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Stato di agitazione al Liceo Fermi di Cosenza

COSENZA – Già dalle 7 del mattino è iniziato uno stato di agitazione al Liceo Scientifico Enrico Fermi. La motivazione ha trovato compatti professori, genitori e studenti con questi ultimi che hanno deciso di occupare il plesso di via Molinella, unico rimasto insieme al primo piano di palazzo Marraffa ospitanti le aule del Liceo Fermi.

 

Gli stabili di via Isnardi infatti devono essere abbattuti poiché sono stati dichiarati inagibili solo il 7 di settembre scorso, dopo l’ispezione tecnica prescritta dalle norme antisismiche effettuate dalla Provincia di Cosenza. Dopo questa notizia gli alunni saranno ospitati alternativamente presso l’industriale Monaco e la ragioneria Pezzullo.

Nella tarda mattinata, il presidente della Provincia, Franco Iacucci, che ha dato disponibilità a partecipare ad un coordinamento tra studenti, genitori e docenti del Liceo che si riunirà periodicamente per trovare soluzione definitiva al problema. Un primo incontro è previsto per il prossimo giovedì. 

 

 

 

La Flc Cgil discute di scuola come bene comune

COSENZA – Di fronte a una scuola pubblica in costante peggioramento, ai continui tagli, al divario crescente tra Nord e Sud, alla dispersione e agli abbandoni che caratterizzano la Calabria, la Flc Cgil ha rilanciato la necessità di un’istruzione di qualità, libera, intesa come bene comune. Il sindacato ne ha discusso a Cosenza con docenti e genitori durante un’iniziativa molto partecipata e ricca di spunti.

Sul tappeto pure la vicenda del liceo scientifico Fermi di Cosenza dove la dirigente scolastica ha deliberato di far pagare i corsi di recupero. “Abbiamo chiesto e ottenuto dal ministero un’ispezione al Fermi, perché riteniamo che ciò che è stato deciso è fuori del dettato costituzionale, è contrario alle leggi, va contro il buon senso – ha sottolineato il segretario nazionale della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo -. I corsi di recupero, difatti, sono un diritto legato all’obbligo scolastico. Non capiamo come mai la dirigente scolastica si ostina in una scelta che non ha riscontri in nessuna parte del Paese. Anche questa considerazione dovrebbe far riflettere la dirigente scolastica e convincerla a ritirare il provvedimento”. Pantaleo ha poi allargato lo sguardo sulle sofferenze della scuola italiana. Secondo Pantaleo “le vittime di questa situazione sono gli studenti che non avranno tutte quelle opportunità che garantiscono una migliore istruzione. Nella scuola italiana si registra un clima di disfacimento e neanche la ministra Carrozza, nonostante alcune decisioni, dà segnali di inversione di tendenza, basta guardare alla legge di stabilità che non prevede assolutamente niente per la scuola italiana”.

“Con questo incontro, come Flc Cgil, cerchiamo di dare una risposta alla deriva di privatizzazione della formazione e dell’istruzione pubblica – ha aggiunto dal canto suo Gianfranco Trotta, segretario della Flc Cgil Calabria -. Ancora una volta vogliamo chiarire che la conoscenza è un bene comune costituzionalmente garantito e che pertanto non può essere né mercificato né sottoposto alle leggi di mercato”.

Pino Assalone, segretario provinciale della Flc Cgil, si è soffermato “sulle scelte governative che si riversano in maniera piuttosto negativa in Calabria e nella provincia di Cosenza”. Un territorio che, al contrario, “ha bisogno di più risorse in termini economici e di organici per sconfiggere la dispersione e gli abbandoni scolastici e per rappresentare finalmente quell’atteso volano di riscatto”. “Accanto a queste negatività – ha concluso – c’è la mannaia di un dimensionamento scolastico che ha fatto sì che alcune scuole venissero accorpate, con dirigenti scolastici in reggenza, un fatto che non garantisce la necessaria continuità didattica”.

 

Stop all’ occupazione del Fermi, sanzioni per i contestatori

Finisce l’occupazione studentesca del Liceo Scientifico E.Fermi di Cosenza. Dopo circa sette giorni, la didattica dell’Istituto tornerà alla sua normalità. Cambierà però la situazione del gruppo “Irriducibili” (così si sono auto-definiti i rivoltosi, differenziandosi dai 500 studenti “dissociati” che non hanno voluto occupare). Il loro comportamento, che andrà a penalizzare l’intera scuola, sarà punito dalla Preside Michelina Bilotta. Il primo responsabile del liceo, raggiunta telefonicamente, ha dialogato serenamente su ciò che è accaduto a lei e alla sua scuola. Per prima cosa, con grande responsabilità ha affermato che la notizia su una presunta aggressione ai suoi danni (qualche quotidiano locale ha titolato “Preside aggredita da tre incappucciati”) è stata amplificata; l’incontro con un esuberante studente l’ha vista vittima di strattonamenti.

Durante la nostra intervista, ha poi spiegato i motivi per i quali gli studenti hanno protestato: mancato miglioramento delle aule di Palazzo Marraffa, eccesso di controllo nei bagni dell’istituto sui fumatori ed infine un adeguamento dell’orario di entrata già posticipato di cinque minuti da un provvedimento della preside. Interpretando ogni singola richiesta, si evince che i contestatori vogliono strutture più funzionali e pulite, si lamentano di non poter fumare allegramente nei bagni (anche se vige un famoso divieto) e che non si possa entrare in aula alle 8.15 (dopo il suono della campanella fissato per le 8.05). Proposte, motivi e azioni che la professoressa Bilotta ha etichettato come “poco seri”. “Abbiamo perso una settimana”, ha anche affermato la Preside, informando che già da oggi, giovedì, l’occupazione terminerà e in tempi rapidi partiranno provvedimenti disciplinari e il ripristino dei locali: “disinfestazione e derattizzazione degli edifici scolastici,  cinque in condotta per i manifestati, niente viaggio d’istruzione e quantizzazione economica dei danni che graverà sulle spalle delle famiglie dei contestatori.

“La gestione della manifestazione di protesta è stata infantile”, conclude Michelina Bilotta.  Le parole di questa donna sono taglienti e bucano un mito che frettolosamente grava su molti studenti in protesta: non siamo davanti ai sessantottini degli anni che furono e gli atti per cambiare alcune norme scolastiche sembrano più un passatempo anti-noia che un forte desiderio di rinnovamento.