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Nuova Stagione del Rendano: domani alle 12 incontro con gli abbonati e la città

La stagione 2012/2013 del Rendano sarà presentata domani, sabato 24 novembre, agli abbonati e a tutti i cittadini che vorranno partecipare all’incontro nella Sala Maurizio Quintieri del Teatro.
Il Sindaco Mario Occhiuto ed il Direttore artistico Isabel Russinova accoglieranno gli ospiti alle ore 12.

Il Teatro A. Rendano e la sua nuova stagione

COSENZA – “La parola è un’ala del silenzio” è questa la frase di Pablo Neruda che campeggia sulla brochure della stagione 2012-2013 del Teatro A. Rendano, stagione presentata ieri in conferenza stampa alla presenza di Isabel Russinova, nuova direttrice artistica del teatro ma volto conosciuto dagli abituali spettatori già dallo scorso anno, e del Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto apparso alla platea non di certo in forma smagliante. La frase è stata scelta dalla direttrice artistica proprio per rimarcare ed evidenziare come la parola sia, quest’anno, il filo conduttore che lega tutti gli spettacoli perché sostiene la Russinova “bisogna comunicare, ascoltare, ascoltarsi e dare un peso alle parole per poter comprendere se stessi e anche gli altri”.

La lunga stagione, che avrà inizio il 15 dicembre con la Locandiera di Goldoni, ha come scopo la contaminazione e la condivisione; il cartellone, infatti, contiene in sé una commistione di generi che spaziano dalla prosa alla lirica, dalla danza alla musica sinfonica, dal gospel ai musical per i più giovani sperando, così, di riuscire a svecchiare quella concezione, ormai radicata, che porta a definire il teatro come il luogo anti-giovanile per antonomasia. Isabel Russinova, definita durante la conferenza come una donna di fatti, è riuscita a conciliare qualità e quantità dando vita ad una lunga stagione teatrale contenendo, però, i costi. Il budget di spesa per questa nuova stagione, tiene a sottolineare il Sindaco Mario Occhiuto, è di circa 700 mila euro, un risparmio notevole rispetto gli anni precedenti senza, però, intaccare o abbassare la portata culturale del Rendano ormai teatro di tradizione. Anche quest’anno, infatti, il palco sarà calcato da grandi artisti come Vinicio Capossela, Nancy Brilli, Giorgio Albertazzi, Sabrina Brazzo e Mick Zeni primi ballerini della Scala di Milano a dimostrazione del fatto che risparmiare si può e, forse, contenendo i costi si può fare anche meglio perché non sempre lo sperpero è simbolo di qualità.

L’amministrazione, tra l’altro, ha cercato di rendere i costi dei biglietti e degli abbonamenti più accessibili grazie a degli sconti rivolti ai giovani dai 18 ai 30, ai pensionati e alle famiglie per cui si è pensato a dei pacchetti promozionali. L’altra novità è che da quest’anno i biglietti potranno essere acquistati non solo al botteghino e all’agenzia inprimafila ma anche online grazie al nuovo sistema di biglietteria informatica. Le seguenti informazioni tecniche saranno comunque esplicate minuziosamente in un incontro con il pubblico che si terrà venerdì 23 novembre, alle 18,00 presso il teatro Rendano.

La nuova stagione teatrale, dunque, fa del risparmio il proprio punto di forza; risparmiare, infatti, non significa farsi promotori di un prodotto scadente ma diviene indice di una lungimirante capacità di adattamento per potersi così adeguare alle condizioni di un paese che vive quotidianamente all’insegna dei sacrifici.

Annabella Muraca

Teatro Rendano, domani il programma per la stagione 2012/2013

COSENZA – Domani pomeriggio alle ore 16.00, verrà presentato con una conferenza stampa presso il Teatro Rendano il programma degli eventi per la stagione 2012/2013 del teatro di tradizione del capoluogo bruzio. Quest’anno la programmazione del Rendano va oltre i cartelloni, lirica e prosa, che per tradizione si allestiscono in house per abbracciare e coordinare tutta una serie di proposte che nascono dal positivo fermento culturale di una città come Cosenza che non intende rinunciare, ma semmai rafforzare, la propria vocazione alla cultura.

Parteciperanno alla conferenza stampa, il sindaco Mario Occhiuto, il direttore artistico del teatro Rendano Isabel Russinova, la dirigente del settore cultura Giuliana Misasi.Tanti e diversi, dunque, i soggetti attuatori di una politica culturale che intende valorizzare le energie espresse da istituzioni ed associazioni che a vario titolo investono competenze ed esperienza in un’offerta culturale di qualità. Allo stesso tempo, si parlerà di come l’Amministrazione intende valorizzare le proprie strutture teatrali e non, per diversificare e qualificare un’offerta che soddisfi una platea la più ampia possibile.

“Istituire al Rendano una compagnia stabile di prosa” un’idea dell’attore Giovanni Turco

COSENZA – E se il Teatro “Rendano” diventasse sede di una compagnia stabile di prosa, formata dai migliori attori del territorio e da tecnici e maestranze locali? E se il compito di questa compagnia stabile fosse quello di mettere in scena produzioni che nascono a Cosenza e in grado di rappresentare le pagine della drammaturgia calabrese appartenenti ad autori tutt’altro che trascurabili? L’idea, alquanto suggestiva e sicuramente con un epilogo diverso da quello che accompagnò l’esperienza, poi tristemente tramontata, del Consorzio Teatrale Calabrese, è stata lanciata dall’attore cosentino Giovanni Turco nel corso di una seduta della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi durante la quale Turco è stato insignito del riconoscimento riservato agli artisti che stanno partecipando all’iniziativa “Nemo Propheta in patria”, ideata dal consigliere comunale Mimmo Frammartino e supportata dal Presidente dell’organismo consiliare Claudio Nigro. La proposta dell’attore Giovanni Turco è stata definita interessante dalla commissione cultura che se ne è fatta carico e che sull’argomento conta di sensibilizzare quanto prima il Sindaco Mario Occhiuto, ma anche il direttore artistico del “Rendano” Isabel Russinova. “Giovanni Turco – questo il convincimento della commissione cultura – avrebbe pieno titolo a far parte di una compagnia stabile di prosa del Teatro “Rendano”, perché uomo di teatro a tutto tondo e con alle spalle, insieme a molti altri attori cosentini, un curriculum di tutto rispetto. Senza far torto a nessuno e scusandomi sin d’ora per qualche incolpevole dimenticanza – ha detto in particolare Mimmo Frammartino – proviamo ad immaginare cosa sarebbe in grado di esprimere una compagnia di prosa con al suo interno la presenza contestuale di attori cosentini come, tra gli altri, Saverio La Ruina, Max Mazzotta, Peppino Mazzotta, Giancarlo e Fulvio Cauteruccio, Lindo Nudo, Francesco Marino, Dario De Luca, Dante De Rose, Ernesto Orrico e tanti altri.” La commissione cultura ha poi tributato il giusto riconoscimento all’impegno di Giovanni Turco che risale all’inizio degli anni ’70. Una carriera quasi quarantennale cominciata dalla porta principale a Roma (significative le sue partecipazioni a lavori teatrali al fianco di autentici mostri sacri della scena italiana come Paolo Stoppa o Paola Borboni), ma che in una fase successiva al suo ritorno a Cosenza non ha avuto più tante occasioni di esprimersi, se non saltuariamente. E’ lo stesso Giovanni Turco ad averlo ricordato, con una punta di amarezza, in commissione cultura. “Il teatro è stato da sempre il sogno della mia vita, da quando, appena diciottenne, mi trasferii a Roma. Mi fu regalato un abbonamento al Teatro Argentina e lì cominciai a seguire la prosa, rimanendone subito folgorato. Per 15 anni feci l’attore in giro per l’Italia ed ebbi la fortuna di lavorare accanto a grandi maestri come Paolo Stoppa, Paola Borboni, Franco Zeffirelli e per produzioni importanti come quelle del “Piccolo” di Milano. Poi decisi di scegliere anche il luogo dove continuare a fare l’attore, e cioè qui, a Cosenza, in Calabria. Scelta durissima, quasi scellerata, perché tutto è diventato più complicato.” Nonostante le difficoltà, Giovanni Turco, una volta tornato a casa, fonda una sua compagnia, la T.O.N.T. ed è tra gli attori protagonisti di molti dei lavori del drammaturgo Vincenzo Ziccarelli con il quale stringe un proficuo sodalizio professionale, i cui frutti sono rappresentati dalle interpretazioni fornite in “Francesco e il Re”, “Un caso di morte apparente”, “Cristina a’ spedesa”, fino al più recente “L’amore che bruciò Troia”. Tra un lavoro teatrale e l’altro, anche qualche partecipazione a film di successo, come dimostra quella al film di Daniele Luchetti “La nostra vita”, vincitore del premio per il miglior attore (Elio Germano) al Festival di Cannes del 2010 ed anche di 3 David di Donatello e 4 Nastri d’argento. Un’altra cosa della quale Giovanni Turco va molto fiero è aver curato per moltissimi anni la direzione artistica de “La Giudaica” di Laino Borgo, una rappresentazione sacra alla quale, prima della sua interruzione, partecipava l’intero paese che diventava protagonista assoluto con i suoi abitanti. Ed ora la proposta avanzata in Commissione cultura. E la compagnia stabile di prosa del “Rendano” potrebbe diventare realtà.

Intervista ad ʿAlāʾ al-Aswānī in vista del Premio per la Cultura Mediterranea

In vista della Cerimonia di Premiazione dei Vincitori della VI edizione del Premio per la Cultura Mediterranea – Fondazione Carical, che si terrà venerdì 28 settembre p.v. alle ore 17.30 al Teatro Rendano di Cosenza, ecco una breve intervista rilasciata all’Ufficio Stampa della Fondazione Carical da parte di ʿAlāʾ al-Aswānī, vincitore Sezione Cultura dell’Informazione, scrittore ed intellettuale egiziano. Nel suo ultimo libro La rivoluzione egiziana (Feltrinelli, 2011) racconta l’Egitto oppresso, l’Egitto della dissidenza, l’Egitto della rivoluzione di piazza Tahrir.

Intervista:

Un’opinione sul Premio per la Cultura Mediterranea, soprattutto in qualità di vincitore della Sezione Cultura dell’Informazione, vista l’enorme importanza assunta dai media (giornali, televisioni, social network) nel riscatto dell’Egitto oppresso dal regime di Mubarak:

Intanto, ringrazio per il premio che avete deciso di conferirmi e sono molto orgoglioso di essere tra i vincitori di questa edizione, perché non c’è ricompensa più grande per uno scrittore che sapere di essere conosciuto, letto ed apprezzato, ancor di più quando viene compreso ed apprezzato oltre confine.
Per me questo è il 15° premio internazionale che mi viene consegnato. Una cosa importante che vorrei sottolineare che arabi ed occidentali possono essere diversi per colore, religione e cultura, ma in quanto essere umani abbiamo uguali sentimenti e uguali pensieri.
La letteratura è un meraviglioso strumento di comunicazione umana e questo premio è la prova di quello che la letteratura può rappresentare per uno scrittore: l’Arabia e l’Italia possono essere due paesi lontani geograficamente , ma la letteratura rappresenta da sempre e per sempre sarà una lingua internazionale di comunicazione umana.

Qual è il legame della rivoluzione egiziana con gli altri movimenti di liberazione degli ultimi anni in alcuni paesi del Mediterraneo e quali sono le differenze?
Direi che stiamo vivendo la fine di tutte le dittature del mondo arabo. Ventidue paesi arabi sono stati occupati per anni dagli eserciti francesi o inglesi, poi durante gli anni ‘50 e ‘60 ci sono stati i movimenti di indipendenza che hanno messo fine all’occupazione straniera, ma questa indipendenza alla fine ci ha fatto cadere nelle mani di dittatori di tutti i tipi: rivoluzionari, militari, famiglie reali, movimenti fascisti, tutto questo ha portato il mondo arabo sull’orlo di una catastrofe. Dal 2000 assistiamo a questa progressiva liberazione dei paesi arabi dai regimi dittatoriali, abbiamo assistito alla fine del regime di Mubarak e dal 2000-2001 si è avviato questo processo di liberazione: la Tunisia è stata la prima, seguita da altri paesi come Egitto, Siria, Libia, anche se adesso siamo tutti consapevoli di quale difficile situazione questi paesi stiano attraversando. In ogni modo credo si tratti solo di questione di tempo e tutti questi paesi raggiungeranno la loro libertà. Ovviamente ogni paese vive situazioni diverse, ci sono paesi più poveri come l’Egitto e la Siria che non hanno il petrolio ma hanno molte persone istruite tra i cittadini, ma ci sono paesi che, nonostante la ricchezza di risorse, non hanno rivolto la loro attenzione all’istruzione del loro popolo. Non siamo però alla fine del processo di rinnovamento, credo che tutto questo andrà avanti per 10 -20 anni e alla fine non ci saranno più dittatori nei paesi arabi.

Nel suo ultimo libro La rivoluzione egiziana lei parla spesso della dignità dell’uomo, di giustizia e di libertà. Secondo la sua opinione quali sono i segni che preannunciano un pericolo per la libertà di espressione in una società civile e democratica?

Il problema è che c’è una bella differenza tra libertà di espressione e libertà di parola. Il regime di Mubarak consentiva la libertà di parola e noi potevamo scrivere tutto ciò che ritenevamo giusto scrivere, salvo che Mubarak faceva ciò che più riteneva opportuno, senza tenere conto di nessun opinione. Io non credo che ci sia libertà di espressione se questa non diventa poi uno strumento di cambiamento democratico. Seppure siamo liberi di scrivere quello che vogliamo ma il governo non risponde di conseguenza e non ci sono cambiamenti questo significa che non c’è libertà di espressione. Adesso abbiamo un presidente democratico e islamico e credo che questo sia un caso unico al mondo, stiamo cercando di scrivere una nuova costituzione in cui noi intellettuali ci stiamo battendo per una reale libertà di espressione.

 

L’Opera di Pechino approda al Rendano

Il teatro A.Rendano cede le sue “tavole” a culture nuove e poco esplorate; culture che ammaliano ma, nello stesso tempo, lasciano interdetti per la diversità con cui vengono messe in scena le rappresentazioni teatrali, distanti anni luce da quelle occidentali.
Ieri sera, infatti, il teatro ha aperto le porte alla nota compagnia nazionale “Opera di Pechino” che ha portato una ventata di novità nella città dei Bruzi grazie, soprattutto, all’intenso lavoro dell’amministrazione comunale che è riuscita ad accaparrarsi ben due date della tournée, le uniche previste in Calabria.
Una compagnia di “tutto fare” quella dell’Opera di Pechino, non solo semplici attori ma soprattutto mimi, ballerini, ginnasti, cantanti che hanno intrattenuto il pubblico con acrobazie, arti marziali e lotte buffe e non efferate. Poche le parti recitate perché, nel teatro cinese, ciò che conferisce significato alla rappresentazione non è tanto la parola quanto le movenze del corpo e la capacità di riempire la scena senza aver bisogno di alcun materiale scenico.
Le azioni infatti, accompagnate da un sottofondo musicale che sottolinea il carattere orientale dell’opera, vengono semplicemente mimate con gesti eccessivi e simbolici che permettono allo spettatore di comprendere le intenzioni dei personaggi. Gli attori hanno acquisito fasto e solennità grazie agli abiti sontuosi e regali; al trucco raffinato che, in base alle varie sfumature, definisce il ruolo del personaggio e alle maschere tradizionali.
Interessante scambio culturale, dunque, amplificato dall’incontro, avvenuto alla fine della prima parte dello spettacolo, tra il Presidente dell’Opera di Pechino e il Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto che, come tradizione vuole, hanno affisso insieme la locandina dello spettacolo affiancandola a tutte le altre che hanno fatto la storia del teatro Rendano.
Tra i tanti spettatori accorsi anche molte presenze illustri; il Rettore dell’Università della Calabria Giovanni Latorre e il Sindaco di Rende Vittorio Cavalcanti.
Ieri sera si è dunque lasciato il posto alla cultura cinese che, a detta di qualcuno, necessita di un accurato studio e di un’intensa metabolizzazione prima di esprimere qualsiasi tipo di opinione. Si arriva alla fine dello spettacolo meravigliati, storditi, sbalorditi e, per evitare valutazioni affrettate, bisogna attuare una sorta di epoché, una sospensione del giudizio che ci permette di lasciar sbollire qualsiasi tipo di impressione e perplessità eccessivamente prematura.
L’Opera di Pechino replica martedì 25 settembre alle ore 20.45, sempre al teatro A. Rendano.

 

Annabella Muraca

 

Sindaco Mario Occhiuto e Presidente dell'Opera di Pechino

Abito di scena dell'Opera di Pechino

L’Opera di Pechino sul palco del Rendano

COSENZA – Si concentra in poche date, tra Germania ed Italia, la tournée europea della compagnia teatrale “Opera di Pechino”, un ensemble di talenti artistici, impareggiabile nella messa in scena delle opere cinesi.

L’Amministrazione comunale riesce ad accaparrarsi ben due date, le sole in Calabria e anche le uniche dopo Catania, della prestigiosa compagnia, artefice di una forma d’arte davvero unica che mette in risalto le caratteristiche tipiche del genere, come l’imitazione, l’esagerazione ed il simbolismo, gesti pantomimici messi in risalto dal canto e dalle acrobazie.

Tre gli spettacoli al Teatro Rendano. Due serali, domenica 23 e martedì 25 settembre (ore 20.45) con due diversi titoli: “L’Orfano della famiglia Zhao” e “La leggenda del serpente bianco”. In mezzo, lunedì 24 settembre, una scolastica alle ore 11.00.

I biglietti – da 5 a 15 euro – sono in vendita da domani 14 settembre al Botteghino del Rendano (orari: dalle 10 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00).

Fra le 300 tipologie differenti di opera, la maggior parte delle quali locali, l’opera Jingju (opera di Pechino) è tra le sei opere nazionali ed anche la più conosciuta. Si tratta di una particolare espressione artistica che combina in una sola performance recitazione, canto, musica e arti marziali. Il repertorio dell’opera Jiungju comprende oltre 1.000 opere, delle quali circa 400 sono rappresentate abitualmente. Il canto risonante, il dialogo – alle volte umoristico – e le spettacolari acrobazie rendono lo spettacolo travolgente e affascinante. “Jingju” , nel 2010, è stata inclusa nella lista dei Capolavori del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.

 

Un Gaber al femminile…

14 MAG 2012 – Si è chiusa in bellezza la stagione di prosa 2011/2012 con uno spettacolo atteso, annullato a causa di un improvviso malanno della protagonista e, per fortuna, recuperato.

Si tratta di “E pensare che c’era il pensiero” messo in scena, ieri sera, al teatro A.Rendano con la regia di Emanuela Giordano e la produzione dello Stabile di Innovazione “Tieffe Teatro” in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber.

Un Gaber moderno e attuale riletto al femminile dall’avvincente Maddalena Crippa e da tre coriste, Chiara Calderale, Miriam Longo e Valeria Svizzeri, accompagnate al pianoforte da Massimiliano Gagliardi autore, tra l’altro, degli arrangiamenti musicali.

Un intero spettacolo dedicato all’eccelso cantautore italiano scomparso nel 2003, ma ancora presenza vivida nell’immaginario collettivo soprattutto per le tematiche forti e mai scontate, le sue musiche e i suoi testi, infatti, sono così contemporanei che sembrano stati scritti ieri.

La serata è trascorsa velocemente, è volata via come una folata di vento tra le canzoni più note di Gaber e sprazzi di monologhi riguardanti la società, l’amore, la famiglia, il lavoro, la politica che è stata definita “come una disgrazia capitata a tutti”. I momenti recitati sono stati gestiti con grande veracità dalla Crippa che è riuscita ad alternare estremo realismo e delicato humor inglese ad attimi di stridente e pungente cinicità.

Zero effetti speciali, zero colpi di scena e nessun oggetto particolare; il palcoscenico, ieri sera, è stato abitato da quattro donne dall’animo nobile e di nero vestite, a dimostrazione che l’abito non fa il monaco ma è il contenuto ciò che conta. Quest’ultime solo con l’ausilio delle proprie “ugole d’oro” sono riuscite a smuovere qualcosa dentro, creando un’atmosfera suggestiva ed emozionante fino a far vibrare l’anima.

Il pubblico cosentino, forse per la prima volta in questa lunga stagione di prosa, si è sentito veramente coinvolto dall’interpretazione della Crippa; alla fine dello spettacolo tutti hanno sentito l’esigenza di alzarsi in piedi e ringraziare la protagonista per la sua generosità artistica. “Grazie Maddalena, ne è valsa la pena” è stato il commento degli spettatori che hanno riempito la sala con fragorosi applausi.

Sicuramente anche lo stesso Gaber è rimasto colpito ed estasiato dalla forza e dal coraggio di queste quattro donne, avrà goduto anche lui ad ascoltare le loro voci soavi e anche lassù tra le soffici nuvole avrà sicuramente continuato a ripetere “la donna è donna da subito…un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo, a volte mai.”

Annabella Muraca

E “Otello” sia…

27 APR 2012 – “Prima di ucciderti, sposa, ti ho baciata. Ora non c’è altro modo che questo: ucciderti e morire in un tuo bacio”. Si tratta di una frase forte ed emblematica dell’ “Otello”, una frase che racchiude in sé tutto il senso di questa tragedia scritta da Shakespeare nel lontano 1603.
Una tragedia che, però, non è espressione di un’antichità cristallizzata ma collima perfettamente con il nostro presente.

L’Otello è stato, infatti, riattualizzato dal regista Nanni Garella e riproposto, ieri sera, al teatro A.Rendano grazie alla produzione dell’Arena del Sole – Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna, in collaborazione con il 63° Festival Shakespeariano dell’Estate Teatrale Veronese.
Nello spettacolo tante comparse ma solo due protagonisti indiscussi Massimo Dapporto, attore poliedrico che ha seguito le orme del padre cimentandosi nel teatro, nel cinema e nella fiction, ora nei panni di Otello/ Il Negro, e Maurizio Donadoni che ha impersonato il funesto Iago.
Due visioni del mondo completamente agli antipodi, dunque, Otello disegna un mondo roseo, amorevole e armonico, Iago, invece, vive di gelosie, infamie, pregiudizi razziali che colpiscono tutti coloro che lo affiancano rendendoli volgari e sgradevoli.

Tutto ruota intorno al tradimento di Desdemona (Lucia Lavia) a scapito di Otello, un tradimento, però, non veritiero ma istigato, inculcato, continuamente simulato dallo stesso Iago ferito nell’orgoglio per non aver ricevuto la carica di luogotenente.
In Otello si scatena, così, una gelosia marcia che rende il cuore nero, appanna la vista, sconvolge i sensi e trasforma in folle anche la persona più saggia.
E’ il dramma del candore e della cecità di colui che non riesce a guardare oltre il suo naso e si fa soggiogare dalla pura apparenza.
L’Otello è l’emblema della fragilità umana e della sua precarietà, il genere umano è in lotta continua senza mai trovare un equilibrio stabile e duraturo, le passioni diventano atroci e fanno regredire l’uomo alla sua condizione più abietta.

La gelosia e l’invidia, da passioni veniali, si trasformano, invece, nei mali di tutti i mali.
Alla fine della tragedia non resta nulla, tutti vengono colpiti, sconfitti e affondati; nessuno si salva, la sorte è efferata e colpisce forte come la mannaia del boia.
Neanche l’isola di Cipro rimane incolume ma, calpestata e insanguinata, è la spettatrice inerme di tanta brutalità
Al termine di una simile tragedia rimangono solo domande, interrogativi ben espressi dal regista Nanni Garella “Cosa resta, dopo gli assassini, i suicidi, il crollo della fiducia, della fedeltà e dell’amore? Probabilmente solo la notte buia, il cupo abisso in cui precipita a volte la mente umana”

Annabella Muraca

“A” Colazione da Tiffany

19 APRIl 2012 – Ancora una volta Isabel Russinova, curatrice del cartellone di prosa della stagione teatrale 2011/12,  è riuscita a fare centro riportando sotto i riflettori un’opera classica piena, però, di riferimenti al presente e alla nostra realtà quotidiana.
Lo spettacolo in questione è “Colazione da Tiffany” messo in scena, sul palco del teatro A. Rendano, nei giorni 17 e 18 Aprile dalla compagnia “Gli Ipocriti”  diretta dal regista Piero Maccarinelli.
Una produzione molto più vicina al romanzo di Truman Capote che al celebre film di Blake Edwards con Audrey Hepburn e George Peppard.
Il cast, composto da 11 attori, vede nei ruoli principali Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia, due giovani ampiamente conosciuti dal pubblico italiano per la loro partecipazione a tournée teatrali e fiction; gli altri 9 attori hanno invece ricoperto dei ruoli marginali facendo da cornice allo svolgersi degli eventi.

La Inaudi ha impersonato Holly Golightly una donna ridicola, frivola e perennemente in cerca di uomini da “spennare”, Lavia invece ha ricoperto i panni di William/ Frank Parsons, uomo serioso, di saldi principi e con il viscerale desiderio di diventare uno scrittore famoso e geniale alla stregua di Ernest Hemingway.
William Parsons ha contemporaneamente svolto il ruolo di personaggio-narratore; proprio grazie ai suoi continui flashback è riuscito, infatti, a narrare la storia di Holly, donna fascinosa che lui stesso ha trasformato in musa ispiratrice per i suoi romanzi.
Lo spettatore ha assistito ad uno spettacolo paragonabile alle “montagne russe”, fatto dunque di parti estremamente lente ed altre più celeri e piacevoli, la ripresa è avvenuta nella seconda parte dello spettacolo che ha riscosso più consensi grazie, sicuramente, ai corpi statuari e senza veli dei due protagonisti; un continuo “vedo non vedo” che non ha causato scalpore nel pubblico ma molta curiosità.
Il regista è riuscito a mettere in luce tematiche estremamente attuali: l’amore non corrisposto,  l’omosessualità, la bisessualità, la pseudo amicizia accompagnata da intrighi, passioni e tradimenti ma, soprattutto, la prostituzione; la storia di una donna che decide di vendere il proprio corpo e la propria anima a uomini ricchi e potenti per trarne benefici economici. È dunque la storia del mestiere più antico del mondo che, ancora oggi, continua ad essere parte integrante della nostra società.
Questa volta, a differenza degli altri spettacoli, il pubblico cosentino è accorso numeroso per presenziare alla performance; una lunga fila ha invaso ieri sera il botteghino del teatro A. Rendano; si è dunque trattato di un last minute, molte persone, infatti, hanno acquistato i biglietti tra il secondo e il terzo richiamo della campanella.

Annabella Muraca