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“Lights in the storm”, domani sul palco il duo degli Yombe

LAMEZIA TERME – “Lights in the storm” è la seconda stagione organizzata dal CRAC | Centro di Ricerca per le Arti Contemporanee di Lamezia Terme : arti visive, danza, musica, installazioni, djset ed eventi legati al food di qualità. Domani, alle 20,30 ad esibirsi saranno gli Yombe, un duo electro-pop italiano fondato dal musicista e produttore Alfredo Maddaluno e dalla cantante e songwriter Cyen. Ex membri dei Fitness Forever si spostano a Milano nel 2015 dando vita alle prime tracce del progetto. Proprio a Milano una mostra sull’arte africana suggerisce alla coppia  il nome. Una statua d’ebano raffigurazione della maternità nell’iconografia religiosa, reca la didascalia “Yombe figure”. L’esotismo non è solo un richiamo estetico alla cultura africana ma il leitmotiv dell’intero progetto. Yombe fonde l’elettronica e il soul con le sonorità più oscure e tribali degli strumenti primordiali.

Crac: Epifania con gli Aftersalsa

LAMEZIA TERME (CZ) – Gli Aftersalsa sono gli ospiti dell’appuntamento in calendario per il 6 gennaio  della seconda stagione di “LIGHTS IN THE STORM”, rassegna di arti visive e performative organizzata dal CRAC (Centro di Ricerca per le Arti Contemporanee di Lamezia Terme).
Aftersalsa  è un progetto di ispirazione synth-wave/dark-wave formatosi nel 2015 in Brianza. Originariamente nato come un DIY project di Simone Manzotti (synth/produzione) e Matteo Zappa (voce/basso), ha visto un ampliamento della formazione con l’entrata di Nicolò Posenato (synth) e Dario Azzollini (chitarra), con l’intento di portare il tutto anche in dimensione live. Nei primi due mesi del 2016 sono stati pubblicati i due singoli “Vixion” e “Tispario” che hanno portato la band e calcare i più importanti palchi di Milano e dintorni. Il 21 ottobre è stato pubblicato il primo EP di 4 tracce “Chances”, nato sotto la produzione artistica di Giacomo Zambelloni.


Il 6 gennaio, inoltre, sarà l’ultimo giorno disponibile per visitare la mostra di Reggio Zenitale e PH 35. Inoltre questo degli Aftersalsa sarà l’ultimo appuntamento di gennaio della rassegna stessa. CRAC riprenderà le proprie attività il 6 Febbraio con la residenza di Matteo Sedda.

 

Al CRAC le mostre di Reggio Zenitale e PH35, tra architettura e fotografia

LAMEZIA TERME (CZ) – Questa sera al CRAC, Centro di Ricerca per le Arti Contemporanee di Lamezia Terme, il collettivo Reggio Zenitale – reggiozenitale.it – presenta la sua prima mostra fotografica, una raccolta di immagini satellitari che documentano da un punto di vista atipico (quello zenitale appunto) la ricchezza, la varietà e i cambiamenti nei paesaggi della Calabria e della Sicilia. Oltre a Reggio Zenitale sarà presente anche PH35.

Reggio Zenitale

reggio-zenitale

REGGIO ZENITALE è un progetto di Lidia Errante e Luca Pitasi, rispettivamente dottoranda e laureando in Architettura all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, fortemente interessati ai temi della città e dello spazio pubblico. Il progetto nasce dalla voglia di documentare la ricchezza e la varietà dei paesaggi della Calabria e della Sicilia attraverso le immagini satellitari. La costante attività di ricerca svolta nel selezionare queste immagini, che spaziano dalle aree urbane a quelle rurali, dalle infrastrutture dei trasporti a quelle naturali, confluisce giornalmente nel Diario di Reggio Zenitale. Quello zenitale è un punto di vista atipico, con una distanza di osservazione tale da sacrificare l’esperienza a scala umana per restituire un disegno più grande. Un distacco che spesso aiuta a comprendere la complessità dei sistemi in cui si svolgono le attività quotidiane. Attualmente Reggio Zenitale ha all’attivo oltre 150 immagini, una raccolta che si sta configurando come un vero e proprio atlante iconografico del territorio, un archivio delle sue trasformazioni, raccontate in alcuni casi attraverso la sovrapposizione di due immagini distanti tra loro nel tempo, che danno la misura di quanti e quali cambiamenti abbia subito un’area nello spazio di un decennio. Il progetto è uno strumento di ricerca e insieme di divulgazione, aperto e in costante evoluzione. L’auspicio è che Reggio Zenitale possa contribuire a formare una coscienza critica costruita attraverso l’esplorazione di luoghi spesso dimenticati, ribaltandone la percezione.

PH35

ph35

PH 35 è un progetto dell’associazione fotografica 35 Millimetri, attiva sul territorio lametino dal 2010. Una raccolta di 4 progetti personali a cura di Pasquale De Nisi, Francesco Mallamo, Gregorio Pileggi e Roberta Rosato. Il filo conduttore è l’indagine paesaggistica di luoghi della Calabria e non.

Le mostre saranno visitabili fino al 6 gennaio 2017, tutti i giorni – eccetto lunedì e festivi – dalle 16 alle 21.

 

A Lamezia Lights in the storm, rassegna di arti visive e performative

LAMEZIA TERME (CZ) – Lights in the storm è la seconda stagione organizzata dal CRAC, Centro di Ricerca per le Arti Contemporanee di Lamezia: arti visive, danza, musica, installazioni, dj-set ed eventi legati al food di qualità. Il titolo viene fuori da una riflessione sul rapporto tra il territorio e le realtà di operatori culturali coesistenti a CRAC: in questi ultimi due anni abbiamo assistito ad una voglia di mettersi al lavoro, ad una necessità di progresso da parte degli operatori locali, ad un desiderio di ricreare nella nostra terra ciò che esiste da tanti anni nel resto dell’Italia. Ci è venuta quindi in mente la tempesta, in rapporto al senso di rabbia che un giovane calabrese poteva provare fino a qualche anno fa non trovando qualcosa di stimolante da fare: una mostra, uno spettacolo di ricerca, un concerto di musica elettronica ad esempio. E le luci di cui parliamo sono proprio le realtà come CRAC che in questa rassegna, come nella scorsa, mira a mixare diversi linguaggi artistici caratteristici della contemporaneità.

Venerdì 28 ottobre – ore 18:00

– VALENTINA PROCOPIO pres. LUCE MADRE CASA | mostra fotografica –

– GUIDO GUGLIELMELLI pres. A PITE | mostra fotografica –

Domenica 30 ottobre – ore 20:00

– GIUNGLA | live performance –

Si inizia questo venerdì con le mostre fotografiche di due artisti calabresi, Valentina Procopio e Guido Guglielmelli. Valentina Procopio, classe ’88, di Catanzaro, presenterà il suo progetto “Luce Madre Casa“. L’intento è quello di leggere una cultura locale attraverso un simbolo religioso, in questo caso la Madonna della Luce, madre protettrice di San Pietro Magisano, piccolo borgo in provincia di Catanzaro. Una statuetta, la sua piccola effige, popola ogni casa del borgo. Partendo dal suo punto di vista si riesce a raccontare qualcosa della famiglia che l’accoglie: ognuno in un modo personalissimo ed evocativo immerge, circonda e decora la propria statuetta.

Guido Guglielmelli, classe ’83, di Cosenza, presenta “A Pitë“, progetto fotografico con focus su Alessandria del Carretto, piccolissima città nel cuore del parco del Pollino, nel profondo Sud Italia. La sua posizione geografica così particolare ha contribuito a preservarla intatta nel tempo, con tutte le sue tradizioni secolari. La festa della Pitë (festa dell’Abete) si ripete ogni anno sempre secondo tradizione. Una ricorrenza in grado di riconciliare l’uomo la natura, con le antiche tradizioni e con le proprie radici. Tutti sono indispensabili per la buona riuscita dell’impresa, la solidarietà e l’uguaglianza tra tutti i partecipanti sono valori preziosissimi che vengono tramandati di generazione in generazione.

Ad accompagnare le mostre il dj-set di Cesare Aiello (Immunity).

Domenica 30 ottobre arriva invece a CRAC la musica di Giungla, progetto solista di Emanuela Drei, già voce dei Heike Has the Giggles e bassista per His Clancyness. Oltre duecentomila ascolti tra Spotify e Soundcloud senza un album pubblicato, una cover di ‘How do you do it’ di Empress Of e lodi internazionali che citano il suo EP di debutto ‘Camo’ (Factory Flaws, 2016) come ‘puro minimalismo, drappeggiato delicatamente con echi melodici dei Beach House e The xx’ secondo Nylon Magazine, oppure ”simile a quello che The xx avrebbero pubblicato se fossero stati in riva al mare e non a Londra’ per The Wild And Honey Pie e ‘una nuova dimensione dream pop’ per il NME. Nuovo talento italiano da tener d’occhio, anche i live di Giungla esprimono energia pura, modellati da un set up sonoro davvero soprendente per una one-woman-band.

“Era Vulgaris”, la personale di Roberto Giriolo in mostra a Lamezia

Lamezia Terme ( Cz) – Per la prima mostra personale dell’artista reggino Roberto Giriolo, un importante numero di opere – tra stampe digitali e acrilici su tela o legno ed installazioni – tutte appartenenti alla serie dell’Era vulgaris, hanno occupato gli spazi del CRAC snodandosi in un percorso espositivo che suggerisce allo spettatore una visione d’insieme dei caratteri pittorici e concettuali pregnanti, pur dividendo i lavori in “sezioni” in base alla tecnica e al linguaggio specifico. Mentre il lungo corridoio (cosiddetto «tunnel») è attraversato dalle grandi tele dipinte in acrilico, l’installazione creata con i dispenser di fazzoletti da bar – che diventano veicolo di messaggi e moniti spiazzanti e provocatori lasciati dall’artista – intervalla la serie di sei acquarelli dalla gestualità cromatica ancora più cruenta ed espressionista. Nel mezzo della sala-caffetteria del CRAC spunta una tavola imbandita con coltelli da macellaio: variazione tematica dal progetto della Nuda Cena, nato nel 2011 e ispirato dalla volontà di riflettere sugli odierni rapporti interpersonali prendendo come situazione emblematica quella della commensalità e della cena, momento conviviale per eccellenza (almeno fino a quando non comparvero televisore, tablet e smartphone). In questo caso, Giriolo rappresenta gli ostacoli del e al dialogo drizzando lame di coltelli tra due ipotetici interlocutori-commensali. La seconda sala è dedicata alle stampe digitali su tela e ai trittici in legno grezzo, rudimentali e mistiche pale d’altare. La mostra, curata da Valentina Tebala e ideata appositamente per gli spazi del CRAC di Lamezia,  è patrocinata dal Consiglio Regionale della Calabria, ed è accompagnata da un piccolo catalogo edito dalla Box Art&Co. di Acri (CS): un libricino, corredato dalle immagini delle opere in mostra, che racconta la nascita del ciclo “Era vulgaris” ed è completato da un’interessante conversazione tra l’artista e la curatrice in cui emergono le ispirazioni, i dettami e le motivazioni della ricerca di Roberto Giriolo in stretta relazione alla società e all’arte contemporanea, più un commento critico del collezionista e psicanalista Pino Zoccali. “Era vulgaris” si concluderà il 31 marzo con la proiezione in anteprima assoluta del bozzetto-video “La tentazione di Otrebor”. Come spiega la curatrice: “Si tratta di un bozzetto inedito, di uno schizzo fatto di immagini reali e in movimento, una sorta di cartone preparatorio come quelli utilizzati dai pittori d’affresco del Medioevo o del Rinascimento, e che funzionerà da prologo ad una più grande opera video tuttora in progress a cui l’artista lavora da qualche anno. Un’opera che si caratterizzerà per essere la prima a svilupparsi attraverso un linguaggio – quello del video appunto – assolutamente inesplorato da Roberto Giriolo, e con il quale non era mai entrato in relazione”.

Roberto Giriolo, nato nel 1974 a Cataforìo (RC) dove attualmente vive e lavora, è un artista multidisciplinare, principalmente pittore e disegnatore. Le sue opere sono state esposte in Italia e in Europa, in occasioni di importanti eventi come: Arte e dintorni, Sezione Calabria della 54. Biennale d’Arte di Venezia, Villa G: Zerbi, RC (2011); Fuoriluogo, Galleria Technè Contemporary Art, RC (2012); Greguerias Mediterranea Opera 30, Università Mediterranea, RC (2012); De rerum natura, Galleria Monogramma, Roma (2012); Donne e resistenza, Museo della ‘ndrangheta, RC (2013); Fiart, VI ed. Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea, Granada, Spagna (2015), e numerosi altri. Scrive di lui la curatrice su SmallZine: “Le contraddizioni della società contemporanea, Giriolo le dichiara e le affronta a colpi di colore e a chiare lettere […] integrando sulla tela parole o messaggi esplicativi-educativi intrisi di amara e dissacrante ironia, corredati da numerosi segni grafici e sagome in cui il nero – un non-colore che per l’artista è sinonimo di assoluta libertà espressiva – regna sovrano. […] sopra di tutti, c’è evidentemente Jean-Michel Basquiat, il linguaggio immediato e polemico del Graffitismo e la cultura Underground, con un tocco di Pop. Sì, perché a fare capolino sulle tele – così come sulle tavole o i collages – di Giriolo, troviamo freccette, mappe, cartelli stradali, missili, pompe di benzina e altri oggetti di uso quotidiano, nonché il ripescaggio di personaggi e simboli moderni importanti e pop(olari) come Saddam Hussein o la Statua della libertà, alternata ai Bronzi di Riace, fino alla figura ricorrente del teschio […] Un assemblaggio frenetico di colori e immagini che compongono e illustrano la civiltà vulgaris in una sintesi formale tuttavia equilibrata, suprema e drammatica“.

Tutto quello che c’è da sapere sulla lesione del legamento crociato

ALTOMONTE (CS) – All’interno dell’articolazione del ginocchio vi sono due legamenti interposti tra tibia e femore, denominati crociati perché si incrociano al centro dell’articolazione e sono distinti in legamento crociato anteriore (LCA ) e legamento crociato posteriore (LCP).

Tali legamenti hanno la funzione di limitare rispettivamente il movimento di traslazione anteriore o posteriore della tibia rispetto al femore e formano il cosiddetto “pivot centrale” (centro di rotazione) del ginocchio, struttura fondamentale nel garantire la stabilità dell’articolazione.

Il legamento crociato anteriore è una struttura sottoposta ad estreme sollecitazioni meccaniche durante l’attività sportiva e i traumi che ne determinano la rottura sono nella maggioranza dei casi di natura sportiva. La lesione totale nei giovani e negli sportivi pone in genere una indicazione alla terapia chirurgica. Nel caso in cui non si proceda alla ricostruzione, si consiglia al paziente l’astensione dalle attività a più alto impatto. Il rischio principale nella prosecuzione sportiva o lavorativa/ricreativa potrebbe causare una lesione totale del legamento crociato anteriore non riparata e di riportare una serie di microtraumi distorsivi che producono lesioni a carico dei menischi e delle strutture legamentose periferiche, producendo un’artrosi precoce del ginocchio.

La lesione del legamento crociato anteriore può accompagnarsi a una lesione dei menischi, in particolare del menisco mediale. Attualmente si tende ad effettuare la ricostruzione del legamento prima che si sviluppi una lesione degenerativa a carico delle strutture meniscali. Nel caso in cui la lesione 1lesione del menisco sia insorta in contemporanea con la lesione del legamento, durante l’intervento chirurgico di ricostruzione si compirà anche la riparazione del menisco lesionato (quando possibile, la lesione meniscale viene trattata per mezzo di una sutura; se a causa del tipo di lesione ciò non sia possibile, si effettuerà una pulizia selettiva della porzione di menisco danneggiato).

In genere, una lesione traumatica del legamento crociato anteriore non necessita di una terapia chirurgica d’urgenza (come una frattura) ma, al contrario, le attuali indicazioni consigliano di non intervenire su una articolazione sede di un importante processo flogistico in atto per evitare il rischio d’insorgenza di fenomeni fibroaderenziali importanti nel post-operatorio, con possibilità di evoluzione in un’artrofibrosi.

La diagnosi di lesione è prevalentemente di tipo clinico basata su un corretto esame obiettivo eseguito dallo specialista, il quale non può essere sostituito in nessun caso dai soli esami strutturali.

L’anamnesi è estremamente rilevante in quanto il paziente stesso espone la dinamica dell’incidente. La rottura del legamento crociato anteriore si osserva spesso durante una distorsione del ginocchio mentre il piede è bloccato al suolo e il ginocchio effettua un movimento di torsione; nello stesso istante a livello del ginocchio si può percepire un “crac”, dopo il quale il ginocchio tenderà a gonfiarsi (a causa di un versamento di liquido siero-ematico intrarticolare). Dopo alcuni minuti tuttavia, se la lesione è isolata, l’individuo potrà a volte rialzarsi e camminare. Altre manovre da utilizzare per confermare la diagnosi sono il “segno del cassetto anteriore“ che non è tuttavia sempre positivo nelle lesioni pure, ed il “pivot-shift test“, il quale risulta difficile da obiettivare in acuto per il subentrare della contrazione antalgica.

Nelle prime ore dopo il trauma, lo specialista potrà ritenere opportuno eseguire un’artrocentesi (prelievo di liquido dal ginocchio mediante siringa). Questo gesto ha una finalità sia diagnostica, per ricercare la presenza di un emartro (presenza di liquido contenente sangue all’interno del ginocchio) dotato di elevato valore diagnostico presuntivo, sia terapeutica, per alleviare il dolore provocato dalla distensione della capsula articolare.

L’esame radiografico del ginocchio nelle due proiezioni standard antero-posteriore (AP) e latero-laterale (LL) è indispensabile per escludere eventuali lesioni ossee, in particolare per ricercare lesioni a carico delle spine intercondiloidee (punto di inserzione del legamento crociato anteriore a livello del punto tibiale) evenienza relativamente frequente negli sportivi di giovanissima età, oppure la cosiddetta frattura di segond, di per sé indicativa della lesione del legamento. Particolari esami radiologico – strumentale (rx sotto stress) permettono di ottenere una valutazione semiquantitativa di lesioni inveterate del legamento crociato anteriore, ma non sono praticamente mai necessari. Per la valutazione di lesioni legamentose, meniscali o cartilaginee, il gold standard diagnostico è rappresentato dalla risonanza magnetica nucleare e tale esame risulta praticamente indispensabile nella valutazione definitiva di una lesione del legamento crociato anteriore. Le varie tecniche attualmente utilizzabili per la ricostruzione del legamento crociato anteriore vengono eseguiti in artroscopia. Nella maggior parte dei casi si procede ad un prelievo tendineo “autologo” (cioè dal paziente stesso). I tendini più frequentemente utilizzati sono la porzione centrale del tendine rotuleo e quelli semitendinoso e gracile, suturati insieme a formare un prelievo quadruplicato, avente lo spessore di quattro fasci. Possono essere utilizzati per la ricostruzione anche prelievi tendinei “omologhi “ (da donatore), specialmente in caso di interventi di revisione o di instabilità legamentosa multipla. Il trapianto prescelto viene posizionato per via endoscopica all’interno della cavità articolare del ginocchio e quindi fissato al femore e alla tibia con cambre metalliche o viti ad interferenza (in base alla tecnica utilizzata). Le viti ad interferenza utilizzabili per la fissazione all’osso femorale e tibiale del neolegamento possono essere riassorbibili o metalliche. La moderna chirurgia ortopedica si può avvalere anche dell’utilizzo di “navigatori chirurgici“, i quali consentono di ricostruire il legamento crociato anteriore con tecnica computer assistita, facendo aumentare l’accuratezza nel posizionamento dell’impianto e permettendo una verifica quantitativa intra-operatoria della correzione eseguita con l’intervento.

La riabilitazione del ginocchio operato di ricostruzione del legamento crociato anteriore è fondamentale per il raggiungimento di un buon risultato dal punto di vista clinico e funzionale. Viene pertanto condotta seguendo precisi protocolli, che variano in funzione alla tecnica chirurgica utilizzata, dal tipo di trapianto e dalla sua fissazione. Lo scopo essenziale è comunque quello di iniziare la riabilitazione nell’immediato post-operatorio. Il paziente può flettere ed estendere il ginocchio immediatamente dopo l’intervento. Nei primi 15 giorni si possono facilmente raggiungere i 120° di flessione senza alcun pericolo per il neolegamento. L’estensione totale deve essere cercata e recuperata da subito. In generale, si ottiene una completa flessione fino a circa 140° normali a tre mesi dall’ intervento. Per quanto riguarda il potenziamento muscolare, bisogna impedire che i muscoli si disabituino alla mobilità, perdendo in efficacia nella loro capacità di associazione con una serie di opportuni esercizi muscolari. Naturalmente, accanto ad un adatto programma di potenziamento muscolare, è molto importante lo stretching. Una procedura fondamentale nell’ambito delle tecniche riabilitative è la riabilitazione “propriocettiva”. Alcune scuole consigliano l’utilizzo di un tutore nell’immediato post-operatorio, soprattutto per proteggere il trapianto impedendo la iperestensione al progressivo recupero del paziente dall’anestesia, ed esso può essere rimosso pochi giorni dopo l’intervento. Riguardo alle ginocchiere, la loro importanza è soprattutto di ordine psicologico, al fine di assicurare il paziente, mentre non sembrano indispensabili alla effettiva protezione del neolegamento. In definitiva, le ginocchiere sembrano capaci di potenziare la sensibilità propriocettiva, senza impedire la traslazione anteriore della tibia rispetto al femore. Si consiglia la ripresa del carico deambulatorio completo dopo 30 giorni dall’intervento, consentendo fino a tale termine la deambulazione con ausilio di due stampelle con carico parziale. A 2 mesi inizio della corsa, nuoto, bicicletta, a 5-6 mesi inizio di allenamenti più intensi per la ripresa agonistica nello sport praticato. La scelta del tipo di anestesia è indifferente dal punto di vista chirurgico ed in genere viene fatta dall’anestesista di sala operatoria, tenendo conto, per quanto possibile, delle richieste e delle preferenze del paziente. È possibile procedere alla ricostruzione del crociato in anestesia spinale o in anestesia loco regionale, impiegando il blocco nervoso periferico dei nervi dell’arto inferiore, e anche in anestesia generale. Il tempo medio di degenza in ospedale è tra i 3 e i 5 giorni. Un lavoro sedentario può essere ripreso dopo 7- 10 giorni, un’attività lavorativa pesante necessita dai 2-3 mesi. I punti di sutura sono rimossi tra 12-15 giorni dopo l’intervento. In generale la cicatrice è più corta se si ricostruisce il legamento crociato anteriore con i tendini del gracile e semitendinoso quadruplicati rispetto alla cicatrice anteriore, il quale prevede l’utilizzo del tendine rotuleo. È necessario non bagnare la cicatrice per 15-20 giorni. Durante questo periodo è sconsigliato andare in piscina o fare il bagno. In generale si riprende la guida dopo 30-45 giorni dell’intervento.

Dott. Fisioterapista Mario Turano, Via Aldo Moro, Altomonte (CS), cell. 348 8841170