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“La Frontiera” e Tex Willer protagonisti alla VI edizione delle “Strade del Paesaggio”

COSENZA – Sarà la Galleria d’Arte Provinciale Santa Chiara-Cosenza a ospitare dal 3 al 29 novembre 2012 la sesta edizione de “Le Strade del paesaggio”, festival dedicato alle arti visive organizzato dalla Provincia di Cosenza.

Quest’anno il tema è “La Frontiera” lungo una commistione fra arti visive, disegno, musica e teatro, tra mostre, incontri, reading, sonorizzazioni, ma soprattutto seminari e workshop rivolti ad artisti e operatori culturali del territorio.

L’apertura ufficiale del festival è fissata per il 10 novembre, tuttavia sabato 3 novembre sarà possibile assistere a un’inusuale anticipazione, ovvero “Il cantiere” di una delle quattro mostre in programma, quella sul celebre fumetto Tex: “Tex la frontiera dell’avventura” con la performance dal vivo di Gianluca Cestaro storico disegnatore del Ranger. La mostra ospiterà, tra tavole originali, schizzi, bozzetti e illustrazioni inedite spunta anche un meraviglioso acquerello originale disegnato da Aurelio Galleppini, il creatore grafico di Tex. Un capolavoro assoluto che ritrae il Ranger insieme a Kit Carson e che merita di essere visto molto da vicino.

Proprio attorno a Tex Willer,uno dei personaggi più fortunati e longevi della storia del fumetto italiano  ruotano buona parte degli eventi previsti.

Partenza ufficiale, come detto,  il 10 novembre, con un incontro dedicato a Sergio Bonelli e all’avventura del fumetto, al quale parteciperanno Raffaele De Falco e Pasquale Ruju, autore di Tex, cui seguirà l’inaugurazione di tutte le mostre in programma: Tempi DiversiPercorsi mostra collettiva degli artisti partecipanti ai workshop promossi dal Festival nelle passate edizioni; Una favola per Rino, immagini tratte dal libro “Sereno su gran parte del paese” di Andrea Scoppetta dedicato al celebre cantautore calabrese e infine Formic Wars, una anteprima mondiale che vedrà in mostra i disegni originali di una nuova serie firmata Marvel America.

Nutrito il calendario degli spettacoli con diversi reading e performances in programma, cui si alterneranno presentazioni di libri e pubblicazioni.

Per visionare il programma completo visita Le strade del Paesaggio.

 

g.r.

La performance di Walter Carnì – così il MACA ha celebrato la “Giornata del Contemporaneo”

Acri (Cs) – Lo scorso 6 ottobre il MACA (Museo di Arte Contemporanea di Acri),
che per circa tre mesi ha ospitato la prestigiosa rassegna di pittura dal titolo “Richter, Dada fino all’ultimo respiro”, dedicata appunto al poliedrico artista, tra i massimi esponenti dell’avanguardia storica, ha celebrato – oltre al finissage della retrospettiva – la “Giornata del Contemporaneo”; e lo ha fatto in piena linea con lo spirito avanguardista custodito in questi giorni entro le sale del museo, con una performance dal vivo di un giovane artista calabrese.

Ad esibirsi, Walter Carnì, artista di origine reggina (Caulonia – Rc, ’79), giovane talento partecipante all’esposizione “Young at Art”, ospitata in questi giorni dal museo, insieme alle opere di Richter e finalista del premio Terna dedicato all’arte contemporanea.

“Le installazioni di Carnì trovano la loro origine nell’estrema attenzione che da sempre l’artista volge alla materia e alle sue infinite declinazioni. Dopo un iniziale approccio al gesso, al polistirolo e alla resina, indirizza successivamente la sua ricerca ai materiali di recupero, intesi non come opera in sé, ma come materia,appunto, capace anche di riscattare il lavoro manuale dell’artista”.

Il rapporto tra Stato/mafia/Chiesa cui Carnì sta dedicando un’intensa ricerca estetica è stato oggetto della performance in perfetto stile dada, cui lo stesso, assieme ad altri cinque performer, ha dato vita sotto gli occhi di un pubblico stupito e inevitabilmente rapito dall’esibizione.

Il Dada nasceva agli inizi del Novecento, come uno tra i più eversivi movimenti d’avanguardia, allo scopo di sovvertire le logiche tradizionali dell’arte stessa e dell’estetica, criticandone i canoni e i mezzi per giungere a una soluzione che “scuotesse” il senso critico del singolo stimolandolo alla libera e soggettiva interpretazione. Un’esaltazione dell’anticonvenzionale, che ora come oggi, ha il suo soggetto nella società.

La performance di Carnì, in perfetta linea con gli intenti appena descritti – ma lontana da facili anacronismi – ha rievocato quello che è delicato equilibrio e gioco di relazioni tra le tre “istituzioni” su cui oggi si regge la società italiana: lo Stato e la Chiesa, istituzioni canoniche e riconosciute, e la mafia che, seppur possa definirsi impropriamente un’istituzione a tutti gli effetti, per via della sua onnipresenza e pervasività, lo è in via informale.

Uno spago legato a un pezzo di legno a tracciare una circonferenza ideale – uno spazio chiuso entro il quale la performance potesse compiersi –, lungo la quale perfettamente allineati si posizionavano due piedistalli su cui erano esposte le due parti di un cranio di un cavallo tinto d’oro. Poi otto tuniche bianche, a evocare quelle usate dalle sette religiose (e non), accoppiate a otto corone di spine,intrecciate con l’asparago selvatico (nella tradizione popolare simulacro del dolore di Cristo); queste le componenti della performance, che ha preso vita nel momento in cui tra queste componenti si è insinuata la presenza degli artisti.

Indossate le tuniche e lambite le corone di spine, immobili e a piedi nudi, per qualche minuto i perfomer hanno intonato le orazioni ai santi, non a caso scelti tra i nomi che vengono invocati in occasione delle celebrazioni del battesimo “’ndranghetista”. «Santa Liberata – ora pro nobis», «San Pietro – ora pro nobis », «San Michele Arcangelo – ora pro nobis »… e così via fino al concludersi dell’esibizione in un fragoroso applauso che ha scosso i presenti dalla tensione emotiva da cui per qualche momento si erano lasciati rapire.

In questi casi, chiedere all’artista di dare un’interpretazione all’esibizione, oltre che essere inutile, è riduttivo, perché lo stesso, come è avvenuto nel caso di Carnì, è disposto a concedere giusto qualche nozione indicativa, invitando il fruitore alla libera interpretazione.

Compiendo una breve rassegna degli elementi utilizzati nella performance, salta subito all’occhio l’uso del cranio dell’animale, scomposto in due parti (mandibola superiore e inferiore), poste l’una di fronte all’altra. Questa ha voluto evocare la reliquia, da secoli prezioso (da qui si presume la ragione dell’uso dell’oro) oggetto di venerazione religiosa – che spinge alla personale riflessione sul misticismo insito nel culto religioso votato all’irragionevole fede, ma così legato al materialismo –; ma allo stesso tempo l’uso del cranio di un cavallo, che rimanda agli atti intimidatori di matrice mafiosa,che molto spesso in passato si sono scagliati contro gli animali domestici delle vittime.

L’oscillazione tra i sacro (la reliquia) e il profano (l’evocazione del cavallo decapitato), ritorna nell’invocazione ai santi, intonate dai performer cinti in ambigui abiti che evocavano al contempo pratiche al limite del lecito religioso. E infine la corona di spine, simbolo della passione di Cristo, ma qui anche evocazione della figura della regina – il potere istituzionale – : talvolta indossata, talvolta tenuta in mano con le braccia lungo i fianchi: corona che vuole essere citazione da uno dei film più celebri di Hans Richter, 8×8 (1957) – brillante gioco di variazioni sul tema degli scacchi – ove la regina uccide a colpi di arco e frecce proprio un cavallo.

Come accennato, la performance, si inquadra in un percorso di ricerca dell’artista, di cui fanno parte anche altre opere, tra cui ricordiamo: Ecce Homo, in concorso al premio “Terna” e 1920072012.

L’installazione di Carnì, fa parte delle sette opere vincitrici del premio Young at Art, indirizzato ai soli artisti Under 35 residenti e operanti nel territorio calabrese. A seguito di una prima mostra tenutasi tra i mesi di aprile e maggio all’interno delle sale del museo di Acri, le opere dei sette artisti vincitori – Walter Carnì (scultura, installazione, performance), Giuseppe Lo Schiavo (fotografia), Armando Sdao (pittura), Valentina Trifoglio (body-art, performance), Giuseppe Vecchio Barbieri (digital-art) e il duo {movimentomilc}, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio (video-arte) – hanno poi preso parte alla rassegna Aspettando la Biennale, presso il Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone (Cs). Questo l’iter, per poi ritornare il 15 settembre al MACA e “arricchire” la retrospettiva su Richter prima della partenza prevista nel mese di novembre alla volta di Torino, dove verranno esposte in due differenti spazi espositivi, in concomitanza con l’importante fiera d’arte contemporanea Artissima.

Grande la soddisfazione per il progetto, l’installazione ospitata dal museo espressa da uno degli organizzatori della mostra “Young at Art”, Massimo Garofalo e da Silvio Vigliaturo, il celebre artista di cui il MACA porta il nome, entrambi presenti alla performance.

 

Giovanna M. Russo

 

Rubiamo la luce per fermare il tempo

Il fotografo francese Bresson ripeteva spesso “è un’illusione che le foto si facciano con la macchina… si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa”. Ed è proprio quello che, ieri pomeriggio, ha cercato di trasmetterci l’Associazione Ladri di Luce con la mostra fotografica svoltasi all’interno del Museo del Presente. Si tratta dell’evento conclusivo del cartellone del Settembre Rendese e, per tutti gli appassionati, si protrarrà fino al 13 ottobre.
Una mostra originale che ha come filo conduttore gli scatti dei vari eventi susseguitisi nella settimana del Settembre Rendese, spettacoli e soprattutto concerti hanno “riscaldato” le macchine fotografiche di coloro che la luce la rubano per passione. Giovani fotografi quelli dell’Associazione che vivono in simbiosi con le proprie “macchine” quasi come se fossero un prolungamento del proprio corpo; giovani che sanno osservare e non vedere, giovani che attraverso l’utilizzo di una lente riescono a guardare oltre ciò che la realtà propone.
Suggestive ed interessanti tutte le foto esposte che hanno esaltato soggetti dinamici, catartici, estasiati, compassionevoli; momenti intimi di un gesto, di uno sguardo, di un volto hanno cercato di riportare l’osservatore alla musica di quel di settembre. Basta pose plastiche, finte e scontate ciò che fa la differenza in questa mostra è la spontaneità degli scatti, la naturalezza, il dettaglio.
L’Associazione ladri di luce, nata nel 2011, si occupa della divulgazione della cultura fotografica e, nonostante abbia una giovane età, conta già 300 membri in tutta la provincia cosentina. L’Associazione consta di 18 fondatori tra cui Valentina Blasi che ha dichiarato “è stato bellissimo lavorare di concerto e ritrovarci ogni sera tra parco Giorcelli e nelle altre piazze di Rende per vivere i vari appuntamenti” – e poi continua – “L’Associazione ha voluto rendere omaggio ai soci che si sono impegnati in una manifestazione con un palinsesto enormemente ricco e di grande ispirazione, sostenendo tutte le spese della mostra. Ringraziamo altresì l’amministrazione comunale di Rende soprattutto l’assessore Cesare Loizzo, il direttore artistico del festival Giuseppe Tuscolano, il direttore del museo Tonino Sicoli e la dottoressa Roberta Vercillo, per l’ospitalità nelle illustri sale del Museo del Presente”.
Ciò che si è imparato da questa mostra è che oltre alla precisione, alla tecnica, agli effetti ciò che conta è lo scatto, quell’attimo fuggente in cui impugni la tua macchina fotografica ed immortali un pezzo di realtà; non importa cosa ne esca di quella foto ciò che è importante è l’aver fermato il tempo, almeno per un po’.

Annabella Muraca

“Il Divino nell’arte contemporanea” – Oggi, con Vittorio Sgarbi, inaugurazione della mostra al Museo dei Brettii e degli Enotri

museo dei brettii e degli enotriCosenza – Sarà inaugurata oggi 27 settembre presso il Museo dei Brettii e degli Enotri (Complesso di Sant’Agostino), la Mostra “Il Divino nell’arte contemporanea” alla presenza del noto critico Vittorio Sgarbi che al tema ha recentemente dedicato un libro, “L’ombra del Divino nell’arte contemporanea”, che verrà presentato nell’occasione.

L’inaugurazione si terrà alle 18,30 anziché alle 17,00 come precedente comunicato: la mostra, curata da Roberto Bilotti, con la collaborazione di Giovanni Intra Sidola sarà aperta alle 20,00 e  rimarrà visitabile fino al 14 ottobre.

Tre gli espositori cosentini: Maurizio Orrico, Adele Ceraudo (di cui Sgarbi pubblica due opere nel suo libro) e Niccolò De Napoli, che hanno partecipato all’ultima edizione della Biennale di Venezia, curata da Vittorio Sgarbi.

Gli orari del Museo: da martedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30
Sabato e domenica: dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30
Dal 1 ottobre l’orario pomeridiano viene anticipato di un’ora: dalle 15,30 alle 18,30.
Il Museo resta chiuso di lunedì.

Resterà aperta fino a mercoledì 3 ottobre la mostra di scultura e pittura di Mario Montalto

COSENZA – Sarà visitabile fino a mercoledì 3 ottobre, presso il Chiostro di San Domenico di Piazza Tommaso Campanella, la mostra di scultura e pittura del maestro Mario Montalto, dal titolo “Colori, emozioni, speranza”, patrocinata dall’Amministrazione comunale, in collaborazione con la sezione provinciale dell’A.I.S.M. (l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla).

La mostra, inauguratasi sabato scorso, è aperta dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00. Nato a Luzzi, Mario Montalto vive ed opera a Castrolibero ed è stato titolare della cattedra di Scultura presso il Liceo Artistico Statale di Cosenza dal 1972 al 1997. Ha partecipato all’Itinerario d’Arte Contemporanea con Guttuso, Fantuzzi, Bai, Bardi, Enotrio.

Numerose sono le sue mostre in giro per l’Italia. Mario Montalto ha inoltre viaggiato molto in Europa, in Africa, nelle Americhe (Brasile, Argentina, Cuba, Canada, U.S.A.) alla ricerca di nuovi motivi ispiratori per la sua arte, quali: il tema dell’emigrazione; quello della violenza negli stadi; quello socio-culturale africano; quello delle realtà umane emarginate.

Tra le sue numerose esposizioni si ricorda in modo particolare quella di sculture in bronzo allestita in   occasione del 500° anniversario della morte di S. Francesco di Paola, dal titolo “Miracoli”. E tra i suoi molteplici lavori : il monumento in bronzo “Agli emigrati caduti sul lavoro” situato nella piazza principale di Bocchigliero, il  busto in bronzo dedicato al calciatore scomparso Donato Bergamini, esposto nella sala Stampa dello stadio S. Vito di Cosenza, “La Sacra Famiglia”, scultura in ferro e resina situata nella Chiesa di Andreotta a Castrolibero e il monumento in bronzo dedicato a S.Bernardino ad Amantea.

La mostra “Colori, emozioni, speranza” racchiude, all’interno del Chiostro di San Domenico, una summa delle sculture e delle pitture di Mario Montalto. Le offerte libere dei visitatori saranno devolute all’A.I.S.M.

Il Settembre Rendese non è solo musica

Giancarlo Cauteruccio, Corpo di luce

Quest’anno la 48esima edizione del Settembre Rendese non è incentrata solo sulla musica ma, per accontentare i gusti e gli interessi di tutti i fruitori, si è deciso di volgere lo sguardo anche ad altri ambiti culturali come il teatro, la poesia e l’arte.
E’ quest’ultima ad essere stata protagonista, ieri sera, grazie alla mostra “Settembre Rende:… se c’è l’arte” svolta all’interno del Museo del Presente e curata da Roberto Sottile e dal direttore del MAON Tonino Sicoli che, tra l’altro, non ha garantito la sua presenza all’inaugurazione dell’evento.
La mostra è stata divisa, dagli organizzatori, in tre momenti distinti e separati; si parte dall’esterno con delle installazioni che ripropongono sia soggetti riconoscibili, perché appartenenti alla nostra vita quotidiana, sia figure incomprensibili e di strane forme che permettono di attivare l’immaginazione e giocare ad una sorta di “indovina chi”.
All’interno del museo, invece, due differenti sale accolgono opere di diverso genere, stile e corrente; si passa, infatti, dall’esposizione ultra moderna dei 30 calabresi che hanno utilizzato materiali comuni rendendoli, però, innovativi e all’avanguardia grazie anche all’utilizzo di colori vivi e, a momenti, fluorescenti ad opere più “tradizionali” che vanno da Piccasso per poi giungere a Paladino passando per Giacomo Balla, Georges Braque, Lucio Fontana, Salvador Dalì.
Interessante e proficuo è stato l’incontro con l’artista visivo Giovanni Longo che ha partecipato alla mostra con l’istallazione “Cane Fragile” realizzata completamente con materiale da recupero; della semplice legna raccolta in spiaggia per dar vita allo scheletro di un cane che, ormai privo del suo elegante manto, può solo avvinghiare con le sue fauci quel collare che un tempo lo rendeva indivisibile dal suo padrone.
Molti sono accorsi per partecipare all’evento; volti interessati ma anche sconcertati di fronte ad una mostra culturalmente elevata ma poco organizzata, una sorta di mostra “fai da te” priva di guide, brochure e didascalie con delle indicazioni più specifiche sui vari capolavori. Le opere hanno parlato da sé, dunque, peccato che non tutte siano riuscite a farsi capire.

     Annabella Muraca

                                           

 

 

                                        

                                                             

 

La retrospettiva dedicata a Richter “arricchita” dai vincitori di “Young at Art”

ACRI (CC)  – Continua al MACA  (Museo Arte Contemporanea Acri) la grande retrospettiva dedicata la maestro Dada Hans Richter, la cui eredità è ancora presente e viva nell’arte del XXI secolo, come dimostra l’iniziativa Young at Art lanciata a inizio 2012, dal MACA e dall’associazione Oesum Led Icima, sotto forma di concorso indirizzato ai soli artisti Under 35 residenti e operanti nel territorio calabrese.

Infatti, a partire da domani, sabato 15 settembre 2012, il campionario di opere in mostra curata da Massimo Garofalo e Andrea Rodi, sarà arricchito da altre sei opere realizzate da giovani artisti vincitori del concorso. I lavori, che coprono l’intero spettro dei linguaggi espressivi dell’arte contemporanea – dalla pittura alla performance, dalla video-arte alla body-art sino all’arte digitale e alla fotografia anamorfica –, sono stati ideati traendo ispirazione dalle opere di Richter, tutte caratterizzate dalla stessa esigenza di sperimentazione e di ricerca di un nuovo linguaggio creativo che fosse in grado di superare i limiti statici di quello tradizionale.

A seguito di una prima mostra tenutasi tra i mesi di aprile e maggio all’interno delle sale del museo di Acri, le opere dei sette artisti vincitori – Walter Carnì (scultura, installazione, performance), Giuseppe Lo Schiavo (fotografia), Armando Sdao (pittura), Valentina Trifoglio (body-art, performance), Giuseppe Vecchio Barbieri (digital-art) e il duo {movimentomilc}, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio (video-arte) – hanno poi preso parte alla rassegna Aspettando la Biennale, presso il Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone (Cs). Questo terzo appuntamento espositivo è anche l’ultimo che vede coinvolti gli artisti nella loro regione d’origine. Nel mese di novembre, infatti, le cinque opere con cui ciascuno di loro ha partecipato al concorso, insieme a quella realizzata appositamente per dialogare con i lavori di Hans Richter, verranno esposte a Torino, in due differenti spazi espositivi, in concomitanza con l’importante fiera d’arte contemporanea Artissima.

Gli artisti del Young at Art, si esibiranno con performance e interventi dal vivo nella giornata di sabato 6 ottobre 2012, in occasione dell’ottava edizione della Giornata del Contemporaneo indettadall’ associazione AMACI; l’evento corrisponderà al finissage della mostra di Richter.

 g.m.r.

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Inaugurato mostra dedicata a Fidel Castro, venti ritratti del pittore calabrese Franco Azzinari

CATANZARO  – E’ stata inaugurata a Cuba, a la Casa del Alba Cultural de L’Avana, la mostra El Rostro della Historia, che comprende 20 ritratti del pittore calabrese Franco Azzinari e 20 gigantografie del fotografo Alex Castro. Le opere sono state realizzate in bianco e nero, come il catalogo. I due artisti hanno voluto dedicare l’evento a Fidel Castro, che il 13 agosto compira’ 86 anni. Nelle opere si trova un Fidel riflessivo, intellettuale e una persona che si esprime gesticolando. (ANSA)

Mostra Antonino Tarantino

Si inaugura Sabato 21 Luglio 2012 alle ore 19:30 la mostra di quadri dell’artista Antonino Tarantino, dal titolo “Verso Sud, Itinerari di emozioni sul Mediterraneo dalla tela alla pietra dura”.

Una rassegna pittorica nasce con l’intento di rappresentare il nostro Sud con la spiritualità che riesce ad emanare attraverso il Suo elemento e, soprattutto, mediante gli uomini che Lo vivono.

Tarantino desidera “arrivare allo spettatore con il linguaggio del segno, del disegno e del colore, affinché assumano la consapevolezza delle doti di ricchezza che Madre Natura, nell’universalità del suo progetto, ha benevolmente voluto destinare al nostro Sud”.

Dunque il quadro, la tela per Tarantino rappresenta “una finestra sul mondo dalla quale potrai affacciarti e renderti partecipe di cosa ho osservato, sentito e vissuto; ma tu non c’eri!”.

La durata della mostra, patrocinata dal Comune di Trebisacce (Assessorato alla Cultura) va dal 21 Luglio al 25 Agosto negli spazi gentilmente concessi dalla famiglia Aino.

Daniel Buren ospite alla settima edizione di “Intersezioni”

Catanzaro, 12 lug 2012 – Costruire sulle vestigia: impermanenze. Opere in situ (Construire sur des vestiges, d’un éphémère à l’autre. Travaux in situ) è il titolo dell’evento espositivo che sarà inaugurato venerdì 27 luglio alle ore 19,30 per rimanere aperto sino al 14 ottobre 2012 al Parco Archeologico di Scolacium. Protagonista, Daniel Buren che approda con cinque grosse installazioni all’attesa rassegna estiva “Intersezioni 2012”, giunta quest’anno alla settima edizione. Il progetto coinvolge anche il museo MARCA di Catanzaro. Entrambi gli appuntamenti sono curati da Alberto Fiz, Direttore Artistico del MARCA.
Intersezioni 2012 è organizzato dalla Provincia di Catanzaro con la collaborazione della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, il patrocinio della Regione Calabria – Assessorato alla Cultura e di Sensi Contemporanei – Ministero dello Sviluppo Economico.
La mostra coinvolge i centri nevralgici del Parco con una serie d’interventi concepiti specificatamente per la Basilica, il Foro, il Teatro romano e l’uliveto. La Basilica viene illuminata da vetrate in plexiglas rosse e blu che la riportano ad un immaginario utopico in un’alternanza magica e imprevedibile di luci e ombre. “Per me il colore è pensiero puro, dunque totalmente indicibile. Tanto astratto quanto una formula matematica o un concetto filosofico”, ha scritto Buren. Il Foro, invece, è oggetto di una fantastica ricostruzione dove Buren reinventa un colonnato formato da 53 elementi in legno partendo dai frammenti esistenti. In questo caso il luogo dell’archeologia appare come l’elemento ispiratore di un progetto architettonico che sfida il tempo e lo spazio. Di natura del tutto eccezionale è, poi, lo spettacolare intervento ideato per il Teatro dove Buren ha concepito una struttura specchiante di oltre 30 metri di lunghezza e di oltre tre metri d’altezza che, collocata al centro, permette di raddoppiare l’immagine dell’antica costruzione sviluppando un contesto visivo del tutto straniante dove la percezione del luogo subisce una progressiva trasformazione riflettendo e nello stesso tempo occultando lo spazio. Ci si trova di fronte all’impermanenza dello sguardo che assorbe i dati di una realtà virtuale.
Buren, poi, è apparso particolarmente affascinato dall’uliveto che circonda il Parco creando una perfetta integrazione con i luoghi della storia e, per quest’occasione, ha progettato un’installazione di oltre 20 elementi che abbraccia gli ulivi evidenziandone le caratteristiche e la peculiarità nel suggestivo ambiente del Parco di Scolacium. Come afferma Buren: “Le mie installazioni permettono sia d’accentuare le linee di forza già esistenti all’interno del Parco, riempire dei vuoti, come nel caso della Basilica, replicare forme geometriche semplici, disegnare delle linee nello spazio, rilevare le altezze, come nel caso del Teatro, o ancora, rintracciare delle colonne che non sono mai esistite, come avviene nel Foro.”
Un dialogo con il passato, dunque, che trova nell’opera di Buren un nuovo e imprevedibile spazio visivo.
A tutto ciò si aggiunge un’altra installazione concepita specificatamente per il Parco, Cabane éclatée aux 4 couleurs: travail in situ, di 4x4x4 metri. Si tratta di un nuovo lavoro basato sulla relazione spazio-colore che fa parte della serie Cabane éclatée iniziata nel 1975. Sono strutture esplose al loro interno che si aprono al vuoto e assorbono il luogo che le circonda condividendone l’esistenza. Le Cabane non sono né un oggetto né un decoro, ma un luogo fruibile e abitabile che ogni volta consente una nuova verifica. Proprio questo concetto di luogo connesso appare il punto di riferimento dell’esposizione al MARCA dove viene proposta La cabane éclatée aux plexiglas colorés et transparents: travail situé che in questo caso entra in relazione con lo spazio chiuso sviluppando un nuovo approdo visivo dove il museo diventa parte dell’opera.
La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese edito da Silvana Editoriale con testi di Maria Grazia Aisa, Daniel Buren, Bruno Corà, Alberto Fiz e Hans-Ulrich Obrist.