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Resina, esce oggi il primo disco degli Emanuele Via & Charlie T

ACRI (CS) – Un album strumentale per l’esordio dell’inedito progetto nato dall’incontro musicale tra il pianista acrese Emanuele Via (membro degli Eugenio in Via Di Gioia, reduci dalla bella affermazione di Sanremo Nuove Proposte) e il quartetto Charlie T, composto da Matteo Mandurrino (violino), Chiara Di Benedetto (violoncello), Fortunato D’Ascola (contrabbasso), Antonella De Franco (arpa). Album Resina

Anticipato da due singoli che hanno superato complessivamente le 60mila riproduzioni su Spotify, il disco è dedicato al legno, il materiale di cui sono fatti gli strumenti ai quali i cinque musicisti sono profondamente legati. Dal punto di vista musicale, l’elemento fondamentale su cui si basa questo lavoro è la resa acustica, con una forte ricerca della distinguibilità del suono di ogni strumento e del suo ruolo specifico: il pianoforte crea un tappeto che si prepara ad accogliere i temi e i controcanti del violino e del violoncello i quali, a loro volta, si intrecciano e dialogano, mentre il contrabbasso interviene con la sua potenza e il suo calore insieme all’arpa che colora e gioca per rendere tutto più leggero e suggestivo.

Se volessimo definire questi brani, potremmo dire che sono rapsodici sia da un punto di vista formale – composti cioè da un solo movimento ed un carattere libero, a tratti improvvisativo – che da un punto di vista espressivo, dato l’intento narrativo ed evocativo di un disco che vuole raccontare in musica un viaggio attraverso ricordi di infanzia e sensazioni primordiali di attaccamento alla natura.

«Resina – racconta Emanuele Via – è un disco di otto brani che ho scritto appositamente per questa formazione. E’ dedicato al legno, il materiale di cui sono fatti i nostri strumenti. Materiale a cui siamo legati visceralmente, come agli alberi dai quali proviene, che evocano ricordi di infanzia e sensazioni primordiali di attaccamento alla natura. Queste sensazioni abbiamo provato a replicarle in musica. Solo musica, senza testi, per rendere tutto più legato all’istinto. Così sono diventate fondamentali le dinamiche, le esitazioni, i silenzi e anche i rumori».

Una melodia particolare che il componente calabrese spiega così: «I Charlie T sono riusciti a farmi comprendere ancora di più le possibilità e i limiti di ogni strumento. Per questo Resina è perfettamente cucito sulle nostre personalità e sulle ispirazioni musicali di ognuno, che vanno dalle colonne sonore di film (come i capolavori di Ennio Morricone e Danny Elfman) alle composizioni di Ezio Bosso, fino all’impressionismo di Debussy, alla musica classica, e a quella contemporanea».

 

Il Parto delle Nuvole Pesanti in viaggio lungo “Il Percorso Calabrozen”. Il nuovo videoclip

COSENZA – Il percorso calabrozen è un viaggio che marcia su un doppio binario, fra la profondità del testo e la leggerezza del racconto visivo, in cui le immagini raccontano un cammino di ricerca, scoperta e ri-conoscenza verso la propria terra. Un viaggio che sa individuare e trasformare il segno delle cose e mettere l’amore dove non c’è. Un percorso magico che sgorga dai vapori dell’animo, che “scaccia la tristezza con una carezza, bacia la vita con due grandi labbra, stringe la notte con abra cadabra”. Un anelito, un’esortazione a combattere e a non farsi sopraffare dalla rassegnazione anche quando tutto sembra perduto, perché ogni perdita nasconde nuovi orizzonti.

Il videoclip

Diretto da Enrico Le Pera, il videoclip mescola sacro e profano lungo i confini della magia, con stile allegorico, ispirandosi al film Aléteia dello stesso regista, della cui colonna sonora il brano fa parte. E’ un fantasmagorico trasformatore made in Calabria, un magico marchingegno capace di cambiare tutto quello che trova sulla sua strada: l’ignoranza in conoscenza, l’indifferenza in sensibilità, il brutto in bello, la rassegnazione in speranza, l’odio in amore e la sfortuna in buona sorte. 
Al timone di questa trasformazione una donna, simbolo anche di riscatto e portatrice di vita, pace e coraggio. Ma è una donna strana, un po’ saggia e un po’ pazza, dotata di particolari poteri magici, un incrocio tra una maga, una fata e una strega. Una “magara” come la chiamano in Calabria. 
Sullo sfondo di una scenografia allegorica, costellata di abiti clowneschi, cappelli stralunati e stracci colorati, a creare un’atmosfera circense e carnevalesca che sembra uscita da un film di Fellini, la magara estrae conoscenza e saggezza da un vecchio pentolone annerito e fumante. E’ la “quadara” – come ancora la chiamano i calabresi – in cui si cuociono e si conservano le cose buone della tradizione. La magara ne fa dono ai musicisti affinché se ne prendano cura.
 
Il percorso calabrozen predilige le vie terrene, sociali e ambientali dei luoghi, dei colori, della terra, della gente, della storia, della natura, della bellezza, dell’allegria e dell’innamoramento sorprendente e magico, quasi romantico anche perché – a differenza di quanto avviene nella tradizione letteraria, persino epica – ad indicare la direzione è una donna. 
Ma in filigrana affiora una visione più amara e pessimistica, in cui proprio l’idea di cambiamento attraverso la magia ne segna i reali limiti. Emerge la difficoltà di cambiare le cose in una terra disperata che sta sprofondando nel baratro e si affida a maghi, santoni e ciarlatani per curare l’anima malata. La magia degrada a palliativo di una coscienza che a parole vuole cambiare ma che di fatto fa poco o niente per realizzare tale mutamento. Sotto questa luce il videoclip sembra fare un’allusione alla gattopardesca politica calabrese pronta a cambiare bandiera ad ogni tornata elettorale per non cambiare niente, mantenendo così poteri e privilegi, incurante della sofferenza della gente.

Oscars 2020, ecco la lista completa dei vincitori premiati dall’Academy

Eccoci agli Oscars 2020, l’evento più atteso dell’anno per gli appassionati di cinema.

La cerimonia di consegna degli Oscars, i premi più importanti del mondo della settima arte, si è svolta poche ore fa al Dolby Theatre di Los Angeles, in California.

Anche l’edizione numero 92, come lo scorso anno, ha fatto a meno di un presentatore. In ogni caso non sono mancati sul palco i grandi nomi del cinema contemporaneo che hanno consegnato i premi ai loro colleghi. Tra le star più importanti che sono salite sul palco ricordiamo, tra le altre: Jane Fonda, Tom Hanks, Oscar Isaac, Natalie Portman, Chris Rock, Mahershala Ali, Timothée Chalamet, Olivia Colman, Penélope Cruz, Gal Gadot, Salma Hayek, Regina King, Shia LaBeouf, Brie Larson, Spike Lee, Rami Malek, Keanu Reeves, Mark Ruffalo.

UNA SERATA TRA PRONOSTICI E SORPRESE

Le candidature per l’edizione numero 92 degli Oscar erano state annunciate lo scorso 13 gennaio. Ben 11 le candidature riservate al Joker di Todd Phillips, già vincitore a Venezia della Palma d’Oro, seguito dalle 10 nomination di 1917 di Sam Mendes, The irishman di Scorsese e Once upon a time… in Hollywood di Quentin Tarantino, tutti in lizza sia per Miglior film che per Miglior Regia. Una gara tra quattro possenti candidati, dunque, insidiati dalla pellicola rivelazione dell’anno, la sud-coreana Parasite del regista Bong Joon-ho, in corsa anche nella categoria Miglior Film Straniero.

Una serata di pronostici confermati ma anche di sorprese inaspettate: il regista sudcoreano Bong Joon-ho ha conquistato la statuetta per la Migliore Regia, soffiandola al superfavorito Sam Mendes e il film Parasite ha portato a casa il premio più ambito, quello per il Miglior Film. A mani vuote The irishman di Scorsese e molti meno premi del previsto per Tarantino e il Joker di Todd Phillips, che acciuffano 2 statuette a testa, come anche Ford v Ferrari. Solo un riconoscimento a testa, invece, per Marriage story, Jojo rabbit e Little women.

Ma ecco di seguito la lista completa dei vincitori.

MIGLIOR FILM

  • 1917
  • The irishman
  • Once upon a time… in Hollywood (C’era una volta a… Hollywood)
  • Little women (Piccole donne)
  • Joker
  • Jojo rabbit
  • Marriage story (Storia di un matrimonio)
  • Ford v Ferrari (Le Mans ’66 – La grande sfida)
  • Parasite

MIGLIORE REGIA

  • Sam Mendes – 1917
  • Bong Joon-ho – Parasite
  • Todd Phillips – Joker
  • Quentin Tarantino – Once upon a time… in Hollywood
  • Martin Scorsese – The irishman

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA

  • Joaquin Phoenix – Joker
  • Adam Driver – Marriage story
  • Leonardo Di Caprio – Once upon a time… in Hollywood
  • Antonio Banderas – Dolor y gloria
  • Jonathan Pryce – The two popes (I due papi)

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA

  • Scarlett Johansson – Marriage story
  • Renée Zellweger – Judy
  • Saoirse Ronan – Piccole donne
  • Cynthia Erivo – Harriet
  • Charlize Theron – Bombshell (La voce dello scandalo)

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA

  • Joe Pesci – The irishman
  • Al Pacino – The irishman
  • Anthony Hopkins – The two popes
  • Tom Hanks – A beautiful day in the neighborhood (Un amico straordinario)
  • Brad Pitt – Once upon a time… in Hollywood

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE

  • Noah Baumbach – Marriage story
  • Quentin Tarantino – Once upon a time… in Hollywood
  • Bong Joon-ho e Han Jin-won – Parasite
  • Rian Johnson – Knives out (Cena con delitto)
  • Sam Mendes e Krysty Wilson-Cairns – 1917

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

  • Todd Phillips e Scott Silver – Joker
  • Greta Gerwig – Little women
  • Anthony McCarten – The two popes
  • Taika Waititi – Jojo rabbit
  • Steven Zaillian – The irishman

MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

  • Dolor y gloria – Pedro Almodovar (Spagna)
  • Bong Joon-ho – Parasite (Corea del Sud)
  • Boże Ciało – Jan Komasa (Polonia)
  • Medena zemja – Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov (Macedonia del Nord)
  • I miserabili (Les Misérables) – Ladj Ly (Francia)

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

  • Klaus (I segreti del Natale) – Sergio Pablos
  • J’ai perdu mon corps (Dov’è il mio corpo?) – Jérémy Clapin
  • How to train your dragon: The hidden world (Dragon Trainer: Il mondo nascosto) – Dean DeBlois
  • Missing Ling – Chris Butler
  • Toy Story 4 – Josh Cooley

MIGLIORE FOTOGRAFIA

  • Jarin Blaschke – The Lighthouse
  • Roger Deakins – 1917
  • Rodrigo Prieto – The irishman
  • Robert Richardson – Once upon a time… in Holywood
  • Lawrence Sher – Joker

MIGLIORE SCENOGRAFIA

  • Dennis Gassner e Lee Sandales – 1917
  • Lee Ha-jun e Cho Won-woo – Parasite
  • Barbara Ling e Nancy Haigh – Once upon a time… in Hollywood
  • Bob Shaw e Regina Graves – The irishman
  • Ra Vincent e Nora Sopková – Jojo rabbit

MIGLIORE MONTAGGIO

  • Andrew Buckland e Michael McCusker – Ford v Ferrari
  • Tom Eagles – Jojo rabbit
  • Jeff Groth – Joker
  • Thelma Schoonmaker – The irishman
  • Yang Jin-mo – Parasite

MIGLIORE COLONNA SONORA

  • Alexandre Desplat – Little women
  • Hildur Guðnadóttir – Joker
  • Randy Newman – Marriage story
  • Thomas Newman – 1917
  • John Williams – Star Wars: The rise of Skywalker (Star Wars: L’ascesa di Skywalker)

MIGLIORE CANZONE

  • I Can’t Let You Throw Yourself Away (Randy Newman) – Toy Story 4
  • (I’m Gonna) Love Me Again (Elton John, Bernie Taupin) – Rocketman
  • I’m Standing With You (Diane Warren) – Breakthrough (Atto di fede)
  •  Into the Unknown (Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez) – Frozen II (Il segreto di Arendelle)
  • Stand Up (Joshuah Brian Campbell, Cynthia Erivo) – Harriet

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI

  • Matt Aitken, Dan DeLeeuw, Russell Earl e Daniel Sudick – Avengers: Endgame
  • Greg Butler, Dominic Tuohy e Guillaume Rocheron – 1917
  • Leandro Estebecorena, Nelson Sepulveda-Fauser e Stephane Grabli e Pablo Helman – The irishman
  • Roger Guyett, Neal Scanlan, Patrick Tubach e Dominic Tuohy – Star Wars: The rise of Skywalker
  • Andrew R. Jones, Robert Legato, Elliot Newman e Adam Valdez – The Lion King (Il Re Leone)

MIGLIOR SONORO

  • David Giammarco, Paul Massey e Steven A. Morrow – Ford v Ferrari
  • Tom Johnson, Gary Rydstrom e Mark Ulano – Ad Astra
  • Todd Maitland, Tom Ozanich e Dean Zupancic – Joker
  • Christian P. Minkler, Michael Minkler e Mark Ulano – Once upon a time… in Hollywood
  • Mark Taylor e Stuart Wilson – 1917

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO

  • David Acord e Matthew Wood – Star wars: The rise of Skywalker
  • Alan Robert Murray – Joker
  • Wylie Stateman – Once upon a time… in Hollywood
  • Donald Sylvester – Ford v Ferrari
  • Oliver Tarney e Rachael Tate – 1917

MIGLIORI COSTUMI

  • Mark Bridges – Joker
  • Jacqueline Durran – Piccole donne (Little Women)
  • Arianne Phillips – Once Upon a Time… in Hollywood
  • Sandy Powell e Christopher Peterson – The Irishman
  • Mayes C. Rubeo – Jojo Rabbit

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA

  • Vivian Baker, Anne Morgan e Kazuhiro Tsuji – Bombshell
  • Rebecca Cole, Naomi Donne e Tristan Versluis – 1917
  • Kay Georgiou e Nicki Ledermann – Joker
  • Paul Gooch, Arjen Tuiten e David White – Maleficent: Mistress of Evil (Maleficent: Signora del Male)
  • Jeremy Woodhead – Judy

MIGLIOR DOCUMENTARIO

  • For Sama (Alla mia piccola Sama) – Waad al-Kateab ed Edward Watts
  • The Cave – Feras Fayyad
  • Edge of Democracy (Democrazia al limite) – Petra Costa
  • American Factory (Made in USA – Una fabbrica in Ohio) – Steven Bognar e Julia Reichert
  • Medena zemja – Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO

  • In the Absence – Yi Seung-jun
  • Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl) – Carol Dysinger
  • Life Overtakes Me – Kristine Samuelson e John Haptas
  • Louis Superman – Smriti Mundhra e Sami Khan
  • Walk Run Cha-Cha – Laura Nix

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO

  • Ikhwène – Meryam Joobeur
  • Nefta Football Club – Yves Piat
  • The Neighbors’ Window – Marshall Curry
  • Saria – Bryan Buckley
  • Une sœur – Delphine Girard

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE

  • Dcera – Daria Kashcheeva
  • Hair Love – Bruce W. Smith, Matthew A. Cherry e Everett Downing Jr.
  • Kitbull – Rosana Sullivan
  • Mémorable – Bruno Collet
  • Sister – Sigi Song

 

Anime 2010-2019: la top10 del decennio secondo Saitony

Il decennio 2010-2019 è ormai giunto al termine. Dieci anni che hanno visto crescere il mondo degli anime, sia in termini di quantità delle serie prodotte, sia per quanto riguarda il numero di persone che hanno scoperto questo bellissimo media.

Di seguito mi accingo a stilare quelli che, per il vostro Saitony, sono i migliori 10 anime del decennio. Vi ricordo che, nonostante abbia cercato di essere il più oggettivo possibile, si tratta di una classifica assolutamente personale, anche perché sarebbe impossibile riuscire a guardare tutte le oltre 100 serie che escono ogni anno.

10) DEATH PARADE (2015)

Decima posizione per Death Parade, anime originale in 12 episodi prodotto da Madhouse, che segna l’esordio alla regia di Yuzuru Tachikawa, che è riuscito a confermarsi come un regista di grande talento con lo splendido adattamento di Mob Psycho 100.

Death Parade è una serie che si incentra sui sentimenti legati alla morte. Una serie matura, che riesce a coinvolgere fin dal primo episodio per la sua narrazione e per l’ottimo comparto visivo. L’episodio finale è meraviglioso per i temi trattati e per le emozioni che fa provare. La scena della pattinata sul ghiaccio resta una delle migliori scene singole degli ultimi anni. Distribuito in home-video da Dynit, è disponibile anche su VVVVID, Netflix e Amazon Prime Video.

9) SPACE DANDY (2014)

Al nono posto abbiamo Space Dandy, anime originale prodotto da studio Bones e diretto dal grande Shinichiro Watanabe (Cowboy Bebop). Dandy è una serie completamente folle, in cui tanti artisti dell’animazione giapponese hanno riversato tutto il loro talento, creando una sorta di trattato sull’animazione di alto livello. La struttura episodica tipica di Watanabe va a convergere in un finale assurdo, che nella sua follia riesce anche a dare qualche spunto su cui riflettere. Divertimento assicurato e grande, grandissima animazione. È disponibile su VVVVID.

8) DEVILMAN: CRYBABY (2018)

Ottava posizione per il nuovo adattamento del capolavoro di Go Nagai. La serie di 10 episodi è prodotta da Science SARU, con regia del genio Masaaki Yuasa. La serie riesce a trasportare perfettamente la narrazione di Devilman (un manga dei primi anni ‘70) ai giorni nostri, con l’aggiunta di cellulari e social network. Grande fedeltà agli storici temi del manga, modernizzati per renderli attuali, il solito design bizzarro a cui Yuasa ci ha abituati, che calza a pennello per adattare Devilman, animazioni fluide, musiche tra le più belle degli ultimi anni e grande rispetto per la narrazione originale: questo è Devilman: Crybaby. Yuasa ha creato il suo Devilman e noi non possiamo essere altro che contenti. Disponibile su Netflix.

7) PING PONG: THE ANIMATION (2014)

Al settimo posto abbiamo nuovamente il nostro Masaaki Yuasa, con il suo adattamento in 11 episodi del manga sportivo di Taiyo Matsumoto. Ping Pong è senza alcun dubbio una delle migliori serie sportive di sempre, grazie alla costruzione di alcuni dei personaggi più umani che si siano visti in un’opera d’animazione. Partendo da un presupposto simile è molto semplice rimanere incantati dalla narrazione. La storia di Smile e Peco ha delle premesse e un’evoluzione eccezionali, tanto che a fine visione sentirete la mancanza di quei personaggi, ma capirete di aver provato qualcosa di unico, che sarà utile anche nella vita. Ping Pong è questo: una delle massime espressioni della vita stessa, un turbinio di tutto ciò che rende bella la nostra esistenza. Disponibile su VVVVID.

6) SAKAMICHI NO APOLLON (2012)

Sesta posizione per l’adattamento in 12 episodi del manga di Yuki Kodama, prodotto da MAPPA e diretto nuovamente dal maestro Shinichiro Watanabe. Sakamichi No Apollon è una delle migliori storie d’amicizia che si siano mai viste in un anime, nel suo passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta. Kaoru e Sentaro sono due personaggi completamente diversi, ma la loro diversità li unirà in quell’amicizia che tutti cercano, quella vera. La storia è accompagnata da quel ritmo jazz che è anche la metafora della vita. Un’opera straordinaria, che tutti dovrebbero vedere, per capire quello che è veramente importante in un rapporto. Un Watanabe inedito, che dimostra ancora una volta di essere uno dei più grandi rappresentanti dell’animazione giapponese. Disponibile via fansub.

5) HUNTER X HUNTER (2011)

Quinta posizione per il secondo adattamento del capolavoro di Yoshihiro Togashi, prodotto da Madhouse e diretto da Hiroshi Koujina. Hunter x Hunter è uno shonen da cui tutti gli altri dovrebbero prendere ispirazione, a partire dai personaggi, vero marchio di fabbrica di Togashi, che riesce a caratterizzarli tutti alla perfezione, anche quelli meno importanti. Passando poi per l’incredibile varietà di temi affrontati nelle varie saghe, che cambiano registro continuamente, restando comunque coerenti con la narrazione. In particolare Yorkshin City e Formichimere, due saghe che reinventano il manga per ragazzi. Senza dimenticare il personaggio di Meruem, che si sviluppa da un design che ricorda un misto tra Cell e Freezer, diventando poi uno dei più grandi villain che si siano visti in un’opera di finzione.

La grandezza della narrazione di Togashi è proprio quella di riuscire a rendere originali anche gli stereotipi, come l’aura combattiva, già vista in decine di opere. Il suo Nen è forse il potere shonen più complesso mai creato, con una quantità di limitazioni che Togashi stesso si impone per non rendere il suo manga un’accozzaglia di power-up. Da questo nascono alcuni dei migliori scontri mai visti in uno shonen, sempre contornati da un Togashi che spiega continuamente le dinamiche dello scontro, rendendolo estremamente realistico nella sua finzione. 148 episodi in cui vi verrà spesso da dire: “Non ho mai visto una cosa simile”. L’adattamento Madhouse, dopo una partenza traballante, riesce a cogliere molto bene l’essenza dell’opera di Togashi, nonostante sia chiaro che la voglia dello studio sia quella di rendere l’opera più adatta a un pubblico generalista. In ogni caso, ne vien fuori uno dei migliori adattamenti shonen mai creati. Questo è Hunter x Hunter, uno dei migliori manga e anime di combattimenti di sempre. Disponibile via fansub.

4) MONOGATARI: SECOND SEASON (2013)

Al quarto posto abbiamo l’adattamento della Second Season delle Monogatari Series, serie di light novel scritte dal grande Nisio Isin. Dopo Bakemonogatari, è stata proprio la Second Season a farmi innamorare definitivamente di questa serie. Partendo dalla grande regia di Akiyuki Shinbo, che ci trasporta in un mondo surreale, fatto di geometrie incredibili. Merito anche degli eccezionali personaggi, che in alcuni archi avranno la loro definitiva evoluzione. Monogatari è una serie che fonda quasi tutta la sua essenza sui monologhi interiori di Araragi e nei dialoghi con gli altri personaggi. Ogni singolo arco è un insegnamento irrinunciabile, che dimostra per l’ennesima volta la maestosità della scrittura del buon Nisio. Bisognerebbe menzionare anche i vari Kizumonogatari e Owarimonogatari, ma dovendo scegliere una sola serie, la mia preferenza è andata alla Second Season. Monogatari è una serie che sperimenta attraverso l’animazione, quindi non si può far altro che apprezzarla. Disponibile via fansub (Consigliato Akuma-Subs).

3) SHOUWA GENROKU RAKUGO SHINJOU (2016)

Terza posizione per l’adattamento in 25 episodi del manga josei di Haruko Kumota, realizzato da Studio Deen, con regia Mamoru Hatakeyama.

Difficile non definire Rakugo un capolavoro assoluto: una serie che parla di arte e di tradizione e di come l’evoluzione artistica venga influenzata dalle tradizioni. Gli eccezionali personaggi della serie cercano di mantenere vivo il genere teatrale del “rakugo”, in cui un singolo attore racconta una storia. Uno degli aspetti migliori di Rakugo è il suo ritmo, lento ma poderoso. Vi verrà da divorare un episodio dietro l’altro. La prima stagione è composta quasi interamente da un lungo flashback, uno dei migliori che abbia mai visto, per poi proseguire con una seconda stagione sontuosa. Una regia pazzesca, che riesce a valorizzare le scene di Rakugo con le inquadrature più disparate. Inoltre, nonostante io non sia un amante del doppiaggio giapponese, in questo caso trovo che sia stato fatto un lavoro incredibile. I racconti scorrono che è una meraviglia, anche grazie allo straordinario lavoro in fase di incisione. Disponibile su VVVVID.

2) UN MARZO DA LEONI (2016)

Al secondo posto abbiamo uno dei principali candidati ad anime preferito del sottoscritto, sperando che venga proseguito con una terza stagione. Un marzo da leoni è l’adattamento in due stagioni da 22 episodi ciascuna dell’omonimo manga di Chika Umino, realizzato da studio Shaft e Akiyuki Shinbo.

3-Gatsu No Lion è una serie praticamente perfetta. Si parte da un protagonista meraviglioso, in cui in molti potranno rispecchiarsi, passando per dei comprimari favolosi. La Umino è un genio assoluto nella creazione dei personaggi e lo aveva già dimostrato con il precedente Honey & Clover, altra serie consigliatissima. In questo caso viene raccontata la vita di Rei Kiriyama, giovanissimo giocatore professionista di shogi. La Umino ci fa entrare ripetutamente nella testa del protagonista, un personaggio tormentato fin dall’infanzia, che troverà dei legami inaspettati con le persone che lo circondano. La regia di Shinbo riesce a esaltare i momenti riflessivi della serie, con delle trovate stilistiche originali e ben dosate. Insieme a Rakugo è la seconda serie da 10 pieno di questo decennio. Disponibile su Netflix.

1) STEINS;GATE (2011)

Infine, al primo posto abbiamo l’adattamento della visual novel targata 5pb e Nitroplus, realizzato da studio White Fox, con regia del grande Hiroshi Hamasaki. Steins;Gate è una delle opere a tema “viaggio nel tempo” più coerenti e ben scritte che esistano. Una sceneggiatura di ferro regge una delle serie fantascientifiche migliori di sempre. Dopo una prima metà di introduzione, si viene catapultati in una serie di eventi imprevedibili, con un ritmo forsennato, in compagnia di personaggi assolutamente memorabili. Mettiamoci anche un Hiroshi Hamasaki raramente così in forma e otteniamo la perfetta fusione di forma e sostanza, di arte e intrattenimento. Disponibile su VVVVID e Netflix.

A UN ALTRO DECENNIO DI INCREDIBILI ANIME

Abbiamo quindi concluso la nostra TOP10. Voglio aggiungere che è stato difficilissimo riuscire ad estrarre solo 10 serie, perché tantissime altre avrebbero meritato una posizione in classifica, come i vari Psycho Pass, Mushishi Zoku Shou, Star Blazers 2199, Rainbow, Katanagatari, Fate/Zero, Mawaru Penguindrum, Your Lie In April, Shirobako, Hibike! Euphonium, Ushio e Tora, Mob Psycho 100, One Punch Man, Haikyuu, Made In Abyss, A place further than the universe e The Tatami Galaxy.

Speriamo di rivederci tra 10 anni per la prossima TOP10!

Antonio Vaccaro

 

 

 

Hearthstone: la discesa dei draghi. Svelata la nuova espansione

La storia che la Blizzard sta portando avanti da un anno con il bene che si scontra contro il m.a.l.e arriva ad un nuovo capitolo: la discesa dei draghi.

L’ultima espansione dell’anno del drago in Hearthstone termina appunto con l’arrivo dei draghi. Molte delle nuove carte, infatti, apparterranno a questo sottotipo, senza contare le carte eroe del drago progenitore Galakrond.

LE NUOVE MECCANICHE DI GIOCO

Oltre le 140 nuove carte, l’espansione porterà con sè 2 nuove meccaniche nel gioco di carte Hearthstone:

  1. invocazione: giocare servitori o magie con questa nuova dicitura potenzierà l’effetto delle nuove carte eroe Galakrond;
  2. missioni secondarie: molto simili alle missioni leggendarie, ma piu semplici da completare e con ricompense ovviamente più moderate.

Le classi che rappresentano la banda del m.a.l.e avranno Galakrond. Al contrario, i membri della Lega degli esploratori avranno come alleati i vecchi aspetti dragonici, anche se con nuovi poteri.

Non mancheranno  le missioni speciali per ottenere buste della nuova espansione che, ricordiamo, possono essere cambiate. Perciò, fate attenzione.

Inoltre la “nuova” modalità battaglia dovrebbe uscire dal periodo di beta testing, sbloccando tutte le sue funzioni che finora erano limitate ai soli possessori del preorder.

Ovviamente ci dovremo aspettare una nuova avventura, che sarà disponibile da gennaio, anche se questa volta non sarà la solità “dungeon run”, bensì sarà molto più simile alle vecchie avventure (ad esempio Karazhan o Frozen Throne).

Non ci resta che sperimentare nuovi mazzi con nuovi archetipi e fare il tifo per la fazione preferita!

Giulio Ciambrone

[#LeagueofLegends] Vincono la Best Of 5 i FunPlus Phoenix

Il 2019 poteva passare alla storia come l’anno della rivincita dell’Europa in League of Legends.

Delle 24 squadre iniziali, 8 hanno superato la fase dei gironi, 3 delle quali europee, mentre le altre sono cinesi e coreane. Il nord America per la prima volta rimane fuori dai giochi.

La finale è iniziata con la cerimonia di apertura alle 13 ore italiane circa, nell’Accor Hotel Arena di Parigi, sponsorizzata da colossi del calibro di Louis Vuitton, Red Bull, Mastercard, ecc… e ha visto scontrarsi i cinesi FunPlus Phoenix contro gli europei G2 Esports.
Tra tutte le partnership spicca soprattutto quella di Louis Vuitton, che per la prima volta sponsorizza un evento di eSports, inoltre ha realizzato per la collaborazione la valigetta che conterrà l’ambito trofeo e una serie di skin in gioco.

Vediamo un po’ come sono andate le cose.

league of legends

Show d’apertura: inizio con una coreografia sulle note di Awaken, poi prosegue con la presentazione del nuovo gruppo musicale di League of Legends “True damage” con il brano “Giants”.
Rispetto agli effetti olografici dell’anno, scorso ci sono stati davvero passi da “giganti”.

Primo game: nemmeno inizia la partita che subito i G2 chiedono una pausa per un problema alla tastiera.
L’intero early game è stato dominato dagli FPX con una strategia incentrata sulle rotazioni, soprattutto in corsia superiore.
Nonostante lo stallo riuscito a raggiungere dai G2, gli FPX riescono a strappare la vittoria.

Secondo game: molto poco da dire, completa disfatta su ogni fronte dei G2.

Terzo game: entrambi i team puntano al controllo della mappa, infatti vediamo 6 teleport.
La partita è combattuta solo per i primissimi minuti nella giungla, anche la sensazione di controllo dovuta alla scelta dei campioni che FORSE potevano avere i G2 sparisce in fretta.
Superiorità degli FPX mantenuta per tutta la partita.

La vittoria del mondiale è più che meritata per i FunPlus Phoenix, che portano a casa la coppa nell’apposito baule realizzato da Louis Vuitton in 900 ore di lavorazione e il premio di circa 800000 dollari.

Il tempo di brillare per l’occidente deve ancora arrivare.

Giulio Ciambrone

[#Anime] Weathering with you di Makoto Shinkai: la recensione

Qualche giorno fa è finalmente giunto nei cinema italiani il nuovo film di Makoto Shinkai, pellicola attesissima dopo il successo del suo precedente lavoro, Your Name.

Shinkai è sicuramente uno dei nomi più in voga quando si parla di animazione giapponese. Your Name è stato il maggior incasso di sempre in Giappone per quanto riguarda gli anime ed è considerato da molti un capolavoro. Nella nostra recensione avevamo specificato che il film soffre di evidenti ed oggettivi problemi di scrittura nella gestione del fattore “tempo” e nella gestione dei 2 protagonisti, quindi se il termine “capolavoro” sta per “film perfetto” non è sicuramente questo il caso.
C’è da chiedersi se questa volta Shinkai avrà gestito bene il film anche sul lato sceneggiatura. Scopriamolo insieme.

LA TRAMA

weathering with you makoto shinkai
Hodaka è uno studente delle superiori che decide di scappare di casa e da una remota isola si trasferisce a Tokyo. In città inizialmente fa fatica a mantenersi perché non è in grado di lavorare legalmente a causa del suo status di minorenne in fuga, ma finalmente trova un lavoro come scrittore per una piccola rivista sull’occulto. Dopo aver iniziato il suo lavoro, il tempo diventa sempre più piovoso giorno dopo giorno. In un angolo della città affollata e frenetica, Hodaka incontra una ragazza di nome Hina. Costretti dalle circostanze, Hina e il fratello minore vivono insieme, anche se accettano la situazione allegramente. Hina ha anche un potere: è in grado di fermare la pioggia e schiarire il cielo. (fonte Wikipedia)

IL COMMENTO

La partenza del film fa ben sperare. Shinkai ci presenta un protagonista sommerso dai problemi di una grande città come Tokyo, dando al film degli interessanti sottotesti sociali, totalmente assenti nel suo film più famoso. Nei primi minuti si nota una grande forza registica, con la pioggia che cade incessantemente, dando a Tokyo una bellezza suggestiva e incutendo timore allo stesso tempo.

weathering with you

Shinkai ha iniziato con dei cortometraggi, quindi è sicuramente un maestro nel creare stupore in poco tempo, ma purtroppo questo è anche il suo principale difetto. Se in Your Name la trama riusciva a scorrere abbastanza bene, in questo film si respira quasi sempre una certa confusione e una direzione non proprio precisa. Chi scrive è dell’idea che Shinkai non fosse assolutamente pronto ad una nuova lavorazione, ed infatti abbiamo una serie di eventi poco scorrevoli e che non riescono a trascinare lo spettatore.

weathering with you

I due personaggi principali non hanno un vero e proprio background, quindi diventa difficile empatizzare con loro, se non con lo scorrere della trama. Diverso invece il discorso personaggi secondari. Se in Your Name erano poco approfonditi o quasi inesistenti, in questo film abbiamo degli interessanti comprimari, in particolare Suga e la sua lotta per ottenere la custodia della figlia, oltre al suo dualismo con il protagonista. Purtroppo anche loro tendono a perdere mordente nel corso della pellicola, che nel secondo atto torna a concentrarsi principalmente sui due protagonisti, diventando a conti fatti un Your Name 2.0. Questo può anche non essere considerato un difetto, ma quel che è certo è che la pellicola pecca di coerenza, tanto che sembra quasi di vedere due mediometraggi con obiettivi diversi (non a caso i corti e i mediometraggi risultano essere quelli in cui Shinkai si trova più a suo agio, basti vedere un film splendido come Il giardino delle parole). Nella seconda parte gli eventi si susseguono ad un ritmo forsennato, forse eccessivo, tanto che lo spettatore non ha il tempo di metabolizzare gli eventi su schermo.

weathering with you

 
Tornando ai personaggi principali, in particolare al protagonista, notiamo come Shinkai tenti di fargli avere una maturazione nella prima parte, ma nella seconda sembra quasi regredire al suo stadio di partenza. Inoltre nelle fasi iniziali vediamo Hodaka che trova una pistola, la stessa pistola che scompare e ricompare nel film senza che si riesca a capire il motivo della sua presenza. Non è chiaro se Shinkai volesse inculcare un qualche dilemma morale nella testa di Hodaka, resta il fatto che quella dannata pistola è totalmente fuori contesto. Citando Terence Hill in Altrimenti… ci arrabbiamo, “io quando si spara non mi diverto più”.
Carino invece il cameo di Taki e Mitsuha, un colpo di fanservice che non fa male alla pellicola. Il finale è quantomeno coraggioso, ma a mio avviso sarà difficile da accettare per molti.

COMPARTO TECNICO

Come dicevamo, sul lato tecnico abbiamo al solito una grandissima cura, sia da parte di Shinkai, sia da parte di Comix Wave. La componente che stupisce di più è senza dubbio quella dei fondali, che sono di una bellezza estetica impressionante.

weathering with you

 

Le animazioni sono ottime, anche se non siamo ai livelli dei precedenti lavori di Shinkai. La regia è molto ben dosata nella prima parte, per poi diventare un po’ troppo eccessiva nella seconda, con le solite rotazioni tridimensionali che Shinkai piazza un po’ come gli pare e che danno uno schiaffo in faccia allo spettatore ogni volta che si presentano. Il regista dovrebbe cercare di valorizzare maggiormente la sua direzione nella prima parte o ne “Il giardino delle parole”, dove ha dimostrato di avere un occhio non comune per la costruzione delle immagini. Le musiche dei Radwimps sono bellissime come al solito, anche se la voglia di inserire gli intermezzi musicali nel film le rende forse eccessivamente presenti. La localizzazione italiana è affidata a Dynit, quindi abbiamo come sempre un ottimo doppiaggio italiano.

IN CONCLUSIONE

Weathering with you inizia come un film promettente per poi diventare il solito film di Shinkai, uno che cerca di emozionare a tutti i costi, ma che questa volta non ci riesce come dovrebbe. Speriamo che per il prossimo film il buon Makoto riesca a trovare un certo equilibrio tra forma e sostanza, ne ha sicuramente le potenzialità per riuscirci.

Il film verrà riproposto al cinema il 5 e 6 Novembre, quindi avete ancora occasione di andarlo a vedere.

Antonio Vaccaro

[#SpecialeStradeDelPaesaggio] Intervista all’artista Diala Brisly

In occasione de “Le Strade del Paesaggio” abbiamo avuto l’immenso piacere di conoscere Diala Brisly.

Di origine siriana, Diala Brisly è un’artista e attivista di fama internazionale. Nata in Kuwait, ha esordito nel mondo del fumetto grazie al canale Spacetoon. Specializzata nell’animazione, è molto legata alla street art, come forma d’arte per tutti. La sua è un’arte responsabile, socialmente e politicamente. Inoltre, è grande sostenitrice dell’arte come terapia. Da artista e attivista impegnata, nel 2014 ha lavorato per il reinserimento scolastico dei bambini nei campi profughi. Oggi vive a Parigi, non potendo più rientrare in Libano. Nell’intervista ci ha raccontato di sè e della sua arte.

Buona visione!

Intervista a cura di Miriam My Caruso

Riprese e Montaggio a cura di Daniele Mr. Ink Ferullo

Once Upon a Time in Hollywood: la recensione dell’ultimo film di Tarantino

L’ultima fatica di Quentin Tarantino non si può certo definire una fatica.

Siamo abbastanza certi che il regista di Knoxville si sia divertito non poco nel girare questo film, che è un vero e proprio atto d’amore nei confronti del cinema e dei nomi che sono stati fondamentali nella sua formazione da regista.
Once Upon a Time in Hollywood può, a prima vista, sembrare un film poco tarantiniano, ed in effetti alcuni suoi tratti distintivi risultano diluiti o smorzati, come quei dialoghi incredibili a cui ci ha abituato. In realtà durante la visione ci si rende conto che lo stile di Tarantino è visibile in ogni inquadratura e in ogni sguardo degli attori.

LA TRAMA

Alla fine degli anni ‘50 Rick Dalton (Leonardo Di Caprio), protagonista della famosa serie tv Bounty Law, decide di provare la via del cinema. Purtroppo la sua carriera non riesce a decollare a causa dell’avvento della Nuova Hollywood, restando così impantanato in ruoli da cattivo in televisione. A fargli compagnia c’è Cliff Booth (Brad Pitt), suo amico e controfigura nelle scene pericolose. Booth è stato bandito dai set a causa di una rissa con Bruce Lee, oltre ad essere stato accusato dell’omicidio della moglie.

IL COMMENTO

Once Upon a Time in Hollywood si ricollega al famoso fatto di cronaca dell’eccidio di Cielo Drive ad opera di Charles Manson, in cui persero la vita l’attrice Sharon Tate (nel film interpretata da Margot Robbie) e quattro suoi amici. Tarantino, all’interno del suo mondo di finzione, ci offre una personale reinterpretazione della vicenda, che trova il suo culmine nelle fasi finali del film, un po’ come fece con Bastardi senza gloria. Un finale che lascia un segno di malinconia, ma che fa sorridere con il cuore. Il cinema riesce a darci speranza, ed è questo che si respira alla fine della visione della pellicola. Attraverso un Di Caprio formidabile, un Brad Pitt raramente così in forma, una Margot Robbie bellissima (e somigliantissima a Sharon Tate) e dei colossi come Al Pacino e Bruce Dern, non ci viene raccontata una storia, ci viene fatta vivere nei loro sguardi, ci viene detto che il cinema è più vivo che mai.

once upon a time in hollywood

Non è semplice apprezzare a pieno questo film, bisogna accogliere quel brivido che solo l’arte genuina di un autore come Tarantino può trasmettere, un cinema con cui racconta se stesso senza voler accontentare nessuno. Dalla pellicola traspare la sua formazione cinematografica, quella con cui il regista è cresciuto ed ha sviluppato la sua sensibilità artistica, una Hollywood vista attraverso gli occhi di un ragazzo che ha vissuto quel periodo storico da spettatore. Questa è la Hollywood che Tarantino sognava, vista attraverso la sua personale favola cinematografica. 

once upon a time in hollywood

Le citazioni si sprecano, sia a livello narrativo che puramente visivo, come alcune scelte di montaggio tipiche degli anni ‘60, oppure il citare nomi come Antonio Margheriti e Sergio Corbucci.

Un altro dei punti di forza del cinema di Tarantino è la sua capacità di confezionare tante scene memorabili, nonostante il ritmo non decolli mai, se non appunto nel finale. Anche in questo caso ci sono almeno 4 o 5 scene che si piantano in testa di prepotenza. Insomma, stiamo parlando di una pellicola veramente straordinaria, uno di quei film che verranno ricordati nel tempo, come tanti del buon Quentin.

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COMPARTO TECNICO

Sul lato registico abbiamo la solita magnificenza a cui Tarantino ci ha abituati. Una serie di piani sequenza strepitosi, il suo solito indugiare sui dettagli degli oggetti mentre i dialoghi proseguono, una fotografia abbagliante, la sua straordinaria direzione degli attori, che vengono lasciati liberi di bucare lo schermo, le sue inquadrature dei piedi (citando Jules di Pulp Fiction: “Io sono un maestro di piedi inquadrati”), le musiche fantastiche e sopra le righe.

IN CONCLUSIONE

Once Upon a Time in Hollywood è uno dei film migliori di Tarantino, una di quelle pellicole che trasmettono amore per la settima arte e ci ricordano che anche noi dovremmo amare questo tipo di cinema, un cinema che non si nasconde dietro alla retorica o all’azione gratuita.

Un cinema che disseta e rigenera come una sorgente nel deserto. Un cinema migliore. Grazie Quentin.

Antonio Vaccaro

Emmy Awards 2019, tutti i vincitori dei premi della tv. Delusione GoT

Notte di stelle a Los Angeles dove al Microsoft Theater si è svolta la cerimonia di assegnazione degli Emmy Awards, i premi più prestigiosi della televisione americana.

Un’edizione numero 71 ricca di sorprese e di assegnazioni molto eterogenee questa notte al teatro losangelino. Grande curiosità alla vigilia per Game of Thrones, reduce da un’ultima stagione a tratti disastrosa che, a fronte delle 32 nomination, ha portato a casa solo 2 premi, seppur molto ambiti. Si tratta di quello per la Miglior Serie Drama e per il Miglior Attore Non Protagonista a Peter Dinklage, riconoscimento ottenuto per la quarta volta. Giusti i riconoscimenti per la miniserie Chernobyl e per le serie comedy Fleabag e The Marvelous Mrs. Maisel. Quanto alle emittenti, in questa edizione degli Emmy Awards a imporsi è stata soprattutto HBO che su 137 candidature ha acciuffato 34 premi, seguita da due piattaforme streaming. Netflix e Prime Video hanno, infatti, portato a casa rispettivamente 27 e 15 statuette.

Ma vediamo nel dettaglio tutte le categorie principali e i vincitori.

MIGLIOR SERIE DRAMMATICA

Better Call Saul
Bodyguard
Game of Thrones
KillingEve
Ozark 
Pose
Succession 
This Is Us

MIGLIOR SERIE COMEDY

Barry
Fleabag
The Good Place
The Marvelous Mrs Maisel
Russian Doll
Schitt’s Creek
Veep

MIGLIOR MINISERIE

Chernobyl 
Escape at Dannemora
Fosse/Verdon
Sharp Objects
When They See Us

MIGLIOR FILM TV

Black Mirror: Bandersnatch
Brexit
Deadwood: Il film
King Lear
My Dinner with Hervé

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA

Jason Bateman, Ozark
Sterling K Brown, This Is Us
Kit Harington, Game of Thrones
Bob Odenkirk, Better Call Saul
Billy Porter, Pose
Milo Ventimiglia, This Is Us

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA

Emilia Clarke, Game of Thrones
Jodie Comer, Killing Eve
Viola Davis, Le regole del delitto perfetto
Laura Linney, Ozark
Mandy Moore, This Is Us
Sandra Oh, Killing Eve
Robin Wright, House of Cards

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY

Anthony Anderson, Black-ish
Don Cheadle, Black Monday
Ted Danson, The Good Place
Michael Douglas, The Kominsky Method
Bill Hader, Barry
Eugene Levy, Schitt’s Creek

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY

Christina Applegate, Dead to Me
Rachel Brosnahan, The Marvelous Mrs. Maisel
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Natasha Lyonne, Russian Doll
Catherine O’Hara, Schitt’s Creek
Phoebe Waller-Bridge, Fleabag

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM TV

Mahershala Ali, True Detective
Benicio Del Toro, Escape at Dannemora
Hugh Grant, A Very English Scandal
Jared Harris, Chernobyl
Jharrel Jerome, When They See Us
Sam Rockwell, Fosse/Verdon

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM TV

Amy Adams, Sharp Objects
Patricia Arquette, Escape at Dannemora
Aunjanue Ellis, When They See Us
Joey King, The Act
Niecy Nash, When They See Us
Michelle Williams, Fosse/Verdon

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA

Jonathan Banks, Better Call Saul
Giancarlo Esposito, Better Call Saul
Alfie Allen, Game of Thrones
Nikolaj Coster-Waldau, Game of Thrones
Peter Dinklage, Game of Thrones
Micheal Kelly, House of Cards
Chris Sullivan, This Is Us

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA

Lena Headey, Game of Thrones
Sophie Turner, Game of Thrones
Maisie Williams, Game of Thrones
Gwendoline Christie, Game of Thrones
Fiona Shaw, Killing Eve
Julia Garner, Ozark

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY

Stephen Root, Barry
Henry Winkler, Barry
Anthony Carrigan, Barry
Alan Arkin, The Kominsky Method
Tony Shalhoub, The Marvelous Mrs Maisel
Tony Hale, Veep

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY

Sarah Goldberg, Barry
Sian Clifford, Fleabag
Olivia Coleman, Fleabag
Betty Gilpin, Glow
Kate McKinnon, Saturday Night Live
Alex Borstein, The Marvelous Mrs Maisel
Marin Hinke, The Marvelous Mrs Maisel
Anna Chlumsky, Veep

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM TV

Ben Whishaw, A Very English Scandal
Asante Blackk, When They See Us
Paul Dano, Escape at Dannemora
John Leguizamo, When They See Us
Stellan Skarsgård, Chernobyl
Michael K Williams, When They See Us

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM TV

Patricia Arquette, The Act
Marsha Stephanie Blake, When They See Us
Patricia Clarkson, Sharp Objects
Vera Farmiga, When They See Us
Margaret Qualley, Fosse/Verdon
Emily Watson, Chernobyl

MIGLIOR REGIA PER UNA SERIE DRAMMATICA

Jason Bateman, Ozark (Reparations)
David Benioff & D.B. Weiss, Game of Thrones (The Iron Throne)
David Nutter, Game of Thrones (The Last of The Starks)
Miguel Sapochnik, Game of Thrones (The Long Night)
Diana Reid, The Handmaid’s Tale (Holly)
Lisa Brühlmann, Killing Eve (Desperate Times)
Adam McKay, Succession (Celebration)

MIGLIOR REGIA PER UNA SERIE COMEDY

Daniel Palladino, The Marvelous Mrs. Maisel (We’re Going to the Catskills!)
Amy Sherman-Palladino, The Marvelous Mrs. Maisel (All Alone)
Mark Cendrowski, The Big Bang Theory (The Stockholm Syndrome)
Bill Hader, Barry (ronny/lily)
Alec Berg, Barry (The Audition)
Harry Bradbeer, Fleabag (Episode 1)

MIGLIOR REGIA PER UNA MINISERIE O FILM TV

Johan Renck, Chernobyl
Ben Stiller, Escape at Dannemora
Jessica Yu, Fosse/Verdon (Glory)
Thomas Kail, Fosse/Verdon (Who’s Got the Pain)
Stephen Frears, A Very English Scandal
Ava DuVernay, When They See Us

MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA SERIE DRAMA

Jesse Armstrong, Succession (Nobody is Ever Missing)
Peter Gould & Thomas Schanuz, Better Call Saul (Winner)
Jed Mercurio, Bodyguard (Episode 1)
David Benioff & D.B. Weiss, Game of Thrones (The Iron Throne)
Bruce Miller & Kira Snyder, The Handmaid’s Tale (Holly)
Emerald Fennell, Killing Eve (Nice and Neat)

MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA SERIE COMEDY

Phoebe Waller-Bridge, Fleabag (Episode 1)
Alec Berg & Bill Hader, Barry (ronny/lily)
Josh Siegal & Dylan Morgan, The Good Place (Janet(s))
Maya Erskine, Anna Konkle & Stacy Osei-Kufour, PEN15 (Anna Ishii-Peters)
Natasha Lyonne, Leslye Headland & Amy Poehler, Russian Doll (Nothing in This World is Easy)
Allison Silverman, Russian Doll (A Warm Body)
Davide Mandel, Veep (Veep)

MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA MINISERIE O FILM TV

AvaDuVernay & Michael Starrbury, When They See Us (Part Four)
Russell T Davies, A Very English Scandal
Joel Fields & Steven Levenson, Fosse/verdon (Providence)
Brett Johnson & Michael Tolkin, Escape at Dannemora (Part 7)
Brett Johnson, Michael Tolkin &amp. Jerry Stahl, Escape at Dannemora (Part 6)
Craig Mazin, Chernobyl