabinieri non l’avrebbero mai permesso ma si sono trovati a muoversi in uno spazio ristretto dopo una perquisizione durata oltre 5 ore nel corso della quale hanno lavorato in presenza di persone in casa che urlavano e minacciavano dicendo che non c’era nessuno. Noi, inoltre, conosciamo bene la forza militare della ‘ndrangheta, ed in quel contesto, i carabinieri erano anche impegnati a guardarsi intorno. L’importante era portare via Giorgi senza problemi ed è quello che è stato fatto».