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Auto, a km 0 o aziendali: caratteristiche, differenze e numeri a confronto

Quando si parla di auto Km 0 molti fanno confusione con le auto aziendali, ma si tratta in realtà di due tipologie diverse di veicoli. I consigli di autoo.it, concessionario online specializzato nella compravendita di auto km 0, ci aiutano a mettere a confronto caratteristiche e differenze di queste due categorie di veicoli per aiutare i consumatori a fare la scelta migliore al momento dell’acquisto.

Partiamo innanzitutto dal definire le caratteristiche di queste due categorie. Le vetture km 0 sono vetture sostanzialmente nuove ma già immatricolate dal concessionario per poter raggiungere i propri target di vendita. Vengono dunque rivendute al cliente finale ad un prezzo inferiore rispetto a quello delle auto nuove (-20/30%) pur avendo percorso pochissimi chilometri, di solito meno di 100 e mai più di 200. Non vengono fatte circolare su strada e sono dunque conservate in condizioni perfette all’interno del concessionario per pochi mesi. Inoltre hanno solitamente una garanzia vicina ai 24 mesi, fornita sempre da Casa Madre come per le auto nuove.

Le auto aziendali sono invece quelle vetture acquistate da un’azienda per essere messe a disposizione dei propri dipendenti per specifici viaggi di lavoro o per un uso quotidiano. La modalità di acquisto di solito è il leasing e vengono generalmente utilizzate per uno o due anni (a volte di più) prima di essere rivendute attraverso lo stesso concessionario. Le aziende scelgono quest’opzione per avere un parco auto sempre nuovo ed allo stesso tempo per usufruire di sconti e promozioni per l’acquisto. A seconda dell’uso che ne viene fatto le auto aziendali possono arrivare a percorrere migliaia di chilometri all’anno (fino a 20 mila) o essere sfruttate in qualche modo come strategia di marketing per la visibilità o prova su strada.

La principale differenza tra auto km 0 ed auto aziendali balza subito agli occhi e sta nel numero di chilometri percorsi, che nel caso delle auto aziendali è molto elevato ed invece per le vetture km 0 è quasi nullo, come dice il nome stesso. Altra differenza importante è quella legata al prezzo. Le auto aziendali, vista l’usura a cui sono sottoposte, hanno di solito un prezzo di rivendita inferiore rispetto alle auto usate in generale, ma questo va per l’appunto a scapito delle loro condizioni.

In quando alla garanzia, le auto aziendali possono avere una garanzia fino a 24 mesi ma più spesso questa si attesta sui 12 mesi ed è dunque inferiore rispetto alle auto km 0. Dall’altro lato c’è da dire che spesso le auto aziendali sono accessoriate nel migliore dei modi, mentre una persona che si trova ad acquistare un’auto km zero dovrà “accontentarsi” di ciò che è disponibile in quel momento presso il concessionario, senza la possibilità di variare molto sul colore o sugli accessori, ma con il vantaggio della pronta consegna. Il presso dell’auto aziendale è più favorevole rispetto al Km zero, proprio a causa dell’uso e del periodo trascorso dall’immatricolazione.

Che si decida di acquistare un’auto km zero o un’auto aziendale, la raccomandazione è sempre la stessa, accertarsi con la massima cautela delle condizioni del veicolo prima di comprarlo. Da verificare ci sono innanzitutto il chilometraggio, le condizioni della carrozzeria e degli interni, il buon funzionamento delle parti meccaniche, il libretto di circolazione ed i tagliandi delle revisioni, in particolare per quanto riguarda le auto aziendali. Per effettuare questi controlli ci si può affidare ai concessionari che posseggono un team di esperti in grado di svolgere queste operazioni nel migliore dei modi.

 

Pubbliredazionale

Golpe Borghese, saggio Pellegrini nel 50° anniversario

COSENZA – In occasione dei cinquant’anni del tentato Golpe Borghese (7-8 dicembre 1970) Pellegrini editore propone il saggio “Il Golpe Borghese: Quarto grado di giudizio. La leadership di Gelli, il “golpista” Andreotti, i depistaggi della “Dottrina Maletti”.

L’autore è Fulvio Mazza, direttore dell’agenzia letteraria Bottega editoriale, nonché storico contemporaneista.

Grazie alla documentazione utilizzata (spesso inedita, prevalentemente proveniente dal Sid) emergerà il ruolo centrale di Licio Gelli e quello, ambiguo, di Giulio Andreotti. Riguardo a Gelli, affiorerà il fatto di aver ricoperto il più importante ruolo operativo: quello di guidare il commando che avrebbe dovuto rapire il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat. Relativamente ad Andreotti, invece, emergerà come questi fosse il premier in pectore, designato dagli Usa, del governo golpista.

Il tutto si fermò, però, in seguito a una telefonata che Andreotti o Gelli, o entrambi (in ogni caso con finalità convergenti), fecero a Borghese inducendolo a diramare il “contrordine” che, nel pieno svolgimento dell’azione golpista, bloccò tutto.

Grazie alla documentazione rinvenuta risulterà altresì come il generale Gian Adelio Maletti e lo stesso ministro Andreotti minimizzarono e censurarono importanti parti dell’inchiesta portata avanti dal capitano Antonio Labruna.

In particolare si delineerà la “Dottrina Maletti”, ovvero le motivazioni che indussero i vertici istituzionali a salvare molti golpisti legati agli apparati dello Stato. Da qui il fallimento processuale, al quale diede un fondamentale apporto anche l’azione minimizzatrice svolta dal più andreottiano di tutti i magistrati italiani: Claudio Vitalone.

Per verificare i depistaggi, si è fatta chiarezza sui vari “Malloppi” documentari, iniziando dalla loro stessa denominazione in “Malloppo originario”, “Malloppastro” (e non “Malloppone”) e “Malloppini”.

Fra gli altri aspetti di particolare interesse, si evidenzierà uno dei punti più delicati della storia degli anni Sessanta-Ottanta: la “Strategia della tensione”, la cui esistenza, per molti anni, è stata messa in dubbio da chi riteneva che gli attentati e le stragi fossero stati opera di iniziative personali o, comunque, di coordinamento breve. Emergerà invece chiaramente, grazie a una relazione inedita del Sid, come dietro ai diversi attacchi ci fosse un disegno preordinato. Emblematici, in tal senso, saranno i riferimenti al pestaggio dei marinai spezzini attuato dai neofascisti e fatto attribuire alla sinistra.

Dal libro emergeranno inoltre diversi punti ancora oscuri: primo fra tutti quello del probabile assassinio dello stesso Borghese, il cui imminente rientro in Italia dall’esilio spagnolo dava preoccupazioni a molti militari e politici italiani.

Fra gli altri elementi enigmatici si indicheranno le connessioni con la scomparsa di Mauro De Mauro (ex legionario della X Mas), il falso giudiziario relativo alla denuncia fatta dal Sid in Procura, il ruolo di finanziatore svolto da Michele Sindona, il funzionamento del “Piano antinsurrezionale” e tanto altro. La Cassazione, però, mandò tutti assolti e, in questo senso, il libro si pone come un provocatorio “Quarto grado di giudizio”.

L’autore, oltre che per la Pellegrini, ha scritto, negli anni, per Esi, Franco Angeli, Laterza, Rubbettino, Treccani.

Gli Upside Down rilanciano: esce “Bella come Cosenza II”

COSENZA – È un atto secondo quello degli Upside Down, che dopo il remix di “Sei bella come Roma” di Dandy Turner, da loro tramutato in “Bella come Cosenza”, adesso sfornano una nuova hit, completamente inedita ma sempre dedicata alla città dei Bruzi: “Bella come Cosenza II”.

Gli Upside Down sono un collettivo musicale composto da cinque giovani artisti della costa tirrenica cosentina, si dividono tra Amantea e Campora San Giovanni. Kevin (Masa Beibe), Andrea (AT Seven), Luca (Kolte), Alessandro (Dex) e Francesco (Tze), più che un collettivo sono una famiglia, e insieme condividono la loro passione per la musica.

“Bella come Cosenza II” arriva come progetto musicale di Masa Beibe e vede il featuring con ATSeven. Il beat invece è una produzione originale di Dex.

Il brano è già presente su tutte le piattaforme digitali.

Un ritmo fresco e allegro che proprio per il suo beat coinvolgente arriva dritto all’orecchio dell’ascoltatore. «Questo brano vuole trasmettere ai calabresi, e non solo a loro, il nostro attaccamento alle nostre origini. Nonostante Cosenza  non sia una metropoli come altre città italiane citate nel testo, vogliamo far capire che non ha nulla da invidiare a nessun altro posto» dicono i due artisti.

Il video, girato da Divulgazione Productions, mostra le bellezze della città, specialmente del centro storico, spesso attrattiva per molti turisti. 

«Volevamo far vedere ciò che di bello abbiamo a Cosenza, i monumenti più importanti e i luoghi simbolo» dice Masa Beibe. «Ma soprattutto abbiamo voluto mostrare tutto con gli occhi dei ragazzi che ci vivono». Al video infatti (realizzato prima dell’ultimo Dpcm e rispettando tutte le norme di sicurezza anti covid) hanno partecipato tanti ragazzi cosentini che hanno creduto nel progetto musicale dei giovani artisti. «Un ringraziamento – dicono i ragazzi – va a tutte le persone che hanno partecipato al video ed hanno dedicato una parte della loro giornata a noi, a chi ha preso a cuore la nostra musica, a chi ci supporta giorno per giorno senza farci mai sentire soli».

«Noi non abbiamo mai aspirato a qualcosa di grande – dicono – perché sappiamo che fare gli artisti al giorno d’oggi non è facile. Abbiamo preso a cuore questo progetto perché rappresenta una parte del nostro sogno, essere ascoltati da tante persone, specialmente a noi vicine, della nostra comunità». E se qualche mese fa “Bella come Cosenza” aveva riscosso tantissimo successo, ed era arrivata anche all’attenzione del sindaco della città Mario Occhiuto, per “Bella come Cosenza II” l’auspicio è che «vada ancora meglio della prima parte, e che magari ci apra le porte per il mondo musicale dei “grandi”, e che, perché no, diventi l’inno della nostra città».

“Frammenti di vita”, Vitaliano Fulciniti torna a raccontare il mondo CARA di Isola Capo Rizzuto

CROTONE – Un anno dopo “Dall’accoglienza all’integrazione. L’esperienza del Cara Casa del Regional Hub Sant’Anna in Calabria”, Vitaliano Fulciniti dedica, ancora per Rubbettino editore, un nuovo libro al Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Isola Capo Rizzuto (Kr). È infatti appena uscito “Frammenti di vita. L’umanità al tempo del coronavirus”, secondo capitolo di un progetto di più ampio respiro sui suoi 14 mesi alla guida del Cara di Isola Capo Rizzuto.

Si tratta di un viaggio attraverso pensieri, emozioni, ricordi personali dell’autore, ma che potrebbero essere anche collettivi.

Un viaggio diviso in due parti. La parte prima costituisce un diario, il diario dell’autore sulla sua esperienza da direttore del Cara, «un quaderno – come lui stesso lo definisce – fittamente ricoperto di appunti, disegni, spazi e punti in sospeso… frammenti pendenti». Nella seconda parte (“Con loro ovunque”) trovano invece collocazione le storie dei suoi ex collaboratori e di alcuni vecchi ospiti del centro.

«Nei lunghi giorni di pandemia – scrive Fulciniti nella premessa – rinchiuso in casa unitamente alla mia famiglia nel pieno rispetto delle rigide normative di distanziamento sociale, ho cercato di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dai sistemi di comunicazione a distanza, trascorrendo molto tempo a dialogare con tanti amici fra i quali, in particolare, i miei ex collaboratori del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, ovvero con quei fantastici compagni di un esilarante viaggio durato quattordici mesi. Da questi dialoghi, animati da scambi di vedute sull’attuale situazione e su differenti punti di vista su come potrà diventare il mondo domani, è nata l’idea di collazionare i nostri sentimenti comuni; i sentimenti di chi ha vissuto per poco o molto tempo con soggetti fino a ieri relegati a vivere ai margini della società in quanto rei di essere nati nella parte sbagliata, in quei territori da dove sono costretti a fuggire a causa della follia omicida di chi ritiene di poter liberamente spadroneggiare. Dai dialoghi costanti si è rinsaldata la consapevolezza che quelli che ieri erano pronti ad accogliere i poveri disperati sbarcati sulle nostre coste, malnutriti, spesso spogli o bagnati, con sui corpi i segni della violenza subita, ammutoliti, con sguardi smarriti e occhi che non riuscivano a versare neanche una lacrima, oggi necessitavano loro stessi di una parola di conforto, di un abbraccio che seppur virtuale, li potesse rassicurare sull’incerto avvenire». L’autore racconta inoltre di come abbia trovato conforto, nei giorni tetri e bui della prima ondata, nella rievocazione delle parole dei propri genitori nel ricordare i momenti difficili passati nel corso della loro giovinezza durante la Seconda Guerra Mondiale e delle carestie che non sono seguite. Quelle parole sono state un potente siero che ha permesso a se stesso di ripetersi e ripetere che «[…] anche questa pandemia finirà e noi torneremo a vivere sereni in un mondo che sarà sicuramente migliore… un mondo dove non esisteranno più distinzioni di razza, sesso o religione, dove ogni fratello sarà disponibile per tutti i suoi simili… un mondo nel quale tutti apparterremo ad una sola razza: la razza umana […]».

La prefazione di “Frammenti di vita. L’umanità al tempo del coronavirus” è a cura di Andrea Sberze.

LA STORIA DELLA COPERTINA

Degna di nota è anche la copertina realizzata dalla pittrice Monica Arabia. Si tratta di un disegno fatto a matita in cui sono raffigurati due volti, uno maschile e l’altro femminile. Il volto della donna con la mascherina indica il mondo che ci circonda, oggi malato, estremamente vulnerabile, una terra che non avrebbe mai immaginato di dover affrontare una emergenza tanto devastante. Il volto maschile indica invece quello che in molti definiscono il sud del mondo, quella terra troppo spesso violentata e martoriata e dalla quale molti fuggono per trovare fortuna, come tanti immigrati, che desiderano solamente scappare da una terrificante realtà. Il suo volto è triste ma allo stesso tempo sorride poiché percepisce la nostra sofferenza, quella sofferenza che lui ha già vissuto e che continua a vivere anche oggi. La sua mano poggiata sulla spalla assume il significato di coraggio, di sostegno e soprattutto della speranza che tutti insieme si possa costruire una società migliore abitata dall’unica razza, quella umana.

L’AUTORE

Vitaliano Fulciniti, laureato in Consulenza e Controllo Aziendale, ha lavorato nella Guardia di Finanza e per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In pensione da cinque anni, è stato Amministratore Giudiziario per il Tribunale di Catanzaro e per l’ANBSC e dall’1 gennaio 2018 al 29 febbraio 2019 direttore del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (Kr).

 

 

“Immuni”, Veronica Iannicelli racconta la Calabria che resiste al Covid-19

COSENZA – Fresco di stampa, è pronto ad arrivare in tutte le librerie italiane (anche online sulle principali piattaforme di e-commerce) il nuovo libro della giornalista calabrese Veronica Iannicelli, dal titolo “Immuni – La Calabria resiste al Covid-19. Storie e testimonianze dal fronte dell’emergenza che ha segnato una regione intera”.

Il volume è edito da “La Mongolfiera Editrice” di Cassano All’Ionio (227 pp – euro 15,00) e rientra nella collana degli Istant book.

Si tratta di un libro unico nel suo genere poiché racconta, in chiave giornalistica, grazie ad approfondimenti con dati, fatti e testimonianze dirette, l’emergenza Covid-19 in Calabria durante il periodo più difficile per l’Italia con un intero Paese in lockdown.

Nelle pagine del libro è racchiuso un frammento di vita vissuta in piena emergenza Covid in Calabria, la quale rimarrà in tutti i libri di storia moderna. Senza tralasciare, però, l’attualità perché, come scrive l’autrice Veronica Iannicelli «La battaglia al Covid-19 ha stravolto la quotidianità di ogni singolo individuo, limitando e ridisegnando abitudini e aspettative. Una pandemia, hanno dichiarato. In un’era in cui la mobilità è diventata colonna portante della socialità, la quarantena nella propria abitazione è risultata essere faticosa per una popolazione
abituata alla libertà. Una guerra, la più pericolosa e incontrollabile che ci sia, quella batteriologia: cammina sottotraccia, ti coglie alla sprovvista è subdola e infame. Il più delle volte non lascia scampo».
Il volume, per sintetizzare il senso e riprendendo le stesse parole dell’autrice, nasce per raccontare, dunque, in maniera semplice e realistica uno spaccato sanitario e sociale, dando particolare attenzione alla Calabria. Testimonianze dal fronte dell’emergenza, partendo dai canonici dati di monitoraggio, condurranno il lettore a ripercorrere tappa per tappa il periodo nero. Gli approfondimenti chiariranno i molti punti interrogativi posti negli ultimi mesi. Dalla correlazione clima- virus, alla sperimentazione della cura con il plasma. Dalla corsia del pronto
soccorso a quella di una casa di cura. Dalla Chiesa alla scuola. Dal bilancio della baldoria estiva al ritorno nei saloni di bellezza e allo sport. Tutto è cambiato e nulla sarà più come prima; le abitudini quotidiane le aspirazioni future. La mascherina ha assunto un ruolo fondamentale,
diventato accessorio stravagante. Mimetizzandoci nell’ adattamento darwiniano non ci siamo arresi. L’estate 2020 l’abbiamo cercata e vissuta ad iniziare dalle piccole cose. Da nord a sud un forte abbraccio ha unito lo stivale. Ogni pezzo di territorio ha combattuto per come ha potuto. La solidarietà, la fratellanza hanno dato forza, così come l’orgoglio di essere italiani. “Ce la faremo e ritorneremo più forti di prima”: l’Italia ha reagito urlando queste parole. Un motto che torna attuale anche in questi giorni di nuovi sacrifici per contenere la seconda ondata di contagi.

Il libro “Immuni” è impreziosito dal contributo di due giornalisti che a modo loro hanno raccontato il Covid in ambiti diversi.

Gennaro Cosentino, storico giornalista RAI e scrittore, autore di importanti approfondimenti su tematiche di rilievo nazionale, nonché autore di importanti volumi, ha curato la prefazione. Pasquale Golia, da anni inviato a grandi eventi sportivi nazionali ed internazionali, ha curato l’appendice sullo sport al tempo del Covid-19. Due figure per capire ancora meglio il dramma che stiamo vivendo, quasi un appiglio per non dimenticare e lottare come la fiaccola olimpica che continua ad ardere in Giappone, nonostante i Giochi rinviati al 2021 ma «un messaggio di speranza – come scrive Golia nella sua appendice – con la luce della fiaccola olimpica che sta alimentando questo cammino nel buio del virus globale».

La copertina è stata realizzata dalla giovane e talentuosa fumettista calabrese Matilde Lazzarano e raffigura la dea greca della speranza Elpìs. Un richiamo al territorio, Sibari e la Magna Graecia, dove vive l’autrice. Elpìs con le mani sorregge il Coronavirus, quasi a volerlo sconfiggere e confinarlo lontano, parafrasando la volontà dei calabresi alla lotta per liberarsi da questo incubo. Il capo della dea è agghindato con la pianta del peperoncino, in vita una cintura composta da monete raffigurante il toro cozzante. Sullo sfondo il mare e rami d’ulivo, elementi importanti per questa terra. Le imponenti colonne racchiudono lo scenario e sono incise con il simbolo cinese dello yin e yan, in riferimento al continente Asiatico dove tutto è nato.
La quarta di copertina con in foto l’autrice è stata realizzata dal fotografo Mimmo Aloise.

Intelligence, le lezioni del master Unical diventano un libro

RENDE (CS) – La consuetudine di fare seguire a ogni lezione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria un comunicato stampa che ne illustrasse i contenuti ha consentito una pubblicazione densa di significato che riguarda l’edizione 2018/2019, l’ottava dalla fondazione dell’innovativo percorso formativo nato nel 2007 da un’intuizione di Francesco Cossiga. Il testo si può rinvenire in formato integrale sul portale editoriale della Società Italiana di Intelligence https://press.socint.org/index.php/home/catalog/book/2020_09_caligiuri. Già l’elenco dei docenti anticipa in gran parte la qualità dei contenuti. L’edizione è stata inaugurata con un Convegno a cui ha partecipato Marco Gerometta, Vice Direttore vicario della Scuola del DIS, ed è stata conclusa con le lezioni del saggista Umberto Broccoli e dello storico Alessandro Barbero. I temi che affronta la pubblicazione spaziano dalla geopolitica allenorme che regolano l’attività dei Servizi, dalla storia dell’intelligence alla sicurezza aziendale, dalla criminalità organizzata al terrorismo islamico dai rischi del digitale e dell’intelligenza artificiale al disagio sociale. Una ulteriore conferma che l’intelligence rappresenta sempre di più un punto di incontro di saperi, sviluppandosi come una singolare disciplina accademica. Sostiene Mario Caligiuri, che ha sintetizzato le lezioni e curato la pubblicazione: “Sono innumerevoli, importanti e profondi moltissimi spunti che troverete nelle lezioni che abbiamo sintetizzato. Pagina dopo pagina la mente può spaziare, mettendoci spesso di fronte a realtà che sono davanti agli occhi di tutti ma che in pochi riescono a cogliere. É questa in definitiva l’intenzione di questa pubblicazione: non un’arida raccolta di testi ma, al contrario, una descrizione dell’intelligence come nessuno ve l’ha mai raccontata”. Nella pubblicazione, tra gli altri, troveretele sintesi delle lezioni di Paolo Messa (L’Intelligence è collegata con l’Interesse Nazionale); Marco Valentini (La Sicurezza Nazionale); Carlo Mosca (Intelligence e Democrazia); Nicola Gratteri (L’Intelligence è fondamentale per la sicurezza dello Stato); Lucio Caracciolo (Il Deep State italiano, americano e mondiale); Andrea Margelletti (A chi rispondono i servizi alla presenza di Manchurian Candidate?); Evgeny Morozov (Disagio sociale in aumento in Europa a causa dell’economia digitale); Luciano Violante (C’è bisogno di soft Intelligence per comprendere l’intelligenza artificiale e affrontare il cambiamento d’epoca); Livio Zerbini (Roma è diventata un grande Impero grazie anche ai Servizi Segreti); Francesco Vatalaro (Dopo il 2025 potrebbe essere probabile l’attacco delle macchine all’uomo. Per capire la tecnologia occorre seguire l’economia); Umberto Broccoli («La vera Intelligence si fa a tavola» ed ha ricordato Markus Wolf e Federico Umberto D’Amato passando per James Bond); Alessandro Barbero (Il ruolo fondamentale delle fonti e dell’Intelligence nella storia). E poi ancora diVirgilio Ilari (L’attività dell’Intelligence italiana all’estero ha tutelato l’Interesse Nazionale); Alberto Ventura (Per conoscere gli Islam è fondamentale la dimensione culturale dell’Intelligence); Fabio Mini (Nel mondo e anche in Italia il potere militare sempre più partecipa al Deep State e condiziona la politica. Attenti alla criminalità che saccheggerà sempre più i beni comuni); Antonio Nicaso (Sbagliato investire sul terrorismo e non sul contrasto alle mafie); Vittorio Stelo (Il disagio sociale è un’emergenza per i servizi. L’Intelligence ha bisogno di fiducia e lealtà); Nicolò Pollari (L’attività di Intelligence è irrinunciabile. La strategia della Via della Seta si conosce dal 2013); Alberto De Toni (L’Intelligence è uno strumento per comprendere la complessità. Definire le competenze del corso di laurea); Michele Valensise (Diplomazia e Intelligence sono complementari. L’Europa non deve essere un comodo capro espiatorio delle criticità); Carlo Jean (Il realismo geopolitico); Antonio Selvatici (La strategia cinese della Nuova Via della Seta è un caso di scuola di mancata informazione); Antonio Teti (Elevare il livello culturale della sicurezza informatica. La comunicazione attraverso i pizzini può paradossalmente rappresentare la modernità?), Alfio Rapisarda (Sempre più importante il ruolo dei Security Manager). Il Master in Intelligence, promosso dal Dipartimento Culture Educazione e Società, è giunto alla decima edizione e le domande di ammissione scadono il 30 ottobre 2020.

Al Premio Sila’49 la presentazione della “Città sommersa” di Marta Barone

COSENZA – Continuano gli appuntamenti del Premio Sila ’49. Nell’ambito delle presentazioni dei libri della decina 2020, venerdì 18 settembre sarà la volta di Marta Barone e del suo “Città Sommersa”.
A dialogare con l’autrice Francesco Graziadio.
L’appuntamento è per venerdì 18 settembre alle ore 18, nel meraviglioso Anfiteatro naturale della Villa Vecchia, nel centro storico di Cosenza.

Tecnologia, innovazione, gamification: dal grande schermo alle slot machine

COSENZA – La filmografia, sia essa del grande o del piccolo schermo, è sempre più coinvolta in ogni forma artistica. Anche quando si parla di giochi, videogiochi e slot machine. A conferma di forme d’arte intramontabili.

Il cinema, per sua natura, è un universo aperto e sempre pronto ad accogliere nuove forme e nuovi stimoli. Si è sempre sentito, e si continua a sentire qualsiasi cosa sul mondo cinematografico, così quotidiano, così vicino alla vita di ogni persona che è impossibile per esso vedere preclusi ambienti o zone. Ed è un po’ la storia del mondo che va così: musiche che ispirano pellicole che ispirano a loro volta libri e altre forme d’arte. O viceversa: libri, saggi e fumetti che ispirano pellicole, serie tv, musiche e composizioni varie. Si pensi a The Walking Dead, serie dal successo planetario, nata da un fumetto e le cui immagini e colonne sonore sono diventate epiche per gli amanti del genere. O a Games of Thrones, il cui percorso è stato inverso.

All’incirca dagli anni ’90, in questo dare e ricevere tra varie forme d’arte, si è aggiunto un altro posto a tavola. Occupato oggi dal mondo dei giochi e dei videogames. Da trent’anni circa il rapporto è prosperoso e bivalente: cinema, musica, letteratura danno ai giochi; i giochi, a loro volta, restituiscono a cinema, musica e letteratura. Il gambling come fonte di ispirazione e come ispirazione stessa. Tutto reso possibile dalla grande rivoluzione tecnologica e digitale che negli ultimi vent’anni ha radicalmente cambiato il mondo. I videogiochi escono dalle console, come i film dallo schermo. Merito e onore alla gamification, insomma. Con questo termine si fa riferimento a tutte quelle pratiche dal mondo dei videogiochi applicate a contesti e ambienti non ludici. Oggi è tutto all’insegna della gamification.

Bonus, premi, obiettivi da raggiungere. Tutto ciò fa parte dei complessi meccanismi della gamification. Chi ha fatto da apripista a questo nuovo modo di intendere la realtà è sicuramente il mondo dei casinò online che, non a caso, oggi produce slot machine gratis come veri e autentici videogiochi. Il successo di questi giochi è assicurato da una serie di manovre: quella dei bonus games, quello di garantire prodotti di qualità e dal gameplay sopraffino, e di consentire una personalizzazione dell’offerta sempre aggiornata. 

Le slot machine e i videogiochi attingono linfa vitale proprio dal cinema e dalle serie tv, grazie ai quali hanno potuto produrre alcuni dei capolavori più amati da ogni generazione: si pensi ai vari Assassin’s Creed, Tomb Raider, 007, il Signore degli Anelli, Star Wars. Trasposizioni di grandissimo livello poi passate a tutti gli altri settori, fino appunto alle slot machine, le app da cellulare e i sempreverdi Personal Computer.

Il gioco d’azzardo poi, più di tutti, è andato limando le distanze tra i diversi settori. Non accontentandosi più di creare prodotti, ma premurandosi invece di allestire autentiche esperienze audio-visive e di gioco.

Boom è il tormentone estivo di Valeria Marini made in Calabria

COSENZA – È un’estate col botto quella di Valeria Marini che ha lanciato il suo nuovo singolo “Boom”. Una hit estiva nata dalla collaborazione con l’etichetta Joseba Publishing che vede come direttore artistico il cosentino Gianni Testa. Autore del brano è invece Giacomo EVA, anche lui cosentino, cantautore e già autore di numerosi brani (tra cui “Aspetto che torni” per Francesco Renga a Sanremo 2019).

«Lavorare con Valeria Marini è stato stellare – racconta Gianni Testa – lei è fantastica, non solo dal punto di vista artistico ma anche umanamente. E sono sicuro abbia scelto Joseba perché non ha trovato solo una etichetta ma anche una famiglia».

“Boom” è in tutte le radio e le classifiche airplay ed earone e sta riscuotendo un successo incredibile. Ma quello che può sembrare un allegro tormentone estivo ha invece un significato intrinseco molto importante. È la stessa Valeria Marini a sottolinearlo: «“Boom” è un richiamo alla vita, alla voglia di vivere e di essere felici e spensierati. Al contempo io sono testimonial dell’associazione Senza Veli Sulla Lingua, a tutela delle donne vittime di violenza, e “Boom” vuole ricordare che ci si può sempre rialzare dalle situazioni difficili».

Non mancano le ospitate della showgirl nelle radio e tv nazionali, così come iniziano a nascere i primi appuntamenti dal vivo. Il balletto di “Boom” invece, è oramai diventato un tormentone, tutti lo imparano e tutti ballano. «Mi arrivano tanti video da Instagram e Tik Tok – aggiunge Valeria Marini – e sono felice di questa cosa».

«Sono felice di lavorare con Valeria e di aver potuto osservarla registrare il brano interpretandolo al meglio, al massimo delle sue potenzialità e con il talento che la contraddistingue. È una vera e propria cantante e un’artista a 360 gradi, e lo ha dimostrato con questo brano e con il videoclip nel quale sfoggia la sua meravigliosa performance di canto e di ballo, come solo una vera artista sa fare».

Non a caso il progetto discografico della bionda stellare non si fermerà solo a questo tormentone estivo ma proseguirà con un Ep, sempre con l’etichetta Joseba, la guida di Gianni Testa ed i brani che Giacomo Eva ha scritto per lei.

Un progetto quindi, che sa anche un po’ di Calabria. 

“A VUCATA”, online l’ultimo video del gruppo folk Hosteria di Giò

Un contributo importante che alle volte viene meno nel territorio calabrese è proprio quello musicale. Troppo spesso la contemporaneità della musica ha disorientato il modo di comporre e scrivere. In altre parole, nell’immaginario collettivo si manifesta spesso un’emulazione insipida di un certo stile moderno. Saper guardare al proprio è fondamentale per ritagliarsi uno spazio unico e irripetibile. Ed è questo il caso del collettivo musicale Hosteria di Giò. Una band nota a livello territoriale la quale, nonostante la musica vada in una direzione di vicinanza al nuovo, continua nel recupero della tradizione folk. Un percorso antropologico essenziale che si conferma centro di un’idea di originalità, quest’ultima manifestata dall’ultimo lavoro del gruppo, “A VUCATA”.

Pochi giorni fa il gruppo di musica popolare calabrese Hosteria di Giò pubblica il suo secondo video ufficiale. Il video girato tra Cosenza e Casali del Manco dal titolo “A VUCATA”, fa parte dell’album “Sente Chi Te Cantu – l’atr’ieri, ieri e mo”.

La band composta da Stefano Raimondo (tamburello e voce), Mario Maccarrone (chitarra classica e voce), Carlos Roperto (Basso), Francesco Occhiuto (Chitarra a 12 corde), Daniele Scrivano (chitarra battente e voce), Giovanni Frangella (Fisarmonica) ed Emanuele Grispino (Violino), racconta quello che era il lavoro delle donne che andavano a lavare i panni alle “fiumare”. Sotto la regia di Luigi Simone Veneziano e Andrea Ras, con protagonista Valentina Aquino e la partecipazione di Francesco Longobucco, il brano prende vita attraverso il videoclip.

 

La fatica e il sudore in contrapposizione ai tempi moderni, valorizzando il territorio e la bellezza del Parco Nazionale della Sila. Tra melodia contemporanea e tradizione il brano è stato premiato come miglior composizione in stile world music al concorso Etnie Musicali International Folk Contest.

L’Hosteria di Giò, presente su tutte le piattaforme digitali, fa parte dell’etichetta WMusic Italia sotto la guida di Angelo Sposato della Sud Studio Digital Sound di Carolei (CS).