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Giuliano Sangiorgi, 7 finalisti e la canzone d’autore protagonisti al Premio Lauzi

La magia di Anacapri, il ricordo di Bruno Lauzi, il cuore romantico e appassionato di GiulianoSangiorgi e un parterre di personaggi straordinari. Questi gli ingredienti e le emozioni della sesta edizione del Premio Anacapri Bruno Lauzi Canzone d’Autore, ideato e diretto dal giornalista  Roberto Gianani. La serata di gala si terrà giovedì 29 agosto alle ore 21 all’interno del Teatro Paradiso in Piazza Cerio. Condurranno Marino Bartoletti e l’attrice Francesca Ceci. Questi i nomi dei sette finalisti selezionati dalla giuria e dal comitato d’ascolto del Premio che si esibiranno dal vivo alla presenza dei giornalisti della televisione, della radio e della carta stampata:

da Genova Davide De Muro con “Putemburg”; da Napoli Marco D’Anna Titoli di Coda con “Se

ci fosse l’amore”; da Anacapri Dalila Biondi “Briciole di noi”; Mauro Fiocca, da Roma, con “Con

le mani”; da Cosenza Luigi Negroni con “C’è bisogno”; da Catania Fabio Abate con “Agatina” e

da Catanzaro Carmine Torchia con “Cuore ermetico”.

Nel corso della serata di gala verrà assegnato il Premio “Anacapri Penna d’Autore” 2013 a Franco di Mare (RAI1) per il giornalismo e la narrativa e a Giuliano Sangiorgi quello Speciale per la scrittura e la canzone d’autore. Ad entrambi Giuseppe Aquila, Amministratore Delegato della Montegrappa, main sponsor della manifestazione, consegnerà la penna Elvis Presley. Un gioiello, in oro e resina, realizzato a mano. All’esterno il Comune organizzerà uno spazio attrezzato per seguire la serata da un maxi schermo..

Il Sindaco Mario Occhiuto Consegna Riconoscimento della Commissione Cultura alla Giornalista Rosalba Baldino

COSENZA – Un mestiere che è tutta la sua vita. Un lavoro che le ha dato sì tante soddisfazioni, ma che le ha richiesto anche tanti sacrifici. Le interminabili dirette televisive fino alle quattro del mattino, con la madre ad attenderla sull’uscio di casa, o i reportages in giro per il mondo per far capire che si può essere bravi giornalisti anche quando ci si cimenta con qualcosa di più grande che non sia il proprio territorio di appartenenza.

Rosalba Baldino è una giornalista a tutto tondo che non si è mai posta il problema di fare qualcosa d’altro se non scrivere, senza l’ossessione dell’ambizione ad ogni costo o dell’arrivismo sfrenato. Per Rosalba Baldino ciò che più conta è dare voce a chi non ha voce, stare vicino agli ultimi, amplificarne i diritti, far credere loro che una possibilità di riscatto è possibile anche quando si è dati per spacciati.

Aspetti che la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro, ha saputo cogliere ed apprezzare. Ed è per questo che ha deciso, su proposta del consigliere Mimmo Frammartino, di assegnare alla giornalista cosentina, tra le migliori firme di TEN (Teleuropa Network), un riconoscimento al suo impegno “per aver contribuito a rendere, con la sua professionalità, migliore l’immagine della nostra Cosenza nel Paese” – così è scritto nella motivazione.

La consegna del riconoscimento è avvenuta nel foyer del Teatro “Rendano”. Rosalba Baldino lo ha ricevuto direttamente dalle mani del Sindaco Mario Occhiuto.

“Ho partecipato sempre molto volentieri alle sedute della commissione cultura – ha detto il primo cittadino. Oggi, però, sono venuto qui con ancora più piacere perché la persona da premiare è Rosalba Baldino. Con lei ho condiviso un percorso lavorativo di stima che non è soltanto professionale, ma anche personale. Non avrei mai immaginato di doverla premiare come Sindaco. Rosalba – ha detto Occhiuto – è una giornalista dotata di grande professionalità, sia per come si pone, sia per come approfondisce i temi di cui si occupa. Le sue qualità professionali non vanno disgiunte dalle qualità umane che, al pari delle prime, meritano grandi attestazioni di stima e di affetto. Se Rosalba Baldino è oggi una professionista così brava ed attenta, il merito è sicuramente di questa perfetta capacità di coniugare le sue capacità professionali con le qualità umane. Premiarla oggi in questo contesto è per me un onore, oltre che un piacere.”

Prima del Sindaco erano intervenuti il Presidente della commissione cultura Claudio Nigro, il consigliere relatore Mimmo Frammartino e la Vice Presidente Maria Lucente.

Frammartino ne ha evidenziato la tenacia, la curiosità, la determinazione, in una parola “il piglio giornalistico”, ma anche i reportages più significativi, da inviata nell’ex Jugoslavia martoriata dalla guerra, alla sottolineatura per immagini dello sguardo occidentale in Terra Santa. E poi gli scoop, come quello realizzato a Cavallerizzo di Cerzeto, in occasione della frana che cancellò il paese. “Rosalba Baldino – ha sottolineato Frammartino – fu tra i primi cronisti ad arrivare sul posto.” Il consigliere relatore ha ricordato anche il profilo di scrittrice della Baldino, messo in luce con il libro “Il bambino rapito – Storia di un lungo viaggio”, pubblicato dall’editore Falco di Cosenza e nel quale si racconta la vera storia del sacerdote Santo Canonaco, sorretto da una grande esperienza di fede e dal grande desiderio di testimoniarla concretamente. Una storia che è anche il pretesto per raccontare quella della comunità che vive nella frazione Magli dove la Baldino è nata e cresciuta e che ha sempre visto nella Chiesa un fulcro aggregativo.

Per la Vice Presidente della commissione cultura Maria Lucente Rosalba Baldino è “specchio di una semplicità complessa, espressione nella quale accanto all’essere semplice, solare, sorridente convive la grande complessità della sua ricerca, dei suoi approfondimenti, del suo crescere”.

Non ha dubbi Rosalba Baldino, appena prende la parola.

“Quello di oggi è un premio che intendo condividere con tutto il mio gruppo di lavoro, con tutta la redazione della mia televisione che abbiamo davvero visto nascere. Nel tempo abbiamo creduto che scrivere con le immagini e raccontare la Calabria che è cambiata contribuisse alla crescita della nostra cultura e così è stato. Raccogliamo denunce, il dolore della gente di Calabria, ma anche le cose straordinarie della nostra terra.”

E la squadra di Rosalba Baldino al “Rendano” c’era tutta, a cominciare dal direttore di TEN Attilio Sabato e dagli altri valenti giornalisti della redazione del network regionale che ha col tempo conquistato non solo una significativa presenza sul territorio, ma anche una sua autorevolezza.

Impossibile contare i reportages realizzati da Rosalba Baldino. Vent’anni in trincea restituiscono una mole impressionante di servizi, interviste, approfondimenti, anche scoop, che sarebbe impresa titanica riassumere. Ma Rosalba ha voluto simbolicamente racchiudere il suo lavoro in un breve filmato di pochi minuti, una sintesi del reportage realizzato nell’aprile del 2005 in occasione dei funerali di Papa Giovanni Paolo II. E la scelta non è stata casuale perché quello in Piazza San Pietro è stato l’ultimo grande evento vissuto dalla madre di Rosalba, purtroppo scomparsa, ed alla quale la giornalista ha voluto dedicare il premio della Commissione cultura. Una madre piena di amore che senza mai ostacolare la sua professione, non smise nemmeno per un attimo di ricamare il corredo da sposa per la figlia, per la quale, silenziosamente, avrebbe forse immaginato un futuro più normale e non in prima linea, sempre alla ricerca affannosa di una storia da raccontare. Anche quella della giornalista Baldino è una bella storia da raccontare, di una self woman made che non ha mai voluto recidere il cordone ombelicale con la sua terra di origine della quale va fiera e orgogliosa, nonostante, per le sue capacità professionali, come dimostrato dai reportages realizzati all’estero, in terra Santa o in Bosnia, avrebbe potuto calcare palcoscenici ancora più ambiziosi. Della stessa fierezza e dello stesso orgoglio sono intrisi gli amici che non si sono voluti perdere la premiazione della loro giornalista: da quelli dell’Associazione C-siamo di Trenta, motore di tante iniziative nel sociale, al Sindaco del paese presilano Ippolito Morrone, vecchio amico di Rosalba e della quale oggi va ancora più fiero.

Leonida Repaci, poeta, pittore e letterato calabrese dall’animo ribelle e bellicoso. Ideatore di premi e vincitore di onorificenze.

Nato a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, il 5 aprile 1898, ultimo di dieci figli e presto orfano del padre, Leonida Repaci trascorse un’umile infanzia nella sua città fino al catastrofico sisma del 28 dicembre 1908 che devastò Messina, Reggio e le zone limitrofe. Il sisma distrusse anche l’abitazione della sua famiglia e Leonida fu allora mandato a Torino dal fratello Francesco, avvocato. Nel capoluogo piemontese il giovane Leonida poté proseguire per quattro anni gli studi interrotti ed iscriversi all’Università in giurisprudenza. Scoppiato il primo conflitto mondiale partì per il fronte divenendo ufficiale degli alpini. Per il coraggio e l’ardimento dimostrati sul Monte Grappa si conquistò una medaglia d’argento al valore militare. Entrato nei reparti d’assalto lanciafiamme a Malga Pez venne ferito. Nel dicembre 1918 con l’influenza “spagnola” perdette una giovane sorella e due fratelli, il primo capitano d’aviazione pluridecorato e il secondo importante esponente politico. Tornato a Palmi con la divisa di capitano, nel 1919 ripartì per Torino dove conseguì la laurea in Legge e l’anno seguente l’abilitazione alla professione che esercitò per un biennio. L’amore per la narrativa e la poesia lo portarono ancora ventenne a scrivere, trascurando così le discipline giuridiche. Repaci s’interessò contemporaneamente di politica e si iscrisse a Torino nel partito socialista partecipando al “Movimento Operaio” e collaborando ad “Ordine Nuovo” con Gramsci che in persona lo volle collaboratore e giornalista. Dopo la marcia su Roma si trasferisce a Milano e si schiera apertamente contro il regime fascista: nel 1924 è nella prima redazione de “L’Unità” dove tradusse il romanzo fantapolitico “Il tallone di ferro” di Jack London. Nell’agosto del 1925 Repaci viene arrestato a Palmi, durante la festa religiosa della Varia, insieme ad un gruppo di socialisti come presunto assassino di un personaggio fascista. Il processo servì al regime per scardinare la roccaforte rossa e abbattere uno degli scogli socialisti più forti in Calabria. Inaspettatamente Repaci venne assolto ma l’accaduto avvelenerà per sempre di diffidenze e sospetti i rapporti con i suoi concittadini essendo diffusa la voce riguardante influenze del partito fascista sulla sua assoluzione. I testimoni falsi di quel processo alla fine o confessarono o si suicidarono e Leonida venne assolto dopo sei mesi di carcere. In quello stesso anno, dopo aver portato in teatro il racconto “La madre incatenata”, inizia la prima parte de “La storia dei Rupe” che nel 1933 gli farà vincere il Premio Bagutta e, tra varie versioni, lo accompagnerà fino agli anni settanta. Nel 1927 perdette la madre. Nel 1929 inventa insieme a Carlo Salsa e Alberto Colantuoni il Premio Vareggio, di cui sarà presidente fino agli ultimi anni della sua vita. In tale circostanza conobbe e sposò pure Albertina Antonelli alla quale rimase fedele fino alla morte di lei avvenuta nel 1984. Il dopoguerra è per Repaci un periodo di infaticabile lavoro: collaborò alla “Gazzetta del popolo” e a “La Stampa”. Dopo il secondo conflitto mondiale divenne partigiano a Roma dove fondò con Renato Angiolillo “Il Tempo” dirigendolo per nove mesi prima di passare alla direzione del quotidiano “L’Epoca”, durato soltanto 14 mesi, inventa il Premio Fila delle Tre Arti e il Premio Sila e porta avanti con grande successo il Viareggio ancora oggi uno dei premi letterari più ambiti d’Italia. Organizzò infine con Mario Socrate e Franco Antonicelli il memorabile convegno Cultura e Resistenza, a Venezia. Nel 1948, dietro insistenza degli amici, Repaci decise di candidarsi senza venire eletto al Collegio Senatoriale di Palmi nella lista del Fronte Democratico Popolare. Nel 1950 fu membro del Consiglio mondiale della Pace. Nel 1956 vince il Premio Crotone con “Un riccone torna alla terra” e due anni dopo il Premio Villa San Giovanni con “La Storia dei fratelli Rupe”. A poco a poco si allontana dall’attività giornalistica per dedicarsi alla stesura definitiva della trilogia “Storia dei Rupe”, e il secondo volume, “Tra guerra e rivoluzione”, vince nel 1970 il Premio Sila. In quel periodo la sua naturale irrequietezza lo porta a darsi alla pittura con discreto successo sia di critica sia di pubblico, allestendo personali a Milano e a Roma. La morte lo coglie a Pietrasanta, Lucca, il 19 luglio 1985.

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I quattro vincitori del Premio “Musica contro le mafie” 2012


I vincitori delle selezioni saranno premiati venerdì 30 novembre al Medimex di Bari

Dalla pubblicazione del bando della III^ Edizione del contest Musica contro le mafie sono passati 4 Mesi e dopo una lunga maratona che ha toccato Roma, Reggio Calabria, Lamezia e Faenza e Cosenza per le Semifinali nazionali di Centro-Nord e Centro-Sud…abbiamo finalmente i nomi dei Quattro Vincitori del Premio ‘Musica contro le mafie’…
I brani sono stati scelti tenendo conto sia del numero di voti espressi dalla giuria tecnica che ha scelto i 12 semifinalisti e dalla valutazione delle performance e dei contenuti sociali ed artistici.
Tutti i 70 iscritti avrebbero meritato di vincere un premio per la capacità di condensare in un brano musicale sensazioni, critica e rabbia verso una piaga della società e speranza nel cambiamento; invitiamo tutti a continuare sul cammino dell’impegno sociale e della diffusione della cultura della legalità.
I 12 Semifinalisti: Alfonso De Pietro, Almamediterranea, Banda Putiferio, Collettivo un Incoerente come tanti, Dario De Luca e O.m.o, Federico Cimini, Francesca Prestia, Luf, Nicola Casile, Operai della Fiat 1100, Scarma, U’ Papun saranno tutti coinvolti nelle attività di “Musica contro le mafie” e nelle date del Tour che partirà a breve in giro per tutt’Italia.
Infine ecco i nomi dei Quattro Artisti che entreranno nel cd allegato al Libro  Musica contro le mafie – La musica che scrive le parole che si fanno sentire e che saranno premiati in uno speciale meeting al Medimex di Bari il 30 Novembre 2012 alle 17:00.
Almamediterranea – Galera : 
La band sarda racconta della falsità, dell’ambiguità e del trasformismo del ‘Bel Paese’; una critica al sistema globale alimentatore e spalla delle organizzazioni mafiose.

 
Alfonso De Pietro – Pioggia di Maggio : 
Il Cantautore campano e pisano d’adozione prende spunto dalla famosa frase di Paolo Borsellino “chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola” e immagina, con grande sensibilità e delicatezza, i pensieri dello stesso Borsellino durante i funerali del suo amico Giovanni Falcone mentre “una pioggia violenta lava la città”.

Dario De Luca & Omissis Mini Orchestra – Il Male Minore :
Denunciano con graffiante ironia quell’intreccio diabolico e ‘occulto’ tra politica e criminalità organizzata meglio conosciuto come zona grigia. 
L’artista riesce a dare un quadro perfetto della realtà attraverso la satira, sbeffeggiando le ridondanti e paradossali trovate della politica corrotta: “rendendoli ridicoli si può dimostrare di non temerli e di aver il potere si liberasene”.

U’ Papun – Terra Madre : 
E’ con l’amore e la vicinanza alla propria terra e non scappando via che si può operare un cambiamento; cantando l’amore per la propria ‘Terra Madre’ se ne possono denunciare le nefandezze,  rivoluzionandosi si può rivoluzionare.

Un premio Menzione Speciale va alla cantastorie Francesca Prestia : 
“La Cantastorie Francesca Prestia, canta dei soprusi e dei diritti e con i suoi “cunti” ha dato e dà voce a molte donne che con il loro coraggio aprono varchi alla libertà ed alla giustizia”.