[#Anime] 91 Days, la Recensione

La stagione autunnale degli anime è appena iniziata ed è arrivato il momento di tirare le somme per quanto riguarda  quella estiva. Sono stati tantissimi i titoli attesi e su cui si puntava in particolar modo, fra essi Orange e Mob Psycho 100 le cui aspettative hanno un po’ oscurato altre opere. Un esempio perfetto è 91 Days, un anime della programmazione estiva e che non deve essere assolutamente sottovalutato. Sotto la regia di Hiro Kaburagi e prodotto dallo Studio Shuka, la serie è composta da dodici episodi più un episodio riassuntivo molto utile e ne spiegheremo più avanti il perché. La sigla di apertura è interpretata da TK, cantante dei Ling Tosite Sigure, che ha già prestato la sua musica a titoli del calibro di Tokyo Ghoul e Psycho-Pass.

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La storia è ambientata durante il proibizionismo nella città di Lawless, in cui è la mafia, e non lo Stato, a fare da padrona. La trama trova il suo sviluppo quando, a causa di una guerra fra clan, viene massacrata la famiglia Ragusa, con a capo Testa Ragusa, ad opera di Vincent Vanetti e alcuni suoi uomini; l’unico superstite del massacro è il primogenito, Angelo Ragusa, che riesce a fuggire. Sette anni dopo, assunta l’identità di Avilio Bruno, il ragazzo riceve una lettera da un misterioso amico del padre in cui sono elencati tutti gli uomini responsabili dello spargimento di sangue della sua famiglia. Avilio torna quindi a Lawless per entrare nelle grazie della famiglia Vanetti, diventata intanto una delle cosche più forti, e attuare la sua vendetta.

Ovviamente risulta increscioso che a personaggi mafiosi vengano associati nomi italiani, anche poco credibili, come ad esempio “Cerotto” o “Scusa”, ma questo è un problema con cui l’Italia combatte da tempo.
L’anime ha delle potenzialità enormi, ma forse non ben sfruttate. Raccontare una storia di mafia non è mai semplice viste anche tutte le implicazioni che porta la concezione stessa della parola, fra le principali, il concetto distorto di famiglia. Gestire caratterialmente e psicologicamente così tanti personaggi diventa difficilissimo in dodici episodi, infatti possiamo notare che il character design è studiato in modo egregio, con tantissimi punti di forza: personaggi tutti diversi fra loro, ognuno con la propria peculiarità fisica e non solo (fra loro, per forza di logica, è Avilio a essere caratterizzato alla perfezione). Nero Vanetti, fulcro della storia, e Corteo, amico d’infanzia del protagonista, sono altri sue personaggi molto interessanti e su cui notiamo una crescita di impatto sulla storia molto notevole.

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Con personaggi tanto funzionanti, la storia cattura sin dal primo episodio; forse è più il carisma che essi trasmettono a conquistare subito l’interesse dello spettatore. Però bisogna fare molta attenzione agli eventi poiché, a livello di trama, la storia è fondamentalmente divisibile in due parti: una prima parte in cui Avilio deve conquistare la fiducia della famiglia Vanetti e una seconda frazione in cui si compie il piano del personaggio principale.
Particolare concentrazione va dedicata alla prima metà della storia perché bisognerà entrare innanzitutto nel clan dei Vanetti insieme al protagonista e imparare a conoscerne i membri, i caratteri, il passato e gli affari che ognuno di loro conduce; successivamente gli avvenimenti si intrecciano con le altre famiglie più influenti e non solo, quindi bisogna prestare particolare attenzione a ciò che esse aggiungono alla trama.
La prima parte pecca per una stesura poco chiara delle sceneggiatura, vista la presenza di troppi eventi tutti in una volta, troppo veloci e poco assimilabili; ma nulla da temere, prima che inizi sul serio la vendetta di Avilio, quindi fra la prima e la seconda metà della serie, è stato mandato in onda un episodio riassuntivo per fare il punto della situazione e in cui si rispiega la storia dall’inizio. Nonostante qualche momento di confusione, la visione è altamente godibile, tenendo lo spettatore in continua tensione e favorendo la suspense.

Ottimo il lavoro tecnico, con dinamiche veloci, regia di alto livello e disegni ben delineati, con un tratto un po’ semplice che caratterizza l’intera opera. Eccelsa la rappresentazione, inoltre, dell’America degli anni ’20, fra ambientazioni e luoghi caratteristici.

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Nonostante tutto, 91 Days presenta alcuni difetti grossolani ed elementari: innanzitutto, per quanto i protagonisti siano ben caratterizzati, si lascia poco spazio ai coprotagonisti, non nel senso che sono poco presenti nella narrazione, anzi, ma che il loro background psicologico è poco studiato. Riprendiamo di nuovo Corteo, ad esempio, che ha subito un’evoluzione disarmante, ma del suo passato, dei suoi perché, della sua persona, si sa poco o niente.
Inoltre, sono tante le situazioni poco credibili e, soprattutto, non spiegate minimamente o rimaste approssimative. Ma tutto questo di certo non rende l’anime un titolo da buttare via, anzi, è stato uno dei titoli di punta e, sicuramente, uno dei più riusciti della stagione estiva.

91 Days è una storia di vendetta, di fiducia e di azione che, con molta profondità, si addentra nell’animo umano per farne risaltare i contorni frastagliati creati dalla storia e dalla singolarità di ogni individuo.
Buona visione!

                                                                                                        Paolo Gabriele De Luca

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