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Concorso di fotografia naturalistica: a Tarsia la prima edizione

TARSIA (CS) – Il prossimo 27 settembre Si svolgerà  la 1^ Edizione del Concorso di fotografia naturalistica amatoriale dedicato al patrimonio naturale e ambientale delle Riserve naturali regionali del Lago di Tarsia e della Foce del Crati. A ospitare questo primo evento sarà la Riserva del Lago di Tarsia. Con questa iniziativa le Riserve vogliono favorire la conoscenza del territorio e del patrimonio ambientale e naturale, di cui sono custodi. L’evento si svolgerà in collaborazione con i partners MeEduSA, Expressiva Comunicazioni e Mediapartner-dirittodicronaca.it, impegnati nel settore della comunicazione e della promozione culturale del territorio. Il Concorso è rivolto ai cittadini maggiorenni residenti nella Comunità Europea, che dovranno iscriversi e versare la relativa quota di partecipazione. Il numero massimo degli iscritti è stabilito in 30 (trenta) e il termine ultimo per la presentazione della domanda è fissato per il 5 settembre 2015. Sui generis lo svolgimento: non è previsto il classico invio di foto per poi essere valutate; bensì una giornata nella Riserva dedicata alla fotografia naturalistica, alla presenza dei Commissari di gara, che vigileranno sul rispetto del Regolamento. La durata del Concorso è fissata in 4 ore (9,00 – 13,00) e alla scadenza del tempo stabilito ogni concorrente dovrà consegnare la scheda di memoria, contenente le foto realizzate, alla Segreteria della Commissione. Le foto, successivamente, saranno valutate.Tre le categorie ammesse a concorso: flora, fauna e paesaggio. I premi per i vincitori sono stabiliti ineuro 200,00 per ogni categoria.

Il bando ed il modello di iscrizione sono disponibili presso gli Uffici direzionali delle Riserve, siti inPalazzo Rossi, Via Garibaldi n. 4 – 87040 Tarsia (Cs). Sono, altresì scaricabili dal portale web delleRiserve www.riservetarsiacrati.it, e da quello dei partners www.expressiva.com e www.dirittodicronca.it.

Cimitero dei migranti vicino il campo di Ferramonti

L'area dove sorgerà il cimitero dei migranti a TarsiaTARSIA (COSENZA) – L’area dove sorgerà il cimitero dei migranti, adiacente all’ex campo d’internamento di Ferramonti di Tarsia, è stata mostrata dal sindaco, Roberto Ameruso, e dal leader di Diritti Civili, Franco Corbelli. Si tratta di alcune decine di ettari di terreno comunale. “Abbiamo scelto il 25 aprile – hanno detto Ameruso e Corbelli – come data simbolica per presentare questa iniziativa. Sarà il luogo dove rendere omaggio a quanti hanno perso la vita nei viaggi della speranza”.

71esimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine

fotoTARSIA (CS) – Per il 71esimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, per la prima volta il Sindaco di Tarsia, Roberto Ameruso e una rappresentanza della sua amministrazione composta dai consiglieri Barone, Cannizzaro, Cetraro e Martorano, si sono recati a Roma per commemorare questo evento e ricordare la morte di Wald Schachne, ex internato di Ferramonti, e di suo figlio. Wald Schachne fu uno dei componenti della spedizione di Rodi, arrivò a Ferramonti il 12 febbraio del 1942. Da qui partì per Roana (provincia di Vicenza) il 24 luglio 1942 con l’intento di ricongiungersi al figlio Paul; insieme a Wald Schachne partirono altri internati di Ferramonti che raggiunsero la provincia di Vicenza. Purtroppo, allontanatosi da Roana il 10 settembre del 1943, Wald Schachne fu arrestato in provincia di Roma il 26 febbraio 1944 e portato al carcere di Regina Coeli. Fu fucilato insieme al figlio alle Fosse Ardeatine.
Il Sindaco  ha ricevuto l’invito sia dalla comunità ebraica sia dalle istituzioni romane; ha quindi condiviso gli spazi insieme al Presidente della Repubblica e a tutte le rappresentanze delle cariche istituzionali. Con grande sorpresa, il Sindaco di Tarsia ha incontrato  Sua Eccellenza Santo Marcianò, che era già stato Vescovo della Diocesi Rossano-Cariati di cui Tarsia fa parte. Entrambi sono rimasti particolarmente felici di questo incontro. Sua Eccellenza Marcianò era alla commemorazione in veste ufficiale, avendo celebrato il rito cattolico dell’evento. La commozione è stata immensa e grande quando le due autorità calabresi si sono recati insieme sulle tombe dei Wald.
Il giorno dopo, il 25 marzo, la comunità di Tarsia è stata ricevuta dal Segretario della Comunità Ebraica dott. Emanuele Di Porto. Il Sindaco ha avuto modo di spiegare il nuovo corso che il Comune intende dare al Museo del Campo di Ferramonti e ha richiesto la presenza delle istituzioni della comunità ebraica soprattutto per ricordare il 75esimo anniversario dell’apertura del campo. La motivazione è che i primi ad arrivare al campo furono anche ebrei stranieri che dimoravano da tempo a Roma. Successivamente, il Sindaco Ameruso ha incontrato la famiglia di Aldo e Anna Maria Fertig, Aldo nacque 72 anni fa a Spezzano della Sila.

Guugliu nuuvu, considerazioni sull’olio d’oliva a Tarsia

Sono diversi i proverbi che hanno per tema l’Olio d’oliva; proviamo a ricordarne qualcuno…

I gaviti pi cogli i fichi e ri vasci pi cogli alivi. (Le donne alte per la raccolta dei fichi e quelle basse per la raccolta delle olive)

Vinu vijcchiu e guugliu nuuvu (vino vecchio e olio nuovo)

L’antico proverbio suggerisce di consumare l’olio nell’arco di un anno per gustarne intatte tutte le proprietà organolettiche.

Secondo le più diffuse credenze popolari, farlo cadere a terra porterebbe sfortuna, ”malagurio”, dicevano a Tarsia, cioè segno di cattivi presagi. Tutto ciò si può spiegare se consideriamo la preziosità dell’olio per le generazioni passate e il danno arrecato quando si sprecava o andava perso. L’olio, infatti, è da sempre considerato l’oro giallo della società contadina, il re della cucina, il condimento principale per ogni pietanza a iniziare dalle prime pappe tra cui il pan cotto con l’alloro dato ai neonati, essenziale per gustose fritture, consumato crudo sulle zuppe di legumi e fresche insalate.

Un filo di olio sul pane fatto in casa, “pani e guugliu” costituiva, invece, una merenda deliziosa e nutriente per i bambini dei meno abbienti. Molto usato anche per la conservazione di ortaggi come melanzane, funghi, pomodori secchi, ma anche salumi e persino i fiori di sambuco. Infine veniva bruciato in apposite lampade per produrre luce e rappresentava anche il rimedio per piccoli inconvenienti:  ragadi, rossori, pruriti. Messo in infusione con bucce tritate di agrumi come il cedro piretto,  diveniva cosmesi per profumare e lisciare i capelli.

In passato la produzione dell’olio è stata per Tarsia fonte primarie dell’economia, basata esclusivamente sull’agricoltura. Intorno al centro urbano colli e vallate abbondavano di piccoli ed estesi uliveti e proprio a ridosso del paese il territorio era denominato a“Liveddra, di proprietà della famiglia Curti e Gabrielli. Il toponimo richiama la grande estensione di un tempo di piante di ulivi, oggi via Olivella, per lo più edificata e perfettamente integrata nell’assetto urbano. Noti anche altri territori per le coltivazioni di olive come  “U parchi i Renne” della famiglia Rende, le Conche Galasso dei Rossi, Alboreto dei Severino, U parchi i Cavucci, Camigliano, il Feudo dei Monaci, Abenante, ecc.

Nel periodo a cavallo tra il 700 e 800, la produzione di olive doveva essere  molto abbondante considerando che, per l’estrazione dell’olio esistevano sette trappeti, (frantoi) di proprietà di ricchi massari e grandi proprietari terrieri:  Nicola Bovino alla Torretta poi passato a Curti; Pier Paolo Alessio, alla Piazza; Ferdinando Vivacqua allo Ulmo; Fabrizio Laurelli al Casalino; Giuseppe Petrellis all’Ulmo;  Alessandro Focaracci alla Piazza; Rossi al Cancello.

La raccolta delle olive iniziava a Novembre, quando le olive erano mature e nere , ed era affidata quasi esclusivamente alle donne, mentre gli uomini i “Scutulaturi” con lunghe canne scuotevano i rami per far cadere le olive, prontamente raccolte dalle donne. La mattina all’alba i folti gruppi di donne, assunte per la raccolta, la cosiddetta “partita delle olive”, si muovevano dalle loro umili case a piedi, per raggiungere gli uliveti dei padroni, a volte molto distanti  con il cesto, “u panaru” (fatto di  canne intrecciate) al braccio, dentro al quale portavano un frugale pasto da consumare nella breve pausa. La loro giornata era lunga e faticosa con la schiena piegata e con le mani nella fredda terra, sorvegliate dai “guardiani” (gli uomini del padrone) e spronate ad essere più svelte. Ma quello che toccava alle raccoglitrici era solo la quarta parte del raccolto, da cui deriva il termine “ara partita”, cioè lavoro pagato con una parte del raccolto. La molitura delle olive avveniva la sera al frantoio, con la macina di pietra fatto girare da asini o cavalli e dove avveniva il rito della degustazione dell’olio col pane tostato al fuoco (a frisa ‘mpusa all’ugliu).Le donne usavano portare l’olio a casa con contenitori di terracotta chiamati “trantine”  e poi conservato nelle “ciarre” di terracotta o “ciarruni” in ferro mentre “l’ogliarulu” serviva  per dosare l’olio in cucina. Nella zona di Tarsia si potevano trovare diverse qualità di olive per l’olio tra cui “marineddre”, “ruggianise” e “cumugnani”.

Emilia Sannuto

Giornata della Memoria, celebrazioni all’ex campo concentramento Ferramonti

COSENZA – Venerdì 23 gennaio si terrà nel Salone degli Stemmi, nel palazzo di piazza XV marzo, alle ore 11, la conferenza stampa per la presentazione del programma delle manifestazioni organizzate dal Comune di Tarsia in occasione della Giornata della Memoria, presso l’ex campo di concentramento Ferramonti di Tarsia. Inoltre, la mattina del 27 gennaio, lo stesso presidente della Provincia, Mario Occhiuto, su invito del Sindaco Roberto Ameruso, sarà presente all’ex campo per la commemorazione della giornata. Un luogo simbolo, tra i principali campi di internamento per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi, aperto dal regime fascista tra il giugno e il settembre 1940, all’indomani dell’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale.  Alla manifestazione parteciperanno i testimoni della Memoria di Ferramonti, Dina Smadar, Haim Farkash, nonché la professoressa di storia Anna Pizzuti e il professor Mario Rende, ambasciatore di Ferramonti nel mondo e coordinatore dell’evento. Sono stati invitati alla manifestazione anche Sultana Razon, scrittrice e testimone della memoria di Ferramonti, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi e il rettore dell’Università della Calabria, Gino Crisci.

Per l’anima dei morti

Tarsia

E’ possibile raccontare la storia di un popolo, conoscere il  passato, anche attraverso il cibo?

Se lo chiedono Fiorenza Gonzales ed Emilia Sannuto, giornalista ed appassionata di enogastronomia, esperto tecnico di oli vergini ed extravergini la prima, e storica dell’arte, storiografa la seconda.

Le tradizioni gastronomiche, perse o ancora in uso, ci permettono di ripercorrere usi e costumi di una determinata popolazione appartenente ad una certa area geografica.

Il viaggio delle nostre protagoniste inizia da Tarsia, uno dei più antichi borghi della bassa Valle del Crati che sorge nel punto in cui il fiume si apre verso la piana di Sibari, noto per essere stato sede, in località Ferramonti, di uno dei più grandi campi di concentramento dell’epoca fascista.

Il territorio a forte vocazione agricola ha vissuto e vive tutt’ora dei principali prodotti della terra: agli uliveti e vigneti presenti, si aggiungono piantagioni di cereali e coltivazioni di ortaggi e, nella vicina zona di Corigliano, agrumeti. Tutti protagonisti assoluti delle tavole degli abitanti, una popolazione di contadini, proprietari terrieri, mezzadri, oltre a famiglie di nobili provenienze.

Le ricette raccolte, alcune delle quali accompagnate da detti e proverbi, sono tratte maggiormente dalla rielaborazione della tradizione orale degli abitanti che raccontano anche un pezzo di vissuto legato soprattutto ad una società basata sulla suddivisione in classi. Le esposizioni che seguiranno saranno descrizioni di ricette usate in particolari ricorrenze dell’anno con un significato ben preciso.

Le ricette saranno talvolta accostate a detti, proverbi, canti, favole, brevi racconti, leggende, un insieme di forme di trasmissione delle usanze, dei riti, delle pratiche, dei gusti, dei comportamenti della popolazione di Tarsia.

 

Per l’anima dei morti

Perché l’anima dei morti riposi in pace e risalga direttamente in paradiso, ecco due ricette  che la tradizione vede ancora sulle tavole imbandite nelle giornate di commemorazione dei defunti perché associate ad un rituale in suffragio delle anime degli estinti.

Si è persa invece la tradizionale richiesta porta a porta da parte dei ragazzi appartenenti ai ceti meno abbienti i quali si recavano presso le famiglie più facoltose che offrivano loro fichi secchi (molto simile all’attuale richiesta “dolcetto o scherzetto” che sta imperversando anche oggigiorno nelle città )

 

Pitticeddre

Piccoli pani a forma di pitta che venivano distribuiti nel vicinato in suffragio dei defunti.

Ingredienti:

Farina, acqua, lievito madre e un po’ di sale.

Impastare fino a far risultare il composto liscio.

Fare lievitare. Impastare nuovamente e creare dei piccoli pani, fare il buco al centro, fare lievitare ancora ed infornare (possibilmente in un forno a legna).

 

Ciciri e laganeddra

Se ne cucinava una grande quantità che veniva distribuita ai meno abbienti. Lo scopo di questo gesto, la distribuzione ai poveri, era analogo ad una preghiera per i defunti o una messa a loro dedicata.

 

Ingredienti:

per l’impasto: acqua, farina, un pizzico di sale.

per il condimento: ceci, olio evo, pomodori pelati o freschi da sugo, aglio (o cipolla) tagliato finemente, basilico (a piacere), peperoncino (a piacere).

Preparazione:

Fare l’impasto per la laganeddra (tagliatella senza uova), un composto di farina, acqua e sale; lavorarlo molto, fino a farlo risultare compatto e liscio.

Tirare la sfoglia sottile, rotolarla su se stessa. Prendere un coltello e tagliare tanti tronchetti larghi non più di mezzo centimetro.

Intanto dopo essere stati a bagno per una notte, vengono fatti cuocere i ceci nella pignata (tipico contenitore in terracotta dalla forma di un’anforetta), nel camino, accanto alla brace.

Si prepara quindi un sugo leggero a base di pomodori pelati (o freschi) tagliati a cubetti con aglio o cipolla, peperoncino e basilico ( a piacere ).

Far cuocere in abbondante acqua bollente la laganeddra;  a cottura ultimata scolare non del tutto la pasta ed aggiungere mescolando uno per volta prima la salsa di pomodoro, poi i ceci lessati insieme alla loro acqua di cottura. Mescolare dolcemente per non rompere la pasta, lasciare riposare pochi minuti e servire.

 

Fiorenza Gonzales


Calcio: scontri durante partita. 11 denunciati

TARSIA (COSENZA) – Undici persone sono state denunciate dai carabinieri per i tafferugli avvenuti a Tarsia il 5 maggio scorso durante la partita di calcio dei play-off di terza categoria tra la squadra locale e il Marcellina. I denunciati, tra i quali 4 calciatori, sono accusati di rissa e invasione del terreno di gioco. Sono stati identificati attraverso le immagini registrate. Nei tafferugli un calciatore del Marcellina ha riportato ferite giudicate guaribili in venti giorni.