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La musica è protagonista nel campo di Ferramonti

TARSIA (CS) – L’iniziativa del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano dal titolo “Spazio della Memoria Musicale” vuole essere un’occasione di ricerca, a cui fanno seguito catalogazione, esecuzione e fruizione delle musiche ritrovate. Quest’anno l’attenzione è rivolta al grande campo di internamento di Ferramonti, in Calabria. Molti deportati, tra gli oltre duemila provenienti principalmente dall’Austria e dalla Germania, erano musicisti professionisti. E la musica fu uno dei pochi mezzi per tenere viva la speranza. Come a Dachau, a Buchenwald, ad Auschwitz, anche a Ferramonti si faceva musica. Suonare, in quelle circostanze, significava cercare almeno di ritrovarsi alla fine del brano di musica. Ma per tutti i deportati valeva soprattutto la speranza ultima: ritrovarsi alla fine. Attraverso il progetto si intende non solo diffondere il valore della musica come necessità dello spirito umano, ma la consapevolezza della coincidenza delle realtà musicali maturate in tutti i campi di concentramento europeo;  inoltre  si vuole  promuovere la valorizzazione delle minoranze culturali e artistiche. Il programma prevede una serie di concerti (quello conclusivo a Ferramonti nel Giorno della Memoria 2017, curato dal Conservatorio “G. Verdi”) e momenti di approfondimento, come il Convegno ancora a Milano con la presentazione di un volume sulla musica nel campo di Ferramonti e sul compositore austriaco Kurt Sonnenfeld (1921-1997), che vi fu rinchiuso. La pubblicazione è inserita nella collana Musica Perseguitata.

Il Conservatorio di Cosenza aderisce convintamente all’iniziativa e si affianca ai partner Comune di Borgo San Dalmazzo (CN), Museo della Deportazione – Borgo San Dalmazzo (CN), Fondazione Museo Internazionale della Memoria Ferramonti di Tarsia. Comune di Tarsia e il Conservatorio di Cuneo. A Cosenza, presso la Casa della Musica, venerdì 3 giugno alle ore 20,30, studenti dei corsi superiori eseguiranno composizioni di Kurt Sonnenfeld, di Gideon Klein (che fu prigioniero nel campo di Theresienstadt) e del suo maestro Alexander von Zemlinsky: l’ingresso è libero.

Gli eredi di un calabrese deportato in Germania chiedono i danni alla Merkel

COSENZA – Il prossimo 26 maggio, davanti al Tribunale di Cosenza, con il giudice Carmen Misasi, vi sarà la causa per risarcimento del danno intentata contro la Repubblica Federale di Germania dagli eredi d’un sergente maggiore cosentino, Domenico Bove, fatto prigioniero dall’esercito tedesco il 22 settembre 1943. L’uomo venne deportato in Germania per essere adibito ai lavori forzati nel Campo di Concentramento di Essen, succursale di quello di Buchenwald. La deportazione avvenne su carri bestiame, in ognuno dei quali si trovavano circa 80 persone e durò quattro giorni e tre notti, senza cibo e con scarse razioni di acqua. Il campo di concentramento, ove si trovavano circa 28.000 internati, non solo italiani, è rimasto famoso per i lavori massacranti che i prigionieri dovevano sopportare sia nelle miniere di carbone, profonde fino a 2.200 metri, che all’esterno per le operazioni di trasporto del carbone. La città di Essen era un importante centro industriale collegato alle famose industrie siderurgiche di proprietà della famiglia Krupp, in cui si costruivano le armi da guerra per il regime nazista. Spesso accadeva che gruppi di internati, venissero incolonnati per recarsi a piedi nei campi di lavoro che distavano anche alcuni chilometri dal campo di prigionia. Marciavano in silenzio, a dieci gradi sotto lo zero, con solo una tuta addosso. Proprio come accadde al sergente maggiore Domenico Bove. I prigionieri dormivano in baracche di legno su “letti” a castello a cinque livelli, nutrendosi quotidianamente d’un tozzo di pane ed una brodaglia a base di verdure. Le condizioni igieniche erano inenarrabili, non esistendo l’acqua calda ed il sapone, per cui solo d’estate era possibile lavarsi. Durante il resto dell’anno gli internati venivano fatti spogliare e poi cosparsi di insetticidi. Ciò andò avanti fino al 25 maggio 1945, quando Domenico Bove venne liberato dagli Alleati. Il sottufficiale calabrese, il cui peso si era ridotto a 42 chilogrammi, venne dunque mantenuto per due anni in condizioni di sostanziale schiavitù, privo dello status di prigioniero di guerra, e delle relative garanzie assicurate dalla Convenzione di Ginevra. Per i suoi eredi, rappresentati in giudizio dagli avvocati Antonio ed Elvira Bove, il sergente maggiore subì dallo Stato Tedesco gravi ed inenarrabili sofferenze, la cui responsabilità politica e morale ricade oggi sulla Repubblica Federale di Germania. Ora, a distanza di circa 70 anni, dovrà essere un tribunale italiano a stabilire la misura del risarcimento dei danni, sia di natura patrimoniale che extrapatrimoniale, che la Repubblica Federale dovrà versare ai congiunti-eredi del sottufficiale calabrese. Bove fu infatti costretto alla deportazione che è considerato un crimine di guerra contro l’umanità e, come tale, imprescrittibile in base alle norme del diritto internazionale. In processo dovrà costituirsi il cancelliere federale pro-tempore Angela Merkel.

Libro per ricordare gli internati nei campi di concentramento a Castrovillari

CASTROVILLARI –

L’associazione culturale Mystica Calabria intende celebrare e ricordare, con il patrocinio del Comune e della Deputazione di Storia Patria per la Calabria,  il Giorno della Memoria proponendo un evento particolare: la presentazione del libro del professore  Luigi Troccoli, edito da Prometeo ed intitolato “L’internato in oggetto: Tre anni di concentramento in un Comune del Sud Ebrei a Castrovillari (1940-43)”. Il volume, prezioso per la ricerca storica e documentaria, (Dato che a Castrovillari, come a Ferramonti, negli anni 1940-43 vennero internati degli ebrei, ma di questa presenza non c’è stata memoria scritta), precisa nomi, vita e destino delle famiglie internate a Castrovillari, recuperati e studiati, grazie ad una ampio carteggio di archivio, pubblicato ora per la prima volta.

L’appuntamento è fissato per le ore 17.30 di martedì 27 Gennaio nella Sala 14 del Protoconvento francescano.

Dopo i saluti del  commissario straordinario al  Comune di Castrovillari, Massimo Mariani,  e di Mario Vicino, scrittore nonché membro della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, ci saranno gli interventi di Francesco Panebianco, direttore del “Museo Internazionale della Memoria Ferramonti di Tarsia”, di  Tiziana Rizzo, studiosa della presenza degli Ebrei nella storia della Calabria e dell’autore che contribuiranno a rendere più ricco l’incontro. Il tutto sarà moderato da  Ines Ferrante, presidente dell’Associazione Mystica Calabria e caratterizzato dalla lettura di alcune lettere dei bambini internati a Castrovillari, a cura di Giuseppina Sisca e da intermezzi musicali di violino della giovane Monica Cafarelli.

Il momento offrirà anche l’opportunità di  visitare la mostra fotografico – documentaria sull’internamento, curata dall’associazione Mystica Calabria e dallo stesso autore del libro, e allestita nei chiostri superiori del Protoconvento per essere ammirata dalle ore 10 alle 12.30 e dalle 16 alle ore 19.30.

L’iniziativa è anche, e soprattutto, poi, come altri momenti che vengono realizzati in tutt’Italia, una circostanza per comprendere meglio il messaggio universale della Shoah ed approfondire ciò che ha devastato interiormente e fisicamente  migliaia di persone tra la guerra ed i campi di sterminio. Un modo per rammentare pure che il cammino della pace si consolida intendendo che tutti abbiamo lo stesso sangue e facciamo parte del genere umano.