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Resta in carcere il boss di Rende Patitucci “ancora attivo nel sodalizio”

COSENZA – E’ stato confermato dalla Corte di Cassazione il provvedimento restrittivo già deciso dall’Assise di Cosenza e dal Tribunale della Libertà di Catanzaro per Francesco Patitucci, ritenuto esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta cosentina dei Lanzino, che resta in carcere. Patitucci è stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio Lenti-Gigliotti avvenuto nel 1986. Per la Prima sezione penale della Cassazione che ha rigettato il ricorso dei legali «il pericolo di reiterazione è ineccepibilmente desunto nel contesto di un’azione di chiara matrice mafiosa, dalle chiare evidenze di persistente operatività del relativo sodalizio e dalla caratura Criminale, adeguatamente ricostruita e illustrata, che l’imputato appare in esso mantenere. Il pericolo di fuga è invece desunto, in modo altrettanto logico e plausibile, dai mezzi ragionevolmente apprestati a tale scopo».

Arrestato boss latitante Domenico Crea

REGGIO CALABRIA – La polizia ha arrestato il latitante Domenico Crea, 37 anni, di Cinquefrondi (Rc), capo della cosca di Rizziconi e zone limitrofe, collegata ed imparentata con la potente famiglia Alvaro di Sinopoli.

Crea era ricercato dal 2015 quando fu emessa una misura cautelare per associazione mafiosa e estorsione dopo la condanna in primo grado a 15 anni di reclusione emessa dal Tribunale di Palmi.

Da allora è stato colpito da numerosi provvedimenti per associazione mafiosa ed estorsione ed è stato condannato in via definitiva a 21 anni di reclusione. Crea, il cui nome era inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi, è stato arrestato a Santa Domenica di Ricadi (VV), dove era in compagnia della moglie e delle due figlie minori, da personale della Squadra mobile di Reggio Calabria, supportato da personale del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine e della Squadra mobile di Vibo Valentia.

Evaso dal carcere di Montevideo il boss Rocco Morabito

MONTEVIDEO – Il boss della ‘ndrangheta Rocco Morabito è evaso la notte scorsa insieme ad altri tre reclusi dal carcere centrale di Montevideo, dove era in attesa di definizione del suo processo di estradizione verso l’Italia.

Lo ha reso noto il ministero dell’Interno uruguaiano. Morabito, 53 anni, di Africo, era stato arrestato nel 2017 in un hotel della capitale dell’Uruguay dopo 23 anni di latitanza e alla fine dello scorso marzo un tribunale d’Appello aveva confermato l’autorizzazione all’estradizione verso l’Italia.

Morabito, condannato in Italia a 30 anni in contumacia, era ricoverato con i complici in osservazione nell’infermeria del carcere.

Sarebbero fuggiti attraverso un passaggio creato nel tetto, da dove si sono calati in una fattoria confinante, dove hanno rubato denaro alla proprietaria. «È sconcertante che sia riuscito a fuggire” è stato il commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Chiederemo spiegazioni al governo di Montevideo e continueremo a dare la caccia a Morabito».

Fonte e foto Ansa

Confermata l’estradizione in Italia per il boss calabrese Rocco Morabito

URUGUAY – Un tribunale penale di Appello dell’Uruguay ha confermato l’estradizione in Italia di Rocco Morabito, boss della ‘Ndrangheta calabrese, ‘most wanted’ negli Stati Uniti e condannato in contumacia dalla magistratura italiana a 30 anni di carcere.

Lo ha appreso l’ANSA da fonte a conoscenza dei fatti. Arrestato nel settembre 2017 in un hotel di Montevideo dopo 23 anni di latitanza, Morabito (53 anni) – riferisce sulla sua pagina online il settimanale Busqueda – era agli arresti in attesa di un processo per falsificazione di documenti.

Il pregiudicato ha ingaggiato nei mesi scorsi una battaglia legale con la magistratura locale per evitare l’estradizione, ed ora, riferisce il portale uruguaiano Subrayado, i suoi legali presenteranno un estremo appello alla Corte Suprema.

Fonte e Foto Ansa

Catturato il latitante Giuseppe Iaria. Era appena atterrato da Zanzibar

MILANO – I carabinieri del Nucleo investigativo di Reggio Calabria hanno arrestato nell’aeroporto di Milano Malpensa Giuseppe Iaria, di 38 anni, latitante dal marzo del 2016, condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per avere favorito la latitanza dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Iamonte, ai vertici dell’omonima cosca della ‘ndrangheta.

L’arresto è stato fatto in stretta collaborazione con i carabinieri della Compagnia di Gallarate e con gli agenti della Polizia di frontiera aerea. Iaria é stato bloccato subito dopo il suo arrivo nello scalo milanese con un volo proveniente da Zanzibar, via Dubai, località dove ha trascorso l’ultimo periodo della sua latitanza.
Sul conto di Iaria pendeva un ordine di carcerazione emesso dal Procuratore generale di Reggio Calabria, Bernardo Petralia.
Le ricerche di Iaria sono state coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri.

Fonte Ansa

Si costituisce a Milano il boss Salvatore Barbaro

MILANO – Il boss di ‘ndrangheta Salvatore Barbaro si è costituito poco prima delle 13 di oggi ai carabinieri del Nucleo operativo di Milano. Secondo quanto si è appreso, Barbaro, condannato in via definitiva a 9 anni per associazione mafiosa e bancarotta fraudolenta nel processo ‘Cerberus’, aveva annunciato che si sarebbe consegnato agli investigatori che lo stavano cercando.

Estorsione, arrestato il “boss della montagna”

SANTA DOMENICA DI TALAO (CS) – Nella mattinata di ieri  a Santa Domenica Talao, i militari della Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Scalea hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. distrettuale presso il Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale D.D.A., a carico di BLOISE Giuseppe per due distinti episodi delittuosi di estorsione e tentata estorsione, aggravati dall’impiego del metodo mafioso, in danno di imprese appaltatrici di lavori pubblici eseguiti nel comune di Santa Domenica Talao.

Le indagini, i cui esiti sono confluiti nella predetta ordinanza, sono state avviate in seguito alle denunce presentate dagli imprenditori taglieggiati e, già nel mese di Settembre 2018, hanno portato all’arresto in flagranza del delitto di estorsione aggravata dal metodo mafioso di FORESTIERI Pasquale e PANDOLFI Lorenzo.

Le meticolose investigazioni condotte dai Carabinieri di Scalea, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nelle persone dei sostituti Procuratori Camillo Falvo e Romano Gallo, coordinati dal Procuratore Nicola Gratteri, hanno dimostrato che l’ideazione, la promozione, la direzione ed il coordinamento delle attività estorsive sul territorio di Santa Domenica Talao venivano attuate da BLOISE Giuseppe il quale, al fine di affermare il potere criminale sul territorio ed assumere il controllo delle attività economiche, si avvaleva di alcuni soggetti al suo servizio, impiegati per l’esecuzione materiale degli atti delittuosi. Le indagini hanno fatto emergere che i predetti soggetti, dopo aver posto in essere atti intimidatori in danno delle imprese appaltatrici di lavori pubblici operanti in zona, avvicinavano i responsabili delle stesse avanzando richieste di cospicue somme di denaro.

In particolare, nel mese di Settembre 2018, in seguito alla denuncia di un imprenditore, i Carabinieri di Scalea organizzavano una consegna controllata ed, operando costantemente a tutela della sicurezza della vittima, riuscivano, subito dopo la consegna del denaro, a bloccare e trarre in arresto, nella flagranza di reato, gli estorsori. La successiva attività investigativa permetteva di acquisire numerosi elementi di prova per affermare che il mandante della richiesta estorsiva era BLOISE Giuseppe, il quale già mesi prima aveva avvicinato personalmente altro imprenditore impegnato in lavori pubblici avanzando analoga richiesta illecita.

Le risultanze dell’attività investigativa condotta dai Carabinieri conferma la contiguità ad acclarati contesti di criminalità organizzata di BLOISE Giuseppe, già emersi nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Overloading”, sviluppata nel 2010 dalla Compagnia di Scalea, in collaborazione con i Carabinieri della Compagnia di Paola ed il Goa della G.d.F. di Catanzaro, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Nell’operazione di ieri è stato impiegato un nutrito dispositivo di Carabinieri che, bloccato il catturando, hanno proseguito nell’esecuzione di perquisizioni locali e in un accurato controllo di tutte le zone impervie dallo stesso frequentate.

 

Finisce la latitanza di Simone Cuppari. Rintracciato in Lombardia

BERGAMO – Finisce oggi, dopo 365 giorni la latitanza di Simone Cuppari, ritenuto a capo della cosca omonima di ‘ndrangheta originaria di Brancaleone, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, con ramificazioni anche in Abruzzo, a Francavilla al Mare. Il presunto boss, a seguito di articolate indagini, è stato rintracciato in una residenza anonima nella provincia di Bergamo. Cuppari era ricercato dal 2017 quando riuscì a sottrarsi all’operazione “Design” condotta dalla DDA abruzzese. Deve scontare una pena di 28 anni di carcere per traffico di cocaina. Lo stesso era anche stato raggiunto da tre ordinanze di custodia in carcere dalle rispettive DDA di Chieti e Reggio Calabria nell’ambito di altri due blitz, “Sparta” e Banco Nuovo” eseguite dai militari di Chieti e Locri

 

 

 

 

 

Vincenzo Macrì, il boss dei due mondi rientra oggi in Italia

ROMA – Rientra oggi in Italia Vincenzo Macrì, il 53enne ritenuto esponente apicale della cosca Commisso di Siderno arrestato lo scorso giugno all’aeroporto di San Paolo, in Brasile, mentre tentava di raggiungere Caracas, dove viveva da qualche tempo utilizzando false identità.

IL BOSS DEI DUE MONDI

Il ricercato, figlio di Antonio Macrì, detto il “boss dei due mondi”, gestiva secondo le indagini il narcotraffico fra Sudamerica ed Europa. Dal settembre 2015 si era sottratto all’esecuzione di un provvedimento restrittivo emesso dall’Autorità giudiziaria reggina per associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di sostanze stupefacenti, emesso nell’ambito dell’indagine “Acero Connection”, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. All’arrivo di Macrì a Fiumicino, scortato dagli agenti dello Scip della Criminalpol, saranno espletate le formalità dell’arresto sul territorio nazionale ed immediatamente sarà portato in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria calabrese.

Foto Ansa

‘Ndrangheta, omicidio Patania, tre condanne e un’assoluzione

VIBO VALENTIA – Tre ergastoli, una condanna a 3 anni e un’assoluzione.E’  la sentenza della Corte d’assise di Catanzaro nei confronti degli imputati dell’uccisione del boss della ‘ndrangheta Fortunato Patania, di Stefanaconi, avvenuta il nel 2011. Delitto che scatenò la faida tra la stessa cosca Patania e i cosiddetti “piscopisani”. La condanna al carcere a vita é stata comminata a Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo, accusati di essere stati i mandanti dell’assassinio, e a Franco La Bella, esecutore materiale. Tre anni, con la caduta dell’aggravante delle modalità mafiose, per Michele Russo, accusato di essersi recato a prendere gli assassini dopo che avevano eseguito l’omicidio. L’imputato assolto é Salvatore Tripodi, considerato elemento di spicco dell’omonimo clan di Vibo Marina, ed accusato di avere dato il proprio placet per l’assassinio.
La pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo per tutti gli imputati ad eccezione di Russo, per il quale era stata chiesta la condanna a 21 anni e 4 mesi.